Dal rifugio
si attraversa l’ampio parcheggio sterrato: all’estremità opposta
rispetto all’edificio parte un sentiero (palina in legno del segnavia U64 per il Colle del Bondormir) inizialmente
pianeggiante che, fra alte erbe, percorre a ritroso il fondovalle. Oltre
un rivolo il sentiero inizia a salire e raggiunge in breve un piccolo
gruppo di antiche grange, in parte ristrutturate, in bella posizione
panoramica. Proseguendo oltre, il sentierino guadagna quota nel fitto
bosco uscendo su una carrareccia sterrata in località Grange
Cheiron (h
0,10 dal rifugio, paline).
Si trascura
a questo punto l’itinerario per il Colle
del Bondormir, che continua verso destra in discesa, per
proseguire per una decina di metri lungo la carrareccia verso sinistra:
la si abbandona però quasi subito per imboccare un sentierino a destra
(segnavia bianco-rossi) che sale nel bosco, subito invaso da fastidiosa
vegetazione. Il sentierino (ciò che resta di un’antica mulattiera)
guadagna quota fra cespugli ed alte erbe con numerosi tornanti (rari
segni rossi), sfiora vecchi muretti a secco e, oltre un piccolo rivolo,
si innesta in un pianeggiante sentiero (palina
in legno).
Verso destra
si andrebbe a raggiungere la carrareccia diretta alle Grange Combe (vedi
itinerario Al
Colle del Bondormir) all’altezza del secondo tornante sopra
le Grange Culet: a causa del pessimo stato di conservazione del
sentiero, oggi questa variante è però pressoché ignorata da chi vuol
raggiungere il colle, essendo preferibile seguire interamente il
percorso della carrareccia, leggermente più lungo ma assai più comodo.
Si prosegue
comunque verso sinistra, dapprima in piano, poi in dolce salita nel
bosco, sempre con marcia molto infastidita dalla fitta vegetazione. Con un
traversone la vecchia mulattiera doppia un costone, al di là
del quale sorgono le dirute Grange
Cheiron Superiori (1970 m, h
0,20 dalle Grange Cheiron).
Con
un ampio tornante
si raggiungono le
due grosse grange superiori, ancora in discreto stato:
seguendo i segnavia, si rimonta la stradina fra le due grange, poi si
piega a sinistra sfiorandone il tetto in lastre di pietra. Si continua
lungo la vecchia mulattiera, che traversa in salita il pendio erboso,
sempre assai infastidita dalla fitta vegetazione. Dopo il lungo
traversone, la
mulattiera guadagna quota con una serie ampi tornanti su un
costone soleggiato, quindi riprende a traversare verso sinistra, nuovamente
in moderata salita, raggiungendo un piccolo ripiano erboso
ormai all’altezza dei numerosi paravalanghe installati recentemente a
protezione del sottostante Rifugio Melezè.
Attenzione
a questo punto: un’ampia
ed evidente traccia da non considerare prosegue dritta (anche
i bolli rossi qui traggono in errore) tagliando in piano il ripido
pendio, passa tra le due file parallele di paravalanghe e va poi ad
esaurirsi presso uno sperone roccioso al termine delle installazioni.
Dal ripiano
erboso bisogna invece risalire verso destra il prato (ometto di pietre
in alto): all’altezza dell’ometto di ritrova una traccia più
evidente che, con un paio di tornanti ed un ripido traverso verso
sinistra, va a raggiungere un più marcato sentierino che taglia
pressoché orizzontale il pendio pascolivo. Questo sentierino proviene
dalle Grange Combe Superiori, al termine della carrareccia percorsa
dalla prima parte dell’itinerario per il Colle
del Bondormir. All’apparenza la traccia sembra più marcata
ed agevole da seguire di quella fin qui percorsa, ma l’ampissimo giro
a cui costringe (con conseguente quasi raddoppio del tempo) porta a
sconsigliarne l’utilizzo per l’ascensione al Monte Ferra, già
piuttosto lunga.
Verso
sinistra il sentierino, con
un breve tornante, guadagna quota, quindi doppia un nuovo
costone erboso, entrando finalmente nell’impluvio del Vallone
Reisassa: con ampio semicerchio in leggera salita ci si porta verso
il centro
del vallone dove, presso un masso, si incontra un nuovo
bivio. Il sentiero di sinistra, che scende ripido tra i pascoli (segni
rossi) risulta anch’esso molto infastidito dalla rigogliosa
vegetazione: esso perde quota velocemente e, transitando per le Grange
Rucias Superiori ed Inferiori, raggiunge la piccola borgata di
Sant’Anna di Bellino.
