33. Grotte di Toirano e chiesa di Santa Lucia

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIÙ PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 33 

 

FOTO NOTEVOLI

PERCORSO DI ACCESSO STRADALE

PERCORSO PEDONALE ALL’INTERNO DELLE GROTTE

 

INTRODUZIONE

La Val Varatella, a monte del borgo medievale di Toirano, è dominata dai contrafforti di un massiccio montuoso costituito da calcari dolomitici grigi e solcato da diversi aspri valloni, in cui si aprono oltre 50 cavità naturali, tutt’oggi oggetto di ricerca da parte di studiosi internazionali.

Il complesso delle Grotte di Toirano, aperto al pubblico nel 1953 dopo le opportune opere di sistemazione, costituisce oggi una delle maggiori attrazioni turistiche dell’entroterra della Riviera Ligure di Ponente, con un numero di visitatori annuale che supera le 100.000 unità.

Il sito speleologico si articola nella successione di due distinte cavità, unite fra loro da un tunnel artificiale lungo 120 m realizzato alla fine degli anni ’60 del Novecento: la prima parte del complesso è costituita dalla Grotta della Bàsura (bàsura = strega) mentre la seconda, più breve, dalla Grotta di Santa Lucia Inferiore. La combinazione delle due cavità consente una “avventura speleologica” di quasi 1 km e mezzo nelle viscere della montagna fra concrezioni, laghetti e resti preistorici fra i più interessanti in Italia.

Grotta della Bàsura: nota sin dall’Ottocento per le esplorazioni di Nicolò Morelli, risulta certamente la più spettacolare. Nel 1950 alcune persone del luogo, appassionate di speleologia, scoprirono una serie di sale interne che si inoltrano nella montagna per circa 450 m, con grande ricchezza e varietà di concrezioni naturali. Nella grotta trovò rifugio per millenni l’orso delle caverne (Ursus spelaeus), la cui presenza è attestata da un gran numero di reperti ossei, da impronte di zampe e segni di unghiate sulle pareti. Di particolare interesse sono le testimonianze riferibili all’uomo preistorico, rappresentate da orme di piedi, mani e ginocchia e dalle numerose tracce di carbone sulle pareti. Sino a qualche anno fa le impronte si attribuivano all’uomo di Neanderthal, recenti datazioni hanno invece dimostrato che la loro età è di “appena” 12.340 anni, riferibili pertanto a uomini Sapiens del Paleolitico superiore, vissuti posteriormente.

Grotta di Santa Lucia Inferiore: nel 1966 alcuni uomini di Toirano, cercando un collegamento con la Grotta della Bàsura, scoprirono nella Grotta di Santa Lucia Inferiore (nella prima parte già conosciuta e sfruttata come deposito e “cantina naturale”) una serie di sale straordinarie per le loro delicate concrezioni, costituite da formazioni di sottili cristalli di aragonite in curiose disposizioni “a fiore” che ricoprono le pareti. Alcune delle sale, di vaste proporzioni, presentano enormi stalattiti, anch’esse ricoperte di cristalli di aragonite. A questi ambienti è possibile accedere dal fondo della Grotta della Bàsura attraverso un traforo artificiale lungo 120 metri.

Santuario rupestre di Santa Lucia: a breve distanza dall’ingresso della Grotta di Santa Lucia Inferiore sorge la caratteristica chiesetta rupestre di Santa Lucia, costruita all’imboccatura della Grotta di Santa Lucia Superiore nei secoli XV°-XVI°. Dietro l’altare, attraverso uno stretto passaggio, si accede ad una saletta con cisterna di raccolta dell’acqua (che una leggenda definisce miracolosa) oltre la quale la cavità prosegue con un corridoio rettilineo di 240 metri. Per ragioni di sicurezza, l’accesso al pubblico oltre la sala della cisterna è interdetto.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Borghetto Santo Spirito (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si raggiunge Toirano. Dal paese si segue la strada diretta al Giogo di Toirano ma, dopo poche centinaia di metri, si prende una diramazione a destra che supera il Torrente Varatella e che presso il primo tornante si biforca: trascurando il ramo principale, diretto a Boissano, si segue una diramazione a sinistra che, in ripida salita, raggiunge l'ampio parcheggio delle Grotte di Toirano (quota 100 m circa, 4 km da Borghetto, bar ristoro).

 

ITINERARIO

Dall’estremità del parcheggio si sale per una scala alla biglietteria delle grotte (tariffe e orari: www.toiranogrotte.it/it/info-prenotazioni), quindi si prosegue lungo il viottolo asfaltato  che si inoltra in salita nell'aspro Vallone del Vero, dominato da ardite strutture rocciose oggi sede di numerose falesie molto frequentate. Sullo sfondo incombe l'altissima sommità del Monte Varatella, sul quale sorge la chiesa di San Pietro ai Monti, meta di numerosi itinerari dedicati. Trascurata una diramazione che, a destra, taglia pianeggiante in direzione della vicina e molto caratteristica Chiesa di Santa Lucia (da cui si giungerà al ritorno), si continua per il viottolo fino al piccolo spiazzo di fronte all'ingresso delle Grotte di Toirano (o, meglio, della Grotta della Bàsura, 186 m,  h 0,10 dal parcheggio), raggiungibile con una breve scalinata a destra: qui sorge anche la Casa delle Guide.

