CARTINA CONSIGLIATA
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I.G.C.
scala 1:50.000 - Foglio 15
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
LIGURI
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SCHEDA
N. 46 |
STORIA
ALPINISTICA
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Il settore
meridionale del Monte Carmo, affacciato all'aperta Val Nimbàlto,
nell'immediato entroterra di Loàno, è caratterizzato da una serie di
formazioni quarzitiche emergenti dal pendio boscoso, di dimensioni ridotte
ma ardite e caratteristiche. Fra queste, le più conosciute e frequentate
sono l’elegante torrione della Rocca dell’Aia e lo scaglione a
placche oblique dello Scoglio del Butto, ma negli ultimi anni è
iniziata l’esplorazione e lo sfruttamento a fini alpinistici di numerose
altre strutture rocciose dei dintorni, forse meno eleganti ed
individualizzate ma ugualmente interessanti.
Fra queste, lo
Scoglio
dell’Avètta è quella che si trova a quota inferiore, lungo il
vallone boscoso che scende direttamente a Verzi. È costituito da
un lungo dorso roccioso orientato grossolanamente da nord a sud, emergente
dai fittissimi boschi: a circa un terzo del suo sviluppo è letteralmente
"tagliato" da un canyon in cui scorre un piccolo rio, che ne
isola il Contrafforte Sud. Oltre la vetta vera e propria, poi, al
di là di un’ampia sella erbosa con massi e lastroni emergenti, si eleva
un ulteriore cocuzzolo di blocchi che ne costituisce il Contrafforte
Nord. Rispetto alle strutture più famose del settore, lo Scoglio
dell’Avètta è senz’altro meno ardito e continuo, presentando
molti tratti rotti e disturbati dalla vegetazione, ma l’ambiente
solitario e panoramico risulta in ogni caso piacevole; inoltre, la roccia
è solida e molto lavorata, consentendo una scalata comunque remunerativa.
La Cresta Sud-Est è stata salita una prima volta parzialmente da
M. Oliva, G. Porro e compagni nel 1980. La prima salita integrale è di G.
De Palo, M. Oliva, e G. Tassara, ed è datata aprile 2007. |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da
Pietra Ligure (uscita della A10
Genova-Ventimiglia) si svolta a destra lungo la Via Aurelia raggiungendo
Loàno. Da qui, svoltando ancora a destra (indicazioni per
"Monte Carmo"), si sale a Verzi
(7 km da Pietra Ligure) e si prosegue poi sulla strada che si inerpica tra i
boschi della Val Nimbàlto: diventata sterrata, la
rotabile guadagna quota con una serie di tornanti (in alcuni tratti fondo
un po' sconnesso) fino all'ampio spiazzo per il parcheggio in località Castagnabanca
(600 m circa). |
AVVICINAMENTO
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All'estremità
del parcheggio, si prende un sentiero (segnavia ●■■) che sale nel fitto bosco: poco più a monte, la
traccia confluisce nuovamente nella carrareccia, che va seguita verso
sinistra per alcune centinaia di metri. Lasciata a destra la diramazione
per il Rifugio Pian delle Bosse
(segnavia ■■,
vedi anche itinerario Anello
del Monte Carmo), si continua a seguire la
sterrata che, superato un bel ruscello, prima sale leggermente e poi
comincia a scendere: a questo punto, si prende un sentierino sulla destra
(segnavia ●) che si inoltra con qualche saliscendi su un
pendio cespuglioso, con bei panorami sul mare. Con vista spettacolare
sull'incombente Rocca dell'Aia, il sentiero si inoltra quindi
nel bosco: poco prima di attraversare un altro rio, si abbandona la
traccia principale diretta alla Rocca
dell'Aia e allo Scoglio
del Butto per seguire un sentierino a sinistra in discesa che
cala nel bosco. Superato un tratto rovinato dal ruscellamento, dopo una
decina di minuti si incontra un ometto di pietre: si abbandona allora il
sentiero per scendere a destra ripidamente nel fitto bosco fino ad un
solco. Lo si segue per pochi metri in discesa fino alla confluenza in un
solco maggiore: a questo punto lo si attraversa e si risale dall’altra
parte ad una sella alberata alla base delle roccette sommitali del
contrafforte settentrionale dello Scoglio dell’Avètta. Si scende
dall’altra parte sempre nel bosco, per tracce su terreno ripidissimo,
costeggiando la base delle rocce, fin sul fondo di una valletta dove
scorre un rio. Si scende lungo la valletta, mantenendosi fra il rio (a
destra) e la parete rocciosa (a sinistra). Superato l’attacco di un’altra
via, si scende fino ad una pianoro, da dove il rio devia a sinistra e si
insinua in un canyon con cascata che taglia in due lo Scoglio dell’Avètta.
