Oltre
il ponte in legno, si prosegue a destra
lungo la carrareccia ex
militare che attraversa pianeggiante un bel prato (paline del “Sentiero
Gino Gertosio”). Superato
il prato la
stradetta, che alterna tratti sterrati ad altri grossolanamente
asfaltati, risale con alcuni tornanti la sponda destra idrografica del
vallone, con belle
vedute sulla borgata Servino, ai piedi dell’impervio
versante orientale del Monte Cassorso, quindi con salita moderata supera
un
lariceto e termina sul poggio erboso dove sorgono le Grange
Culàusa (1928 m, h
0,45 dalle Grange Selvest, paline), in panoramica posizione.
Si
prosegue lungo un comodo sentiero che, risalita una breve valletta,
taglia pressochè pianeggiante un’ampia
conca di splendidi pascoli, in vista dei contrafforti
occidentali di Rocca la Meja. Lasciato a sinistra il bivio per il Lago
Nero, da cui si proverrà al ritorno, si prosegue con poco faticosi
saliscendi nel rado bosco fino alla cosiddetta Lapide
degli Alpini. Si tratta di una targa murata su di un
gigantesco masso erratico squadrato, posta a ricordo dei 23
alpini del 1° Plotone della 18a Compagnia del Battaglione
Dronero, periti in questo luogo il 30 gennaio 1937 a causa di una
gigantesca slavina staccatasi improvvisa dalle pendici di Rocca la Meja.
Di fronte al masso è stato collocato un piccolo altare in pietra, sul
quale sono stati, negli anni, eretti numerosi piccoli ometti di sassi,
in segno di rispetto ai soldati caduti.
Attraversata
una piccola pietraia, il sentiero rimonta una valletta erbosa con alcuni
tornanti e raggiunge un
poco accentuato colletto (2147 m), dal quale ci si affaccia
sull’ondulato Altipiano della Gardetta, poco sopra alla depressione
del Colle del Preit e delle caratteristiche Grange Ciampasso.
Con ampio semicerchio verso sinistra si tagliano gli ondulati pascoli,
aggirando gli
ultimi speroni occidentali della Meja, quindi si lascia a
destra il breve collegamento con la
carrareccia diretta al vicino Gias della Margherina e si
prosegue a sinistra, con salita più accentuata, lungo gli splendidi
prati (paletti segnavia). Superata una zona costellata
di piccole pozze, si supera un rio e, per un’ultima breve
ma ripida rampa, si raggiunge l’ampia insellatura erbosa del Colle
della Margherina (2404 m, h
1,20 dalle Grange Culàusa, paline).
Sul valico transita la rotabile ex-militare che unisce il Colle di
Valcavèra con il Passo della Gardetta attraverso l’omonimo vastissimo
altipiano. Bellissimo panorama sull’imponente versante
meridionale di Rocca la Meja e, dalla parte opposta, sulle Alpi
Marittime Occidentali.
Dal
colle si prosegue a sinistra, lungo una
dissestata carrareccia che si dirige verso le falde del
modesto Becco Nero. Una breve salita porta a sfiorare i
ruderi
di una grossa casermetta quindi, oltre un dosso, si scende fin
sulle sponde del piccolo e grazioso Laghetto
della Meja (2450 m circa, h
0,20 dal colle), un piccolo specchio d’acqua di origine
carsico-glaciale adagiato in una conca erbosa alla base del versante
nord-occidentale del Becco Nero. Bellissimo l’effetto delle pareti
rocciose della Meja che
si riflettono nelle limpide acque verdazzurre
Di
qui è possibile salire direttamente al Colle d’Ancoccia, ma si
consiglia questa interessante variante che consente di toccare un punto
panoramico di prim’ordine su tutte le cime circostanti: costeggiato il
lago lungo una delle due sponde (meglio la sponda settentrionale,
pianeggiante e prativa), se ne raggiunge l’estremità occidentale. Da
qui si origina un’evidente vecchia mulattiera ex-militare (segnalata
con strisce rosa) che risale in diagonale la pietraia alle falde del
Becco Nero. Più in alto, con alcune ampie svolte su ripido terreno
erboso, la mulattiera giunge sulla cresta sommitale, in corrispondenza
di un grosso ometto (bella
vista sul lago e su Rocca la Meja). Il crinale è in realtà
costituito da due costoni erbosi convergenti che isolano una piccola
valletta di erba e massi: mantenendosi sul costone di sinistra, si
rimonta il
breve crestone fino alla base
del cocuzzolo terminale, che si raggiunge per un ultimo
brevissimo pendio ripido. Oltre un
vecchio bunker ancora in buono stato, si guadagna il cippo
che indica la sommità del Becco
Nero (2629 m, h
0,25 dal lago). Magnifico panorama su Rocca la Meja, su tutto
l’Altipiano della Gardetta fino all’Oronaye e sulle Alpi
Marittime.
Dalla
cima il sentierino segnalato prosegue, raggiunge una selletta con un
anticima e scende quindi lungo il versante orientale della montagna con
ampi tornanti raggiungendo direttamente il Colle
d’Ancoccia (2564 m, h
0,10 dalla vetta, paline).
Si
scende sul versante opposto per un sentiero che taglia il primo tornante
della carrareccia, quindi si prosegue a sinistra lungo la rotabile
ex-militare che, in dolce discesa, taglia dall’alto una
conca con un piccolo laghetto fino ad un bivio: trascurata la
diramazione di destra, che scende in breve ai baraccamenti del Colle
della Bandia, si riprende a salire verso sinistra in una
verde valletta fino all’insellatura di erba e terra del Colle
del Mulo (2529 m, h
0,25 dal Colle d’Ancoccia, palina).