Itinerario in grotta (visita con guida qualificata): attraverso un doppio ingresso si converge in una prima sala (Sala Morelli), dove solitamente ci si raggruppa prima di iniziare la visita e dove è esposto uno scheletro parzialmente ricostruito di Ursus spelaeus.

Attraverso una porta in ferro murata si accede quindi ad uno stretto corridoio, in parte scavato artificialmente nella roccia, che con percorso tortuoso fra belle concrezioni consente di raggiungere la sala chiamata il Salotto. È la prima sala del tratto della grotta scoperto nel 1950. Qui vi sono numerose concrezioni di calcite dalle molteplici forme: i cornicioni calcarei che hanno evocato l’immagine del “Salotto”, le millenarie colate di alabastro, le stalattiti e le stalagmiti che si fondono in colonne. Le tonalità del loro colore variano dal bianco del minerale puro al rosso dato da impurità di ossidi di ferro al grigio del manganese.

Si prosegue in un basso corridoio, chiamato Corridoio delle Impronte: le impronte di piedi, mani e ginocchia che si possono osservare nell’argilla ai lati del percorso, miste a quelle di orsi delle caverne, sono state lasciate da uomini preistorici di circa 12.000 anni fa. Le torce che questi usavano per illuminarsi il cammino hanno lasciato segni carboniosi sulle pareti.

Si giunge così al pittoresco Laghetto: concrezioni a forma di piattaforme e cornicioni testimoniano un antico livello del lago. La grande colata calcitica visibile sullo sfondo indica lo scorrimento, per centinaia di migliaia di anni, di una sottile lama d’acqua ad alimentare il bacino. Nelle sue acque vive un piccolo crostaceo del genere Nyphargus che non raggiunge il centimetro di lunghezza, depigmentato e cieco a causa della sua evoluzione “cavernicola”.

Una lunga scalinata in salita consente di raggiungere un bel ballatoio, da dove si prosegue a sinistra nel cosiddetto Cimitero degli Orsi. Si tratta di un esteso deposito di ossa di Ursus spelaeus, risalenti a 27.000 - 24.000 anni fa. Questi orsi raggiungevano le sale interne della grotta per trascorrervi il letargo invernale, durante il quale morivano gli individui più deboli che non erano riusciti ad accumulare sufficienti riserve di grasso durante l'estate. Dallo studio dei reperti scavati si è dedotto che l’Ursus spelaeus poteva raggiungere 2,80 m di altezza in posizione eretta, ed oltre 600 kg di peso. Interessante notare che la grande concentrazioni di ossa ritrovate in questo punto è dovuta alla presenza di una piccola “diga naturale” che ha impedito la dispersione dei reperti nelle aree circostanti.

Al termine di questo interessante tratto si giunge nella Sala dei Misteri: questa è l’ultima sala frequentata dall’uomo preistorico. Vi sono concentrate numerose testimonianze di interesse archeologico: impronte umane e di orsi delle caverne, tracce carboniose di fiaccole e palline di argilla rimaste attaccate alla parete contro cui furono scagliate, forse in un arcaico rito di iniziazione o per semplice divertimento.

Con un ultimo tratto in decisa salita si giunge all’Antro di Cibele, l’ultimo ambiente della Grotta della Bàsura: quest’ultimo tratto è stato aperto solo nel 1960. Al momento della scoperta la sala era sommersa dall'acqua e fu perciò prosciugata. La rara e particolare forma tondeggiante delle concrezioni mammellonari di questi ambienti è tipica di una crescita subacquea, durante la quale le stalattiti preesistenti furono ricoperte da numerosi strati di calcare. Dedicata alla mitologica Dea della Fecondità, è una sala ritenuta unica al mondo tra le grotte conosciute.

Con una serie di ripide scalinate fra concrezioni veramente spettacolari si scende sensibilmente, per imboccare poi il tunnel artificiale che, in 120 m, consente il collegamento con la Grotta di Santa Lucia Inferiore. Ultimato nel 1967, è il punto del percorso turistico più profondo nella montagna, localizzato a circa 170 m s.l.m. Lo spessore della roccia sovrastante è di circa 150 m.

Si sbuca quindi nelle sale terminali della Grotta di Santa Lucia Inferiore, nelle quali si possono ammirare i fiori di calcite; sono particolari concrezioni coralloidi dovute a complessi processi di evaporazione e condensazione dell’acqua, in differenti condizioni di temperatura e di pressione. Oltre alla calcite è possibile osservare una diversa forma di cristallizzazione del carbonato di calcio, la cosiddetta aragonite, riconoscibile per l’aspetto “aghiforme” dei suoi esili e brillantissimi cristalli.

