Si continua
lungo la stradina asfaltata che, oltre alcuni posti di ristoro ed il
Centro Informazioni del Parco Alpi Marittime, lascia ancora a sinistra
l’ingresso del Giardino Botanico “Valderia” e raggiunge, con un
tornante, i grandi parcheggi a pagamento all’inizio del Vallone del
Valasco (numerosi cartelli, divieto di transito). Si segue per breve
tratto la rotabile sterrata ex-militare che si inoltra nel vallone:
superata una zona di sbancamenti si giunge ad un tornante che fa
prendere quota alla strada sulle pendici del Monte Matto. Si abbandona a
questo punto la carrareccia e si segue la vecchia mulattiera (paline),
che si mantiene di fianco al Rio
del Valasco in moderata salita. Sfiorando più volte la rotabile ex
militare, la mulattiera (di recente sistemata a dovere) continua a
salire di fianco al rio, tagliando diversi corsi d’acqua secondari:
alla base del Vallone Cabrera, discendente dal Monte Matto, una
lapide ricorda un mortale incidente datato 1921.
Sull’opposto versante del vallone appare evidente lo
sbocco inferiore della breve Valcuberta,
selvaggio vallonetto laterale che si insinua fra le rocche Sottana e
Soprana di San Giovanni e che dovremo risalire. Tornati definitivamente
sulla carrareccia ex-militare, si effettua un ultimo tornante che
permette di affacciarsi sul grande Piano
del Valasco (
1763 m
, h 1,00
dalle Terme di Valdieri), ripiano erboso dominato da imponenti vette
rocciose: Testa del Claus, Testa del Malinvern, Cime di Valrossa, Rocca
della Paur, Rocca di Valmiana, Monte Matto.
Ammirate le
belle cascate che il torrente forma precipitando dall'orlo del ripiano,
si lascia a destra la mulattiera diretta al lontano Colle
di Valmiana (vedi anche itinerario Traversata
del Matto); poco dopo si abbandona la carrareccia, che
raggiunge in breve il bel Rifugio
Valasco, per superare su un ponticello a sinistra il
rio (ambiente caratteristico e bellissimo) e raggiungere un
poco lontano prefabbricato metallico privato.
Qui inizia
un’ampia mulattiera erbosa che, in un bel lariceto, si dirige verso il
Lago
di Valcuca: dopo poche decine di metri, però, si abbandona
anche questa per
seguire, a sinistra, un ramo di mulattiera che risale
brevemente alla soglia glaciale del ripiano ed inizia poi a scendere con
pendenze moderate e qualche tornante nuovamente verso il fondovalle. In
ambiente boschivo molto bello la mulattiera, che in questo primo tratto
risulta ancora in discrete condizioni nonostante il lungo abbandono,
perde quota lungo la destra idrografica del vallone: lasciati a sinistra
i
ruderi di una vecchia costruzione, la mulattiera appare
sempre più rovinata ed invasa da cespugli e vegetazione varia, con
frequenti frane che ne hanno in parte sconvolto la sede. Nonostante ciò
il
tracciato risulta sempre piuttosto evidente, e ben
individuabile al di là dei brevi tratti rovinati, grazie anche ai
numerosi muretti a secco che la delimitano. All’altezza di un tornante
verso sinistra, presso un grande masso con ometto, è conveniente
abbandonare temporaneamente il tracciato, che perde ancora diverse
decine di metri di quota, e tagliare orizzontalmente per ripidi pendii
erbosi e pietraie in direzione dell’evidente conoide erboso del
canalone che adduce all’appartata Valcuberta. In ogni caso, anche
seguendo interamente il tracciato della vecchia mulattiera, si raggiunge
il
conoide, che si risale poi con numerosi ripidi tornanti.
N.B.:
la base del conoide si potrebbe in teoria raggiungere più velocemente
dalla mulattiera che sale al Piano del Valasco, poco oltre lo sbocco del
Vallone Cabrera (lapide): in mancanza di un ponte, però, il guado
dell’impetuoso Rio del Valasco è sempre rischioso ed assai
problematico e, spesso, addirittura impossibile.
