37. Anello Peagna-Salea-Campochiesa

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 37 

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

L’ISOLA GALLINARA E LA PIANA DI ALBENGA DALLE ALTURE SOPRA LA FRAZIONE SALEA

 

INTRODUZIONE

La Piana di Albenga costituisce una delle poche aree pianeggianti di una certa estensione della Liguria e, anche grazie al microclima particolarmente mite, ospita oggi numerosissime aziende agricole e floricole.

A Nord-Est della piana il piccolo gruppo montuoso del Poggio Grande contribuisce, in parte, alla protezione dell’area dai freddi venti di tramontana: questi rilievi, situati propriamente subito alle spalle del paese di Ceriale, sono frequentati da tempi antichissimi dagli abitanti del luogo, che ne ricavavano cibo, legname e foraggio per gli animali. Per questo numerosi antichi sentieri e mulattiere tagliano le pendici dei monti, consentendo rapidi collegamenti fra i vari borghi situati alle loro pendici.

Questo breve itinerario, effettuabile tranquillamente in una mezza giornata ed adatto anche ai più freddi periodi invernali, consente di effettuare un anello proprio alle pendici del più meridionale rilievo del piccolo gruppo, il Monte Pesalto (686 m), collegando Peagna (122 m), frazione di Ceriale, con Salea e Campochiesa (frazioni di Albenga), attraverso antichi sentieri un tempo utilizzati come vie di collegamento primarie fra i centri abitati.

Sopra Campochiesa, con una breve deviazione, si può visitare anche l’antica cappella di San Sebastiano, risalente al XV° Secolo.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Borghetto Santo Spirito (uscita dell'autostrada A10 Genova-Ventimiglia) si segue la strada verso Ceriale, superando Capo Santo Spirito: raggiunta la grande rotonda ovale presso la chiesa di San Rocco, si devia a destra lungo Via Romana. Dopo alcune centinaia di metri si svolta ancora a destra, in salita, lungo Via Magnone: superata l'autostrada, si prosegue in Via Vecchia di Peagna e si giunge così all'abitato di Peagna ( 122 m , 3 km da Ceriale). 

Passando a fianco del Museo Paleontologico Lai, si imbocca Via Tecci Paverne, che si segue fra poderi ed uliveti fino ad un deciso tornante verso destra ( 160 m circa): si posteggia l'auto poco oltre, in un ampio spiazzo sulla destra.

 

ITINERARIO

Ritornati in breve al tornante, si prende un sentierino (palina, segnavia ) che parte dall'esterno curva e si inoltra, inizialmente pianeggiante, nel prato. Con un breve tratto in discesa il sentiero si porta sulle sponde del Rio Ibà, che supera a guado (qualche difficoltà in caso di acqua abbondante): con una breve risalita in diagonale nel bosco, il comodo sentiero va ad intercettare una carrareccia sterrata presso uno spiazzo (h 0,10, tabellone indicatore del "Sentiero Naturalistico"). 

Si segue a questo punto la carrareccia per poche decine di metri verso sinistra, in direzione di Ceriale, fino ad incontrare un’evidente mulattiera che si stacca a destra (palina per Salea e Campochiesa). Abbandonata la carrareccia, si segue dunque questa mulattiera che, con breve salita, raggiunge un poggio erboso. Effettuati ancora due brevi tornanti, la mulattiera taglia pianeggiante a mezza costa le pendici meridionali del Monte Pesalto, con alcuni begli scorci (fra gli alberi) della costa di Ceriale. Gli antichi muri a secco, a tratti ben conservati, testimoniano della cura nella costruzione della mulattiera, e della elevata frequentazione di un tempo. Entrati nel fitto bosco (che dà il meglio di sé con il “folliage” autunnale) la mulattiera, dopo un ultimo tratto pianeggiante, diviene traccia malagevole, mentre scende decisamente tagliando le vecchie fasce quasi sulla linea di massima pendenza. Al termine del ripido tratto di discesa, con un nuovo traversone a destra si supera con breve saliscendi un impluvio, quindi si raggiunge un panoramico poggio dove si trova un crocevia di sentieri (165 m, h 0,15 dallo spiazzo, paline).

Trascurato il sentiero di sinistra che scende verso Campochiesa (da cui si giungerà al ritorno), si segue quello di destra per Salea, che sale moderatamente nel bosco. Trascurate un paio di tracce di cacciatori (segnalate con segni rossi e ometti) che risalgono il pendio verso il Monte Pesalto, il tracciato principale taglia lungamente a mezza costa una valletta boscosa: a tratti, in corrispondenza di alcune radure, si ammirano begli scorci sulla pianura ingauna e sull’Isola Gallinara, mentre alle nostre spalle appare per un tratto la frazione di Peagna ai piedi del Monte Croce. Con ampia diagonale in lieve discesa si giunge in corrispondenza di un curioso ammasso di rocce quarzitiche dette “Rocce di Salea”, utilizzate come imposta di caccia. Proseguendo in lieve discesa si giunge su un ampio tavolato cespuglioso sul filo del successivo costone, da dove appare la frazione Salea e, sullo sfondo, le Alpi Liguri. Con un tratto di ripida discesa a tornanti il sentiero raggiunge e supera un nuovo piccolo impluvio, quindi taglia una zona con antichi uliveti e, lasciata una diramazione a destra che sale ancora verso il Pesalto, diviene carrareccia sterrata che scende fino alla caratteristica borgata Cà di Campo (118 m, h 0,30 dal poggio con crocevia). Le case a monte della borgata (alcune di considerevoli dimensioni) sono ormai abbandonate e dirute, mentre scendendo si costeggiano numerose abitazioni ristrutturate ed abitate. Su una antica casa una lapide in marmo ricorda che “l’impianto elettrico in questa contrada Cà di Campo fu inaugurato il 23 dicembre 1928, firmato: Santino Durante Podestà”.