Superato su un ponte artificiale il profondo baratro del Pozzo dell’Ade, si risale con diverse scalinate fino a raggiungere l’imponente sala del Pantheon: è l’ambiente più ampio della Grotta Inferiore di Santa Lucia, con le concrezioni di maggiori dimensioni, tra cui una colonna alta circa 8 m. Particolare è poi una stalagmite ricoperta di cristalli di aragonite definita, per la sua bellezza, la “perla” della grotta. In diversi punti si possono osservare fratture e concrezioni spezzate, segno di antichi terremoti preistorici.

Proseguendo sempre in salita si giunge alla Sala dei Capitelli, detta anche “dei Livelli”. La presenza di antichi laghi sotterranei è, ancora una volta, segnalata dai cornicioni calcarei e dalle piattaforme che si sono formate all’estremità di stalattiti e di stalagmiti, in corrispondenza dei livelli che l’acqua ha mantenuto per lunghi periodi.

Un ultimo breve tratto consente di raggiungere una nuova porta in ferro murata che immette nel Tanone, la parte iniziale della grotta, priva di concrezioni, conosciuta da sempre. Nel 1944 fu utilizzata come rifugio antiaereo per la popolazione di Toirano, oggi viene utilizzata per manifestazioni ed eventi culturali quali concerti e balletti, oltre che per laboratori didattici e cantina enologica.

(le notizie sul percorso speleologico e le foto sono gentilmente fonrite dal sito www.toiranogrotte.it)

Usciti dalla grotta (h 1,15 circa dall’ingresso) si scorge, in alto a destra, il Santuario rupestre costruito nel 1500 e dedicato a Santa Lucia. Verso valle la vista spazia dall’abitato Toirano, con il centro storico e le terrazze coltivate, alla costa e al mare.

Si segue un ampio sentiero che verso destra scende in direzione del fondovalle. Dopo poche decine di metri si incontra un bivio: seguendo la diramazione di destra, in ripida salita, si effettua un ampio tornante e, passando attraverso un bell’arco, si giunge sull’ampio bastione, caratterizzato da due alti cipressi, ai piedi del Santuario rupestre di Santa Lucia (214 m, h 0,05 dall’uscita delle grotte, bellissimo panorama).

Una scalinata in pietra guida al portale che immette all’interno della chiesa, ricavata nel grande antro iniziale della Grotta di Santa Lucia Superiore. Subito a sinistra dell’entrata si nota un’edicola con un quadro ottocentesco raffigurante le Sante Apollonia e Agata, opera del pittore savonese Agostino Oxilia. Ancora a sinistra, ricavata direttamente nella facciata, si trova la caratteristica “stanza dell’eremita”, ancora con antichi arredi originali. Il pavimento, in lieve salita, e le panche sono degli inizi dell’Ottocento; l’altare, in posizione sopraelevata, è raggiunto da una scalinata chiusa al sommo da una cancellata in ferro battuto addirittura seicentesca. Dietro l’altare, in una nicchia, è ubicata la statua di Santa Lucia (anno 1603), opera del maestro Taddeo Carlone, scultore di origini ticinesi; nella mano destra la Santa regge un piattino su cui sono posti i suoi occhi, simbolo del martirio.

Nella grotta un tempo erano presenti, come in tutte le altre cavità della zona, concrezioni stalattitiche e stalagmitiche, che furono asportate e vendute negli anni ‘40 dell’Ottocento ai nobili genovesi Pallavicini, che le utilizzarono per ornare la grotta artificiale presente nella omonima villa di Pegli, a Genova.

Passando sotto il presbiterio, attraverso lo stretto e basso cunicolo in muratura di destra, si esce in un ambiente rupestre in cui si nota sulla destra un pozzo (in roccia con aggiunte in muratura) che raccoglie acqua definita miracolosa, utilizzata da sempre per le abluzioni dei pellegrini. Oltre una piccola strettoia si trova una nuova vasca in pietra di raccolta dell’acqua, dopo di che inizia il lungo corridoio che introduce alla Grotta di Santa Lucia Superiore, il cui accesso al pubblico è ad oggi interdetto per ragioni di sicurezza (transenne).

(notizie ed immagini sulla chiesa gentilmente fornite da Francesca Vassallo, webmaster del sito www.lamaggioranapersa.com)

Dalla chiesa si ritorna con la mulattiera di accesso al bivio precedentemente incontrato. Procedendo a destra, in discesa, in breve si ritorna sul viottolo di accesso alle grotte, con cui si ritorna velocemente al parcheggio (h 0,10 dalla chiesa).

 

TEMPO TOTALE

h 2,00 circa 

DISLIVELLO

150 m circa

DIFFICOLTA’

E (necessario non soffrire di claustrofobia)

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 agosto 2019

PERIODO CONSIGLIATO

tutto l’anno (compatibilmente con l’orario di apertura delle grotte)

COMMENTI

Itinerario veramente interessante, alla scoperta di una particolarità turistica assai considerata anche all’estero. La visita delle grotte è facile e comoda (il percorso è guidato e interamente illuminato e segnalato), ma richiede comunque di non soffrire di claustrofobia e abbigliamento adatto (all’interno la temperatura è costante a 16 °C con umidità prossima al 100 %). Assai caratteristico anche il santuario rupestre, altra assoluta particolarità della zona.