Dalla
piazzetta si segue la
stradina che fiancheggia la Locanda
Occitana San Pancrazio (posto tappa GTA)
e che prosegue in salita fra le case (palina).
Con un tornante si sale ad incrociare una stradina asfaltata: oltre la
strada, si prosegue lungo un sentiero sul pendio erboso, uscendo sulla
carrozzabile asfaltata proveniente da Stroppo.
Seguendola verso destra, in salita, per poche decine di metri si giunge
ad una curva, presso
un antico pilone sacro (h 0,10 dalla partenza). Qui si stacca
a sinistra un ampio sentiero che riprende a salire fra i pascoli
(segnavia GTA).
Con panorama
che via via si amplia sulla costiera Monte
Chersogno – Pelvo d’Elva e, verso lo sbocco del Vallone
di Elva, sulla rocciosa Rocca
la Meja, il sentiero sfiora un boschetto di larici, quindi va
ad intercettare una carrareccia sterrata presso una presa
dell’acquedotto (1796 m, h
0,10 dal pilone sacro, palina).
Si segue la
carrareccia verso sinistra, in dolce salita, lasciando sempre a sinistra
la diramazione che scende alla vicina borgata Martini.
Entrati in un bel lariceto, si continua lungo la carrareccia con
pendenze moderate, trascurando le varie tracce che si dipartono a destra
e sinistra. Usciti dal bosco, si tagliano in salita splendidi
pascoli, da cui si ammira un
imponente panorama sulla testata del vallone e sulle varie borgate
del Comune di Elva. Giunti in una valletta erbosa, si
abbandona la carrareccia che svolta a destra, ormai inerbita (cartello
di proprietà privata – divieto di accesso), per proseguire dritti
lungo un sentiero che si snoda fra i prati (segnavia un po’ sbiaditi
ma visibili). Tagliati alcuni rii, il sentiero rimonta e supera un
costone erboso e, attraversato
un ripiano pascolivo (su un masso con segnavia sono visibili alcune
iscrizioni datate ai primi del ‘900), si immette in
un’ampia carrareccia sterrata di servizio alle malghe, anch’essa
proveniente dalla borgata Martini. Si prosegue lungo la comoda
carrareccia verso destra, in
salita non ripida, fino ad un ampio tornante verso destra,
ormai in vista della rotabile ex-militare del Colle Bicocca, che taglia
il pendio erboso circa cento metri più in alto (h
0,50 dalla presa dell’acquedotto).
Abbandonata
la carrareccia (segnavia
poco oltre, lungo il sentiero), si prosegue su un sentiero in
salita diagonale, a tratti invaso dalla vegetazione ma sempre ben
individuabile, che taglia numerosi modesti valloncelli, supera i
ruderi di una grangia e, con un ultimo tratto un po’ più
ripido, raggiunge la rotabile ex-militare a quota 2270 m (h
0,30 da dove si lascia la carrareccia, paline).
Questa
rotabile si origina dalla lontanissima Colletta di Rossana (617 m),
l’ultima importante depressione prima che la lunga costiera divisoria
fra Maira e Varaita si esaurisca nella pianura piemontese, e con
percorso di una cinquantina di chilometri circa, sempre nei pressi dello
spartiacque, giunge proprio fino al Colle Bicocca. Questa strada fu
costruita negli anni 1937/1939 per esigenze belliche, e ricalca il
percorso di antiche mulattiere e di parte di una “strada dei
cannoni” realizzata nella prima metà del Settecento dall’ingegnere
militare Ignazio Bertola, capo del corpo ingegneri di Carlo Emanuele III°
di Savoia, che collegava l’alta Valle Stura con le Valli Maira e
Varaita.
