Si
prende una stradina in salita (segnavia ▲,
∙∙∙
e SL)
che passa sotto
il cavalcavia
e subito dopo si biforca: si prende il ramo di sinistra, chiuso
da una sbarra, che ancora asfaltato sale in moderata salita fino ai
piedi dell’imponente Forte San
Giacomo, del 1757, già ben visibile dall’Aurelia.
Si
prende a destra una ripida scalinata in cemento che risale il fianco
della montagna di fianco alle mura del forte, con bel panorama alle
nostre spalle sul porto e sulla rada di Vado. Raggiunto l’ingresso del
cortile superiore del forte, che si lascia a sinistra, si prende a
destra un sentierino che inizia a salire con decisione nella fitta
macchia. Con numerosi tornanti il sentierino guadagna quota, giungendo
su di un panoramico costone da dove appare anche la baia di Bergeggi.
Proseguendo a salire verso destra, con alcuni tratti un po’ rovinati
dagli smottamenti, il sentiero passa poco sotto i
ruderi sventrati del Forte
Sant’Elena, saltato in aria rovinosamente nel 1921 a
causa di un incendio boschivo portando morte e distruzione da Zinola a
Spotorno. Con breve salita si giunge così su un ampio ripiano, dove
sorge una postazione di lancio per parapendio (bel
panorama). Proseguendo lungo un’ampia
carrareccia sterrata sul crinale, si lascia una diramazione a
destra e si giunge ad un ripetitore. Subito dopo, sempre su carrareccia,
si fiancheggia una lunga costruzione ex-militare, oggi di proprietà
privata, quindi, lasciato a sinistra un campo da tennis, si giunge su
una sella con crocevia di strade. Qui si trascurano a sinistra la
sterrata che scende in breve a Bergeggi e, sempre a sinistra, lo stacco
del “Sentiero Botanico”, nonché la sterrata che prosegue a destra:
si continua invece dritti, lungo un sentiero che sale abbastanza ripido
lungo il crinale boscoso del Monte Sant’Elena (segnavia AV
dell’Alta Via Golfo
dell’Isola). Trascurata, presso un
cippo a memoria di un partigiano, una diramazione a sinistra
(collegamento con il “Sentiero Botanico”) verso la cima del Monte
Sant’Elena (346 m, sede anche di un antichissimo castellaro), si
continua fino ad una nuova insellatura, la Bassa
di Sant’Elena (303 m, h
1,00 da Porto Vado), dove
si trova un crocevia di strade e dove giunge una rotabile asfaltata
proveniente da San Genesio,
sopra Vado Ligure.
Trascurate
le strade che scendono a destra e a sinistra (vedi anche itinerario
n. 16), si prosegue lungo la sterrata che si mantiene sul
crinale. Con alcuni tornanti la comoda carrareccia giunge presto nei
pressi di una cava abbandonata: iniziano ad apparire segni della
vicinanza della grande discarica del Boscaccio, poco più a valle sul
versante della Valle di Vado. Si abbandona presto la carrareccia, quando
si stacca sulla sinistra un evidente, ripido sentiero: seguendolo con
faticosa ascesa, si rimonta tutto il costone fra erba e radi alberi,
giungendo infine sulla panoramica
sommità del Monte Mao
(440 m, h
0,30 dalla Bassa di Sant’Elena, cippo
e cartelli, vedi anche itinerario
n. 16). Bel panorama sulla costa e sul porto di Vado Ligure, sull’Isola
di Bergeggi e, dall’altra parte, sull’Altopiano delle
Manie fino al Monte Carmo.
Si continua
in discesa lungo il filo del crinale, in discesa verso Nord-Ovest,
seguendo anche i segnavia __ del “Sentiero
delle Terre Alte”. Un tratto piuttosto ripido e dissestato conduce
ad una prima insellatura con postazioni di caccia, e poco dopo ad una
seconda ampia sella dove giungono sterrate dai due versanti. Si prosegue
sempre lungo il crinale, fino ad una terza insellatura boscosa dove la
strada si biforca: si possono seguire ambedue i rami, che si riuniscono
più avanti, noi abbiamo proseguito sul ramo di destra, assai più
breve, che dopo un primo tratto pianeggiante diviene sentiero e,
aggirata una sommità rocciosa, scende ripida fino a ritrovare il ramo
di carrareccia precedentemente abbandonato. Ad un nuovo bivio si rimane
a destra e, dopo un lungo mezzacosta, con un ampio tornante si guadagna
la sommità del Bric Colombino
(453 m, h
0,35 dal Monte Mao), proprio in corrispondenza
dell’Autostrada A10, dove sorgono grandi ripetitori per le
telecomunicazioni.
