31. Gran Tour della Valle di Vado

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI 1:25.000 - foglio 20

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - SU E GIU' PER LA RIVIERA LIGURE

SCHEDA N. 31

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL PORTO DI VADO, SAVONA E IL MONTE BEIGUA SULLO SFONDO DAI PRESSI DEL FORTE SAN GIACOMO

I POCHI RESTI DEL FORTE SANT’ELENA E LA RADA DI VADO

LA RADA DI VADO (A SINISTRA SI VEDE LA GRANDE DISCARICA DI BOSSARINO) DAI PRESSI DI CAMPO FERRATO

 

INTRODUZIONE

La Valle di Vado, percorsa dal Torrente Segno, si trova nell’immediato entroterra di Vado Ligure, a poca distanza da Savona. Si tratta di un breve solco in gran parte boscoso i cui fianchi, specie nella bassa valle, risultano interessati da numerose attività di cava e di discarica che la rendono assai poco attraente.

Nonostante ciò, i crinali che dominano la modesta valletta, ampi e boscosi, consentono un ampio anello dagli scorci panoramici invidiabili sul mare e sugli immensi boschi dell’alta valle. Partendo proprio da Porto Vado, con il suo esteso porto commerciale, si sfiorano due antiche fortificazioni, poi si raggiunge la panoramicissima vetta del Monte Mao (440 m), da cui si domina anche il Golfo di Spotorno. Di qui, proseguendo con numerosi (e faticosi) saliscendi lungo il crinale, in gran parte per sterrate e carrarecce, si giunge alla testata della valle, ai piedi della Rocca dei Corvi (793 m). Invertendo il senso di marcia, sempre su comode carrarecce, si percorre l’opposto crinale scendendo infine all’abitato di Valleggia, frazione del comune di Quiliano.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Savona (uscita della A10 Genova–Ventimiglia) si raggiunge Vado Ligure, da dove si prosegue lungo la Via Aurelia in direzione Spotorno. Giunti a Porto Vado, alla rotonda presso l’ingresso del porto si parcheggia a destra, sotto un cavalcavia (4 km circa dall’uscita di Savona).

 

ITINERARIO

Si prende una stradina in salita (segnavia , ∙∙∙ e SL) che passa sotto il cavalcavia e subito dopo si biforca: si prende il ramo di sinistra, chiuso da una sbarra, che ancora asfaltato sale in moderata salita fino ai piedi dell’imponente Forte San Giacomo, del 1757, già ben visibile dall’Aurelia.

Si prende a destra una ripida scalinata in cemento che risale il fianco della montagna di fianco alle mura del forte, con bel panorama alle nostre spalle sul porto e sulla rada di Vado. Raggiunto l’ingresso del cortile superiore del forte, che si lascia a sinistra, si prende a destra un sentierino che inizia a salire con decisione nella fitta macchia. Con numerosi tornanti il sentierino guadagna quota, giungendo su di un panoramico costone da dove appare anche la baia di Bergeggi. Proseguendo a salire verso destra, con alcuni tratti un po’ rovinati dagli smottamenti, il sentiero passa poco sotto i ruderi sventrati del Forte Sant’Elena, saltato in aria rovinosamente nel 1921 a causa di un incendio boschivo portando morte e distruzione da Zinola a Spotorno. Con breve salita si giunge così su un ampio ripiano, dove sorge una postazione di lancio per parapendio (bel panorama). Proseguendo lungo un’ampia carrareccia sterrata sul crinale, si lascia una diramazione a destra e si giunge ad un ripetitore. Subito dopo, sempre su carrareccia, si fiancheggia una lunga costruzione ex-militare, oggi di proprietà privata, quindi, lasciato a sinistra un campo da tennis, si giunge su una sella con crocevia di strade. Qui si trascurano a sinistra la sterrata che scende in breve a Bergeggi e, sempre a sinistra, lo stacco del “Sentiero Botanico”, nonché la sterrata che prosegue a destra: si continua invece dritti, lungo un sentiero che sale abbastanza ripido lungo il crinale boscoso del Monte Sant’Elena (segnavia AV dell’Alta Via Golfo dell’Isola). Trascurata, presso un cippo a memoria di un partigiano, una diramazione a sinistra (collegamento con il “Sentiero Botanico”) verso la cima del Monte Sant’Elena (346 m, sede anche di un antichissimo castellaro), si continua fino ad una nuova insellatura, la Bassa di Sant’Elena (303 m, h 1,00 da Porto Vado), dove si trova un crocevia di strade e dove giunge una rotabile asfaltata proveniente da San Genesio, sopra Vado Ligure.

