CARTINA CONSIGLIATA
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FRATERNALI
scala 1:25.000 – Foglio 19
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CATEGORIA/ZONA
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ESCURSIONISMO - ALPI LIGURI
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SCHEDA
N. 69 |
PUNTO
DI PARTENZA
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a)
Da Ceva (uscita della A6
Torino-Savona) si risale
la Val Tanaro
superando Bagnasco, Priola e Garessio, fino a Cantarana
(
783 m
). Dalla frazione si svolta a sinistra e si risale
la Valletta
di Prale: superato il villaggio di Prale (
999 m
), la strada supera il poco accentuato Passo di Prale e raggiunge
in breve il valico del Colle di Caprauna (
1379 m
,
47 km
da Ceva). Si svalica sull’altro versante e si scende in direzione di
Albenga: si supera il villaggio di Caprauna e, poco prima di
raggiungere Alto con il suo caratteristico castello, si imbocca a
sinistra una diramazione asfaltata che, con alcuni ampi tornanti nel
bosco, sale al santuario della Madonna del Lago
(1015 m, 60 km da Ceva, piccolo bar e aree attrezzate per il
picnic, ampio parcheggio), sulle rive del piccolo laghetto naturale che
caratterizza il luogo.
b)
Da Albenga (uscita della A10
Genova-Ventimiglia) si sale a Martinetto, da dove si svolta a
sinistra e si risale la selvaggia Val Pennavaira. Superato Alto
con il suo caratteristico castello, si imbocca a destra una diramazione
asfaltata che, con alcuni ampi tornanti nel bosco, sale al santuario della
Madonna del Lago
(1015 m, 27 km da Albenga, piccolo bar e aree attrezzate per il
picnic, ampio parcheggio), sulle rive del piccolo laghetto naturale che
caratterizza il luogo.
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ITINERARIO
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Dal
parcheggio si prosegue lungo la
strada asfaltata (segnavia ▲)
che, in costante salita, si inoltra nel bosco, con begli
scorci panoramici sulla bassa Val Pennavaira fino al mare di
Albenga. Lasciata una diramazione cementata a sinistra, si
prosegue dritti su fondo naturale fino ad un panoramico poggio
con croce,
al piede sud-orientale della rocciosa Rocca Asperiosa (1206 m).
Si entra così nel selvaggio impluvio del Rio Croso, un vallonetto
boscoso con notevoli affioramenti calcarei racchiuso fra la Costa
Sella (di cui la Rocca Asperiosa costituisce l’estremità
meridionale) e la selvaggia costiera della Rocca Battaglina (1441
m), irta di pinnacoli e testoni rocciosi. Con
percorso pianeggiante in uno splendido bosco misto di faggi e
conifere la stradina prosegue sulla destra idrografica del vallonetto,
con marcia appena un po’ disturbata da alcuni brevi tratti fangosi.
Presso una catena la
stradina diviene semplice mulattiera, proseguendo nel bosco:
dopo poche decine di metri però si abbandona la mulattiera principale
(1110 m circa) per
seguire a sinistra una traccia che sale ripida in diagonale
nel bosco (freccia rossa su un albero e segnavia ▲).
Poco più sopra si intercetta un ampio e ben tracciato sentiero, che si
segue verso destra in
leggera salita: in questo tratto il percorso, riposante e in
una splendida faggeta, risulta assai piacevole. Tagliate alcune piccole
pietraie, si aggira un costone (punto panoramico raggiungibile in pochi
passi, a
picco sul selvaggio vallone) e, in leggera discesa, si taglia
un ripidissimo pendio, in ambiente dirupato e suggestivo. Al di là di una
nuova pietraia si guada un modesto rio fra alcuni grandi
massi, raggiungendo un piccolo pulpito boscoso (1200 m circa, h
1,00 da Madonna del Lago).
Da qui il
sentiero, ben tracciato nel fitto bosco, inizia una decisa salita a stretti
tornanti lungo un costone boscoso, sfiorando a più riprese piccoli
torrioni rocciosi che costituiscono altrettanti (facoltativi)
punti panoramici da raggiungere con brevi deviazioni dal tracciato
principale. Molto più in alto, in un tratto in cui sul costone i faggi
hanno nuovamente lasciato il posto alle conifere, una freccia rossa non
molto evidente su un albero indica di abbandonare
il comodo tracciato per inerpicarsi a sinistra lungo una
malagevole e poco evidente traccia che rimonta un
panoramico costone erboso, con bellissima vista sulla
piramidale Quota 1523 della Costa Sella. Con percorso infastidito
dall’erba alta e dalla scarsa marcatura della traccia (comunque sempre
segnalata con ▲ e numerosi ometti
di pietre), si
sale faticosamente (e ripidamente) lungo il pendio, su cui si
alternano tratti erbosi ad altri su
piccole pietraie. Guadagnando velocemente quota, si
costeggiano a destra le
placche rocciose e le paretine della Quota 1523, con il
panorama che, alle nostre spalle, si amplia sempre più su tutto il
corso del Pennavaira fino ad Albenga ed al mare. Con un
ultimo tratto erto in una piccola valletta con radi alberi si
esce sul crinale principale Pennavaira-Tanaro (1470 m circa, h
1,10 dal pulpito boscoso), da dove la vista si amplia anche
verso Est sul Colle del Prione e sul Monte Galero.
