Si segue
la carrareccia (rari segnavia =▲)
che taglia
in piano o con lievi saliscendi il ripido versante boscoso che
precipita sul fondovalle Varatella. Lasciata a sinistra una
diramazione sterrata in salita (che raggiunge con lungo percorso la Fonte
del Cornà e Cà du Fò, palina), si scende brevemente all’ampio
colletto boscoso (788 m, h
0,20 dalla partenza) ai piedi della breve cuspide sommitale
della Rocca Berleurio (841 m,
raggiungibile in pochi minuti prima lungo una diramazione sterrata e poi
per una traccia tra gli arbusti). Mentre dalla carrareccia la cima appare
una poco rilevata asperità, sul
versante opposto precipitano orride pareti rocciose solcate da creste e
canali, assai caratteristiche.
Con un
lungo traversone in
lieve discesa sul ripido pendio (purtroppo tracce di discariche
abusive) si va a superare un primo incassato rio su un ponte e, oltre un
tratto alla base di verticali paretine, un secondo corso d’acqua.
Proseguendo lungamente per la sterrata, sempre a mezza costa sul pendio
boscoso, si tagliano numerosi aspri vallonetti (opere
di risanamento del versante in un paio di tratti) e si giunge
quindi ad un ampio ripiano su un costone (Cian
Baretti, 816 m, h
0,30 dal colletto di Rocca Berleurio) con ampia area attrezzata
per picnic, dove la carrareccia sterrata termina. Fin qui è possibile
giungere in automobile, grazie alle condizioni del fondo stradale tutto
sommato discrete.
Si
prosegue sempre nella medesima direzione, ora su una dissestata, sassosa
mulattiera (segnavia __). Giunti ad un bivio, si trascura il
ramo che prosegue dritto in piano (evidentemente abbandonato, che va a
morire poco oltre in una zona dirupata) per seguire quello di sinistra,
che sale
per un tratto ripido e gradinato nel bosco, quindi ritorna
pianeggiante proseguendo nel suo lungo traversone
di fianco ad una tubazione dell’acqua che d’ora in poi ci
accompagnerà fino a San Pietro ai Monti (ecco il motivo della
denominazione “Sentiero dei Tubi” data all’itinerario). Intanto,
alle nostre spalle, si apre la vista sulle Alpi Liguri, che appaiono
gradualmente oltre la dorsale della Rocca Barbena. Giunti ad un nuovo,
poco evidente bivio,
si trascura la traccia che sale a sinistra (segnavia SL
del “Sentiero Liguria”, che
sale direttamente a Cà du Fò, vedi anche itinerario Traversata
del Monte Ravinet in senso inverso) per proseguire pressoché
in piano a destra. Guadato un piccolo rio, si risale un breve tratto
ripido, al termine del quale si incontra un
nuovo bivio con paline per Cà du Fò. Trascurata la
deviazione, si riprende a tagliare
alti sopra il fondovalle un ripido impluvio boscoso (è il Vallone
Servaira in cui, più in basso, si apre la Grotta
della Giara). Con
trascurabili saliscendi il sentiero, sempre fiancheggiato dalla
tubazione, traversa tutto il versante occidentale del Monte Ravinet
e giunge infine alla sella alberata subito a Nord-Est del cocuzzolo del Monte
Varatella (853 m, h
1,00 da Cian Baretti, collettore in cemento).
Seguendo il sentiero
verso destra, si rimonta il ripido ma breve pendio prima
boscoso,
poi di
erba e roccette con radi alberi raggiungendo così il
cocuzzolo sommitale del Monte Varatella (891 m, h
0,10 dal colletto, h 2,00
dal Giogo di Toirano). Magnifico panorama verso la testata della Val
Varatella e sulle lontane Alpi
Liguri. Poco sotto, presso alcuni alberi, sorge l'antichissima
chiesa di San Pietro ai Monti, dalla semplice ma
caratteristica architettura, risalente probabilmente agli albori del
Cristianesimo e meta, ogni cinque anni il 1° maggio, di pellegrinaggio a
partire da Toirano e Boissano: trovandola
aperta, è altamente consigliabile la visita dell’interno,
che conserva alcuni
piccoli affreschi assai interessanti. Verso Sud
degradano una
serie di magnifici prati verdissimi, affacciati sul
mare e sui paesi della costa (croce metallica a sinistra, in
vista di Toirano e Borghetto Santo Spirito e,
oltre la dorsale Monte Croce-Monte Acuto, dell’Isola
Gallinara).
Ritorno per la stessa
via in h 1,45.