Dal
parcheggio si supera un
bel crocifisso ligneo e si scende, dalla parte opposta, nel
piccolo centro della borgata. Percorrendo
le viuzze, guidati dai segnavia GTA, si passa poco
sotto la parrocchiale di San Giacomo e si esce dal paesino
lungo una bella mulattiera erbosa fra i prati: in alto domina
il severo versante settentrionale del Pelvo d’Elva (3060
m). Entrati nel lariceto, si effettua un ampio semicerchio pressoché
pianeggiante verso sinistra, andando a tagliare un impluvio,
quindi si inizia a salire con decisione nel fitto bosco. La mulattiera,
ottimamente tracciata, guadagna quota in bellissimo ambiente boschivo:
più in alto si lascia in basso a sinistra, fra gli alberi, una
prima grangia e, con un ulteriore lungo tornante, si
raggiunge la piccola radura dove sorge la Grangia
Bicocca (1840 m, h
1,00 da Chiesa di Bellino). Bellissimo panorama sul gruppo
del Monviso, che svetta elegante sull’altro versante della Val
Varaita.
Proseguendo
a salire, sempre con lunga serie di ripidi tornanti, si guadagna
ulteriore quota nel lariceto: un breve tratto con pendenza meno
sostenuta consente di raggiungere un bivio (paline, h
0,20 dalla Grangia Bicocca): trascurando la traccia di
destra, diretta a Celle di Bellino (che si seguirà al ritorno), si
prosegue sul sentiero principale, che oltre una breve radura riprende a
salire assai ripidamente sul filo del costone.
Con una
nuova serie di ampi tornanti si sale ancora, fino a toccare la
piccola spalla erbosa dove sorge la Grangia
Sarsenà (2035 m, h
0,10 dal bivio).
Con
insistita diagonale ascendente verso destra, si aggira un costone e, con
breve tratto pianeggiante, si attraversa un piccolo avvallamento erboso.
Riprendendo a salire ripidamente, si scavalca nuovamente il costone, da
dove appare nel lontano fondovalle il
paese di Casteldelfino: tagliata la testata di una valletta
ricoperta di ontani, si
guadagna in breve l’ampia insellatura del Colle
Bicocca (2286 m, h
0,40 dalla Grangia Sarsenà, tabelle, paline
e cippo d’orientamento), sullo spartiacque Màira-Varaita. Appare,
verso Sud, l’ampia
testata pascoliva del Vallone di Elva, con le varie borgate
sparse sui soleggiati pendii erbosi. A destra incombe il severo versante
orientale del Pelvo
d’Elva (3060 m), a sinistra del quale svetta l’aguzzo Monte
Chersogno. Alle nostre spalle domina la scena l’inconfondibile
Monviso, circondato dalla sue cime satelliti. Sul colle
giunge una carrareccia sterrata dal Colle di Sampeyre: è quindi facile
trovare numerosi veicoli parcheggiati (vedi anche itinerario Anello
Elva - Colle Bicocca).
Seguendo a
ritroso il percorso di salita, si ritorna al bivio con paline
poco sotto la Grangia Sarsenà (2000 m circa, h
0,30 dal colle). Qui si abbandona il sentiero GTA per imboccare
la deviazione di sinistra (“La
Viò dei Cartier n’Aout”, cioè “il Sentiero dei Quartieri in
Alto”), itinerario segnalato di recente che ricalca l’antico
percorso di collegamento Celle di Bellino – Elva.
Il
sentiero, non sempre marcatissimo ma comunque sufficientemente
riconoscibile grazie ai segnavia ___,
taglia a mezza costa l’ampio versante “all’ubac”, cioè
all’ombra, della valle, traversando con frequenti saliscendi i
numerosi impluvi. Oltre il Coumbal
Cuculet, il cui rio è costituito da numerosi rami, si
prosegue nel selvaggio lariceto, con frequenti belle
vedute sul Monviso e sul versante opposto della valle.
Superati ulteriori piccoli rivoli, si scavalca un costone, oltre il
quale si scende per un tratto lungo un solco con bassa vegetazione (in
questo tratto il sentiero è assai poco marcato). Riprendendo a tagliare
verso sinistra, si supera poi il costone della Costa
Chiapporetti all’altezza di una
pittoresca radura (palina, h
0,40 dal bivio): dalla palina, bisogna procedere tagliando la
radura verso sinistra, finchè su un tronco si nota nuovamente il
segnavia bianco-rosso che indica la prosecuzione del sentiero.
Scendendo
in diagonale nel lariceto, il sentiero si porta in corrispondenza
dell’ampio Vallone (o Coumbal) del Pelvo: con un breve tratto in erta
risalita, si va ad attraversare l’impetuoso Rio dl Pelvo (possibili
residui nevosi ad inizio stagione), quindi si doppia un
costone alberato e si va a superare anche il Rio Bianco, profondamente
inciso in una
forra rocciosa. Si risale sull’altra sponda per una cengia
erbosa, un po’ aerea ma facile, rientrando nel lariceto. Doppiato
l’ennesimo costone, si supera una ripiano con grossi massi, quindi si
inizia a scendere con decisione, fra ricche fioriture di rododendri. Con
numerosi tornanti si perde quota, fino ad incontrare il bivio
(palina, h
0,25 dalla Costa Chiapporetti) che indica a destra la Roccia
Malomouort, splendido ed aereo belvedere su tutta la valle, raggiungibile
in pochi passi.
Tornati
sul sentiero principale, si continua la discesa, ora nel bosco fitto,
lungo un solco rettilineo chiamato “la
Teliero”: questo tracciato era un tempo sfruttato dai
boscaioli per far scivolare a valle i tronchi dei larici. Più in basso
si tagliano ancora un paio di modesti impluvi, giungendo ad un nuovo
bivio (paline):
trascurando la prosecuzione del sentiero verso la borgata Celle, si
segue la diramazione di destra che, inizialmente pianeggiante, ritorna
verso Chiesa. Presto la larga mulattiera ricomincia a scendere con
alcuni ripidi tornanti, avvicinandosi al fondovalle. Più in basso,
fiancheggiata da muretti di pietre a secco, la mulattiera serpeggia fra
bosco e radure fino ad uscire presso le
case superiori della borgata Fontanile
(1480 m, h 0,40 dalla Roccia Malomouort).
Attraversata in discesa la piccola borgata (al
centro bel
pilone sacro affrescato), fra caratteristiche case
ristrutturate, si giunge alla piccola piazzetta-parcheggio: non rimane
che seguire verso destra la stradetta asfaltata che velocemente riporta
al ponte sul torrente Varaita di Bellino e, con brevissima salita a
destra, nuovamente al parcheggio della borgata Chiesa (h
0,10 da Fontanile).