CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 – Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 17 |
STORIA
ALPINISTICA
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La
Cima Sud dell'Argentèra (3297 m) è la regina delle Marittime! Si eleva al
culmine dell’altissima ed ardita cresta, detta Serra dell’Argentèra,
che va dal Passo dei Detriti al Colle del Chiapous: si
tratta quindi di una cima non ben individualizzata, almeno finchè non la
si osserva dalle punte vicine. Eccola allora apparire in tutta la sua
spiccata individualità ed eleganza.
Il fatto che il
Massiccio dell’Argentèra
non si trovi sullo spartiacque alpino principale, ma su una diramazione
laterale in territorio italiano, quindi in posizione più defilata e
nascosta, ha fatto sì che per molti anni si credesse che la cima più
elevata delle Alpi Marittime fosse il Monte Gelàs (3143 m).
Solo il 17 luglio 1864, quando la sua cima fu raggiunta per la prima volta
da Paolo e Giacomo di Saint Robert, Carlo Meynardi e le guide G. B. Abbà
e A. Audisio, ci si rese conto che "la Cima dè Gelàs domina
tutte le punte circostanti, il Clapièr, il Matto, ecc., da una montagna in
fuori, posta a Nord-Ovest, indicata nella carta dello Stato Maggiore col
nome di Rocca dell’Argentèra, e che pare sia la stessa che è chiamata
Stella dai bagnanti di Valdieri" ("La Sentinella delle
Alpi" del 22 luglio 1864).
Non solo quindi, a quel tempo, non vi era
chiarezza sulle quote altimetriche, ma neppure sui toponimi! Dopo alcuni
poco convinti tentativi di salita, tra cui quelli di Cesare Isaìa (che l’11/07/1871
raggiunse il Monte Stella per la parete meridionale) e di D. W.
Freshfield (che il 27/09/1878 salì per errore la Cima di Nasta
scambiandola per l’Argentèra), è la volta del grande alpinista
americano William August Brevoort Coolidge, che dedica la sua attenzione
alle Marittime con l’intenzione di scalarne la cima più elevata.
Dopo alcune altre ascensioni a cime vicine, che sfrutta più che altro per
osservare l’Argentèra da tutte le angolazioni possibili, il 18
agosto 1879, accompagnato dalle fedeli guide Christian ed Ulrich Almer di Grindelwald,
Coolidge sferra l’attacco decisivo alla cima, lungo la via che poi
diverrà una delle più classiche salite su neve delle Alpi occidentali,
il temibile Canalone di Lourousa. Un’ascensione, questa, che fu
un vero capolavoro per l’epoca, tenendo presente che i ramponi non erano
ancora stati inventati e che nei tratti ghiacciati occorreva gradinare!
Sotto l’impulso di questa impresa, l’esplorazione del massiccio è
proseguita sempre più convinta, e fu così che venne trovata l’attuale
via normale da G. Dellepiane e U. Ponta il 16 agosto 1882, lungo la facile
ma esposta cengia del versante Sud-Est: è questo un itinerario
frequentatissimo, ma che troppo spesso viene anche sottovalutato. Il
percorso della cengia è sì facile, ma l’esposizione in alcuni tratti
è sensibile, e l’ambiente resta comunque di alta montagna, con
possibilità di repentini cambiamenti del tempo. Insomma, la Cima Sud
è forse la più frequentata fra le vette del massiccio, ma non va
comunque mai "banalizzata". |
AVVICINAMENTO
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Dal rifugio si
segue una traccia di sentiero che si dirige verso la base dell'enorme
colata di sfasciumi discendente dal Passo dei Detriti,
tra i contrafforti della Cima Paganini (3051 m) e la Cima Genova
(3191 m).
Risalito un breve pendio erboso con alcune serpentine, si
prosegue con minor pendenza tagliando alla base l’ampio
canale facente capo all’evidente Colle di Nasta (sulla
destra). Più avanti, quando il vallone comincia
ad impennarsi verso restringendosi man mano a canalone, si
trascura anche una traccia a sinistra diretta allo
stretto Colletto Freshfield, tra la Cima dei Camosci
e la Cima Purtscheller.
Il canalone principale si risale nel suo
centro (labile traccia) con
numerosissimi, erti tornanti fra i franosi detriti, fino a
raggiungere l'intaglio del Passo dei Detriti (3120 m, h
1,45 dal rifugio), sullo spartiacque Assedras (Gesso della
Valletta) - Rovina (Gesso di Entracque). Dal valico, splendida vista sull’Altipiano
del Bàus, sul Bacino del Chiotàs, sulla zona del Rifugio
Genova, sulla Catena
di Nasta e sul Gruppo del Gelàs. Attacco. |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Dal passo appare evidente l'ulteriore tratto di salita
da compiere, che prevede il percorso dell’aerea cengia che sale in
diagonale lungo la parete orientale della Cima Sud dell'Argentèra
(3297 m); seguendo i segni rossi sulle rocce, dapprima si
sale un poco lungo le ripide pendici della Cima Genova
(3191 m), poi si imbocca la cengia, evidente ma molto esposta, che scende
leggermente tagliando le lisce placche a picco sul
glacio-nevaio pensile chiamato "la Balconèra".
Ad un certo punto una
pancia di roccia aggettante costringe a scendere per circa 2
metri (II°, passo
più esposto, nel 2009 corda fissa), e poi a proseguire per
circa 3 metri quasi
carponi ("passo del gatto"). Oltre questo punto, la
cengia prosegue pianeggiante, sempre esposta ma più comoda, poi comincia
a salire, presentando ogni tanto qualche facile gradino da scalare, ma con
minore esposizione della prima parte.
Si giunge così su un
panoramico poggio alla base di un
camino di una ventina di metri, attrezzato con corde fisse: lo
si risale, superando circa a metà un
masso incastrato (II°) e si esce sulla spalla Est:
seguendo una traccia fra massi e pietrame, si
risale la breve cresta orientale che conduce direttamente sulla
vetta della Cima Sud dell'Argentèra (3297 m, h 1,00 dal
Passo dei
Detriti). Nelle giornate terse, panorama veramente eccezionale su
tutta la cerchia alpina, che si spinge fino al mare di Nizza ed
alla Corsica! Sulle Marittime, interessantissime vedute sul Gruppo
del Gelàs, sulla Cima
di Nasta, sulla vicina Cima
Nord dell’Argentèra (3286 m) e, in particolare, sulla
aerea sommità del sottostante Corno
Stella.
Discesa: si effettua per la stessa via, ponendo
molta attenzione ai tratti esposti, in h 2,15. |
TEMPO
TOTALE
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h
5,00 circa (esclusi l'accesso e la discesa dal rifugio)
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DISLIVELLO
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850
m circa (esclusi l'accesso e la discesa dal rifugio)
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DIFFICOLTA’
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PD-
(molto esposta la cengia iniziale, qualche passo di II°)
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MATERIALE
UTILE
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casco,
eventualmente imbrago, rinvii e spezzone di corda per le sicure nei tratti
più esposti
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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6
settembre
2009
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio
- metà settembre
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COMMENTI
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Itinerario molto panoramico,
conosciuto e frequentato, ma assolutamente da non sottovalutare;
attenzione nell'ultimo tratto, sulla cengia, soprattutto in caso di
affollamento! Informarsi sull’eventuale rimozione degli spezzoni di
corda fissa, da sempre al centro di polemiche fra gli alpinisti. Il
percorso si svolge interamente nel Parco Naturale delle Alpi Marittime,
per cui è molto facile imbattersi in animali selvatici, soprattutto
stambecchi.
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