CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 – Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI MARITTIME
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SCHEDA
N. 29 |
STORIA
ALPINISTICA
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La Cima
di Bròcan (
3054 m
) è un’imponente massa rocciosa, una delle più cospicue del settore.
Domina, ad Est, l’ampia e detritica Conca del Bròcan, con una serie
di arditi torrioni rocciosi separati da alte forcelle cui fanno capo
ripidissimi colatoi ghiacciati. Il triangolare versante occidentale,
invece, si mostra di aspetto più compatto ma un po’ meno imponente,
essendo costituito da alcuni testoni rocciosi poggianti su un ampio
piedistallo di sfasciumi e terrazze erbose. La movimentata cresta che la
unisce alla Cima Ghiliè, comunque, risulta quanto mai suggestiva,
specie se osservata da quest’ultima sommità: la lunga serie di
apparentemente imprendibili campanili rocciosi le conferisce
un’impronta dolomitica piuttosto rara per le Alpi Marittime. La prima
ascensione nota è quella del Tenente Oro, dell’Istituto Geografico
Militare, nel 1878: egli ascese la cima, per itinerario sconosciuto, in
occasione dei rilevamenti per stabilire la rete trigonometrica italiana.
Per quanto riguarda il toponimo, il termine “bròcan” sembra
costituito dal radicale “bròc”, a sua volta derivante da “brèc”,
che significa “cima rocciosa”. Va però rilevato che, secondo
Michelangelo Bruno, in provenzale “bròc” è una voce aggettivale
significante “cosa vecchia, di scarto” (vedi anche l’odierno
termine “brocco”): potrebbe quindi fare riferimento alle immense
colate di sfasciumi e di rocce rotte che fasciano il piede dei versanti
orientale ed occidentale della cima. O, ancora, riconducendo l’origine
di “bròc” al latino “bròcchus” (“sporgente, appuntito”),
con riferimento evidente alla forma della cuspide sommitale, che
ricorderebbe appunto il becco di un rapace.
L’itinerario qui proposto
sfrutta, nella maniera più conveniente, un concatenamento di due
itinerari differenti, quello della Cresta Nord nella prima parte, e
quello del versante Nord-Ovest nella seconda, fino in vetta:
la Cresta Nord, di percorso un po’ più impegnativo se seguita integralmente,
consente di evitare il ripido e malagevole canale detritico (pericolo di
caduta pietre!) che, dalla pietraia sottostante il Colle di Bròcan,
sale alla conca detritica pensile del versante Nord-Ovest.
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AVVICINAMENTO
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Dal rifugio si segue l’evidente traccia segnata
(ometti e segni rossi) diretta al Lago di Nasta: superata la prima
bastionata ed una successiva conca detritica (neve ad inizio stagione),
si attacca una seconda bastionata rocciosa, formata da una nervatura di
rocce levigate fra due stretti canali detritici. I segni, qui
giallo-rossi, montano sulla nervatura e la risalgono, fino ad un bivio
segnalato con frecce in vernice (h
0,40): trascurate le tracce di sinistra, che portano in breve
al vicino Lago di Nasta (vedi anche itinerario Al
Lago di Nasta), si devia a destra (indicazione “Bròcan –
Mercantour”), attraverso arrotondati dossi morenici. Si taglia poi in
falsopiano tutta la gigantesca pietraia che fascia la base del versante
Ovest del Bastione: giunti in corrispondenza dell’avvallamento
detritico facente capo al Colle di Bròcan, si abbandona la traccia
diretta ai colli Mercantour e Ghiliè e, seguendo i segni gialli, si
sale con decisione verso sinistra. Risalito un corto canalino detritico
diagonale a destra, si taglia per un sistema di comode cenge una
placconata rocciosa e, per l’ultimo pendio detritico, si raggiunge il
Colle di Bròcan (
2892 m
, h 0,50
dal bivio), breccia rocciosa aperta fra la
cresta meridionale del Bastione e quella settentrionale della
Cima di Bròcan. Attacco. |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Dal colle si segue, nel suo primo
tratto, la cresta Nord della Cima di Bròcan: questa è costituita da detriti
e rocce piuttosto rotte, che comunque consentono una facile e
divertente arrampicata (I°+). Un po’ più in alto si incontra un ometto di pietre, nel
punto dove la cresta si fa più impegnativa, movimentata da alcuni
pinnacoli: deviando
brevemente sul versante Rovina (sinistra), si evita uno
scaglione, per riportarsi comunque quasi subito sul filo, dove presso
un’esile forcellina si incontra un secondo ometto (h
0,15).
