Dal rifugio
si attraversa l’ampio parcheggio sterrato: all’estremità opposta
rispetto all’edificio parte un sentiero (palina in legno del segnavia U64) inizialmente pianeggiante che, fra alte erbe,
percorre a ritroso il fondovalle. Oltre un rivolo il sentiero inizia a
salire e raggiunge in breve un piccolo gruppo di antiche grange, in
parte ristrutturate, in
bella posizione panoramica. Proseguendo oltre, il sentierino
guadagna quota nel fitto bosco uscendo su una carrareccia sterrata in
località Grange Cheiron (h
0,10 dal rifugio, paline). Le paline indicherebbero di
proseguire a sinistra, in salita lungo la carrareccia, per il Colle del
Bondormir, ed in effetti una decina di metri oltre si notano gli
sbiaditi segnavia che si inerpicano direttamente nel fitto bosco: lo
stato attuale del sentiero (anno 2016), invaso da erba e cespugli, ne
sconsiglia però la percorrenza, essendo preferibile, anche se
leggermente più lungo, il percorso integrale della carrareccia.
Si segue
dunque la carrareccia verso destra, in discesa, fino ad un nuovo bivio (paline):
trascurata la prosecuzione in discesa, che si immette in breve sulla
provinciale di fondovalle presso il Ponte Pelvo, si continua sul ramo di
sinistra, che effettua un lungo traversone a monte delle Grange
Culet ed inizia poi una serie di ampi tornanti sul ripido
pendio pascolivo. Superando numerose grange in
bellissime posizioni panoramiche sul fronteggiante Vallone di Camosciera
e sulla sua severa testata, si tocca il più corposo agglomerato delle Grange
Combe Inferiori (1979 m) quindi, con ulteriori tre lunghi tornanti, le
isolate baite delle Grange
Combe Superiori (2085 m, h
1,00 dalle Grange Cheiron), presso le quali la carrareccia
termina.
Una trentina
di metri prima dell’ultima piccola grangia (caratteristica per un
monumentale tavolo in pietra nei suoi pressi), in un tratto di salita
verso destra, si
deve abbandonare la carrareccia per seguire una traccia verso
sinistra: non esistono paline, segnavia o altro, il riferimento è una
piccola costruzione in pietre a secco una ventina di metri più in alto.
Raggiunta la costruzione, si individua una labile traccia nell’erba
che continua a sinistra in salita: gradualmente, la traccia si fa un
poco più marcata, divenendo uno sconnesso tratturo che sale con alcuni
ampi tornanti fra grossi massi. Lasciata a sinistra un’altra labile
traccia segnalata in rosso che traversa diretta al Vallone Reisassa, si
continua lungo il poco marcato tratturo con altre svolte, fino ad una
breve rampa che supera un costone erboso. Si
abbandona a questo punto anche il tratturo (che prosegue
verso le più alte grange) per seguire un appena accennato sentierino
sulla sinistra, il cui inizio è indicato da un piccolo ometto e da uno
sbiadito bollo bianco-rosso (h
0,15 da dove si abbandona la carrareccia). Come già il punto
in cui abbandonare la carrareccia principale, anche quello in cui
abbandonare il tratturo non è per niente evidente: a grandi linee, può
aiutare un evidente antico muretto di pietre accatastate per delimitare
i pascoli che taglia trasversalmente il pendio superiore, e che il
sentiero segue fedelmente nella prima parte della salita.
Abbandonato
il tratturo, si sale con decisione verso sinistra, di fianco al muretto
di pietre: dopo poche decine di metri il sentierino si fa evidente ed
inequivocabile, ed anche gli sbiaditi ma visibili bolli bianco-rossi
rassicurano sulla via da seguire. Con una serie di ripidi e faticosi
tornanti, con fondo molto sconnesso, il sentiero si
eleva sui vastissimi pendii pascolivi, con fantastiche vedute
sul versante opposto della valle, dal
Pelvo d’Elva al Monte Faraut, attraverso la Rocca Gialéo e
Rocca la Marchisa. Più in alto si giunge nei pressi del piccolo rio che
incide il vallone: il sentiero, qui nuovamente assai poco marcato, lo
risale sulla sua sponda destra idrografica fino ad un piccolo ripiano ai
piedi delle incombenti Rocce Ferra. Da qui si origina verso destra
(nord-est) un evidente costone erboso che il
sentierino, nuovamente ben marcato, inizia a risalire con gran numero di
ripide serpentine.
Giunti alla
base delle rocce (h
1,00 da dove si abbandona il tratturo), si effettua un
traversone pianeggiante verso destra transitando poco
al di sotto di grossi paravalanghe: tagliata
la
testata di un primo valloncello erboso (attenzione alla
ripidezza dei pendii!), si doppia anche la Costa Cavallo e si raggiunge
la testata della pascoliva Comba
Rocca Ferra, ormai in
vista dell’ampia depressione del colle. Con evidente e
facile percorso con qualche saliscendi, si taglia a mezza costa tutta la
testata della comba e si raggiunge in breve il Colle del Bondormir (2657 m, h
0,35 dalla base delle rocce, paline).
Fantastica
veduta su Pelvo
d’Elva, Rocca Gialéo e Rocca la Marchisa, che troneggiano
proprio di fronte in tutta la loro imponenza. Sul versante Nord la vista
è limitata alla
Cima di Pienaséa e ad un tratto del profondo Vallone di Fiutrusa.
Il Colle del
Bondormir è un’ampia insellatura sullo spartiacque interno
Bellino-Chianale, compreso fra i contrafforti
rocciosi del Monte Ferra (3094 m, a ovest) e quelli pascolivi
del Monte Pietralunga (2736 m, a est). Il toponimo probabilmente fa
riferimento alle marmotte che popolano numerose i tondeggianti pendii
che caratterizzano il versante meridionale del valico. Oltre che per
l’itinerario descritto, il colle è raggiungibile anche dalla borgata
Celle di Bellino (1686 m) per un sentiero (segnavia U23) che segue dapprima il Rio di Comba Rocca Ferra,
per poi inerpicarsi sul ripido e monotono costone erboso tra questa e il
Cumbal Alpas fino ai macereti sottostanti il valico, che viene raggiunto
con un ultimo traversone su instabili detriti terrosi. Questo
itinerario, seppur all’apparenza più logico e diretto, risulta assai
più faticoso e meno interessante del precedente, che rimane quello
consigliato.
Un comodo
sentiero (segnavia U16)
scende verso nord nel Vallone del Bondormir e raggiunge Pontechianale.
Seguendo invece l’ondulato spartiacque pascolivo verso destra (est) si
può raggiungere con facilità la vetta del Monte Pietralunga.
Per i particolari su questi ultimi due percorsi, vedere l’itinerario Anello
del Monte Pietralunga.
Ritorno per la stessa via in h 2,00.