Si attraversa il rio prima della cascata e ci si porta ad un’altra
selletta alberata, fra la cima del contrafforte meridionale dello scoglio
ed il pendio boscoso. Da qui si scende nuovamente molto ripidamente, su
terreno a volte precario, fino al piede più meridionale della cresta,
dove si taglia in orizzontale a sinistra portandosi all’attacco delle
rocce (h 1,30 circa da Castagnabanca,
spit visibili). |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si possono
contare 7
tiri di corda: 1 -
Si attacca la placca rocciosa, piuttosto
verticale ma ottimamente appigliata, e per un sistema di fessure ed
una cengetta si esce al sommo del primo risalto (IV°, 4 spit). Ci
si porta alla base di un pilastrino delimitato da un breve diedro a
sinistra: si sale il pilastrino poco a destra del filo (III°+,
nessuno spit, spuntone al sommo del pilastrino) e si esce su una cengetta
rocciosa. La si segue espostamente verso sinistra (1 spit), scalando poi
direttamente l’ultimo muretto (III°+) che immette su una placca
inclinata verso destra. Si raggiunge il sommo della placca (III°),
dove si sosta su alcuni solidi spuntoni (30 m);
2 -
Si traversa a sinistra, scalando un primo basso gendarme (IV°-, 1
spit). Ci si cala per due metri lungo una placca inclinata (III°,
delicato), quindi si
traversa un’altra placca, ripida e delicata (che costituisce il
versante occidentale del successivo gendarme), salendo leggermente (IV°,
2 spit). Raggiunto lo spigolo che delimita la placca, ci si cala circa un
metro lungo detto spigolo, quindi si
scende direttamente il saltino fino alla sottostante forcella (IV°,
passaggio esposto soprattutto per il secondo di cordata). Attraversato il
canalino facente capo alla forcella (possibilità di assicurazione su
spuntone), si traversa nuovamente una nuova, breve ma ripida placca (IV°,
1 spit) e, dal successivo spigolo, si scende con cautela per tre metri
fino all’ampia sella alberata dove si sosta comodamente su un grosso
spuntone (20 m);
3 -
Attraversata la breve selletta, si taglia leggermente a destra per bosco e
ci si porta alla base di una scarpata rocciosa. Si sale lungo le rocce,
con percorso un po’ disturbato dalla vegetazione, per placchette e brevi
saltini (qualche passo di III°, nessuna protezione) fino al
cocuzzolo roccioso che costituisce la sommità del Contrafforte Sud
(spuntoni, 25 m).
A questo punto due possibilità:
a)
se nel rio non c’è troppa acqua, con una doppia da 15 m
(ancoraggio in posto) si scende fin sul fondo del canyon, da dove ci si
porta alla base dell’opposta parete dove riprende la via;
b)
se nel rio c'è molta acqua, per non bagnare troppo le corde ci si
può calare per banali roccette verso sinistra e raggiungere così la
sella boscosa alla base del Contrafforte Sud, dove passa il
sentiero dell’avvicinamento. Da qui è possibile discendere brevemente
il corso del rio fino all’attacco della parete, oppure si può anche
risalire il sentiero per ripido bosco e poi tagliare a destra per
re-intercettare la via all’inizio del 5° tiro.