A questo punto, si abbandona la cresta per deviare a
destra, lungo una cengia erbosa in discesa piuttosto ripida ed esposta (I°, ometti) che consente di scendere fin sul margine inferiore di
un’ampia conca detritica pensile, spesso attraversata da ripidissime
lingue di neve ghiacciata che si originano dai canaloni che da qui
salgono fino in cresta. Questa conca, costituita da sfasciumi ripidi e
friabilissimi, è raggiungibile anche dalle pietraie poco sotto il Colle
di Bròcan (versante Ovest), attraverso un ripido ed evidente canale
detritico costituito da pietrame instabile e pericoloso (sconsigliato,
anche in discesa!). Si attraversa dunque con estrema cautela il ripido
avvallamento (in caso non sia possibile aggirare le lingue di neve
ghiacciata, risultano indispensabili ramponi e piccozza!), per
affrontare il costone roccioso che ne costituisce la sponda sinistra
orografica: nella parte alta del costone
una comoda rampa obliqua da sinistra a destra porta sul filo
senza grosse difficoltà (I°),
più in basso si possono comunque seguire alcuni ometti che guidano
lungo un sistema articolato di cenge e saltini fino al grosso ometto,
ben visibile da lontano, che spicca sul filo del costone. Questo, in
realtà, si rivela come un
ampio pendio detritico, costituito da grandi massi, che va
risalito (ometti) fino alla base della parete rocciosa superiore. Da qui
gli ometti deviano a destra, rasentando la bastionata rocciosa, che
appare incisa da numerosi canali che salgono in cresta: raggiunto un
grosso ometto alla base di due evidenti canalini, di cui quello di
destra appare il più marcato, si
attacca la bastionata, rimanendo preferibilmente sulle
roccette fra i due canali anzidetti per evitare eventuali cadute di
pietre (passi di I°+).
Incontrando numerosi ometti, fra cui anche quelli provenienti dalla
cresta Nord, si raggiunge una stretta e caratteristica forcellina di
cresta (3025 m
circa, h
0,30 dalla cresta), aperta fra due rocciosi gendarmi:
dall’altra parte della forcellina, un
verticale colatoio si inabissa sulle ghiaie della Conca del Bròcan.
Dalla forcellina, volgendo a destra, si prende una
esile cengetta rocciosa (passo esposto all’uscita,
II°-) che da sinistra a
destra aggira la verticale paretina del gendarme: raggiuntane la cresta
Ovest, si sale brevemente per roccette fino ad una placca fessurata di
una quindicina di metri, comunque piuttosto abbattuta, che
va risalita interamente lungo la direttrice della fessura,
uscendo sulla sommità del gendarme (II°,
non difficile ma esposto). Aggirati
a sinistra i massi della cima, si scende facilmente alla
successiva selletta di divisione con la vetta vera e propria della Cima
di Bròcan (3054 m), che si
raggiunge per
rocce gradinate (II°,
h 0,15
dalla forcellina, croce e diruto segnale trigonometrico). Dalla cima si
gode di estesissimo panorama, particolarmente interessante quello sul
Gruppo di Mercantour e su
quello di Ghiliè. Oltre il Bastione e
la Cima
di Nasta, svetta l’Argentèra.
Lontano, oltre
la Costiera
di Monte Carbonè e le
pareti calcaree del Van, sopra Entracque, fa capolino anche la Bisalta.
A
Sud-Est domina la scena il
massiccio del Gelàs, mentre dalla parte opposta il
Matto svetta imponente. Nella belle giornate spesso appare
anche la costa nizzarda.
Discesa: per l’itinerario di salita in h
1,45. |
TEMPO
TOTALE
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h 4,15 circa (escluso l’avvicinamento e la discesa
dal rifugio)
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DISLIVELLO
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650 m
circa (1350 m
con la salita al rifugio)
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DIFFICOLTA’
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PD- (passi di II° e terreno molto friabile)
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MATERIALE
UTILE
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casco, eventualmente una corda
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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27 agosto 2006
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio - metà settembre
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COMMENTI
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La Cima
di Bròcan
è una grande montagna, e come tutte le grandi montagne la sua via
normale non è banale: è vero che non si incontrano grandi difficoltà
tecniche lungo l’itinerario di salita, ma è vero anche che alcuni
passi di II° grado e, soprattutto, il tratto mediano della salita lungo
friabilissimi e pericolosi sfasciumi, consigliano questo itinerario solo
agli escursionisti molto esperti, dal piede sicuro e che non soffrano di
vertigini. Panorama molto bello.
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