Seguendo ora la stradicciola asfaltata di servizio alla borgata si perde quota fra villette, serre e uliveti e, con percorso sempre vario (belle vedute sull’isolata chiesa dei santi Giacomo Maggiore e Filippo di Salea), si raggiunge l’ampio parcheggio in parte sterrato sulla Strada Provinciale n. 3, in prossimità del confine territoriale tra Salea e Campochiesa (30 m, h 0,25 da Cà di Campo).

Inizia a questo punto il tratto più fastidioso del percorso, anche se piuttosto breve: si deve infatti seguire la Strada Provinciale verso sinistra per poco meno di 1 km, facendo attenzione al traffico, in assenza di marciapiede. Superata su un cavalcavia la A10 Genova-Ventimiglia, si prosegue pressoché in piano lungo la strada asfaltata fino al semaforo presso la frazione Campochiesa (h 0,15 dal parcheggio).

Senza raggiungerlo, si prende a sinistra una stradina asfaltata che sale fra le case e che si va ad immettere sulla Strada Provinciale n. 39, arteria principale di Campochiesa, che sale verso sinistra tagliando in due il caratteristico centro abitato. Oltre le ultime case, si lascia a sinistra il piccolo parcheggio a servizio della borgata (palina) e si prosegue lungo la stradicciola asfaltata: superata nuovamente l’autostrada su un cavalcavia, la stradina prosegue a salire moderatamente fra orti e coltivi, in un caratteristico ambiente collinare. Lasciato a destra il Centro di Tiro a Volo, e trascurata poco oltre una diramazione a sinistra, si prosegue lungamente sulla stradetta, ora assai dissestata, fra boschi e arbusti. Superata una casa colonica, la stradina compie un ampio semicerchio (caratteristico vecchio ulivo forato) e giunge ad un piccolo spiazzo con indicazioni a destra per la Cappella di San Sebastiano. Seguendo in breve le indicazioni, si scende velocemente al panoramico poggio (località Morteo) sul quale sorge l’antica Cappella di San Sebastiano (130 m circa, h 0,30 da Campochiesa). Si tratta di un edificio sacro risalente al 1498: a quell’epoca un donatore conosciuto come Moreno alle cronache, decise di donare il terreno permettendo la costruzione della Cappella di San Sebastiano. Intorno al 1583 il villaggio di Morteo, che qui sorgeva, venne abbandonato e anche la piccola cappella subì in breve lo stesso destino, venendo venduta alla famiglia Della Valle ed adibita a fienile. La chiesa è a pianta longitudinale, orientata con l'abside rivolto ad est verso il mare; prima dell’attuale restauro mancava totalmente la parete sinistra per il crollo di un pilastro, sulla quale era raffigurato un Santo barbuto ma irriconoscibile. Mancava anche tutto il soffitto della volta a crociera, crollato probabilmente durante il sisma del 1887. Durante i primi anni del XXI° secolo venne donata dal privato ing. Emanuele Della Valle alla Confraternita di San Giovanni Battista di Campochiesa, che si occupò del suo restauro, ricostruendo il muro crollato, il soffitto e restaurando gli interni. La cappella è stata riconsacrata il 5 giugno del 2016: oggi è ulteriormente arricchita dalle reliquie di San Verano e dalla campana delle Suore Orsoline di San Fedele d’Albenga. Normalmente la cappella è chiusa, per effettuare una visita occorre rivolgersi alla Confraternita di San Giovanni Battista.

Ritornati al piccolo spiazzo, si continua lungo la stradina sterrata che, gradualmente, diventa mulattiera. Con salita lieve ma costante, si supera una breve zona rocciosa e si ritorna al panoramico poggio con crocevia di quota 165 m (h 0,10 dalla cappella).

Seguendo a ritroso il percorso dell’andata, si ritorna alla macchina presso l’abitato di Peagna (h 0,20 dal crocevia).

 

TEMPO TOTALE

h 2,30-2,45 circa 

DISLIVELLO

300 m circa

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

8 novembre 2020

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Breve giro ad anello, che fonde insieme momenti di vero e proprio escursionismo ad altri di trekking urbano. Un po’ fastidioso il tratto su asfalto fra Salea e Campochiesa, caratteristici i nuclei abitati di Cà di Campo e Campochiesa. Merita una visita, anche a sé stante, la piccola cappella di San Sebastiano.