Traversata della Cima di Test 2629 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 11

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 24

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

LA CIMA DI TEST DAL RIPIANO PASCOLIVO SEDE DEL GIAS IL GHETTO

MARMOTTA NEL VALLONE DI MARMORA

LA CIMA DI TEST DAI PASCOLI DEL GIAS VALANGHE

DAI PRESSI DELLA CAPPELLA DELLA BEATA VERGINE ASSUNTA (COLLE DEI MORTI) VERSO LE ALPI MARITTIME E LIGURI

DAI PRESSI DELLA CIMA DI TEST VERSO IL VALLONE DI MARMORA E IL MONVISO

DA POCO SOTTO LA CIMA EST DI TEST VERSO LA CRESTA APPENA PERCORSA E LA VALLE GRANA

LA CIMA EST DI TEST DALLA CIMA OVEST, CON IL PERCORSO DI COLLEGAMENTO FRA LE DUE CIME

IL VALLONE DEL COLLE DEL MULO, CON I RESTI DEI TERRAPIENI DELL’INCOMPIUTA CARRARECCIA EX-MILITARE

IL BELLISSIMO LAGO RESILE

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Cuneo Ovest (uscita della A33 Cuneo-Asti) si raggiunge Dronero ( 622 m , 20 km da Cuneo) e si risale quindi la lunga Valle Màira. Raggiunte le poche case di Ponte Marmora ( 944 m , 26 km da Dronero), presso una centrale idroelettrica sul fondo dell'aspro avvallamento, si svolta a sinistra nel basso Vallone di Marmora. Superate due brevi gallerie paravalanghe si giunge ad un bivio: lasciando a destra la strada diretta a Canosio, si prosegue lungo la rotabile principale che raggiunge, con alcuni tornanti, la borgata Vernetti, sede del comune di Marmora.

Proseguendo lungo la rotabile asfaltata, che da qui in poi si fa via via più stretta, si sale con alcuni ampi tornanti sfiorando le varie borgate superiori, si attraversa la borgata Arata, quindi si sfiora anche la borgata Tolosano (1516 m), ultima delle frazioni di Marmora. Con lungo percorso fra i magnifici lariceti del Vallone di Marmora, la rotabile sale con numerosi tornanti fino agli ampi pascoli del Gias Lauset (1975 m): con un lungo semicerchio fra i pascoli, la rotabile supera il rio su un ponte in pietra, subito oltre il quale si trova un capace posteggio sulla sinistra, in corrispondenza della palina per il Lago Resile (2000 m circa, 15 km da Ponte Marmora).

 

ITINERARIO

Dal parcheggio si segue per poche decine di metri la rotabile asfaltata finché, in prossimità di una casa, i segnavia gialli e arancioni non indicano di abbandonarla per seguire un sentiero a sinistra. Questo scende leggermente al margine di un ripiano pascolivo, che poi costeggia dall’alto con percorso un po’ infastidito dal terreno fangoso. Risalita una breve valletta, si esce in un più ampio ripiano pascolivo, sede dei Gias Siteita (2051 m, a sinistra, sulla sponda opposta del torrente) e Il Ghetto (2049 m, in fondo al ripiano). Il sentiero si immette in un’ampia carrareccia sterrata, che prima in leggera discesa e poi in piano percorre il fondo della conca. Poco più avanti i segnavia indicano di lasciare la carrareccia per seguire a destra una larga mulattiera erbosa, delimitata da due file di sassi, che sale rettilinea in direzione della soprastante rotabile asfaltata. Senza raggiungerla, si abbandona dopo poco anche la mulattiera per proseguire lungo una traccia a sinistra che taglia il pendio soprastante il ripiano e, fra erba e grossi massi, si riporta sulla strada asfaltata. Trascurando la prosecuzione del sentiero oltre la strada (segnavia gialli, da cui giungeremo al ritorno), si continua a sinistra lungo la rotabile, giungendo in breve alle costruzioni del Gias Valanghe (2101 m, h 0,20 dal parcheggio, vendita di burro, latte e formaggi).

