CARTINA CONSIGLIATA
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FRATERNALI
EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 15
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
SU ROCCIA - ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 39 |
STORIA
ALPINISTICA
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La
Catena del C.A.I. è una breve cresta rocciosa che separa il
Vallone Assedras dal Vallone di Nasta, in alta Valle Gesso. Si tratta di
una sequenza di sette punte, separate da brevi canali che fanno capo ad
anguste forcelline di cresta, che dominano il vicino poggio su cui sorge
il Rifugio Remondino.
L’ambiente
è quanto mai selvaggio ed imponente, e fra le alte cime alla testata
del vallone, molte delle quali superano i tremila metri, la Catena del
C.A.I. appare quasi dimessa: ben pochi infatti si cimentano su queste
brevi pareti e canalini, attirati dalle più famose cime di Nasta,
Paganini, Argentèra, Bàus, Bastione e Bròcan. Nonostante questo, la
breve catena merita una visita, sia per il bel panorama che si può
gustare dalle varie elevazioni, sia perché in condizioni primaverili,
con i canali rivolti al rifugio innevati, è possibile effettuare alcune
belle (anche se brevi) salite con ramponi e piccozza.
Ogni
cima e forcella ha un nome, che fa riferimento a benemeriti soci del
C.A.I. di Cuneo, periti in montagna. Da sinistra verso destra: Punta
Remondino 2791 m, Forcella Est, Punta Laurenti 2798 m, Forcella Varrone,
Punta Berardo-Alloa 2748 m, Forcella Dentis-Gianci, Punta Livio Bianco
2730 m, Forcella Bessone-Giordana-Massa, Punta Tranchero-Novelli 2700 m,
Forcella Barbero, Punta Smellini 2670 m, Forcella Occelli, Punta Sodano
2657 m.
L’itinerario
descritto segue integralmente da Ovest ad Est il filo di cresta della
catena, assai aereo ed esposto, scavalcando tutte le cime e tutte le
forcelle di divisione: si tratta di una cavalcata spettacolare,
nonostante le difficoltà piuttosto contenute, sia per l’esposizione
che per i panorami sulle cime circostanti. Diverse possibilità di
ritirata sul lato Sud (Vallone di Nasta): i due tratti più impegnativi,
brevi ma assai esposti e verticali, possono essere scesi facilmente in
corda doppia (cordini in loco).
Prima traversata nota: Matteo Campia e Riccardo
Nervo nel 1957.
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AVVICINAMENTO
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Dal
rifugio, guardando
la Catena del C.A.I., si scende il pendio erboso lasciando
subito a destra la fontana. Perdendo quota per erba e sassi, ci
si porta alla base della bastionata che sorregge le punte
Smellini e Sodano, tagliata nella parte inferiore da una serie di
cengioni erbosi paralleli. Raggiunto il
fondo dell’avvallamento, ricoperto da grossi massi, si
taglia in quota il ripido pendio (attenzione) allo sbocco di due canali
rocciosi, in direzione di uno speroncino su cui spicca una evidente
macchia di licheni giallastri sulla roccia. Raggiunto
lo speroncino roccioso, si sale un brevissimo gradino (2 m, EE)
e ci si porta su un ripido pendio erboso separato, poco più un alto, da
una costola che dà luogo a due canali paralleli. Si rimonta il canalino
di destra, ripido ma erboso
e gradinato (I°+) per una ventina di metri, giungendo alla base di una paretina.
Aggirata
la paretina verso destra (un passo esposto su ripida erba
richiede attenzione, I°+) si
continua in diagonale verso sinistra seguendo una
nervatura rocciosa per erba e roccette. Poco più in alto la
nervatura diventa crestina, che costituisce la sponda destra di un erto
canalino erboso che va risalito interamente fino
alla stretta forcellina cui fa capo (faticoso, 2575 m circa, h 0,40 dal rifugio). Siamo sulla
linea di cresta, alla base occidentale della Punta Sodano: sul versante
opposto della forcellina ampi pendii erbosi scendono in direzione del
Vallone di Nasta. Bella veduta sulla zona
Mercantour – Ciriegia e, alle nostre spalle, sulle cime
della Catena della Madre di Dio. Attacco.
