Dal Pian della Regina si segue
l'evidente carrareccia che prosegue pressochè rettilinea sul fianco
sinistro idrografico del vallone, in un lussureggiante bosco di larici.
Raggiunta la base di una imponente bastionata che sbarra il vallone,
incisa da una pittoresca cascata (opere di captazione idrica), la
carrareccia si inerpica verso destra con alcuni tornanti, per poi
tagliare nuovamente a sinistra e raggiungere il successivo ripiano sul
fondo del vallone, prativo ed attraversato dal placido rio; sullo sfondo
iniziano ad apparire le rocciose cime alla testata del vallone. Con
leggera ma costante salita, si guadagna in breve un secondo ripiano
prativo, sede del modesto Lausarèl
(
1920 m
, h 1,10), piccolo laghetto
paludoso sovente ridotto ad una pozza fangosa a fine stagione. Con ampio
semicerchio pianeggiante fra i vasti prati ed isolati monumentali larici
secolari, la carrareccia si porta verso sinistra, nell'ampia
conca terminale del Vallone Inferiore del Piz, fino
alla piccola costruzione del Gias del Piz (
2042 m
, h 0,20 dal Lausarèl), alla
confluenza del Vallone Superiore del Piz con
la Comba
di Schiantalà. Al tornante successivo, si abbandona la carrareccia
ex-militare (diretta al Passo Sottano delle Scolettàs, vedi anche
itinerari Monte
Ténibres e Costabella
del Piz) per seguire a sinistra un sentierino (palina) che
taglia a mezzacosta una valletta erbosa. Superati un paio di rii, il
sentiero, ben segnalato da evidenti bolli rossi, risale una costa fra
rocce montonate e radi larici e, con alcune ripide svolte, giunge sul
panoramico poggio dove sorge il Rifugio
Zanotti (
2144 m
, h 0,20 dal Gias del Piz).
Dal
rifugio si segue il sentiero, segnalato con bolli gialli e bianco-rossi,
che sale verso sud in
un solco tra le rocce, lascia quasi subito a destra lo stacco
del “Sentiero dei Cengesi”
(bolli gialli) e giunge in breve sul pittoresco pianoro erboso della Bassa
di Schiantalà. Rimontando l’ampia conca prativa di
fianco al torrentello si arriva ad un bivio ai piedi di una
bastionata di rocce lisce, solcate da una cascata (
2280 m
circa): si abbandona a sinistra il tracciato principale (“Via
Alpina”) diretto al Passo
di Rostàgno, per prendere la
diramazione di destra, che sale di fianco alla bastionata di
rocce lisce (segnavia blu). Il sentiero s’innalza con ampi tornanti verso
la selvaggia Comba di Schiantalà, compresa tra le punte
omonime e il Becco Alto d’Ischiatòr. Lasciando in basso a sinistra il
piccolo Laghetto di Làris,
si giunge su un dosso all’ingresso
della selvaggia conca detritica (
2500 m
circa). Si trascurano i segnavia rossi che salgono a destra verso
l’Altipiano della Rocca Rossa e quelli che scendono a sinistra verso
il Passo di Làris e si
prosegue lungo il sentiero pianeggiante che, fiancheggiata una piccola
pozza, si inoltra nella selvaggia Comba
di Schiantalà.
Risalito
un fronte morenico, si
percorre la comba alti sulla sua sinistra idrografica, alla
base degli spuntoni rocciosi delle Punte
di Schiantalà. Raggiunto un bivio, si scende verso sinistra,
lungo una traccia sempre segnalata in blu (ind. per “Lago Gelato”),
quindi si
prosegue a
scendere per la sconvolta morena fin sul
fondo della comba (possibile neve dura), dove
giace un
piccolo laghetto quasi sempre ghiacciato (Laghetto
di Schiantalà) e dove, sotto uno spesso strato di detriti, si
annida un piccolo “rock-glacier”.
Si
rimonta l’opposto versante, mirando all’evidente
canale che incide l’estremità destra del fianco nordovest
del Becco Alto d’Ischiatòr: il terreno si fa sempre più ripido e
faticoso, e l’estrema friabilità del pendio costringe ad una grande
attenzione. Superato, nella parte mediana dal canalone, un tratto di
terriccio estremamente delicato (F),
si prosegue su terreno un po’ meno cedevole, incontrando un primo
canalino sulla destra da non considerare. Rimanendo addossati alle rocce
sulla sinistra orografica del canale principale, si prosegue a salire
(in questo tratto si incontrano vaghe tracce) fino ad una nuova
diramazione: si rimonta a questo punto un facile canalino verso destra
che, per roccette e friabili sfasciumi (F),
consente di raggiungere la cresta di confine poco più a monte del punto
di massima depressione costituito dal Passo
di Tres Puncias (
2845 m
, h 2,30
dal Rifugio Zanotti), da dove si apre la magnifica vista sulla
sottostante conca del vastissimo Lac
de Rabuons, tributaria della Val de
la Tinée
, dominata dalla Cima
del Corborànt (a sinistra) e dal Monte Ténibres (a destra).