Qui si abbandona la rotabile asfaltata, diretta al Colle di Esischie, per seguire a destra una carrareccia sterrata (paline) che inizia a salire in direzione dell’evidente Vallone del Colle del Mulo. Questa carrareccia, rimasta incompiuta, fu iniziata dai militari negli anni ’30 del secolo scorso con lo scopo di permettere il collegamento fra il Vallone di Marmora e i baraccamenti della Bandia, come alternativa alla strada proveniente dal Colle di Valcavera. Lo scoppio della guerra con la Francia, nel 1943, bloccò il progetto.

Si continua lungo la comoda carrareccia, che effettua due ampi tornanti con cui supera una prima bastionata erbosa che sorregge un vasto ripiano erboso, situato alla confluenza del Vallone del Colle del Mulo con il Vallonetto: all’inizio del ripiano, presso alcuni abbeveratoi in metallo, si deve abbandonare la carrareccia e attraversare il ripiano verso sinistra, fino a raggiungere la base del contrafforte roccioso delle Rocce Ciarmetta. Qui inizia una ben evidente (anche se non segnalata) vecchia mulattiera che aggira in dolce salita lo sperone roccioso e si inoltra poi nell’appartato Vallonetto.

Con salita mia troppo ripida, il sentiero si porta sul vasto pendio erboso che costituisce la parte iniziale del Vallonetto, che risale con tre ampie serpentine. Aggirato un dosso in parte detritico, la mulattiera si affaccia alla parte mediana dell’avvallamento, occupata in gran parte da una grande pietraia di grossi blocchi. La mulattiera effettua ancora un breve tornante verso sinistra, quindi taglia il ripido pendio erboso alla base della cresta delle Rocce Ciarmetta con pendenze modeste. Interessanti vedute sull’articolato versante settentrionale della Cima di Test, nonché sui pinnacoli rocciosi del Becco Grande, alla testata del Vallone del Colle del Mulo. Raggiunti gli erbosi pendii alla testata del Vallonetto, il sentiero (in qualche punto labile, ma comunque sempre piuttosto riconoscibile) effettua alcuni ampissimi tornanti ed esce infine sulla sella di erba e terra del Colle del Vallonetto (2439 m, h 1,00 dal Gias Valanghe, piccola pozza e paline), dove si incontra la rotabile asfaltata Castelmagno – Colle dei Morti.

Trascurando la rotabile, si continua per un sentiero (segnavia bianco-rossi) che si mantiene nei pressi dello spartiacque: per arrotondati dossi erbosi il sentiero risale il crinale fino a giungere nei pressi della Cappella della Beata Vergine Assunta (2501 m, h 0,10 dal Colle del Vallonetto): da questo tratto si possono ammirare belle vedute, in special modo sui vastissimi pascoli dell’alta val Grana.

Dalla cappella si segue un evidente sentiero, segnalato di recente con segni bianco-rossi, che rimonta verso destra il dosso erboso portandosi nuovamente sul filo dello spartiacque: la vista si amplia, abbracciando anche gran parte della catena delle Alpi Marittime e, dalla parte opposta, il Chersogno, il Pelvo d’Elva fino al Monviso. Si continua per il comodo sentierino, che percorre il largo crinale erboso fra splendide fioriture di stelle alpine, superando con poco faticosi saliscendi selle e cocuzzoli erbosi. Si giunge così su di una cima più evidente, che scende sul versante opposto con una ripida crestina di detriti e roccette, da dove appare il tratto più impegnativo della traversata. Si discende la crestina, facendo attenzione alle pietre mobili (il sentiero e i segnavia sono comunque sempre molto evidenti) e si giunge così velocemente all’insellatura sottostante (h 0,20 dalla cappella), da dove ha origine la vera e propria cresta Est della Cima di Test, difesa da un’articolata bastionata rocciosa.