Continuando
lungo la carrareccia sul crinale, con alcuni faticosi saliscendi, si
procede su terreno aperto, con belle vedute sulla testata della valle e
sull’Altipiano delle Manie. Una nuova discesa conduce ad un’ennesima
sella: qui
si incontra un nuovo bivio. Trascurando la sterrata di
destra, che si mantiene pianeggiante sul versante Valle di Vado, si
prende la diramazione che procede dritta, sulla linea di massima
pendenza: con una serie di strappi assai ripidi e faticosi, la
carrareccia guadagna alcune erbose elevazioni (bel
panorama sulla Rocca dei Corvi), quindi con un tratto di
discesa ripidissima e dissestata scende ad una nuova insellatura (solito
crocevia di strade), alla testata della breve valletta solcata dal Torrente
Crovetto (che scende verso Spotorno). Si continua dritti, ora nel
bosco, guadagnando quota con un ampio tornante ed aggirando poi, sul
lato Nord, l’arrotondata sommità del Bric
Berba (563 m). Proseguendo con qualche saliscendi nel bosco, ci si
innesta sulla carrareccia sterrata che unisce Vezzi Portio con le Rocche
Bianche: seguendola in moderata salita, si aggira ad occidente anche la
poco avvertibile sommità del Bric del Forno (539 m) e si giunge alla strada asfaltata Vado
Ligure-Rocche Bianche in corrispondenza del piccolo
parcheggio presso l’ultimo tornante (520 m ca., h
1,30 dal Bric Colombino), al piede Sud-orientale della Rocca
dei Corvi.
Trascurata
la strada asfaltata, si prende dall’altra parte una carrareccia
sterrata che sale con pendenza moderata sul filo del costone Sud-Est
della Rocca dei Corvi. Giunti
ad un trivio, si prosegue sulla carrareccia di destra, che prosegue con
qualche saliscendi alla base del versante Est Sud-Est della Rocca dei
Corvi: con ampissimo semicerchio, con belle vedute a tratti su Vado
Ligure e il mare, si traversa la testata della Valle di Vado, tagliando
a mezza costa l’antichissima paleofrana (localmente denominata “la
sliggia”) che solca questo lato della Rocca, ben visibile da
lontano ma poco avvertibile quando la si attraversa. Trascurata una
diramazione proveniente in discesa da sinistra (arriva dalla Rocca dei
Corvi), si giunge ad un bivio (620 m, h
0,45 dalla strada asfaltata): si prende il ramo di destra,
che inizia
a scendere dolcemente fra prati e radi alberi mantenendosi
qualche decina di metri sotto il crinale Quiliano-Segno, sul lato Valle
di Vado.
Attraversato
il vasto e ondulato Campo dei
Francesi e trascurata un’ennesima diramazione che sale a sinistra
verso il crinale, si prosegue ora in decisa discesa per un tratto
perdendo decisamente quota, quindi si riprende a traversare tagliando il
piccolo Rio Giue. Subito dopo un deciso tornante a destra si
abbandona la carrareccia principale, che scende alla località
Cunio, per procedere a sinistra, lungo una diramazione che scende in
breve alla radura di Campo
Ferrato, sede di un piccolo cascinale (sorgente). Poco oltre la
costruzione si trascura ancora una diramazione che scende a destra e si
prosegue dritti. Continuando lungamente in quota, e trascurando tutte le
numerose diramazioni che scendono o salgono, si asseconda l’andamento
del fianco boscoso fino ad immettersi su una stradetta sterrata pochi
metri a valle di alcune
case (300 m, h
1,15 dal bivio di quota 620 m).
Seguendo
la stradetta verso destra, con alcuni saliscendi, si giunge all’ampia
sella (265 m) a Sud-Est del Monte Pian Mora (385 m), posta alla sommità
della grande Discarica di Bossarino. Di qui non rimane che seguire in
discesa la comoda stradetta asfaltata che perde quota sul versante Nord,
sul versante del Torrente Quiliano: un tratto ripido porta al bivio per
la vicina località Termi
quindi, superato il ristorante “Cà du Gumbu”, si prosegue la
discesa fino alla piazza principale di Valleggia,
frazione di Quiliano (h
0,45 dalle case di quota 300 m).
Di qui in circa 3 km si ritorna a Porto Vado (h
0,45 circa, consigliato se possibile parcheggiare qui una
seconda auto).