Si
prosegue lungo la comoda strada asfaltata che, con piacevole percorso nel
bosco, giunge alla frazione Orèsine
(302 m, h
0,15 circa da dove si lascia l’auto).
All’inizio
del paese si prende a destra la stradina asfaltata che sale verso i
lavatoi (segnavia ⇨
e
○):
lasciate a destra le antiche case, si prosegue lungo la stradina, che
diventa sterrata e si inoltra nell’ampio vallone del Rio Orèsine. In
moderata salita, sulla destra idrografica del rio, si trascurano diverse
diramazioni a sinistra e si giunge ad un
antico ponte in pietra gettato sulle acque del ruscello:
superatolo, si abbandona la carrareccia per seguire la mulattiera
segnalata (sempre con ⇨
e
○) che sale a
sinistra lungo il piccolo rio. Con percorso piacevole la mulattiera, di
cui a tratti si nota ancora la lastricatura di pietre “a coltello”,
risale il corso del Rio Orèsine, in ambiente boscoso fresco e pittoresco,
fra muschi, rocce, cascatelle
e piccoli
laghetti. Più in alto si supera a guado il corso d’acqua,
ritornando definitivamente sulla destra idrografica del vallone, e si
prende a salire con più decisione nella fitta boscaglia: diversi cartelli
indicano fra gli alberi alcune vecchie costruzioni, un tempo utilizzate
dagli abitanti di Orèsine per svariati scopi (vasche di raccolta acque,
stalle, ecc..). Lasciato definitivamente il rio a destra, si prende a
salire con più decisione nel fitto bosco: la sede della mulattiera, fin
qui quasi impeccabile, comincia a presentare segni di abbandono, con
piccoli smottamenti che ne hanno a tratti compromesso la massicciata.
Sempre tenendo d’occhio l’ottimo segnavia ○, si
continua a salire con decisi tornanti: superata una panchina di legno su
un poggio panoramico, si giunge ad intersecare una carrareccia inerbita
(600 m circa, h
1,00 da Orèsine).
Trascurata
la carrareccia (seguendola verso destra si raggiungerebbe, con lungo
percorso, Veràvo), si prosegue dritti lungo la mulattiera (sempre
segnavia ○)
che continua a salire per il boscoso vallone. Poco più in alto si giunge
in una
zona di bosco rado, dove la traccia a tratti scompare: gli
ottimi segnavia aiutano a non perdere di vista il percorso. Piegando
leggermente a destra, si sfiora un grosso masso (segnavia), quindi si
prosegue nella rada faggeta e, con un’ultima diagonale verso sinistra,
si raggiunge l’ampissima sella boscosa della Colla
di Peragallo (897 m, h
0,40 dall’incrocio con la carrareccia, ometto
di sassi), aperta tra il Monte Lapèu (1002 m, a sinistra) ed
il Monte delle Gettine (a destra). Un tempo questo colle era assai
frequentato per i collegamenti fra le borgate di Castelbianco e quelle di
Nasino, più brevi rispetto ai lunghi percorsi del fondovalle Pennavàira.
L’intricata giovane faggeta non permette purtroppo di godere di alcun
panorama.
Trascurato
il segnavia ○, che
prosegue a sinistra verso la sommità del Monte Lapèu (raggiungibile in
circa h 0,30), si segue a destra una
traccia piuttosto marcata che percorre la linea del valico, quindi
traversa leggermente sul versante di Nasino (sinistra). Dopo aver
guadagnato alcuni metri di quota, la traccia si perde nel bosco: a questo
punto si sale decisamente a destra, senza sentiero, e si raggiunge
nuovamente lo spartiacque boscoso. Seguendo alla meglio il filo del
costone, si giunge sulla sommità di un primo dosso: scesi leggermente ad
una insellatura, si attacca il ripido pendio successivo, di erba e radi
alberi. Giunti all’altezza di alcune placchette rocciose affioranti, si
incontra anche una labile ma visibile traccia: risalito un gradino
roccioso di circa un metro per una spaccatura, si
continua a salire nei pressi del filo fra erba e rocce, sempre
in gran parte immersi nel bosco. Si giunge così alla base di un’alta e
ripida placconata rocciosa, incisa da fasce erbose, che impedisce di
proseguire direttamente. Sempre seguendo le tracce di passaggio, si
traversa decisamente a sinistra nel bosco, costeggiando la base della
placconata, fino in corrispondenza di un evidente ripido canale che si
incunea fra le rocce: si
risale al meglio il canale, dal fastidioso fondo costituito da
uno spesso strato di scivolose foglie secche, fino a quando è possibile
uscirne a sinistra, per terreno più comodo. Con ampio semicerchio, si
taglia la testa del canale appena risalito e si prosegue poi a salire per
un ripido pendio erboso fra gli alberi, con percorso piuttosto evidente,
fino ad un poggio da cui si apre, finalmente, il panorama verso i monti Galero
e Armetta.