Si risale un primo saltino per un canalino in parte erboso ( grado), raggiungendo un terrazzino con palina dell’azienda faunistica alla base della fascia rocciosa più compatta. Da qui una catena di recentissima installazione aiuta a superare i 10 metri più verticali ed esposti (II° grado) consentendo di agguantare un aereo terrazzino al di sotto di un’ultima verticale fascia rocciosa. A questo punto le tracce proseguono a destra, lungo una esposta cornice pianeggiante che taglia la cresta sul versante di Marmora: facendo attenzione all’esposizione sul salto sottostante, ma del tutto facilmente, si continua fino a che il pendio superiore da roccioso si fa erboso, consentendo di ritornare in cresta. A questo punto si segue l’ampia dorsale erbosa (qui molto vasta, quasi un altipiano), scavalcando un rilievo e giungendo ad un punto in cui la cresta si assottiglia nuovamente e ritorna rocciosa. Tagliando pressoché in piano due puntine rocciose sempre sul lato Marmora, il sentiero si porta alla base dell’ultimo pendio, che risale ripidamente ma in breve fino alla Cima Est di Test (2629 m, h 0,35 dall’inizio della cresta). Sull’ampia sommità sorgono alcuni ometti ed una semplicissima croce in legno (riposizionata al suo posto durante il sopralluogo), oltre ai resti di vecchi trinceramenti. Bellissimo panorama a giro d’orizzonte sulla testata di Val Grana, su tutta la catena delle Alpi Marittime, sui Monti Salè e Nebius, sull’incombente Becco Grande e sulle alte cime tra Màira e Varaita, fino alla piramide del Monviso.

Discesi lungo una ripida traccia fra i detriti, sempre segnalata dai bolli bianco-rossi, si attraversa un’ampia insellatura erbosa e si risale brevemente alla Cima Ovest di Test (2610 m, h 0,10 dalla Cima Est, grosso ometto di pietre). Sull’ampissimo cupolone erboso sorge, affacciata verso le Alpi Marittime, una ben conservata truna di presumibile origine ex-militare, recentemente ristrutturata e denominata La tana del lup: può offrire occasionale (e spartanissimo!) riparo in caso di maltempo.

Dall’ometto di vetta si seguono i segnavia, che tagliano verso destra (Nord-Ovest) l’altipiano sommitale: con percorso non evidentissimo si giunge al sommo di un pendio erboso delimitato ai lati da pietraie e macereti. Il sentiero, qui nuovamente visibile, scende con alcune svolte il ripido pendio, sfiora un lungo muro a secco e giunge ad una insellatura erbosa. Con un traverso si giunge alla base della successiva altura, costituita da scarsa erba, pietre e terra giallastra. Aggirate numerose profonde doline, la traccia rimonta un breve pendio terroso, quindi traversa velocemente fino all’insellatura del Colle del Mulo (2529 m, h 0,25 dalla Cima Ovest di Test, palina). Il colle è un agevole passaggio tra l’Altipiano della Gardetta ed il Vallone di Marmora. Questa sua comodità di accesso da entrambi i versanti ha fatto si che, negli anni ’30 del Novecento, i militari progettassero la realizzazione di una carrareccia militare che avrebbe dovuto collegare Marmora ai baraccamenti della Gardetta. In realtà il tratto di carrareccia nella parte alta del Vallone del Colle del Mulo (versante Marmora), che si doveva appoggiare alla base delle paretine del Becco Grande sulla sinistra idrografica del vallone, è rimasto incompiuto, ed oggi si possono ancora vedere i grandi muraglioni in pietra che sostenevano i progettati tornanti semisepolti dalle enormi colate detritiche in continuo movimento.

Dal colle si scende lungo ciò che resta dell’incompiuta carrareccia per pochi metri, quindi si prende a sinistra un sentiero (tacche arancioni) che scende ripido nel macereto. Poco più sotto si ritorna sul tracciato della vecchia rotabile, che traversa brevemente a sinistra. Una palina indica, a sinistra, la prosecuzione del “Sentiero Gino Gertosio”: trascurata questa opzione (vedi itinerario Tour di Rocca la Meja), si continua in discesa lungo una evidente traccia, segnalata con bolli arancioni, gialli e bianco-rossi.

