Rocca Sottana di San Giovanni 2325 m

 

Home Appennino Ligure Alpi Liguri Alpi Marittime Alpi Cozie Valle d'Aosta Dolomiti Altre zone Su e giù per la Riviera Ligure Mailing List

 

CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 15

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 79

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA ROCCA SOTTANA E QUELLA SOPRANA DI SAN GIOVANNI ALL’ALBA, DALLA STRADA CHE SALE VERSO LE TERME DI VALDIERI

LA ROCCA SOTTANA, CORONATA DAL CARATTERISTICO RIPETITORE, DALLE TERME DI VALDIERI

LO SBOCCO DELLA VALCUBERTA NEL VALLONE DEL VALASCO, CON IL TRACCIATO DELLA VECCHIA MULATTIERA DI ACCESSO, DALLA MULATTIERA DIRETTA AL PIANO DEL VALASCO

IL VALLONE DEL VALASCO, CON LA ROTABILE CHE SALE AL PIANO DEL VALASCO, DAL CANALONE DI ACCESSO ALLA VALCUBERTA

IL RIPETITORE SULLA VETTA DELLA ROCCA SOTTANA DI SAN GIOVANNI: SULLO SFONDO L’ASTA E LA SERRA DELL’ARGENTÈRA

L’AMPIO, RIPIDO ED ESTENUANTE CANALONE DA DISCENDERE PER RAGGIUNGERE IL GIAS DELLE MOSCHE (QUI VISTO DAL PUNTO IN CUI VA ABBANDONATO PER INIZIARE A TRAVERSARE)

LA ROCCA SOTTANA DI SAN GIOVANNI DAL GIAS DELLE MOSCHE

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso. Oltre Valdieri, si lascia a sinistra la diramazione per Entracque e si continua dritti, raggiungendo la piccola borgata di Sant’Anna di Valdieri. Proseguendo lungo il fondovalle, si superano ancora i Tetti Gaina ed i Tetti Niot, e si raggiungono le Terme di Valdieri ( 1368 m , 52 km da Mondovì). 

Superato il ponte sul Gesso, si trascura il grande parcheggio sulla sinistra e si prosegue per la stradina asfaltata che contorna a sinistra lo stabilimento termale: si parcheggia presso il bivio per il Pian della Casa, in alcuni parcheggi a ridosso del muro di cinta del Grand Hotel, o in alternativa poco più avanti, subito prima del ponte sul Gesso della Valletta.

 

ITINERARIO

Si continua lungo la stradina asfaltata che, oltre alcuni posti di ristoro ed il Centro Informazioni del Parco Alpi Marittime, lascia ancora a sinistra l’ingresso del Giardino Botanico “Valderia” e raggiunge, con un tornante, i grandi parcheggi a pagamento all’inizio del Vallone del Valasco (numerosi cartelli, divieto di transito). Si segue per breve tratto la rotabile sterrata ex-militare che si inoltra nel vallone: superata una zona di sbancamenti si giunge ad un tornante che fa prendere quota alla strada sulle pendici del Monte Matto. Si abbandona a questo punto la carrareccia e si segue la vecchia mulattiera (paline), che si mantiene di fianco al Rio del Valasco in moderata salita. Sfiorando più volte la rotabile ex militare, la mulattiera (di recente sistemata a dovere) continua a salire di fianco al rio, tagliando diversi corsi d’acqua secondari: alla base del Vallone Cabrera, discendente dal Monte Matto, una lapide ricorda un mortale incidente datato 1921. Sull’opposto versante del vallone appare evidente lo sbocco inferiore della breve Valcuberta, selvaggio vallonetto laterale che si insinua fra le rocche Sottana e Soprana di San Giovanni e che dovremo risalire. Tornati definitivamente sulla carrareccia ex-militare, si effettua un ultimo tornante che permette di affacciarsi sul grande Piano del Valasco ( 1763 m , h 1,00 dalle Terme di Valdieri), ripiano erboso dominato da imponenti vette rocciose: Testa del Claus, Testa del Malinvern, Cime di Valrossa, Rocca della Paur, Rocca di Valmiana, Monte Matto.