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Dalla
forcellina si attaccano a sinistra le
rocce della cresta, erbose e costituite da lame instabili che
richiedono estrema attenzione (isolati passi di II°).
Dopo i primi 30 metri è conveniente mantenersi leggermente sulla
sinistra, (lato Rifugio Remondino), dove le rocce sono più pulite e
solide. Con veloce ascesa si raggiunge così lo spuntone della cresta
immediatamente ad Ovest della Punta Sodano, dove sorge un piccolo ometto
di pietre: volendo è possibile traversare
pochi metri sotto la cima (sempre lato rifugio), evitando di
raggiungere anche questa sommità. Scavalcata una stretta forcella
erbosa, si prosegue lungo il filo aereo ma poco inclinato della cresta (II°),
giungendo in breve sulla sommità della Punta
Sodano (2657 m, h
0,25 dalla forcellina d’attacco).
Proseguendo
lungo la cresta, si scende brevemente alla poco accentuata Forcella Occelli, da dove la cresta riprende a salire con decisione fra
caratteristici spuntoni (II°/II°+) fino alla successiva sommità della Punta Smellini (2670 m, h
0,10 dalla Punta Sodano).
Da
qui
la successiva discesa verso la Forcella Barbero è breve, ma assai
esposta e delicata: a metà tragitto si
incontra un cordone attorno ad uno spuntone, indice del fatto
che spesso questo tratto viene affrontato in sicurezza (consigliato, II°+
molto esposto!). Si giunge così alla Forcella
Barbero, su cui incombe una verticale paretina assai impegnativa. Si
traversa allora una decina di metri verso sinistra (lato rifugio)
superando una costola rocciosa e giungendo in un canalino gradinato che
rimonta in cresta. Si risale interamente il ripido canalino, costituito
da placchette inframmezzate da cornici erbose (II°),
fino a
riprendere il filo di cresta al di sopra del salto.
Proseguendo lungo l’affilato spartiacque, si
aggira un blocco roccioso rossastro e, per un’ultima
placchetta, si raggiunge la sommità della Punta
Tranchero-Novelli (2700 m, h
0,25 dalla Punta Smellini).
Proseguendo
pochi metri oltre la sommità
la cresta presenta un risalto alto una decina di metri: la discesa in
arrampicata non sarebbe troppo impegnativa (III°),
ma la friabilità della roccia e le molte pietre instabili consigliano una
breve calata in corda doppia (cordino nero intorno ad un
masso). Con una breve calata si scende dunque lungo un canale-camino ad
un ripiano detritico, da dove si riprende una crestina orizzontale
piuttosto affilata che, aggirato un grosso masso per una esile cornice
sulla sinistra, consente di raggiungere lo stretto spacco della Forcella Bessone-Giordana-Massa, che si apre alla base di una
triangolare paretina. Scesi un paio di metri lungo il canalino che cala
a destra (lato Vallone di Nasta), si rimonta una ripida rampa di erba e
roccette di fianco ad una nervatura rocciosa fino a giungere alla base
della paretina. Si attacca la paretina, abbastanza
verticale ma molto ben gradinata (II°+
con qualche passo di III°):
con bellissimo percorso aereo ed esposto si risale interamente la
paretina e, con pochi passi di cresta quasi orizzontale, si raggiunge
anche la sommità della Punta Livio Bianco (2730 m, h
0,20 dalla Punta Tranchero-Novelli).
Con
un nuovo tratto di cresta aereo ma facile e poco inclinato si scende
velocemente alla Forcella
Dentis-Gianci. Riprendendo a salire lungo il filo, fra massi e
spuntoni, con passaggi lievemente esposti ma facili (massimo II°)
si giunge anche sulla bifida sommità della Punta
Berardo-Alloa (2748 m, h
0,15 dalla Punta Livio Bianco).
Dalla
sommità più orientale di quest’ultima la cresta presenta un brusco
salto, precipitando verticale e affilata sull’ampia Forcella Varrone.