Si
prosegue a salire lungo l’erboso crinale, con bellissime
vedute sulle guglie rocciose circostanti e sulla bassa valle
fino al mare; giunti alla base di un cimotto costituito da grossi
blocchi, lo
si aggira a destra per prati, quindi si traversa a sinistra
di un’ultima altura e, con
percorso pressoché pianeggiante, si raggiungono velocemente i
grossi massi che costituiscono la poco accentuata sommità
del Monte Dubasso (1545 m, h 0,20
da dove si esce sul crinale, croce di legno). Magnifico panorama
circolare sul massiccio Monte
Galero, sulla costa
ligure, sulla testata
della Val Pennavaira con il borgo di Caprauna, sulla costiera
Monte della Guardia – Monte Armetta (dietro cui svettano il
massiccio Bric di Conoia ed il cono roccioso del Pizzo d’Ormea) e,
oltre il solco del Tanaro, il verdeggiante Monte
Antoroto. Più lontano, a destra di quest’ultimo, la
regolare piramide del Bric Mindino, sormontato dalla sua monumentale
croce.
Dalla cima
si scende ora per la traccia (sempre segnalata con ▲) che dapprima fra grossi massi e poi su
comodo terreno erboso scende dolcemente in direzione
Nord-Ovest, verso l’evidente e larga insellatura del Colle di San
Bartolomeo. Poco più in basso il sentierino si inserisce sul tracciato
dell’Alta Via dei Monti Liguri (pali
segnaletici) e, continuando a perdere quota dolcemente fra
vasti prati fioriti, si raggiunge velocemente l’ampio Colle
di San Bartolomeo di Ormea (1446
m, h 0,20 dal
Monte Dubasso, tabelloni e paline), dove si trova un crocevia di strade
sterrate (vedi anche itinerario Monte
Dubasso
da Ormea).
Trascurata
la sterrata che scende a destra verso Ormea e quella che prosegue a
mezzacosta lungo la linea del colle, si prende la
carrareccia (segnavia ■●●)
che scende dolcemente a sinistra (Sud) nella vasta
conca pascoliva dove sorgono una vasca per la raccolta
dell’acqua e una vecchia casa abbandonata. Con lieve discesa si perde
quota fra ampi prati: a quota 1403 m si lascia a sinistra una
diramazione meno frequentata che va a raggiungere le abbandonate Case
Bancolaidi, quindi dopo
poco si entra nel bosco. Proseguendo lungamente lungo la
carrareccia, si lascia a destra una prima casa isolata (a sinistra
stacca un sentierino che eventualmente permette di accorciare un po’
il percorso, raggiungendo più direttamente le Case Fontane), quindi con
alcuni tornanti, alternati a lunghi traversoni, si perde quota nel
bosco, sfiorando altre
antiche case (Case Sei), alcune abbandonate, altre
ristrutturate. Dopo un tratto in uno
splendido bosco di faggi, si giunge ad un poggio erboso
(Poggio Fontane 1219 m, paline), dove a sinistra un ripido sentierino
raggiunge il cippo dedicato al partigiano Felice Cascione. Proseguendo
lungo la carrareccia, con due ampi tornanti si scende ai ruderi delle Case
Fontane (1161 m, h
1,00 dal colle, lapide
partigiana su una casa).
Qui si
abbandona la carrareccia (che ritorna a Madonna del Lago con percorso più
lungo) per seguire a destra una
traccia poco marcata (paline e segnavia ■)
che scende fra le case e quindi prosegue a mezzacosta a sinistra,
tagliando il ripido pendio erboso. Con
belle vedute su Alto ed il suo castello il sentierino (un
po’ infastidito dall’erba alta) aggira un costone e, entrato nel
bosco, scende più ripidamente raggiungendo piuttosto velocemente le
sponde del laghetto e gli
edifici della Madonna del Lago (h
0,20 dalle Case Fontane), da
dove in pochi passi al parcheggio.
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TEMPO
TOTALE
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h 4,15 circa
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DISLIVELLO
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580 m
circa
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DIFFICOLTA’
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E
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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21
giugno 2020
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PERIODO
CONSIGLIATO
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tutto l’anno, escludendo i
periodi più caldi e quelli troppo freddi o con eccessivo innevamento
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COMMENTI
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Itinerario assai interessante, non
troppo lungo né faticoso, in ambiente suggestivo e selvaggio. Nella
prima parte belle vedute sulle ardite strutture rocciose del Vallone del
Rio Croso, nell’ultima parte la salita può risultare un po’
malagevole per via del non perfetto stato della traccia. Discesa molto
comoda a tranquilla. Vetta panoramica, che invita ad una lunga sosta
contemplativa. Itinerario adatto anche ai bimbi, ovviamente con un po’
di allenamento.
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