Ammirate le belle cascate che il torrente forma precipitando dall'orlo del ripiano, si lascia a destra la mulattiera diretta al lontano Colle di Valmiana (vedi anche itinerario Traversata del Matto); poco dopo si abbandona la carrareccia, che raggiunge in breve il bel Rifugio Valasco, per superare su un ponticello a sinistra il rio (ambiente caratteristico e bellissimo) e raggiungere un poco lontano prefabbricato metallico privato.

Qui inizia un’ampia mulattiera erbosa che, in un bel lariceto, si dirige verso il Lago di Valcuca: dopo poche decine di metri, però, si abbandona anche questa per seguire, a sinistra, un ramo di mulattiera che risale brevemente alla soglia glaciale del ripiano ed inizia poi a scendere con pendenze moderate e qualche tornante nuovamente verso il fondovalle. In ambiente boschivo molto bello la mulattiera, che in questo primo tratto risulta ancora in discrete condizioni nonostante il lungo abbandono, perde quota lungo la destra idrografica del vallone: lasciati a sinistra i ruderi di una vecchia costruzione, la mulattiera appare sempre più rovinata ed invasa da cespugli e vegetazione varia, con frequenti frane che ne hanno in parte sconvolto la sede. Nonostante ciò il tracciato risulta sempre piuttosto evidente, e ben individuabile al di là dei brevi tratti rovinati, grazie anche ai numerosi muretti a secco che la delimitano. All’altezza di un tornante verso sinistra, presso un grande masso con ometto, è conveniente abbandonare temporaneamente il tracciato, che perde ancora diverse decine di metri di quota, e tagliare orizzontalmente per ripidi pendii erbosi e pietraie in direzione dell’evidente conoide erboso del canalone che adduce all’appartata Valcuberta. In ogni caso, anche seguendo interamente il tracciato della vecchia mulattiera, si raggiunge il conoide, che si risale poi con numerosi ripidi tornanti.

N.B.: la base del conoide si potrebbe in teoria raggiungere più velocemente dalla mulattiera che sale al Piano del Valasco, poco oltre lo sbocco del Vallone Cabrera (lapide): in mancanza di un ponte, però, il guado dell’impetuoso Rio del Valasco è sempre rischioso ed assai problematico e, spesso, addirittura impossibile.

Man mano che si sale il tracciato risulta sempre più incerto e compromesso, invaso da vegetazione e con numerosi tratti franati. Con un po’ di attenzione comunque si riesce a rimanere sull’antico tracciato, sempre ripido e faticoso, che va ad insinuarsi in un canalone racchiuso fra i dirupi della Rocca Soprana di San Giovanni ed un secondario sperone roccioso su cui vegetano radi larici. Raggiunto il punto in cui il canalone si rinserra fra cupi scoscendimenti, si risale per breve tratto un costoncino erboso al centro dello stesso, poi si traversa a sinistra appoggiandosi ai ripidi pendii erbosi della destra orografica del canale, al sicuro dalle frequenti scariche di sassi del versante opposto (che si fanno quasi sempre sentire!). Continuando a salire per il ripido e faticoso pendio, seguendo le labili tracce della vecchia mulattiera, si guadagna quota nel ripido canalone: più in alto, quando il canale si restringe verso l’uscita, il tracciato della mulattiera ritorna evidente, con i fitti tornanti sostenuti dai bei muretti a secco. Con le ultime svolte si raggiunge il colletto al sommo del canale (h 1,00 dal Piano del Valasco), da dove ci si affaccia su un nuovo profondissimo ed inquietante canalone, che costituisce il primo tratto (impercorribile) della Valcuberta.

Seguendo una labile traccia (ciò che resta della vecchia mulattiera) si tagliano pressoché in piano i ripidissimi pendii a picco sul canalone (attenzione, esposto!): in un paio di punti, dove l’esile traccia è franata, occorre molta attenzione e sicurezza di piede a causa della forte esposizione e della precarietà del terreno (terra e ripida erba, I° grado). Oltre questo breve tratto si raggiunge la testata dell’ampio canalone principale, qui erboso, che si risale fra radi larici per un tratto sulla destra (sinistra orografica). Con un comodo traverso a sinistra in lieve salita si raggiunge infine un ripiano erboso con grossi massi, dove si trovano i ruderi (antichi muretti a secco) della vecchia imposta di caccia della Valcuberta (1954 m, h 0,15 dal colletto al sommo del canalone).

