Si imbocca la
traccia di una forestale che sale con pendenza moderata in diagonale da
destra a sinistra nel fitto bosco: sovente, vista la scarsa
frequentazione, la pista non risulta battuta. Rasentata la presa d'acqua
della Sorgente Ulmèta, si prosegue a salire con alcuni strappi, fino a
sbucare su una nuova traccia che taglia il pendio orizzontalmente. La si
segue verso sinistra, in discesa, superando una prima casa isolata: in
questo tratto il tracciato della strada si è tramutato in un piccolo rio,
rendendo il transito un po' fastidioso.
Raggiunta una nuova costruzione,
in corrispondenza di un tratto in più decisa discesa, si abbandona la
forestale per prendere un sentiero che verso destra sale ripido con una
serie di tornanti nella boscaglia. Guadagnata un po' di quota, si tagliano
in piano i pendii boscosi per una traccia malmessa: frequenti arbusti ed
alberi caduti sulla sede della mulattiera rendono faticosa la marcia. La
traccia aggira lo sperone boscoso e si inserisce dall'alto nel Vallone
di Barchi, racchiuso fra i contrafforti del Monte Galero (1708
m, a sinistra) e del Monte Armetta (1739 m, a destra). Tra le
fronde appare lo sperone calcareo su cui svetta la Torre dei Saraceni,
dominante la piccola frazioncina di Barchi.
Superato un tratto
alquanto erto (attenzione in caso di ghiaccio) si esce in un'ampia radura,
sul margine della quale sorgono gli antichi edifici diroccati delle Case
May (875 m, h 1,00). Stupisce trovare
in un luogo così isolato una vecchia 127 ancora in discreto stato!
Si
ritrova qui la carrareccia proveniente direttamente da Barchi, che
va seguita verso destra mentre effettua alcuni tornanti e poi taglia in
diagonale ascendente il fianco del vallone. La sede stradale si fa sempre
più stretta, mentre riprendono i rovinosi alberi schiantati che
costringono ad un po' di ginnastica. Trascurate numerose diramazioni in
discesa a sinistra, si prosegue lungamente inoltrandosi sempre più nello
stretto vallone: giunti in prossimità di un rio, si abbandona la strada,
che va ad estinguersi poche decine di metri più avanti, per risalire con
decisione un piccolo valloncello a destra. Il punto dove deviare dalla
strada è individuabile anche per un segno bianco-rosso avvistabile su un
roccione poco più in alto; da qui in poi, comunque, il percorso è
battuto molto raramente.
Risalito per alcune decine di metri il vallonetto
a fianco del rio, la traccia lo attraversa verso sinistra e, sempre
in stato di semi-abbandono, guadagna quota finalmente un po' più
decisamente con una serie di tornanti. Raggiunta la testata superiore del
valloncello (in inverno il primo punto dove si incontra il sole!), un
lungo traverso con bella veduta sul
Monte Galero consente di
raggiungere prima un pittoresco gruppetto di antiche case (Case
Pianafea, 1287 m) e poi una larga sella presso un vasto ripiano
nevoso, da dove appaiono le vette dell'Armètta e del
Pizzo d'Ormea e dove si incrocia la
larga forestale proveniente direttamente da Ormea (h
1,15 dalle Case May). Questa forestale è spesso ben battuta (io ho trovato
tracce di motoslitta).
A questo punto, non rimane che seguire verso
sinistra la larga pista: questa taglia lungamente i pendii alla testata
del Vallone di Barchi con modestissima pendenza, rasenta un curioso
cocuzzolo con due enormi roccioni e, effettuato un tornante, raggiunge con
un ultimo lunghissimo traversone lo spartiacque presso l'ampissimo Colle
di San Bartolomeo d'Ormea (1439 m, h 1,00
dall'ampia sella).
Bella veduta sulla dorsale
Pizzo d'Ormea - Monte Antoroto, sul
pendio finale del Monte Armetta e, verso Sud, sulle lunghe valli Arroscia
e Pennavaira fino al mare di Imperia. Dell'antichissima
cappelletta dedicata al Santo, che sorgeva in questo luogo, non rimangono
che pochi ruderi.
Trascurata l'evidente carrareccia che scende verso Sud
alla Madonna del Lago e ad Alto, si devia verso sinistra
seguendo i segnavia AV
dell'Alta Via dei Monti Liguri: senza percorso
obbligato, si mira poi alla larga insellatura del Colle Dubasso,
che si raggiunge per vasti pendii nevosi scarsamente inclinati (h
0,15 dal Colle di San Bartolomeo).
Di qui, risalendo il
breve versante Nord, si giunge facilmente ed in poco tempo sulla vasta
cima del Monte Dubasso (1536 m, h 0,15
dal Colle Dubasso), riconoscibile già da lontano per
l'alto traliccio telefonico posto poco sotto la vetta. Qui, fra le roccette
affioranti, sorge una piccola
croce, datata 2000, con libro di vetta.
Meraviglioso panorama su Galero,
Armetta e su
tutte le Alpi
Liguri: particolarmente suggestivo l'effetto del Mar Ligure
incorniciato dai vasti pendii nevosi sommitali.
Ridiscesi al colle, si
ritorna lungo il percorso di salita fino alla sella presso le Case Pianafea (h 1,00 dalla vetta), da dove si
prosegue a scendere lungo la forestale principale (segni bianco-rossi).
Questa scende molto dolcemente, con pochi tornanti, nel bosco sempre più
fitto: molto più in basso, l'orientamento si fa un po' complicato per le
numerose diramazioni che si incontrano. Cercando di individuare la via
più idonea, si dovrebbero incontrare dei segnali che indicano la discesa
ad Ormea per le mountain bike, nonchè alcuni antichi capitelli
sacri. Lungo questo percorso, si scende ancora a lungo fino a sbucare sul
fondovalle presso il vecchio Ponte di San Pietro (h
1,15 dalla sella presso le Case Pianafea): senza superarlo, si prende a destra la traccia che
costeggia il Tànaro, passa dietro alla ex Cartiera di Ormea e sbuca
presso lo stabilimento della San Bernardo, all'altezza del parcheggio dell'auto
(h 0,20 dal ponte).