Non
rimane a questo punto che seguire verso sinistra la rotabile sterrata
pressoché pianeggiante, con vedute sempre più imponenti sul Pelvo
d’Elva, il piramidale Monte
Chersogno e su tutto lo svolgimento del Vallone di Elva fino
al versante opposto della Val Maira ed alle Alpi
Marittime. Lasciato poco più in alto a destra il Colle
Terziere (2273 m, palina
sul colle, h
0,20 da dove si intercetta la rotabile), un ultimo breve
tratto in lievissima salita conduce all’insellatura erbosa del Colle
Bicocca (2286 m, h
0,15 dal Colle Terziere, paline).
Si tratta di un’ampia depressione erbosa sullo spartiacque
Maira-Varaita, compreso tra il modesto Monte Morfreid (2484 m, a Est) e
l’imponente Pelvo d’Elva (3060 m, a Ovest). Il valico è assai
frequentato in quanto base di partenza per la via normale al Pelvo
d’Elva, grazie anche alla comoda rotabile sterrata proveniente dal
Colle di Sampeyre, che consente di raggiungere il colle con mezzi
motorizzati. Sul colle e
poco sotto di esso, sul versante di Elva, sorgono i resti diruti di
antichi ricoveri militari ed un cippo di orientamento con
l’indicazione delle principali cime della zona. Bellissime vedute
frontali sul massiccio
del Monviso, sulle sue cime satelliti e sui numerosi valloni
che si stendono ai suoi piedi. Dal piccolo rilievo a Ovest del colle, su
cui sorgono ruderi ex-militari, si gode anche di buona veduta sulla Valle
Varaita di Bellino e sulle varie cime della sua testata.
Dal
colle, trascurato il sentiero GTA che scende verso Chiesa di Bellino (vedi anche itinerario Anello
del Colle Bicocca), si prosegue il leggera discesa lunga la
carrareccia in direzione del Pelvo d’Elva (paline)
fino ad una nuova depressione erbosa, probabilmente il vero Colle
Bicocca “geografico” (2270 m). Qui si abbandona il sentiero U24, che prosegue lungo il crinale in direzione del
Pelvo d’Elva o del Lago Camosciere, per imboccare la carrareccia
inerbita che scende
a sinistra nei pascoli. Con due lunghi tornanti in discesa la
carrareccia perde quota sull’assolato pendio erboso fino a raggiungere
una nuova costruzione adibita a malga (2195 m, h
0,15 dal colle).
Di
qui si prosegue lungo una sconnessa traccia che scende ripida fra i
pascoli (nuovi segnavia bianco-rossi), sparendo poco dopo fra alte erbe.
A questo punto, conviene scendere per prati fino ad un vicino
sottostante abbeveratoio in metallo. Di qui si scende direttamente per
il ripidissimo pendio erboso mirando al sottostante ripiano, dove su una
roccia di nota un segnavia bianco-rosso: raggiunto il segnavia, si
ritrova il sentiero, o meglio la vecchia mulattiera, che si tiene più a
sinistra effettuando un più ampio giro. Si
continua comunque in discesa, seguendo le tracce della
vecchia mulattiera indicata dai segnavia: più si perde quota, più la
marcia risulta infastidita dalla rigogliosa vegetazione, che ha invaso
le sede della traccia e rende a tratti difficoltoso il cammino. Ormai
fra radi larici, si superano alcuni ampi tornanti, quindi si percorre un
tratto a minor pendenza compreso
fra due lunghi muretti a secco, dopo di che si riprende a
scendere fra prati e rocce: un ultimo tratto con pendenze notevolmente
accentuate (strette serpentine) conduce infine su una carrareccia
sterrata (paline),
nei pressi della breve diramazione che raggiunge le vicine Grange
Laurenti (1805 m, h 0,40 dalla malga sotto il colle),
costituite da diverse case in gran parte riattate che circondano una
piccola cappella.
Trascurata
la carrareccia in salita verso sinistra (che, oltre le vicine dirute Grange
Viani, prosegue a mezza costa raggiungendo con lungo percorso Serre
di Elva), si prosegue a destra, pressoché in piano: superato un rio, si
giunge velocemente alle Grange Garneri (1817 m, h
0,10 da dove si incrocia la carrareccia, fontana), pittoresca
borgata in gran parte in rovina (ma con qualche casa
ristrutturata ed abitata) situata in bella posizione panoramica ai piedi
del Pelvo d’Elva.
