Le vie ferrate dell'Àveto

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.C. scala 1:50.000 – Foglio 23

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - APPENNINO LIGURE

SCHEDA N. 8

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

 

PUNTO DI PARTENZA

a) Da Chiavari (uscita della A12 Genova – La Spezia) si raggiunge Carasco, si supera il valico de La Forcella e, oltre Rezzoaglio, si giunge a Santo Stefano d’Aveto (1015 m, 51 km).

b) Da Piacenza (uscita della A21 Torino - Piacenza) si risalgono la Val Trebbia e la Val d’Aveto fino a Santo Stefano d'Aveto (1015 m, 87 km). 

Oltrepassato Santo Stefano, centro principale e più elevato della vallata, si sale per una stretta rotabile asfaltata in direzione di Rocca d’Aveto, e si parcheggia presso uno slargo in corrispondenza di una stradina in terra battuta che stacca sulla sinistra (indicazioni).

 

ITINERARIO

Si prende la stradina, che taglia pianeggiante sotto la carrozzabile e si porta ben presto presso un rio. Trascurando la prosecuzione della stradina, si guada a sinistra il rio (segnavia) e si continua su un bel sentiero prima nel bosco, poi lungo un tratto erboso, in direzione dell’evidente massiccio roccioso del Groppo Rosso. Dopo un nuovo tratto pianeggiante, si inizia a salire con decisione in uno splendido bosco e, con diversi tornanti, ci si porta sul costone settentrionale del Monte Roncalla, presso una poco accentuata insellatura boscosa che si affaccia sulla desolata Conca Tribolata. E’ questo un curioso avvallamento caratterizzato da una incredibile quantità di massi, rocce e pinnacoli, che rendono l’ambiente assai selvaggio e particolare. Si abbandona a questo punto l’ampio sentiero per risalire direttamente il costone alberato (indicazioni per "Ferrata Ferrari") lungo una traccia assai incerta, che in qualche punto fra gli alberi genera qualche perplessità circa la giusta direzione da seguire. Con un po’ di pazienza si viene comunque a capo del corretto itinerario, e si raggiungono così le prime roccette erbose all’inizio della cresta superiore. Con percorso sempre più aereo, ancorchè facile, si guadagna velocemente quota, fino all’inizio della ferrata vera e propria (h 1,15, attacco).

Via Ferrata Ferrari: si rimonta uno sperone roccioso, dove si alternano tratti facili a saltini più impegnativi, anche se mai proibitivi. Quasi all’inizio, un passo dentro un corto caminetto richiede un po’ di forza, poi le ottime attrezzature guidano per roccette e selle erbose fino alla base di una parete a placche. Ci si porta a destra e si attacca la parete per un sistema di fessure, ripide ma facili e ben assicurate, fino ad un colletto al sommo della placconata. Di qui si raggiunge in breve la base dell’ultimo spuntone roccioso, che si può aggirare a sinistra (corda fissa) oppure superare direttamente per un breve diedrino più impegnativo (anche qui fune, punto più difficile, atletico). Per gli ultimi pendii erbosi, si guadagna la cima del Monte Roncalla (1683 m, h 0,35 dall’attacco), costituita da un ondulato altopiano erboso con splendida fioritura primaverile molto panoramico

Si scende ora verso destra, per un sentiero segnato ed evidente, che presto entra nel bosco: raggiunto un bivio con cartelli, si va a destra in discesa, passando poco distante dalla cima del Groppo Rosso (1593 m, eventualmente raggiungibile in pochi minuti per bosco ed un pendio erboso) quindi, incontrato un nuovo bivio con cartelli, si devia a sinistra, ancora in discesa. Si taglia un ripido pendio e, sempre in una bellissima foresta di faggi, si raggiunge la poco accentuata radura dove sorge il caratteristico Rifugio A.S.T.A.S.S. (1555 m, h 0,30 dal Monte Roncalla). Seguendo le indicazioni, si prosegue nel bosco fitto lungo un’evidente traccia e si esce presso la larga sella del Passo della Roncalla (1585 m, h 0,15), dove convergono numerosi importanti sentieri.  Si scende verso nord nel fitto bosco (segnavia     ) e con tortuoso percorso si raggiunge la radura di Fontana Gelata. Si abbandona la prosecuzione del sentiero verso il Lago Nero e si svolta a destra, in leggera salita, seguendo il corso del ruscello nel fitto bosco. Ben presto si incontrano i primi grandi massi, che si aggirano con percorso serpeggiante. Più in alto appare per un attimo la cuspide del Dente delle Ali sopra le cime degli alberi. Per bosco sempre più ripido e qualche gradino roccioso, la traccia si porta alla base del Dente delle Ali: aggirati alcuni roccioni verso destra, si raggiunge il ripiano cosparso di grossi blocchi in mezzo al bosco alla base del Dente delle Ali. A destra, fra gli alberi, sorge il Bivacco Sacchi, sempre aperto. Si seguono i segnavia dietro il bivacco e, traversando alla base di fratturate pareti rocciose, si giunge all’attacco della ferrata (targa, h 0,45 dal Passo della Roncalla).

