CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 - Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 36 |
STORIA
ALPINISTICA
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La
Cima
di Valcuca (
2605 m
) è una lunga cresta granitica, ricca di spuntoni, torri e gendarmi,
che domina da un lato la remota e serena Valcuca, sede anche di un
pittoresco laghetto, e dall’altro la più ampia e frequentata Val
Morta, severo avvallamento racchiuso tra alte cime rocciose percorso da
una pittoresca mulattiera ex-militare. Oltre alla cima principale
(situata a Sud-Est), lungo la cresta si evidenziano verso Nord-Ovest
altre due minori sommità, quotate rispettivamente
2540 m
e
2453 m
.
La cima, nonostante la tutto
sommato modesta quota, è interessante: prima di tutto per la sua
centralità, che consente magnifiche vedute sulle maggiori cime della
zona (Argentèra e Monte Matto su tutte), e poi per l’isolamento.
L’itinerario della via normale infatti, nonostante la relativa brevità,
non è adatto a tutti, presentando alcuni passi di II° grado e una
diffusa friabilità che possono spaventare l’inesperto: ciò fa si che
sulla vetta, assai aerea, non si debba certo fare la coda!
La prima ascensione è di V. de
Cessole e J. Plent il 7 luglio 1908, che salirono per il versante Ovest
e la cresta Nord-Ovest alla Quota 2540 e raggiunsero poi la vetta
principale lungo la cresta. Oggi si considera come via
normale il più comodo ed evidente itinerario trovato da A.
Sabbadini con G. Ghigo il 13 luglio 1928 lungo il breve canale
Sud-Ovest, che sbuca in cresta a poca distanza dalla vetta
principale.
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PUNTO
DI PARTENZA
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Rifugio
Valasco
(
1763 m
), raggiungibile dalle Terme di Valdieri (Valle Gesso) in h
1,20.
Per i particolari sull'accesso,
vedi itinerario Al
Piano del Valasco.
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AVVICINAMENTO
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Dal rifugio si ritorna brevemente
sulla carrareccia ex-militare che percorre il Piano
del Valasco. Volgendo a sinistra, si continua in leggera salita
entrando nel rado bosco e, superato un ponte sullo spumeggiante Rio di Valrossa, dopo una breve discesa si arriva sul Piano
Superiore del Valasco (
1814 m
), di dimensioni più ridotte ma altrettanto pittoresco rispetto al
sottostante Piano del Valasco.
Superato il rio su una nuova
passerella poco a monte della cascata che precipita dal ripiano, si
prosegue per ampi e bellissimi prati lungo il torrente. Si abbandona a
questo punto la mulattiera principale, diretta ai Laghi di Valscura ed
al Rifugio
Questa (vedi anche itinerario Anello
dei Laghi di Valscura) per seguire a sinistra la comoda
mulattiera della Val Morta (paline, h
0,15 dal rifugio).
La mulattiera prosegue dapprima in
moderata pendenza lungo ondulati dossi erbosi, poi entra nel lariceto ed
inizia a salire con più decisione, con una serie di ampi e comodi
tornanti. L’ambiente, assai pittoresco, ed il perfetto tracciato (a
tratti ancora rozzamente lastricato) consentono di prendere quota senza
troppa fatica. Più in alto si giunge su una spalla erbosa dove vegetano
gli ultimi larici, da dove la mulattiera si inserisce a mezza costa, con
pendenza più moderata, nella Val Morta, oltre l’impercorribile forra
iniziale. Con un lungo traversone si giunge ad una conca erbosa da dove
un ultimo tornante consente di toccare un piccolo pianoro pascolivo sede
di un gias (
2169 m
): poco oltre il sentiero si immette sull’ampia mulattiera ex-militare
proveniente dalla Valscura (paline, h 0,50 dal bivio al Piano Superiore
del Valasco).