Dai
pressi della fontana (paline)
un ripido sentiero scende fra le case
diroccate e prosegue poi lungo un costone alberato. Con un
ampio tornante verso sinistra, la vecchia mulattiera raggiunge il fondo
di una valletta: senza superare il rio che la percorre (Rio
Fonte Mattè), prosegue di fianco ad esso, poi ritorna a destra sul
costone, incontrando un antichissimo pilone sacro. Continuando a
scendere, si scavalca il costone e si entra in un nuovo piccolo
avvallamento, costeggiandone il rio (Rio del Lupo) sulla sinistra idrografica. Poco oltre si giunge alla
confluenza dei due vallonetti, superando il Rio
Fonte Mattè sul Ponte
la Puà (“Ponte della paura”). Subito oltre il ponte
si incontra un nuovo antico
pilone sacro, in cui purtroppo sono svanite le tracce degli
affreschi originali. Superato ancora facilmente a guado il Rio
Ciampines, si incontrano le prime case della piccola borgata Castes
(1622 m, h
0,30 dalle Grange Garneri). Presso un primo grande caseggiato
sorge un
bel pilone affrescato, mentre una casa poco più a valle ha
“inglobato” una
bella edicola sacra. Le case, in gran parte dirute,
testimoniano di come la borgata risulti ad oggi completamente
abbandonata. Curiosamente, in passato questa borgata era denominata
anche “Ruà di Bernard”, in quanto si dice che ogni famiglia ivi
residente avesse almeno 2 o 3 “Bernardo” fra i suoi componenti:
evidente un nome che piaceva molto!
Da
Castes si origina una carrareccia sterrata che scende dolcemente nel
bosco e, mantenendosi sulla sinistra idrografica del vallone con bella
veduta sulle poche case di Chiosso Inferiore, va ad intercettare la “Strada della Madonnina”, rotabile asfaltata che collega Serre
di Elva a Chiosso, poco prima che questa scenda a valicare il rio presso
il Mulino dell’Alberg (h
0,10 da Castes).
Seguendo
la rotabile asfaltata verso sinistra, pressoché pianeggiante, si
tagliano alcuni dirupati vallonetti rocciosi (lapide
a ricordo della realizzazione della strada sotto una roccia), quindi si
inizia a salire dolcemente nel fitto bosco fino alle poche case della
borgata Rossenchie (1540 m, h
0,10 da dove si intercetta la rotabile, bell’affresco
sulla facciata di una vecchia casa).
Proseguendo
in salita lungo la rotabile, si incontra dopo pochi minuti la borgata Dao
(1553 m), sulle cui case si possono ancora ammirare alcuni
affreschi risalenti alla prima metà dell’800, quindi si
giunge alla borgata Clari (1575 m, h
0,20 da Rossenchie), sede dell’agriturismo L’Artesin.
Proseguendo in dolce salita, si giunge a Rinaud
(1575 m, h
0,05 da Clari), sede dell’antica chiesa di San Bernardo che
un tempo fungeva da parrocchiale di Elva. Proseguendo ancora in dolce
salita si giunge sul costone dove sorge la borgata
Villar (1605 m, h
0,05 da Rinaud), antica sede amministrativa del comune, con
diverse case in via di ristrutturazione.
Ancora un breve tratto in discesa e la strada va a
innestarsi (paline)
nella rotabile proveniente dal Vallone
di Elva, attualmente (2016) interrotta per frana più a valle.
Seguendo la rotabile verso sinistra, in decisa salita, si effettua
ancora un ampia curva nel fitto bosco e si giunge, presso un tornante,
alla breve diramazione verso destra che riporta alla piazzetta di Serre
di Elva (1639 m, h
0,20 da Villar).