Via Ferrata Mazzocchi: si segue subito una rampa diagonale ascendente verso sinistra poi, oltre un gradino, si traversa verso destra (molto esposto, ma grazie anche alla catena aggiuntiva si passa facilmente). Aggirato uno spigoletto, si risale un camino di una decina di metri con l’aiuto di una scala a pioli di fune metallica. Un'altra breve cengia, poi un roccione che si può o aggirare a sinistra (più facile) o superare direttamente con una serie di staffe un po’ strapiombanti. Un breve tratto di sentierino conduce alla base di una placchetta, anche questa superabile grazie all'ausilio di due staffe e del cavo metallico. Si arriva così su una grande cengia, alla base della parete superiore: una freccia a sinistra indica una possibile via di fuga. Si prosegue invece a destra, traversando una placca inclinata povera di appoggi (in realtà, mezzo metro più sotto ci sarebbe una comoda cengia!). Si doppia uno speroncino e si entra in un buio camino: una variante facile risale il fondo del camino fino ad una scala verticale a destra, mentre una più impegnativa risale direttamente la parete di sinistra del camino e poi traversa fino alla scala (passaggio esposto e scomodo nel superamento di un pilastrino aggettante). Raggiunta la scala, la si sale interamente fino ad un pianerottolo, da dove un nuovo breve traverso su cengia (ma anche qui la fune corre più in alto, costringendo a qualche acrobazia!) conduce al pianerottolo da dove inizia l’ultima lunga scala. Con un passo impegnativo la si afferra (i pioli cominciano a più di un metro e mezzo di altezza!) e si rimonta la verticale parete, uscendo in un canale-diedro piuttosto appoggiato. Lo si risale prima dritti, poi verso sinistra e, risalito un breve gradino, si attacca l’ultimo saltino di tre metri (fune di supporto a sinistra) che consente di uscire sulla terrazza erbosa sulla cima del Groppo delle Ali (1689 m, h 1,00 dall’attacco). 

Dal Groppo delle Ali si scende seguendo l’evidente crinale fino ad un’ampia sella da dove, per ripido pendio erboso faticoso ma facile, e successivamente per una vecchia pista da sci, si guadagna la vetta del Monte Bue (1771 m, h 0,30 dal Groppo delle Ali): qui sorgono la stazione superiore della rinnovata seggiovia ed il nuovo Rifugio Monte Bue, da poco ristrutturato. 

Si continua lungo il crinale, che ora si abbassa ad una nuova accentuata insellatura dove si trovano altre indicazioni: trascurata la pista che, a destra, scende verso Prato della Cipolla, si continua nuovamente in salita lungo il crinale e, per una carrareccia dissestata, si guadagna in breve la sommità del Monte Maggiorasca (1804 m, h 0,20 dal Monte Bue), la cima più elevata del comprensorio della Val d’Aveto, sulla quale sorge un ripetitore ed una monumentale statua della Madonna che domina la vallata e tutto l’Appennino Ligure/Piacentino, con in bella evidenza i monti Penna (1735 m) ed Aiona (1701 m). 

Dalla cima si ritorna all’accentuata insellatura sottostante, quindi si scende a sinistra per la ripidissima vecchia pista da sci che, con qualche svolta, cala fino al vasto e pittoresco ripiano erboso chiamato Prato della Cipolla (1578 m, h 0,25 dal Monte Maggiorasca). Qui sorgono il Rifugio Prato della Cipolla e numerosi impianti per gli sport invernali, che hanno irrimediabilmente compromesso la bellezza del luogo. In alto a destra domina il paesaggio l’ardito Dente della Cipolla, la cui vetta è raggiungibile per mezzo di una ferratina molto aerea costituita principalmente da un lungo ponte tibetano. 

Proseguendo lungo la comoda mulattiera, si oltrepassa il vasto ripiano e si rientra nel bosco. Presso un’altra radura si lascia a destra un sentiero diretto al Groppo Rosso, quindi si attraversa un ultimo ripiano e si scende, ormai nel bosco, con numerosi ripidi tornanti fino alle case di Rocca d’Àveto. Seguendo una serie di scorciatoie segnalate a destra, si evita di percorrere per intero la strada asfaltata e si ritorna, lungo la stradetta in terra battuta seguita all’inizio dell’anello, all’auto (h 0,40 da Prato della Cipolla).

 

TEMPO TOTALE

h 6,15 circa

DISLIVELLO

1000 m circa

DIFFICOLTA’

EEA allenati (Ferrata Ferrari: facile – Ferrata Mazzocchi: media difficoltà)

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 maggio 2010

PERIODO CONSIGLIATO

dalla primavera all'autunno

COMMENTI

Giro ad anello lungo e faticoso, ma molto bello, vario e panoramico. Le vie ferrate non sono molto impegnative, ma in qualche punto presentano bei passaggi aerei ed esposti. Molto ampio il panorama dalla cresta Monte Bue – Monte Maggiorasca. Splendidi i boschi e le radure che si attraversano. Ben segnalato.