Lasciata
in alto a destra la
chiesetta, si segue una stretta viuzza pianeggiante (segnavia
__)
che attraversa il paesino, tra antichissime case parzialmente
ristrutturate. Oltre la borgata, una
palina indica un bivio: trascurata la diramazione di sinistra
(ind. "Passo Lagarè" e “Upega”), si prosegue sulla
mulattiera principale, che in falsopiano doppia un costone nel bosco e
si porta a valicare su un ponticello un rio che scende, poco più a
monte, con una
impetuosa cascata. Lungo una bella mulattiera selciata si
entra nel castagneto, guadagnando quota con comodi tornanti mai troppo
ripidi: superando una serie di balze erbose si guadagna quota, in
ambiente che reca ancora le tracce di un antico sfruttamento da parte
dell’uomo (mucchi di pietre, muretti a secco). Superata una fonte
(spesso asciutta) si prosegue nel bosco con pendenza non eccessiva e,
attraverso vecchi frutteti inselvatichiti (belle vedute, sull’opposto
versante del vallone, sulle
dirupate pendici della Cresta del Ferà), si giunge al Pian Ciucchèa (1656 m, h 1,00
da Carnino Superiore, paline).
Trascurato
lo stacco, verso destra, della traccia segnalata diretta al Passo delle
Mastrelle ed al Colle del Pas (vedi anche itinerario Traversata
Saline – Pian Ballaur), si prosegue sul
largo sentiero sconnesso che taglia il pendio altissimo
rispetto al fondovalle, in direzione dell’evidente strozzatura del
vallone chiamata Gola della Chiusetta. Con diversi tornanti (attenzione
all’esposizione del ripidissimo pendio) si guadagna quota alla base di
paretine rocciose quindi, doppiato un costone presso un pulpito
panoramico, si
entra nella parte superiore della gola, a monte dei
vertiginosi risalti inferiori in cui, nella tarda primavera, rumoreggia
il torrente (nel periodo estivo solitamente asciutto). Con pittoresco
percorso nella caratteristica gola rocciosa si guadagna il colletto a
monte (grossi massi), che immette su un
inaspettato e vastissimo ripiano erboso (Piano
della Chiusetta, 1815 m, h
0,30 da Pian Ciucchéa), paradiso per il pascolo.
Attraversato
tutto il ripiano sulla destra idrografica, presso un modesto rio si
riprende a salire per rimontare una nuova strozzatura del vallone:
traversando in decisa salita alla base di verticali paretine rocciose si
guadagna un nuovo colletto da dove, per arrotondati dossi erbosi, si
giunge ad un nuovo ripiano pascolivo dove sorgono i fabbricati delle Celle
(o Selle) di Carnino (1909 m, h
0,35 dal Piano della
Chiusetta, paline):
da qui il Vallone di Carnino prende la denominazione di Vallone dei Maestri. Un po’ discosta dal tracciato, verso
sinistra, sorge l’antichissima chiesetta
di Sant’Erim (ufficialmente dedicata a Sant’Elmo, anche se in
dialetto brigasco “Erim” significherebbe “Erasmo”): secondo la
tradizione popolare, il toponimo "Vallone dei Maestri"
deriverebbe proprio dalla frequentazione estiva della zona da parte di
sacerdoti-maestri a cui era affidata, oltre alla celebrazione della
Messa domenicale, l'istruzione dei figli dei pastori che vi
soggiornavano in alpeggio.
Proseguendo
su un sentierino ora più stretto, ma sempre segnalato ed ottimamente
marcato, si rimonta il vallone sulla
sponda sinistra idrografica, rimanendo alti rispetto al fondo
pascolivo, costituito da una serie di piccole conche pianeggianti fra
arrotondati dossi rocciosi chiamate Vastéra
delle Strìe. Più avanti si lascia a destra lo stacco
della traccia di collegamento con la Capanna
Saracco-Volante e il Colle del Pas (palina),
quindi si sale per un tratto a destra più decisamente, si doppia uno
speroncino roccioso e, con un ultimo traversone in falsopiano, si
raggiunge il
vecchio edificio prefabbricato giallo del dismesso rifugio
(ancora utilizzato come ricovero invernale). Con
pochi passi per un sentierino pianeggiante si giunge al
grande e nuovo edificio del Rifugio
Don Barbera (2079 m, h
0,40 dalle Celle di Carnino, numerose
paline). Bellissima veduta sui grandi
pascoli alla testata del vallone, che salgono dolcemente alla
larga insellatura del Colle dei Signori. Sul colle transita la rotabile
d’altura Limone-Monesi, percorsa da numerosi fuoristrada e ciclisti
che fanno tappa al rifugio.
Ritorno per la stessa via in h
2,15.