Dal grosso
parcheggio si scende in breve a superare il torrente Varaita di Chianale
su un ponte in cemento nei pressi del campeggio. Si prosegue a sinistra
(paline) lungo il viottolo del Lungolago: giunti presso il ponticello
sul rio del Cumbal della Villa, si abbandona il viottolo per seguire a destra
una labile traccia (palina
in legno) che segue il corso d’acqua sulla sinistra
idrografica. Si sale al margine di un vasto prato moderatamente
inclinato (skilift) quindi, giunti nei pressi della profonda forra
rocciosa che costituisce il tratto mediano del Cumbal, si supera a
sinistra il rio e, dopo un breve traversone verso sinistra, si inizia a
salire nel fitto
lariceto con lunga serie di ripide serpentine. Il tracciato,
che si mantiene nei pressi del filo del costone divisorio fra il Cumbal
della Villa e il Cumbal Rouscel,
guadagna velocemente quota, quindi traversa con decisione verso destra,
nel bosco ormai rado: in alto domina
la gradinata bastionata rocciosa del Monte Pietralunga,
mentre alle spalle troneggia
in Monviso. Un’altra breve serie di tornanti
nell’ontaneto ed un nuovo lungo traverso verso sinistra portano a
doppiare la Costa Romagna a
quota 2252 m, da dove si gode di fantastica
visione d’insieme sul gruppo del Monviso.
Tagliato
con un saliscendi la
testata di un modesto ripido vallonetto (Cumbal
dei Sacchi), il sentiero risale
brevemente fra radi larici e ontani all’intaglio del Colle
della Battagliola (2284 m, h
2,00 da Pontechianale, paline).
Il Colle (o Colletto) è un’appena accennata selletta erbosa che si
apre sulla lunga dorsale che dal lontano Monte Salza si dirama verso
oriente, separando i due bacini delle valli Varaita di Bellino e di
Chianale ed andando ad esaurirsi sopra le case di Casteldelfino. Nello
specifico, separa la vicina arrotondata
sommità della Punta del Cavallo con il roccioso Monte
Pietralunga, che domina verso Ovest. Bellissima veduta, verso sud,
sull’imponente Pelvo
d’Elva. Il toponimo ricorda il sanguinoso fatto d’armi
qui avvenuto il 19 luglio 1744 nel corso della campagna militare
condotta dai gallo-ispani contro il Piemonte. L’episodio, inquadrato
nella lunga guerra di successione austriaca, si rivelò un’inutile
carneficina, con migliaia di morti dall’una e dall’altra parte: in
seguito al contemporaneo sfondamento delle linee piemontesi in Valle
Stura, era infatti già stato diramato – dal Quartier Generale dei
franco-spagnoli – l’ordine di sospendere l’operazione collaterale
della Battagliola, ma tale ordine non giunse in tempo in Valle Varaita.
Dal
valico si trascura a sinistra la carrareccia che scende a Chiesa di
Bellino lungo il Vallone Mas del Bernard per proseguire, a destra, lungo
una
carrareccia inerbita che taglia in moderata pendenza i pascoli sul
versante di Bellino. Dopo il lungo traversone alle
falde meridionali della Punta della Battagliola, la
carrareccia effettua un deciso tornante sul pendio pascolivo e va
a raggiungere il colletto erboso sullo spartiacque al piede
occidentale della cima. Da questo colletto, seguendo verso destra un
evidente sentierino, si può raggiungere velocemente la
sommità della Punta
della Battagliola (2402 m, h
0,05 dal colletto, h 0,30 dal Colle della Battagliola),
sulla quale sorgono alcuni vecchi trinceramenti e da cui si gode di
spettacolare panorama sui massicci del Monviso
e del Pelvo
d’Elva.
Dal
colletto si prosegue verso sinistra per poche decine di metri lungo la
carrareccia, quindi la si abbandona (il tracciato prosegue a sinistra
sfiorando un bunker e, tagliando il pendio erboso, va a raggiungere i
ruderi di una vecchia casermetta) per continuare senza percorso
obbligato lungo
il filo del costone discendente dall’evidente bastionata
rocciosa del soprastante Monte Pietralunga. Con faticosa risalita lungo
il filo del costone (tracce discontinue, ma l’orientamento risulta in
ogni caso evidente) si
rimonta il pendio fino a giungere al piccolo
macereto alla base della parete rocciosa terminale. Qui
alcuni ometti e sbiaditi segnavia verdi indicano il percorso attraverso
il “Passo del Ciat” (h
0,45 dalla Punta della Battagliola).
Il
“Passo del Ciat”
(“Passo del Gatto”) è un percorso che permette il superamento della
verticale bastionata rocciosa del Pietralunga che incombe sul Colle
della Battagliola, individuato e seguito per la prima volta dalle truppe
gallo-ispane durante le sanguinose operazioni militari del 1744 per la
Guerra di Successione Austriaca. Nella notte fra il 18 e il 19 luglio
1744 i gallo-ispani discesero la bastionata del Pietralunga lungo questo
passaggio e, grazie anche alla fitta nebbia, colsero di sorpresa le
truppe piemontesi, asserragliate nelle trincee sulla Punta del Cavallo:
la veemente resistenza dei sabaudi non bastò ad evitare la conquista
dell’importante postazione, a prezzo però di numerosissime vittime da
una parte e dall’altra. Quando ormai i franco-spagnoli si preparavano
a calare su Casteldelfino, arrivò l’ordine dal quartier generale di
sospendere ogni operazione, visto il contemporaneo sfondamento del
fronte in Valle Stura, che consentì in breve l’assedio (poi respinto)
della città di Cuneo.