Il Colle del Mulo è un agevole passaggio tra l’Altipiano della
Gardetta ed il Vallone di Marmora. Questa sua comodità di accesso da
entrambi i versanti ha fatto si che, negli anni ’30 del Novecento, i
militari progettassero la realizzazione di una carrareccia militare che
avrebbe dovuto collegare Marmora ai baraccamenti della Gardetta. In
realtà il tratto di carrareccia nella parte alta del Vallone del Colle
del Mulo (versante Marmora), che si doveva appoggiare alla base delle
paretine del Becco Grande sulla sinistra idrografica del vallone, è
rimasto incompiuto, ed oggi si possono ancora vedere i grandi muraglioni
in pietra che sostenevano i progettati tornanti semisepolti dalle enormi
colate detritiche in continuo movimento. Da qui, per una traccia lungo
il crinale, è possibile raggiungere in circa mezz'ora la Cima di
Test (2629 m): per i particolari vedi itinerario Traversata
della Cima di Test in senso inverso.
Dal
colle si scende lungo ciò che resta della carrareccia per pochi metri,
quindi si
prende a sinistra un sentiero (tacche rosse) che scende
ripido nel macereto. Poco più sotto si ritorna sul tracciato della
vecchia rotabile, che traversa brevemente a sinistra: una
palina indica, a sinistra, la prosecuzione del “Sentiero
Gino Gertosio”. Si trascura quindi il buon sentiero che scende a
tornanti verso il fondo del Vallone di Marmora (vedi itinerario Traversata
della Cima di Test) e si prosegue a mezza costa, per un
sentierino che traversa fra
massi e pietrame i macereti che fasciano alla base il
versante occidentale del Becco Grande, lungo l’ormai
invisibile tracciato della vecchia carrareccia. Dopo un tratto di lieve
discesa, presso i resti di un grosso muraglione che sosteneva un
tornante, si riprende a salire con decisione a sinistra fra rocce e
grossi massi, quindi un ripido pendio erboso consente di raggiungere,
con qualche svolta, lo
stretto intaglio del Passo sottano della Valletta (2516 m, h 0,25 dal Colle del Mulo, paline),
ai piedi di arditi pinnacoli rocciosi. In realtà il Passo della Valletta (2534 m) si localizza alcune centinaia di metri
più a nord-est, oltre il dosso erboso della Quota 2622: in fase di
tracciatura del Sentiero Gertosio, però, si è preferito il transito
per questo più angusto passaggio, senza nome ma assai più comodo e
veloce da raggiungere dal Colle del Mulo. Nell’occasione, al colletto
è stato attribuito il toponimo oggi ormai entrato nell’uso comune.
Dal
passo un sentierino scende
con pendenza moderata alla testata del lungo e selvaggio Vallone
della Valletta: lasciati a sinistra alcuni
spettacolari pinnacoli, si scende per dossi erbosi lungo un
valloncello dominato a sinistra dalle paretine del Becco Grande. Giunti
ad un
ripiano con grossi massi (2375 m), alla base dei ghiaioni che
fanno capo al Colletto della Meja (possibile variante del Sentiero
Gertosio), si continua a scendere lungo il vallone, con vedute
sempre più spettacolari sul versante Nord di Rocca la Meja.
Con un lungo mezza costa ed un ripido tratto di discesa si giunge sul
fondovalle, ai margini di un grande ripiano, dove sorgono le Grange
superiori della Valletta (2160 m), che si raggiungono con
percorso un po’ infastidito dalla rigogliosa vegetazione nitrofila. Da
qui si prosegue su comoda carrareccia sterrata in dolce discesa che
taglia alla base di alcune paretine fino ad un bivio (2067 m, h
1,00 dal Passo sottano della Valletta, palina): trascurata la
prosecuzione della carrareccia principale, che perde quota con un lungo
tornante nel bosco di radi larici in direzione delle Grange Selvest
(possibile alternativa se si è troppo stanchi), si prosegue dritti
sulla diramazione che, pressochè pianeggiante, giunge ai
piedi del poggio su cui sorge la Grangia
Chiacarloso (2081 m), raggiunta con un ampio tornante.
Dalla
grangia un bel sentiero con fondo erboso rimonta un costone fino ad un
primo ripiano, sede di una piccola pozza asciutta in stagione avanzata.
Il tracciato attacca ora la successiva bastionata sulla destra, ne
guadagna la sommità fra radi larici, quindi taglia
decisamente verso sinistra alcune vallette scendendo infine sulle
rive dello stupendo Lago Nero
(2240 m, h
0,40 dal bivio di quota 2081 m), un piccolo specchio
d’acqua adagiato in una nascosta valletta, fra prati e radi larici, in
vista della severa parete settentrionale di Rocca la Meja
Il
sentiero costeggia la sponda occidentale del lago, quindi rimonta verso
destra una breve valletta che, oltre una
piccola pozza sovente asciutta, adduce all’erboso Colletto
del Lago Nero (2293 m, h
0,15 dal lago), da dove ci si affaccia nuovamente sull’alto
Vallone del Preit.
Un comodo sentiero scende dapprima lungo un costone
erboso, poi per una valletta sulla destra fino ai ruderi di alcune
grange e, poco oltre, al bivio che precede di poco le Grange Culàusa,
sul sentiero percorso all’andata. Raggiunte in breve le grange, si
percorre la stradetta di accesso ritornando alle Grange Selvest (h
1,00 dal Colletto del Lago Nero).