4
- Si attacca la placca rocciosa a destra, salendo fino ad uno spit
arancione (III°), quindi si prosegue per placchette un po' rotte
ma con bei passaggi (III°+ e IV°) fino alla sommità del
risalto (25 m, spuntoni);
5
- Si prosegue praticamente sul filo, lungo
massi e scaglioni facili ma un po’ esposti (II°, II°+),
in assenza di protezioni, uscendo lungo una breve placca ad un comodo
ripiano alla base del torrione finale (25 m). A questo punto nuovamente
due possibilità:
6a
- Si scala una
rampa obliqua a destra (III°+, 1 spit) fino ad un colletto, da
dove si entra in un canalino a sinistra. Si risale il canalino per terreno
misto ad erba friabile e delicato poi, appena possibile, se ne scala la
sponda sinistra (1 spit, IV°) e si esce su un comodo terrazzo con
spuntoni di sosta (30 m);
6b
- Si attacca direttamente la
placca sovrastante, verticale e con piccoli appigli (V°, 4
spit) fino ad una stretta cengetta alla base di un muro giallo leggermente
strapiombante. Si attacca l’impegnativo
muro, rimanendo piuttosto vicini allo spigolo di sinistra (V°+,
3 spit, passaggio chiave della via) fino ad un minuscolo terrazzino sul
filo. Da qui si traversa in orizzontale per quattro metri sfruttando una
esile cornice (IV°, 2 spit) quindi, tralasciando un vertiginoso
vecchio chiodo ancora più a destra, si sale direttamente l’ultimo
brevissimo muretto (IV°+) fino al comodo terrazzo con spuntoni di
sosta, in comune con la variante precedente (25 m);
7
- Si attacca l’ultimo brevissimo risalto (1 chiodo, IV°-) che
conduce alle
roccette della panoramica cima dello Scoglio dell'Avètta (spuntone, 15 m, h
2,30 circa dall’attacco).
Discesa: dalla vetta si scende qualche metro e ci si porta all’estremità
nord, dove si trova un ancoraggio per corda doppia. Con una calata di 20
m circa lungo la direttrice di una larga fessura si scende nel canale
poco sotto l’ampia sella rocciosa fra la vetta ed il Contrafforte
Nord. Risalendo facili rocce, si raggiunge la sella, da dove si
traversa dall’altra parte praticamente in piano e poi, scendendo un
breve canalino roccioso a sinistra, si tocca la sella alberata alla base
delle roccette sommitali del contrafforte, incontrando la traccia dell’avvicinamento.
Seguendo a ritroso il percorso dell’andata, si ritorna a Castagnabanca
(h 1,00 dalla cima).
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TEMPO
TOTALE
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h
5,00 circa
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DISLIVELLO
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180
m circa di sviluppo
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DIFFICOLTA’
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AD+
(passi di IV°+) con la variante 6a;
D (passo di V°+) con la variante 6b
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MATERIALE
UTILE
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2
mezze corde da almeno 30 m (o una singola da 70 m), casco, 10 rinvii, ghiere e cordini,
qualche nut e friend: via in gran parte attrezzata a spit
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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19
marzo
2011
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PERIODO
CONSIGLIATO
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da
ottobre a maggio
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COMMENTI
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Salita in stile alpinistico, in
ambiente solitario e panoramico. Attrezzata con spit secondo lo stile del
settore, cioè solo sui passaggi dal IV° in su. Un po’ discontinua, e
questo a molti può non piacere, ma la roccia è quasi ovunque solida e
lavorata. Tutte le soste, ad eccezione delle due calate in doppia, sono da
attrezzare su spuntoni, per cui sono necessari cordoni lunghi e un po’
di ghiere. L’avvicinamento è un po’ complicato e su terreno scomodo.
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