Si prosegue ora sul fondo della piccola Valcuberta, che da questo punto diminuisce notevolmente la pendenza ed assume le caratteristiche di un piccola valletta sospesa: rimontando la pietraia di grossi blocchi che ne costituisce il fondo, si supera una prima breve strozzatura, giungendo nella parte mediana della valletta. Abbandonato il fondovalle, si rimonta senza percorso obbligato (tracce di camosci) un ripido pendio erboso sulla sinistra che conduce, in breve tempo, sul filo della cresta Nord-Ovest della Rocca Sottana. Con belle vedute, alle nostre spalle, sulla zona Valscura – Valrossa fino al Monte Matto, nonché a volo d’uccello sui sottostanti fabbricati delle Terme di Valdieri, si rimonta con facilità la dorsale fra radi larici, erba e roccette, evitando eventualmente qualche breve tratto roccioso sul lato della Valcuberta. Si giunge così alla base del testone sommitale: tagliando in salita per ripidi pendii erbosi sul lato Valcuberta si evita un breve risalto, quindi si prosegue risalendo una piccola pietraia. Aggirato un nuovo breve saltino, si rimonta l’ultimo corto ma ripido pendio erboso che consente di raggiungere la sommità della Rocca Sottana di San Giovanni (2325 m, h 1,00 dall’imposta di caccia della Valcuberta). Sulla breve cresta sommitale sorgono un grande caratteristico ripetitore (ben visibile dalle Terme di Valdieri) ed un paletto nel punto più elevato. Bellissimo panorama sul massiccio del Monte Matto, sulla testata del Vallone del Valasco (Valscura, Valrossa, Valmiana), sul complesso delle Terme di Valdieri e su tutto lo svolgimento del Vallone del Gesso della Valletta fino a Sant’Anna, sull’imponente Rocca Soprana di San Giovanni (proprio di fronte, sull’altro versante della Valcuberta), sul Pian della Casa e sulla Serra dell’Argentéra.

Dalla cima si scende ora per ripidi prati in direzione Sud-Ovest, verso il colletto che separa la Rocca Sottana dalla Rocca Soprana di San Giovanni: con percorso inizialmente comodo, ci si cala lungo la dorsale erbosa che scoscende, a sinistra, con ripidi canaloni verso il Vallone della Casa. Poco più in basso la ripidezza aumenta, fino ad imboccare una ripida cengia erbosa che scende in diagonale da destra a sinistra, esposta al di sopra di un salto sulla Valcuberta. Facendo attenzione alle scivolate, si scende con cautela fino al termine della cengia, da dove si domina il sottostante colletto erboso: per raggiungerlo, però, occorre ancora scendere lungo un diedro-camino erboso di una decina di metri, non facile in discesa (II° esposto). In alternativa, è possibile scendere per breve tratto lungo le cornici rocciose leggermente a sinistra (faccia a valle), più verticali ma anche più appigliate, per raggiungere poi la base del diedrino lungo una cengetta erbosa diagonale. In un caso o nell’altro, si raggiunge l’ampio colletto erboso (2269 m, h 0,15 dalla cima) posto alla testata della Valcuberta.

Da qui è possibile scendere, con assoluta facilità, nel canale di Nord-Ovest, ritornando in Valcuberta e, per macereti, ritrovare il percorso seguito all’andata poco sopra l’imposta di caccia, ritornando al Piano del Valasco. Questo itinerario, dal mio punto di vista, è in assoluto il più consigliabile.

In alternativa, è possibile scendere sull’altro versante (Sud-Est) fino al Gias delle Mosche: questo itinerario, che consente un giro ad anello di più ampio respiro, è però vivamente sconsigliato a causa del terreno assai precario e della totale assenza di qualsiasi traccia. Visto che io ho optato per questa soluzione, ne riporto fedelmente la descrizione, ricordando però ancora una volta che, a posteriori, mi sento di SCONSIGLIARNE vivamente la percorrenza.