Dal
passo si seguono gli ometti di pietre che dapprima guidano, grosso modo,
lungo la linea spartiacque in lieve discesa fin nei pressi del punto di
massima depressione (
2826 m
): di qui si scende con decisione il ripido pendio di erba e sassi
tendendo decisamente a destra, in direzione dei ben
visibili Lac Cimòn e Lac Chaffòur,
situati su un ripiano all’inizio della breve valletta che sale al
Passo di Rabuons. Senza preoccuparsi di seguire troppo fedelmente gli
ometti, si continua il traverso in
direzione delle pietraie che fasciano la base delle Cime
della Montagnetta: perdendo meno quota possibile, si prosegue con
diversi saliscendi per una specie di balconata
detritica, quindi si continua a
mezzacosta per ripide pietraie in
direzione dell’ampio Passo di Rabuons, ben visibile già da lontano.
Con vedute
che via via si allargano sulla testata della
Conca di Rabuons e sulle cime che le fanno corona, si giunge in
vista del sottostante Lac de
la Montagnètte (
2759 m
), incastonato in una piccola conca detritica ormai poco sotto il passo:
quando si è proprio in corrispondenza del lago, si discende un ripido
ma breve pendio detritico (tracce) fin sul dosso di erba e rocce
montonate di poco soprastante lo specchio d’acqua. Qui
si incontrano gli evidenti ometti provenienti dal Refuge
de Rabuons: superato un breve costone detritico, inizia
una evidente traccia che taglia con
ampio semicerchio in salita la testata del vallonetto e
raggiunge, con alcune svolte fra minuti detriti, il vasto tavolato
erboso su cui si apre la doppia insellatura del Passo di Rabuons (
2872 m
, h 1,30
dal Passo di Tres Puncias, paline
sulla sella sud-ovest). Sul valico, che si apre fra il Monte
Ténibres (
3031 m
, a sinistra) e
la Rocca
Rossa
(
2995 m
, a destra), si incontrano i segnavia rossi dell’”Anello
Zanotti”, un lungo itinerario, interamente segnato e segnalato da
Gianfranco Caforio (occasionale gestore del Rifugio Zanotti), che
consente di toccare in un unico concatenamento le vette della Rocca
Rossa e del Monte Ténibres, con difficoltà alpinistiche inferiori al
II° grado. Splendido panorama sulla Conca
di Rabuons e, dalla parte opposto, sulle alte
vette che rinserrano il selvaggio Vallone Superiore del Piz.
Dalla
palina che indica il passo ci si cala con estrema attenzione nello
stretto e ripidissimo canale che scivola verso il Vallone
Superiore del Piz: all’inizio si deve disarrampicare per pochi metri
su friabilissime roccette (II°)
quindi, aggirato
uno speroncino verso destra, si tocca il fondo vero e proprio
del canale. Questo è costituito da terriccio e sfasciumi friabilissimi,
e va disceso con estrema attenzione e velocità (F,
attenzione alle scariche, casco obbligatorio!). Dopo i primi
50 metri
la pendenza diminuisce, e la discesa si fa più agevole e meno
pericolosa: si raggiunge così l’immensa
morena che costituisce il fondo del selvaggio Vallone
Superiore del Piz (h
0,25 dal passo).
ATTENZIONE:
in caso di neve nel canale, risulta preferibile scendere dal canalino
a cui fa capo l’altra selletta, quella a nord-est (lato Rocca Rossa).
La pendenza è un po’ più accentuata, ma essendo il canale
leggermente più ampio diminuiscono i pericoli derivanti dalle scariche
di pietre (ovviamente, in questo caso diventano indispensabili, oltre al
casco, anche ramponi e piccozza).
Si attraversa, con saliscendi a
questo punto piuttosto faticosi, tutto
il fondo del vallone, cercando contemporaneamente di
dirigersi verso il suo sbocco inferiore: la mulattiera che sale verso il
Passo
del Ténibres è avvistabile, piuttosto alta sulla sinistra
idrografica del vallone, ai piedi delle verticali pareti della Rocca
Brossè. Intercettata la comoda mulattiera (preferibilmente più a
valle), la si segue in moderata discesa fino alla conca rocciosa ai
piedi della Punta Zanotti dove, poco sotto una vecchia casermetta, giace
il piccolo e pittoresco Lago
Mongióie (
2470 m
, h 0,45
dalla base del canale).
Di qui, volendo tornare
direttamente al Pian della Regina, si prosegue lungo la mulattiera
(segnavia rossi) che discende con numerosi tornanti un pendio di erba e
radi larici fino ad intercettare la carrareccia ex-militare del Vallone
del Piz poco sopra il Gias del Piz (h
0,45 dal lago).
Se invece si vuole ripassare al
Rifugio Zanotti, è consigliabile seguire il “Sentiero
dei Cengesi”: si
costeggia la sponda a valle del lago e si rimonta un dosso
sormontato da un grosso masso, su cui si rinviene il primo di una lunga
serie di segnavia gialli. Questi guidano dapprima lungo un
ondulato altipiano detritico, quindi in ripida discesa su un
pendio erboso a destra fino ad una
vecchia costruzione militare diruta. Si prosegue a scendere,
traversando contemporaneamente verso destra, raggiungendo l’inizio
delle placconate di rocce montonate delle Rocce
Mongióie: con tortuoso percorso, sempre ben segnalato
dai bolli gialli, si scende lungo la bastionata incisa da numerosi
rivoli e, attraversata una valletta erbosa, si ritorna al poggio dove
sorge il rifugio (h
1,00 dal lago). Di qui, per il comodo sentierino, velocemente
al Gias del Piz (h
0,10 dal rifugio).
A questo punto, non rimane che seguire a ritroso la comoda ma un po’
monotona carrareccia ex-militare fino al Pian della Regina (h
1,10 dal gias del Piz).