Trascurate le strade che scendono a destra e a sinistra (vedi anche itinerario n. 16), si prosegue lungo la sterrata che si mantiene sul crinale. Con alcuni tornanti la comoda carrareccia giunge presto nei pressi di una cava abbandonata: iniziano ad apparire segni della vicinanza della grande discarica del Boscaccio, poco più a valle sul versante della Valle di Vado. Si abbandona presto la carrareccia, quando si stacca sulla sinistra un evidente, ripido sentiero: seguendolo con faticosa ascesa, si rimonta tutto il costone fra erba e radi alberi, giungendo infine sulla panoramica sommità del Monte Mao (440 m, h 0,30 dalla Bassa di Sant’Elena, cippo e cartelli, vedi anche itinerario n. 16). Bel panorama sulla costa e sul porto di Vado Ligure, sull’Isola di Bergeggi e, dall’altra parte, sull’Altopiano delle Manie fino al Monte Carmo.

Si continua in discesa lungo il filo del crinale, in discesa verso Nord-Ovest, seguendo anche i segnavia __ del “Sentiero delle Terre Alte”. Un tratto piuttosto ripido e dissestato conduce ad una prima insellatura con postazioni di caccia, e poco dopo ad una seconda ampia sella dove giungono sterrate dai due versanti. Si prosegue sempre lungo il crinale, fino ad una terza insellatura boscosa dove la strada si biforca: si possono seguire ambedue i rami, che si riuniscono più avanti, noi abbiamo proseguito sul ramo di destra, assai più breve, che dopo un primo tratto pianeggiante diviene sentiero e, aggirata una sommità rocciosa, scende ripida fino a ritrovare il ramo di carrareccia precedentemente abbandonato. Ad un nuovo bivio si rimane a destra e, dopo un lungo mezzacosta, con un ampio tornante si guadagna la sommità del Bric Colombino (453 m, h 0,35 dal Monte Mao), proprio in corrispondenza dell’Autostrada A10, dove sorgono grandi ripetitori per le telecomunicazioni.

Continuando lungo la carrareccia sul crinale, con alcuni faticosi saliscendi, si procede su terreno aperto, con belle vedute sulla testata della valle e sull’Altipiano delle Manie. Una nuova discesa conduce ad un’ennesima sella: qui si incontra un nuovo bivio. Trascurando la sterrata di destra, che si mantiene pianeggiante sul versante Valle di Vado, si prende la diramazione che procede dritta, sulla linea di massima pendenza: con una serie di strappi assai ripidi e faticosi, la carrareccia guadagna alcune erbose elevazioni (bel panorama sulla Rocca dei Corvi), quindi con un tratto di discesa ripidissima e dissestata scende ad una nuova insellatura (solito crocevia di strade), alla testata della breve valletta solcata dal Torrente Crovetto (che scende verso Spotorno). Si continua dritti, ora nel bosco, guadagnando quota con un ampio tornante ed aggirando poi, sul lato Nord, l’arrotondata sommità del Bric Berba (563 m). Proseguendo con qualche saliscendi nel bosco, ci si innesta sulla carrareccia sterrata che unisce Vezzi Portio con le Rocche Bianche: seguendola in moderata salita, si aggira ad occidente anche la poco avvertibile sommità del Bric del Forno (539 m) e si giunge alla strada asfaltata Vado Ligure-Rocche Bianche in corrispondenza del piccolo parcheggio presso l’ultimo tornante (520 m ca., h 1,30 dal Bric Colombino), al piede Sud-orientale della Rocca dei Corvi.