Man mano che
si sale il tracciato risulta sempre più incerto e compromesso, invaso
da vegetazione e con numerosi tratti franati. Con un po’ di attenzione
comunque si riesce a rimanere sull’antico tracciato, sempre ripido e
faticoso, che va ad insinuarsi in un canalone racchiuso fra i dirupi
della Rocca Soprana di San Giovanni ed un secondario sperone roccioso su
cui vegetano radi larici. Raggiunto il punto in cui il canalone si
rinserra fra cupi scoscendimenti, si risale per breve tratto
un costoncino erboso al centro dello stesso, poi si traversa a sinistra
appoggiandosi ai ripidi pendii erbosi della destra orografica del
canale, al sicuro dalle frequenti scariche di sassi del versante opposto
(che si fanno quasi sempre sentire!). Continuando a salire per il ripido
e faticoso pendio, seguendo le labili tracce della vecchia mulattiera,
si guadagna quota nel ripido canalone: più in alto, quando il canale si
restringe verso l’uscita, il tracciato della mulattiera ritorna
evidente, con i
fitti tornanti sostenuti dai bei muretti a secco. Con le
ultime svolte si raggiunge il colletto al sommo del canale (h
1,00 dal Piano del Valasco), da dove ci si affaccia su un
nuovo profondissimo ed inquietante canalone, che costituisce il primo
tratto (impercorribile) della Valcuberta.
Seguendo
una labile traccia
(ciò che resta della vecchia mulattiera) si tagliano pressoché in
piano i ripidissimi pendii a picco sul canalone (attenzione, esposto!):
in un paio di punti, dove l’esile traccia è franata, occorre molta
attenzione e sicurezza di piede a causa della forte esposizione e della
precarietà del terreno (terra e ripida erba, I° grado). Oltre questo
breve tratto si raggiunge la
testata dell’ampio canalone principale, qui erboso, che si
risale fra radi larici per un tratto sulla destra (sinistra orografica).
Con un comodo traverso a sinistra in lieve salita si raggiunge infine un
ripiano erboso con grossi massi, dove si trovano i ruderi (antichi
muretti a secco) della vecchia imposta
di caccia della Valcuberta (1954 m, h
0,15 dal colletto al sommo del canalone).
Si prosegue
ora sul fondo della piccola Valcuberta, che da questo punto diminuisce
notevolmente la pendenza ed assume le caratteristiche di un piccola
valletta sospesa: rimontando
la pietraia di grossi blocchi che ne costituisce il fondo, si
supera una prima breve strozzatura, giungendo nella parte mediana della
valletta. Abbandonato il fondovalle, si rimonta senza percorso obbligato
(tracce di camosci) un
ripido pendio erboso sulla sinistra che conduce, in breve
tempo, sul filo della cresta Nord-Ovest della Rocca Sottana. Con belle
vedute, alle nostre spalle, sulla
zona Valscura – Valrossa fino al Monte
Matto, nonché a volo d’uccello sui sottostanti fabbricati
delle Terme
di Valdieri, si rimonta con facilità la dorsale fra radi
larici, erba e roccette, evitando eventualmente qualche breve tratto
roccioso sul lato della Valcuberta. Si giunge così alla
base del testone sommitale: tagliando in salita per ripidi
pendii erbosi sul lato Valcuberta si evita un breve risalto, quindi si
prosegue risalendo
una piccola pietraia. Aggirato un nuovo breve saltino, si
rimonta l’ultimo
corto ma ripido pendio erboso che consente di raggiungere la
sommità della Rocca Sottana di
San Giovanni (2325 m, h
1,00 dall’imposta di caccia della Valcuberta). Sulla breve
cresta sommitale sorgono un
grande caratteristico ripetitore (ben visibile dalle Terme di
Valdieri) ed un
paletto nel punto più elevato. Bellissimo panorama sul
massiccio del Monte Matto, sulla testata
del Vallone del Valasco (Valscura, Valrossa, Valmiana), sul
complesso delle Terme di Valdieri e su tutto
lo svolgimento del Vallone del Gesso della Valletta fino a
Sant’Anna, sull’imponente Rocca
Soprana di San Giovanni (proprio di fronte, sull’altro
versante della Valcuberta), sul Pian della Casa e sulla Serra
dell’Argentéra.
Dalla cima
si scende ora per ripidi prati in direzione Sud-Ovest, verso il colletto
che separa la Rocca Sottana dalla Rocca Soprana di San Giovanni: con
percorso inizialmente comodo, ci si cala lungo la dorsale erbosa che
scoscende, a sinistra, con ripidi canaloni verso il Vallone della Casa.