Con numerosi ampi tornanti il sentiero perde quota nelle praterie alla testata del Vallone del Colle del Mulo: a sinistra, fra le grandi pietraie alla base del Becco Grande, si possono notare ancora un paio di muraglioni in corrispondenza dei tornanti dell’incompiuta rotabile. Più in basso il sentiero effettua un traverso verso destra, quindi, scende in diagonale ad intercettare la vecchia sede stradale nella parte bassa del vallone, dove questa era stata già realizzata. Qui i segnavia arancioni tagliano il successivo tornante lungo una ripida traccia, mentre i segnavia gialli e bianco-rossi seguono la strada verso destra percorrendone la sede, fino a che i segnavia si ricongiungono nuovamente. Continuando sulla carrareccia, dopo poco un paletto segnavia sulla destra indica il punto in cui abbandonarla nuovamente (segnavia gialli e bianco-rossi, mentre gli arancioni seguono fedelmente la strada): si scende lungo una traccia fra i pascoli che, con pendenze mai troppo accentuate, sfiora una grande dolina e poi si riporta nei pressi della carrareccia, presso un grande muraglione. Senza toccarla, si continua in discesa in una valletta con diversi tornanti, trascurando varie tracce che si diramano da quella segnalata, fino a ritrovare la carrareccia (qui in discrete condizioni) poco a valle del Gias Maro, visibile a sinistra su un poggio. Pochi metri verso destra, in discesa, e un nuovo paletto segnavia indica una nuova traccia che scende a sinistra: il sentierino, con un ampio tornante, lascia in basso a destra il Gias Valanghe (già incontrato in salita) e oltre una zona con acque scorrenti scende ad intercettare la rotabile asfaltata del Vallone di Marmora a quota 2100 m circa, dove si ritrova il percorso già seguito all’andata (h 0,50 dal Colle del Mulo).

Seguendo a ritroso il percorso di salita, si ritorna al piccolo parcheggio (h 0,20 da dove si ritrova la strada asfaltata), presso cui si stacca a sinistra il sentiero per il Lago Resile (palina).

Assai consigliata la breve digressione al bellissimo e pittoresco Lago Resile: abbandonata la rotabile, si prosegue sul sentiero che, superate alcune zone paludose su passerelle in legno, scende poi ripidamente nel rado lariceto sulle sponde del Lago Resile (1968 m, h 0,10 dal parcheggio). Il Lago Resile, autentica gemma smeraldina incastonato fra prati e larici, ha una superficie di circa 3.000 m2 e una profondità massima di 2 m. È di origine glaciale, ma si è formato per sbarramento morenico. Si trova su un ripiano sulla sinistra idrografica del Vallone di Marmora, alimentato da una vicina sorgente, ed è privo di emissario. Molto frequentato nel periodo estivo grazie anche alla comodità di accesso, a pochi minuti dalla strada asfaltata.

 

TEMPO TOTALE

h 4,30 circa 

DISLIVELLO

750 m circa 

DIFFICOLTA’

E (EE il breve tratto attrezzato sulla cresta Est della Cima di Test)

ULTIMO SOPRALLUOGO

31 luglio 2016 

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - ottobre

COMMENTI

Anello molto tranquillo, di ampio respiro e poco faticoso ad una cima “minore” ma facile e panoramica. Recentemente segnalato tutto il percorso dal Colle del Vallonetto al Colle del Mulo, lungo le ampie dorsali tra Màira, Stura e Grana. Ben segnalata la discesa dal Colle del Mulo, mentre abbastanza marcata ed evidente (ma non segnalata in alcun modo) la salita al Colle del Vallonetto.

Consigliata agli amanti della pace e della tranquillità.