Dal colletto si inizia quindi a scendere per l’amplissimo canalone orientato a Sud-Est: sin da subito il terreno si presenta nel suo aspetto peggiore, con pendii di erba ripidissimi alternati a lingue di detriti fini ed instabili che non consentono un’agevole discesa. In due punti al centro del canalone si incontrano dei brevi salti, che vanno aggirati preferibilmente sulla sinistra. Molto, ma molto più in basso (h 0,50 dal colletto), il canalone confluisce in altri solchi che scendono da destra: si forma così un piccolo rio, che effettua subito una decisa curva a sinistra, infilandosi in una stretta forra che precipita poi con alti salti impercorribili fin sul fondo del Vallone della Casa.

Si abbandona allora il solco percorso dal rio per traversare orizzontalmente verso destra, su ripidissimi pendii erbosi e radi alberi (inizialmente vaga traccia di animali, che subito scompare): si continua a traversare pressoché in quota, scegliendo il passaggio migliore fra erba, arbusti e alberi abbattuti. Si trascurano un paio di canalini che, si intuisce, poco più sotto sono interrotti da salti, continuando a traversare: con qualche saliscendi si giunge in un piccolo impluvio molto ripido e ingombro di detriti mobili, oltre il quale paretine rocciose impediscono di proseguire a traversare in quota. Si discende allora con estrema attenzione il detritico canalone per una cinquantina di metri, aiutandosi anche con i rari alberelli della sua sponda sinistra, finchè non appare evidente che, una decina di metri più in basso, anche questo canale risulta interrotto da salti verticali. Si attraversa allora il canalino, con molta attenzione a causa del terreno precario e del salto sottostante, e si taglia il successivo sperone per erba e radi larici (anche qui c’è la parvenza di una traccia di animali). Dall’altra parte dello sperone si attraversa una zona di alberi abbattuti, dove il muoversi risulta alquanto difficoltoso: passando un po’ sopra, un po’ sotto i tronchi, ci si cala in diagonale per un ripido pendio erboso raggiungendo il letto petroso di un piccolo rio. Si scende lungo il rio, per massi, detriti e roccette. Superati in discesa un paio di bassi risalti (facili, ma attenzione alle rocce viscide!), appena possibile ci si sposta a destra, su un costone boscoso, lungo il quale si scende un po’ più agevolmente. In basso, sul fondovalle, il ponticello in legno del Gias delle Mosche fornisce la direttrice della discesa. Usciti dal bosco, si continua a scendere direttamente, dapprima per ripido pendio di erba e sassi, poi per un’interminabile distesa intricata di rododendri e mirtilli fino ad uscire sul piccolo ripiano pascolivo da dove, in pochi passi, si raggiunge il ponte sul Gesso della Valletta presso il Gias delle Mosche (1591 m, h 0,50 da dove si abbandona il canalone principale).

A questo punto, raggiunta la vicina stradina asfaltata del Vallone della Casa, non rimane che scendere lungo di essa (o, se si è fortunati, farsi dare un passaggio) fino alle Terme di Valdieri (h 0,40 dal Gias delle Mosche, eventuale scorciatoia nell’ultimo breve tratto).

 

 

TEMPO TOTALE

h 6,00 circa

DISLIVELLO

1100 m circa

DIFFICOLTA’

EE allenati (F se si scende al Gias delle Mosche)

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 agosto 2017

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Itinerario selvaggio, alla scoperta di una cima minore e quasi mai frequentata, ma che regala un colpo d’occhio di prim’ordine sulle principali vette della Valle Gesso. Consigliata la salita dal Piano del Valasco, del tutto sconsigliabile invece la discesa al Gias delle Mosche per via del terreno selvaggio, precario e di difficile interpretazione, oltre che pericoloso per gli incombenti salti sottostanti. Ad inizio stagione possono essere necessari ramponi e piccozza nella risalita del canale che immette in Valcuberta. Consigliato ad escursionisti esperti che amano i percorsi selvaggi e che si trovano a loro agio su itinerari in gran parte privi di tracce.