Si
segue quest’ampia mulattiera
verso sinistra, mentre risale con numerosi ampi tornanti la testata
superiore della Val Morta, ora ampia e soleggiata: presso uno dei primi
tornanti, su un grosso masso al lato della carreggiata, è ancora ben
visibile la
“firma” del Battaglione Dronero, che fu impegnato nella
realizzazione della mulattiera nell’anno 1929. Prendendo quota lungo
la destra idrografica dell’avvallamento, con belle vedute sulle severe
pareti della Testa Nord di Bresses e della Testa di Tablasses,
si raggiunge una minuscola pozza poco a valle della mulattiera (
2300 m
circa, h
0,30 dal bivio precedente, ometto sulla sinistra della
mulattiera), ormai non troppo lontani dal Colletto
del Valasco: a sinistra appare
la bastionata rocciosa della Cima di Valcuca incisa
dall’evidente Canale Sud-Ovest,
facilmente riconoscibile per via del grande masso incastrato alla sua
base.
Abbandonata quindi la mulattiera,
si sale al meglio verso sinistra, in direzione della base del canale:
prima per un ripiano erboso, quindi per una
lingua di pietrame fra rocce arrotondate, poi per un ripido
pendio erboso (tracce, qualche ometto) si giunge alla base di una bassa
fascia di roccette. Superata la fascia per elementari cenge diagonali (EE),
si giunge alla base del canale, dove il ciclopico masso lo sbarra (
2500 m
circa, h
0,30 da dove si abbandona la mulattiera, attacco).
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si aggira il grande masso per
le erbose roccette sulla destra (
6 m
, II°-), quindi si prosegue per il fondo del canale, costituito da placche
rocciose piuttosto appoggiate (I°).
Raggiunta una nuova strozzatura, si scala il breve risalto sulla
sinistra, lungo una placca incisa da alcune cornici diagonali (
12 m
di I°+ con un passo di II°).
Un nuovo breve tratto detritico consente di raggiungere una nuova corta
placca, questa volta fratturata, che
si risale agevolmente (
8 m
, I°), uscendo così all’inizio del ripidissimo pendio erboso
superiore. Si rimonta a questo punto il
lineare ma ripidissimo canale erboso, sfruttando le tacche
nelle zolle erbose e facendo attenzione ai numerosi sassi instabili (EE
faticoso) fino alla piccola forcella cui fa capo, da dove ci
si affaccia all’appartata Valcuca
(in basso a sinistra appare il piccolo lago omonimo).
Volgendo a destra, si aggira verso
sinistra (lato Valcuca) l’appicco della cresta, seguendo quindi il
crinale per cenge erbose e massi instabili (
20 m
, passi di II°-, attenzione all’esposizione) fino ad un’anticima,
da dove appare vicinissima la vetta principale di poco più elevata.
Non rimane che scendere, per
scaglioni friabili (
10 m
, II°-) alla successiva
forcellina, da dove con un’ultima
brevissima arrampicata per un diedrino friabile ed esposto (
5 m
, II°) si raggiunge la
panoramica sommità della Cima di
Valcuca (
2605 m
, h 0,40 dall’attacco).
Bellissima veduta su Argentèra, Monte
Matto, Bresses-Tablasses, sulla
zona del Clàus e sul settore Valrossa – Rocca
la Pàur.
Discesa:
si ridiscende in arrampicata al colletto, e ci si cala nuovamente con
attenzione nel ripido canalino erboso (volendo, nella prima parte della
discesa, si possono sfruttare convenientemente le
solide placchette sulla sinistra orografica). All’altezza
del masso incastrato alla base del canale, poi, invece di scendere per
il verticale saltino con roccia erbosa è possibile traversare a
sinistra, oltre un costoncino erboso, e scendere poi per ripide ma
solide roccette scanalate fino alla base del masso.
Da qui, per l’itinerario, di
salita, nuovamente al rifugio (h
2,30 circa dalla vetta).
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TEMPO
TOTALE
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h 5,15 circa (esclusi l’accesso e la discesa dal
rifugio)
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DISLIVELLO
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850 m
circa
(
100 m
circa il canale)
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DIFFICOLTA’
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PD-
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MATERIALE
UTILE
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casco, eventualmente
30 m
di corda (ma non è facile trovare ancoraggi solidi!)
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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17
agosto 2014
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio - ottobre
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COMMENTI
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Piacevole ascensione, facile ma non
banale: particolare attenzione, a causa della friabilità, è richiesta
lungo la cresta sommitale. Pericolo di caduta sassi, casco obbligatorio.
Vetta solitaria e dai vasti ed insoliti panorami. Consigliata a chi ha
già un po’ di esperienza su questo genere di percorsi selvaggi.
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