Si
segue una traccia che sale in diagonale a destra, lungo una cengia
gradinata (qualche passo di I°
grado) fino
ad entrare in un ampio canalino roccioso e detritico,
compreso fra due quinte di roccia. Seguendo un’ottima corda fissa, si
risale una rampa rocciosa a destra, quindi si traversa in piano verso
sinistra per risalire
il più a sinistra di due canalini paralleli (altre corde
fisse). Un ultimo
gradino si vince lungo una spaccatura a destra (corda fissa),
uscendo su una spalla
erbosa alla base della paretina terminale. Seguendo
un’ottima traccia verso sinistra, si aggira il salto roccioso e si
esce sulla cresta sommitale. Aggirato un lastrone scendendo leggermente
a sinistra, si ritorna sul
filo di cresta e con breve traverso si raggiunge la piccola
croce sulla cima del Monte
Pietralunga (2736 m, h
0,20 dalla base della parete). Bellissima veduta su tutto il
gruppo del Monviso, sugli svolgimenti delle valli Varaita di Bellino e
di Chianale e sulla loro confluenza, sul sottostante Lago
di Pontechianale e sull’impervia catena che dal Pelvo
d’Elva giunge al Monte Faraut.
La
discesa, oltre che dal versante di salita, può essere effettuata
attraverso il Colle del Bondormir ed il Vallone di Fiutrusa: in questo
caso, dalla vetta si segue un’evidente
traccia che si mantiene dapprima sull’erboso filo di cresta (attenzione
ai dirupi
sul versante Pontechianale), quindi taglia a mezza costa sul lato
Bellino e si porta, oltre alcune insellature, con un’ultima
breve discesa, all’ampio Colle
del Bondormir (2657 m, h
0,30 dalla cima, paline).
Qui si incontra l’itinerario Al
Colle del Bondormir.
Dal
colle si scende verso nord nel
grande macereto alla testata del Vallone
del Bondormir (possibili residui nevosi fino a stagione inoltrata):
il sentiero perde quota con ben marcate svolte appoggiandosi sulla
destra dell’ampia comba, dominata dalla parte opposta dal
severo versante roccioso del Monte Ferra. Giunti sul fondo
della comba, si attraversa il piccolo rio e si prosegue a scendere più
dolcemente, fra
magri pascoli, in diagonale verso sinistra. Superata una zona
di grossi
massi (frecce rosse), si percorre un breve costone, quindi si
scende alla sua sinistra con alcune svolte fra gli ontani. Superato un
breve tratto scoperto, si ritorna nell’ontaneto e, con una serie di
ripidissimi tornanti nel fitto della vegetazione, si discende la
bastionata inferiore del vallone e si raggiungono gli
ondulati pascoli sul fondo del Vallone di Fiutrusa.
Raggiunto il sentiero di fondovalle nei pressi delle
dirute Grange
Serre (2094 m, palina,
h 1,00 dal Colle del Bondormir), si
supera subito dopo a guado il Rio di Fiutrusa (qualche difficoltà in
caso di acqua abbondante), quindi si prosegue sulla sinistra idrografica
dell’incassato vallone rimanendo a poca distanza dal tumultuoso rio.
Più a valle si supera il rio del Cumbal
di Riulet, fra massi e ghiaie, quindi si scavalca ancora una volta
il Rio di Fiutrusa (anche questo guado può risultare difficoltoso,
specie in principio di stagione). Sull’altra sponda si entra nel
bellissimo e selvaggio lariceto che riveste la parte bassa del vallone:
dopo un tratto in saliscendi, tagliando alcuni ripidi vallonetti, si
lascia a sinistra la diramazione per il Colle
del Rastel (paline
su un albero), quindi si inizia a scendere con una serie di
ripidissimi tornanti che riportano sulle sponde del torrente, a valle di
una bella
cascata dominata, in alto, dalle dirute Grange
dei Russi. Superato per l’ultima volta il rio (uno
sbarramento di cemento aiuta a non bagnarsi troppo), si prosegue
nuovamente sulla sinistra idrografica del vallone lungo una rude
carrareccia che, dapprima con scarsi saliscendi, quindi con una ripida
serie di tornanti, discende tutto il basso Vallone di Fiutrusa fino al
suo sbocco nella Valle
Varaita di Chianale. Ad un bivio, si trascura il sentiero di
sinistra diretto a Chianale e si prosegue in
ripida discesa lungo la carrareccia, che scende a valicare il
Varaita di Chianale presso un ponte in cemento, ormai nei pressi delle
prime case della borgata Genzana.
Con una breve ripida risalita per stradetta asfaltata si raggiunge la
Provinciale di fondovalle: seguendola verso destra, in moderata discesa,
si incontra in breve il bivio per la borgata Forest.
Scendendo lungo la stradina che si inoltra a destra fra le case, si
raggiunge la frazione Maddalena
di Pontechianale (1615 m, h
1,00 dalle Grange Serre).