Poco più in basso la ripidezza aumenta, fino ad imboccare una
ripida cengia erbosa che scende in diagonale da destra a
sinistra, esposta al di sopra di un salto sulla Valcuberta. Facendo
attenzione alle scivolate, si scende con cautela fino al termine della
cengia, da dove si domina il sottostante colletto erboso: per
raggiungerlo, però, occorre ancora scendere lungo un
diedro-camino erboso di una decina di metri, non facile in
discesa (II° esposto). In
alternativa, è possibile scendere per breve tratto lungo le cornici
rocciose leggermente a sinistra (faccia a valle), più verticali ma
anche più appigliate, per raggiungere poi la base del diedrino lungo
una cengetta erbosa diagonale. In un caso o nell’altro, si raggiunge
l’ampio colletto
erboso (2269 m, h 0,15 dalla cima) posto alla testata
della Valcuberta.
Da qui è
possibile scendere, con assoluta facilità, nel canale di Nord-Ovest, ritornando
in Valcuberta e, per macereti, ritrovare il percorso seguito
all’andata poco sopra l’imposta di caccia, ritornando al Piano del
Valasco. Questo itinerario, dal mio punto di vista, è in assoluto il più
consigliabile.
In
alternativa, è possibile scendere sull’altro versante (Sud-Est) fino
al Gias delle Mosche: questo itinerario, che consente un giro ad anello
di più ampio respiro, è però vivamente sconsigliato a causa del
terreno assai precario e della totale assenza di qualsiasi traccia.
Visto che io ho optato per questa soluzione, ne riporto fedelmente la
descrizione, ricordando però ancora una volta che, a posteriori, mi
sento di SCONSIGLIARNE vivamente la percorrenza.
Dal colletto
si inizia quindi a scendere per l’amplissimo
canalone orientato a Sud-Est: sin da subito il terreno si
presenta nel suo aspetto peggiore, con pendii di erba ripidissimi
alternati a lingue di detriti fini ed instabili che non
consentono un’agevole discesa. In due punti al centro del
canalone si incontrano dei brevi salti, che vanno aggirati
preferibilmente sulla sinistra. Molto, ma molto più in basso (h 0,50 dal colletto), il
canalone confluisce in altri solchi che scendono da destra:
si forma così un piccolo rio, che effettua subito una decisa curva a
sinistra, infilandosi
in una stretta forra che precipita poi con alti salti impercorribili
fin sul fondo del Vallone della Casa.
Si
abbandona allora il solco percorso dal rio
per traversare orizzontalmente verso destra, su ripidissimi pendii
erbosi e radi alberi (inizialmente vaga traccia di animali, che subito
scompare): si continua a traversare pressoché in quota, scegliendo il
passaggio migliore fra erba, arbusti e alberi abbattuti. Si trascurano
un paio di canalini che, si intuisce, poco più sotto sono interrotti da
salti, continuando a traversare: con qualche saliscendi si giunge in un
piccolo impluvio molto ripido e ingombro di detriti mobili, oltre il
quale paretine rocciose impediscono di proseguire a traversare in quota.
Si discende allora con estrema attenzione il detritico canalone per una
cinquantina di metri, aiutandosi anche con i rari alberelli della sua
sponda sinistra, finchè non appare evidente che, una decina di metri più
in basso, anche questo canale risulta interrotto da salti verticali. Si
attraversa allora il canalino, con molta attenzione a causa del terreno
precario e del salto sottostante, e si taglia il successivo sperone per
erba e radi larici (anche qui c’è la parvenza di una traccia di
animali). Dall’altra parte dello sperone si attraversa una zona di
alberi abbattuti, dove il muoversi risulta alquanto difficoltoso:
passando un po’ sopra, un po’ sotto i tronchi, ci si cala in
diagonale per un ripido pendio erboso raggiungendo il letto petroso di
un piccolo rio. Si
scende lungo il rio, per massi, detriti e roccette. Superati
in discesa un paio di bassi risalti (facili, ma attenzione alle rocce
viscide!), appena possibile ci si sposta a destra, su un costone
boscoso, lungo il quale si scende un po’ più agevolmente. In basso,
sul fondovalle, il ponticello in legno del Gias delle Mosche fornisce la
direttrice della discesa. Usciti dal bosco, si continua a scendere
direttamente, dapprima per ripido pendio di erba e sassi, poi per
un’interminabile distesa intricata di rododendri e mirtilli fino ad
uscire sul piccolo
ripiano pascolivo da dove, in pochi passi, si raggiunge il
ponte sul Gesso della Valletta presso il Gias
delle Mosche (1591 m, h
0,50 da dove si abbandona il canalone principale).
A questo punto, raggiunta la
vicina stradina asfaltata del Vallone della Casa, non rimane che
scendere lungo di essa (o, se si è fortunati, farsi dare un passaggio)
fino alle Terme di Valdieri (h 0,40 dal Gias delle Mosche,
eventuale scorciatoia nell’ultimo breve tratto).