Si attacca il
risalto, sfruttando una serie
di fessure erbose e canalini piuttosto evidenti ma ripidi e con pietre
mobili (passi di II°, attenzione!). Al sommo del risalto si giunge
ad una fascia erbosa poco ripida, che si segue fino alla base della
successiva bastionata rocciosa, alta circa 20 metri. La si attacca al
centro, attraverso
un erto canalino detritico (ad inizio stagione, con neve residua,
utile la piccozza). Per zolle erbose si giunge ai piedi di una paretina,
che si aggira a sinistra per erba e roccette (attenzione all'esposizione
sul ripido canalone principale), sbucando in un ampio
avvallamento detritico con magnifica vista sull'imponente parete Est
del Cimonąsso.
Si risale l'ampio avvallamento, per erba, detriti e qualche
facile lastrone (I°), puntando al ripido canale che fiancheggia
il Cimonąsso. Si continua a salire facilmente per roccette ed erba,
si trascura un angusto canale secondario a sinistra sbarrato in basso da
un salto roccioso (sale direttamente alla Forcella del
Cimonąsso)
e, per l'ultimo ripido tratto
ghiaioso, si giunge sotto una bifida
forcella erbosa, separata da un torrione roccioso.
Tendendo a sinistra, si
tocca facilmente la sella Sud-Ovest (2285 m circa), di poco pił bassa del
Cimonąsso, la
cui cima appare poco lontana, preceduta da alcuni
bei pinnacoli e dall'aguzzo Dente del Cimonąsso.
Aggirando a
destra, in discesa, alcune roccette, si scende per un breve pendio erboso
alla Forcella del Cimonąsso (2270 m, h
1,20 dall'attacco).
Inizia qui la scalata vera e propria al
torrione: si trascura l'ostica paretina del Dente, che cade proprio
sulla forcella (sarebbero 15 m di IV° continuo) per scendere qualche
decina di metri verso destra (Ovest), lungo un canalino erboso. Appena
possibile si devia a sinistra, per roccette
un po' delicate (II°, attenzione) e, per il successivo pendio
detritico, si raggiunge il canalino che separa il Dente dal Cimonąsso
vero e proprio: l'ultimo tratto, che fa guadagnare il fondo del canalino,
č abbastanza delicato, svolgendosi per
lastroni friabili ed esposti (II°).
Si risale poi il canalino
per tutto il suo sviluppo (attenzione ai detriti friabili!), fino alla
forcella cui fa capo, fra il Dente ed il Cimonąsso. Si
attacca quindi la
paretina di destra, verticale ma dotata di discreti appigli abbastanza
solidi (10 m, III°-) e si esce sull'aerea cresta sommitale (chiodo e
cordino per eventuale calata in doppia): si percorre la cresta, formata da
grossi blocchi in vertiginosa esposizione, fino al piccolo ometto che
segna la vetta del Cimonąsso (2292 m, h 0,30 dalla
Forcella
del Cimonąsso): posto stupendo! Magnifico panorama
sul Mongiņie ed istruttiva veduta
"di infilata" sulla Rocca dei Campanili, con il Canale
dello Scudo in bella evidenza.
Discesa: per il percorso di salita si ritorna alla
Forcella
del Cimonąsso (eventualmente corda doppia sulla paretina di 10 m). Si
prosegue in salita per ampi prati lungo una specie di avvallamento, fino
ad una grande conca carsica: risalendo i ripidi pendii erbosi a
destra, si tocca in breve la vasta sommitą della Cima delle Colme
(2372 m, h 0,20 dalla Forcella del
Cimonąsso).
Per vaghe tracce (alcuni ometti) si prosegue lungo
l'arrotondato ed ampio crinale erboso (belle vedute su Mongiņie e Cima
delle Salģne), si taglia a Sud una seconda erbosa elevazione e,
calando per ampi prati ricchi di stelle alpine, si scende alla depressione
del Bocchino
delle Scaglie (2325 m, h 0,30
dalla Cima delle Colme).
Scendendo nel ripido canalone meridionale
(Gola delle Scaglie), si incontra subito una marcata traccia
(ometti) che si mantiene alta sulla sponda sinistra del canalone, passa
alla base degli arditissimi torrioni dei Bricchi Neri e, con
ripidissima discesa, raggiunge il ghiaione in fondo al canalone. Qui le
tracce spariscono e, con fantastiche scivolate sulle ghiaie cedevoli, si
raggiungono in breve i
prati poco distanti dal Pian dell'Alpetto.
Di qui, lungo il
percorso di salita o direttamente per i prati, nuovamente al Rifugio Mongiņie (h 1,00 dal Bocchino
delle Scaglie).