Proseguendo
a destra, in lieve salita, il sentiero (qui finalmente più marcato)
guadagna quota con alcune ampie serpentine tra i pascoli, quindi risale
una verde valletta fino ai piedi del poggio sul quale sorgono
le Grange Reisassa, dove si incontra un
bivio (2362 m, paline): trascurato il sentiero che, verso
sinistra, si inerpica verso il Colle Reisassetto, si continua a destra,
sul fondo di una valletta erbosa, giungendo in breve sul dosso presso i
ruderi delle Grange
Reisassa (2388 m, h 1,00 dalle Grange Cheiron
Superiori).
Seguendo una
labile traccia indicata da ometti di pietre, si prosegue alle spalle
delle grange per i vasti
pascoli moderatamente inclinati sul fondo del vallone: giunti
ai piedi di una bastionata, il sentiero (qui più marcato) taglia una
mulattiera erbosa, quindi effettua un lungo traversone ascendente verso
destra, sfiorando una
copiosa risorgenza denominata localmente “Les
Fans”. Insistendo lungamente nel traverso, il sentiero si porta su
un pendio inclinato, che risale poi con faticosa salita per
erba e sassi fin nei pressi delle prime propaggini delle Rocce Ferra.
Poco prima di raggiungere lo spartiacque, gli ometti guidano a sinistra,
rimontando un pendio di gerbidi e raggiungendo una sorta di piccolo
ondulato altipiano. Con
percorso a saliscendi per dossi erbosi e massi si giunge alla
comba terminale del vallone dove, alla base del ripido versante
meridionale del Monte Ferra, giace il Lago
Reisassa (2724 m, h
1,00 dalle Grange Reisassa). È un caratteristico specchio
d’acqua adagiato nella comba terminale dell’omonimo vallone, fra
dossi erbosi e grandi colate di pietrame. Proprio la conformazione del
terreno a dossi fa si che esso assuma una
forma “a cuore”, assai singolare e apprezzata dagli
appassionati di fotografia. Per godere appieno di questa caratteristica
(poco evidente dalle sue sponde) è però necessario guadagnare quota,
lungo le tracce che salgono verso il Monte Ferra. In stagione avanzata
può risultare povero d’acqua o, addirittura, quasi in secca.
Dal lago si
tagliano i macereti della sua sponda orientale, lungo evidenti tracce in
lieve salita, fino a raggiungere
il ripido versante meridionale del Monte Ferra: qui una
marcata traccia indicata da numerosi ometti risale a zig-zag il pendio, mantenendosi
a destra dell’evidente affioramento roccioso nerastro
visibile nella sua parte inferiore. Guadagnando
quota per erba e pietrame, la traccia giunge faticosamente ai
piedi del breve castello roccioso terminale: a questo punto il
sentierino devia
decisamente a destra, rimontando poi ripidamente una
poco marcata valletta detritica fino ad un ampio
colletto (3024 m) sullo spartiacque Reisassa-Fiutrusa, da
dove la
vista si apre sulle lontane case di Pontechianale. Volgendo a
sinistra, non rimane che percorrere la facile cresta poco inclinata,
costituita da massi, rocce e magra erba, che conduce in breve ai piedi
del brevissimo
tratto roccioso finale: traversando per una breve cengetta
verso sinistra, si risalgono le ultime roccette fino alla sommità del Monte
Ferra (h 1,15 dal Lago Reisassa, croce
e libro di vetta). Bellissima vista sul Monviso, sulla testata del
Vallone di Fiutrusa fino ai massicci del Monte Salza e del Mongioia.
Vicinissima appare la Punta
di Fiutrusa, di pochi metri più elevata, con la facile
cresta rocciosa di collegamento che cade sul
selvaggio Vallonetto. Sul versante opposto della Val Varaita
di Bellino, svettano le cime del Pelvo d’Elva, di Rocca la Marchisa e
del Monte Faraut.
Per il
ritorno, una volta al Lago Reisassa, è possibile seguire una marcata
traccia che si origina all’estremità
occidentale del lago che percorre più o meno fedelmente il
fondo del vallone principale per una serie di conche
erbose successive, fino a re-intercettare il sentiero di
salita nei pressi della risorgenza di “Les Fans”: da qui si ritorna
al Rifugio Melezè per l’itinerario di salita (h
2,15 dalla vetta).