Trascurata la strada asfaltata, si prende dall’altra parte una carrareccia sterrata che sale con pendenza moderata sul filo del costone Sud-Est della Rocca dei Corvi. Giunti ad un trivio, si prosegue sulla carrareccia di destra, che prosegue con qualche saliscendi alla base del versante Est Sud-Est della Rocca dei Corvi: con ampissimo semicerchio, con belle vedute a tratti su Vado Ligure e il mare, si traversa la testata della Valle di Vado, tagliando a mezza costa l’antichissima paleofrana (localmente denominata “la sliggia”) che solca questo lato della Rocca, ben visibile da lontano ma poco avvertibile quando la si attraversa. Trascurata una diramazione proveniente in discesa da sinistra (arriva dalla Rocca dei Corvi), si giunge ad un bivio (620 m, h 0,45 dalla strada asfaltata): si prende il ramo di destra, che inizia a scendere dolcemente fra prati e radi alberi mantenendosi qualche decina di metri sotto il crinale Quiliano-Segno, sul lato Valle di Vado.

Attraversato il vasto e ondulato Campo dei Francesi e trascurata un’ennesima diramazione che sale a sinistra verso il crinale, si prosegue ora in decisa discesa per un tratto perdendo decisamente quota, quindi si riprende a traversare tagliando il piccolo Rio Giue. Subito dopo un deciso tornante a destra si abbandona la carrareccia principale, che scende alla località Cunio, per procedere a sinistra, lungo una diramazione che scende in breve alla radura di Campo Ferrato, sede di un piccolo cascinale (sorgente). Poco oltre la costruzione si trascura ancora una diramazione che scende a destra e si prosegue dritti. Continuando lungamente in quota, e trascurando tutte le numerose diramazioni che scendono o salgono, si asseconda l’andamento del fianco boscoso fino ad immettersi su una stradetta sterrata pochi metri a valle di alcune case (300 m, h 1,15 dal bivio di quota 620 m).

Seguendo la stradetta verso destra, con alcuni saliscendi, si giunge all’ampia sella (265 m) a Sud-Est del Monte Pian Mora (385 m), posta alla sommità della grande Discarica di Bossarino. Di qui non rimane che seguire in discesa la comoda stradetta asfaltata che perde quota sul versante Nord, sul versante del Torrente Quiliano: un tratto ripido porta al bivio per la vicina località Termi quindi, superato il ristorante “Cà du Gumbu”, si prosegue la discesa fino alla piazza principale di Valleggia, frazione di Quiliano (h 0,45 dalle case di quota 300 m).

Di qui in circa 3 km si ritorna a Porto Vado (h 0,45 circa, consigliato se possibile parcheggiare qui una seconda auto).

 

TEMPO TOTALE

h 6,30 circa (h 7,15 se si ritorna a piedi a Porto Vado) 

DISLIVELLO

1000 m circa

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

24 marzo 2019

PERIODO CONSIGLIATO

autunno e inverno

COMMENTI

Lunghissimo giro ad anello (21 km circa, 24 se si ritorna a piedi a Porto Vado), con numerosi saliscendi che alla lunga possono risultare faticosi. Begli scorci panoramici sul mare e sui boschi dell’immediato entroterra. Qualche difficoltà di orientamento può insorgere a causa dei molti bivi e diramazioni che si incontrano durante il tragitto. Per il resto, si cammina sempre su ampie carrarecce prive di pericoli o difficoltà. Evitare giornate calde o afose, perché il percorso si svolge in gran parte al sole e su terreno scoperto. Possibile accorciare a piacere il percorso, ovviamente tenendo conto del fatto che si andrebbe comunque a scendere a valle piuttosto lontani da dove si è parcheggiata l’auto (consigliato in ogni caso un secondo mezzo per abbreviare il ritorno).