Rimontando il
pendio a destra, nuovamente fra fitta vegetazione, si giunge
all’attacco di una breve cengia erbosa che, da sinistra verso destra,
consente di riguadagnare il costone principale, a monte del salto roccioso
costituito dalla placconata precedentemente aggirata. Si
risale il costone, fra roccette e rada vegetazione, con vedute
che via via si ampliano sulla testata
della Val Pennavaira, sul Galero,
sui Monti
Castellermo e Nero e sulla
piana di Albenga, con il lungo crinale dei monti Alpe Ovest ed
Est che separano il Pennavaira dal Neva. Un’ultima breve salita
consente di toccare la vera e propria sommità (comunque poco individuata)
del Monte delle Gettine (1183
m, h 1,00
dalla Colla di Peragallo), costituita da alcuni
grossi massi immersi nella boscaglia. La vetta si trova sul
lungo ed articolato crinale divisorio fra le valli Pennavaira e Neva,
subito prima che questo, oltre il Passo Cerisola, si impenni con decisione
verso le nettamente più elevate cime del Pizzo delle Penne, del Pizzo
Castellino e del Monte Galero.
Scesi
pochi metri sul versante opposto si giunge ad una selletta erbosa, dove si
incontrano i segnavia □ e
__ del
“Sentiero delle Terre Alte”.
Seguendo questi segnavia verso destra, si scende subito un
ripido pendio fra radi alberi e caratteristici torrioni rocciosi,
fino ad un’ampia sella erbosa: si prosegue con numerosi saliscendi,
prima in ambiente caratteristico e panoramico fra piccoli
spuntoni rocciosi, poi di nuovo nel fitto bosco sul versante
Pennavàira. Si perde decisamente quota con strette svolte, quindi si
continua a traversare nel bosco, superando numerosi costoni, in ambiente
boschivo ombroso, solitario e selvaggio, fino a giungere nei pressi della
sella che precede l’impennata del Monte Alpe Ovest, dove si incontra un
bivio (900 m circa, h
1,00 dal Monte delle Gettine). Trascurati segnavia □ e
__ che
proseguono a sinistra in salita verso la Sella d’Alpe (vedi anche
itinerario Monte
Alpe Est e Ovest), si prende l’evidente mulattiera non
segnata a destra, che perde quota sul lato Pennavàira con ampi tornanti
intervallati da decisi traversoni verso sinistra.
N.B.:
all’altezza del bivio, c’è un evidente segnavia __ sul tronco di un alberello a destra, che sembra
indicare il sentiero in discesa a destra come il “Sentiero delle Terre
Alte”: in realtà, questo si mantiene sul crinale, coincidente con il
segnavia □ che
prosegue a sinistra in salita. In ogni caso, i dubbi vengono eliminati dal
fatto che, seguendo il sentiero di destra, non si incontrano altri
segnavia dopo quel primo, posizionato in modo un po’ ingannevole. Le
indicazioni a questo bivio dovrebbero essere migliorate, onde evitare di
trarre in inganno gli escursionisti.
Continuando a scendere, si giunge ad un primo
evidente bivio: trascurato il sentiero che prosegue dritto in traverso
pianeggiante, si prende a destra una traccia (inizialmente scavata dalle
acque di ruscellamento) che scende con decisione. Persa altra quota, si
trascura ancora una diramazione a destra che scende in una valletta e si
prosegue lungo un vago crinale boscoso fino ad un ripiano con rocce
affioranti. Continuando a scendere con ripidi tornanti a destra, si giunge
sul fondo del vallone, presso il rio (in questo tratto spesso asciutto).
Superato il ruscello, si continua a scendere sulla destra idrografica,
mentre sull’altro lato del vallone appaiono imponenti pareti rocciose
verticali. Attraversato nuovamente il rio, si sfiora un grande antro alla
base delle altissime pareti, quindi si prosegue la discesa lungo l’ampio
sentiero, non segnalato ma sempre evidente. Si giunge così ad incrociare,
presso una piccola pietraia, un sentiero segnalato con ●▬ : lo si segue per circa 200 metri verso
sinistra, quindi lo si abbandona per prendere un evidente traccia a destra
(ometti di pietra) che scende con alcune ripide svolte nel bosco fino ad
uscire su di un’ampia carrareccia pressoché pianeggiante (460 m circa, h
0,50 dal bivio).
Si segue lungamente l’ampia carrareccia verso
sinistra, che segue le molte sinuosità del versante inciso da piccole
vallette: lasciata a sinistra una diramazione cementata, si prosegue a
destra raggiungendo in poche decine di metri la strada asfaltata nei
pressi del cimitero di Veravo
(h 0,30
da dove si intercetta la carrareccia).
Seguendo verso destra la strada
asfaltata in lieve discesa, si ritorna in breve all’auto (h 0,15 dal cimitero).