Seguendo un’esile
cornicetta che traversa circa 2 m sotto la cresta lato
Rifugio Remondino (II°
espostissimo!) si raggiunge un
evidente spuntone con due cordoni: di qui con una
doppia di circa 15 m, scomoda perché di traverso rispetto
alle lame rocciose della cresta, ci si cala sul versante Vallone di
Nasta (ma mantenendosi sempre nei pressi del filo) fino alla base del
grande masso roccioso sull’intaglio della Forcella Varrone.
Si
attaccano le placchette
e le rocce erbose poco a destra del filo di cresta, mirando
ad un evidente canalino di erba e roccette: si risale il canalino per
rocce erbose che richiedono attenzione (II°, precario), quindi si sfruttano alcune cornici fra le placche
per traversare decisamente a sinistra (I°+).
Aggirato uno spuntone sul lato Nord (Rifugio Remondino), si risale un
canalino roccioso (II°) fino
ad una breccia sul filo di cresta, da dove in
pochi passi su rocce rotte si raggiunge l’ometto di vetta
della Punta
Laurenti (2798 m, h 0,30 dalla Punta Berardo-Alloa).
Dalla
cima si segue ora una affilatissima ed esposta crestina (II°)
per una decina di metri, quindi ci si cala sul lato Nord per una
paretina appigliata di 4-5 metri (II°+) fino ad una evidente
cengia, che si percorre per alcuni metri fino a dove questa è
interrotta da una breve saltino. Si scende per un caminetto (3 metri, II°+)
fino ad una placchetta abbattuta, che si traversa con attenzione (buone
prese, II°) fino alla
larga cresta orizzontale, costituita da grossi massi
accatastati, che consente di raggiungere senza altre difficoltà la Forcella
Est.
Dalla
forcella si prosegue lungo il comodo dorso detritico e, per un
arrotondato cupolone di sfasciumi, si raggiunge in pochi passi
l’ampissima vetta della Punta Remondino (2791 m, h
0,15 dalla Punta Laurenti), con magnifica veduta sulla Cima
di Nasta, sul Bàus, il Bastione e la Cima di Bròcan. Sull’altro
versante del Vallone Assedras, dominato dalla Cima Genova, svetta la
lunga e dentellata dorsale della Madre di Dio.
Qui
ha termine la traversata.
Discesa: Dalla
cima si scende verso Est per l’arrotondato dorso, si supera una
modesta barra rocciosa e si ritrovano le tracce (ometti e segnavia
) che dal Rifugio Remondino salgono al Lago di Nasta (vedi
itinerario Al
Lago di Nasta). Si scende a sinistra per rocce e residui
nevosi seguendo gli ometti e i segnavia e, aggirato un salto roccioso
sulla destra lungo un ripido canalino, si ritorna al rifugio (h
0,40 dalla Punta Remondino). |
TEMPO
TOTALE
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h 3,45 circa, esclusi l'avvicinamento e la discesa
dal rifugio (h 2,15 circa il percorso di cresta)
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DISLIVELLO
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470 m circa (esclusi l'avvicinamento e la discesa
dal rifugio)
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DIFFICOLTA’
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PD+ (numerosi tratti continui di II°/II°+ esposti,
un breve tratto di III° e due brevi corde doppie)
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MATERIALE
UTILE
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corda da 30 m (minimo), cordoni, 3/4 rinvii,
moschettoni, qualche friend,
casco
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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2
luglio 2017
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PERIODO
CONSIGLIATO
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metà giugno – ottobre
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COMMENTI
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Bellissima traversata, a torto poco frequentata
dagli alpinisti, che preferiscono le più prestigiose vie sui “3000”
della zona. Ma questa Catena del C.A.I., apparentemente più dimessa,
riserva qualche sorpresa … Intanto, l’ambiente assai selvaggio e
panoramico, poi l’esposizione, sempre assai pronunciata, infine la
varietà della traversata. Consigliabile nel senso Ovest-Est, in modo da
affrontare i più lunghi tratti di erba e roccette in salita e i brevi
risalti impegnativi in discesa. Possibilità di ritirata verso il
Vallone di Nasta in diversi punti (specie dalle forcelle Varrone ed
Est). Roccia discreta, friabile fino alla Punta Sodano. Molto
consigliata!
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