Si prende la
stradina, che taglia pianeggiante sotto la carrozzabile e si porta ben
presto presso un rio. Trascurando la prosecuzione della stradina, si guada
a sinistra il rio (segnavia) e si continua su un bel sentiero prima nel
bosco, poi lungo un tratto erboso, in direzione dell’evidente massiccio
roccioso del Groppo Rosso. Dopo un nuovo tratto pianeggiante, si
inizia a salire con decisione in uno splendido bosco e, con diversi
tornanti, ci si porta sul costone settentrionale del Monte Roncalla,
presso una poco accentuata insellatura boscosa che si affaccia sulla
desolata Conca Tribolata. E’ questo un curioso avvallamento
caratterizzato da una incredibile quantità di massi, rocce e pinnacoli,
che rendono l’ambiente assai selvaggio e particolare. Si abbandona a
questo punto l’ampio sentiero per risalire direttamente il costone
alberato (indicazioni per "Ferrata Ferrari") lungo una
traccia assai incerta, che in qualche punto fra gli alberi genera qualche
perplessità circa la giusta direzione da seguire. Con un po’ di
pazienza si viene comunque a capo del corretto itinerario, e si
raggiungono così le prime roccette erbose all’inizio della cresta
superiore. Con percorso sempre più aereo, ancorchè facile, si guadagna
velocemente quota, fino all’inizio della ferrata vera e propria (h
1,15, attacco).
Via Ferrata Ferrari: si rimonta uno sperone
roccioso, dove si
alternano tratti facili a saltini più impegnativi, anche se mai
proibitivi. Quasi all’inizio, un passo dentro un corto caminetto
richiede un po’ di forza, poi le ottime attrezzature guidano per
roccette e selle erbose fino alla base di una parete a placche. Ci si
porta a destra e si attacca la parete per un sistema di fessure, ripide ma
facili e ben assicurate, fino ad un colletto al sommo della placconata. Di
qui si raggiunge in breve la base dell’ultimo spuntone roccioso, che si
può aggirare a sinistra (corda fissa) oppure superare direttamente per un
breve diedrino più impegnativo (anche qui fune, punto più difficile,
atletico). Per gli ultimi pendii erbosi, si guadagna la cima del Monte
Roncalla (1683 m, h 0,35 dall’attacco),
costituita da un ondulato altopiano erboso con splendida fioritura
primaverile molto
panoramico.
Si scende ora verso destra, per un sentiero segnato ed
evidente, che presto entra nel bosco: raggiunto un bivio con cartelli, si
va a destra in discesa, passando poco distante dalla cima del Groppo
Rosso (1593 m, eventualmente raggiungibile in pochi minuti per bosco
ed un pendio erboso) quindi, incontrato un nuovo bivio con cartelli, si
devia a sinistra, ancora in discesa. Si taglia un ripido pendio e, sempre
in una bellissima foresta di faggi, si raggiunge la poco accentuata radura
dove sorge il caratteristico Rifugio
A.S.T.A.S.S. (1555 m, h 0,30 dal Monte
Roncalla). Seguendo le indicazioni, si prosegue nel bosco fitto lungo
un’evidente traccia e si esce presso la larga sella del Passo della
Roncalla (1585 m, h 0,15), dove
convergono numerosi importanti sentieri. Si
scende verso nord nel fitto bosco (segnavia
) e con tortuoso
percorso si raggiunge la radura di Fontana Gelata. Si abbandona la
prosecuzione del sentiero verso il Lago Nero e si svolta a
destra,
in leggera salita, seguendo il corso del ruscello nel fitto bosco. Ben
presto si incontrano i primi grandi massi, che si aggirano con percorso
serpeggiante. Più in alto appare per un attimo la cuspide del Dente
delle Ali sopra le cime degli alberi. Per bosco sempre più ripido e
qualche gradino roccioso, la traccia si porta alla base del Dente delle
Ali: aggirati alcuni roccioni verso destra, si raggiunge il ripiano
cosparso di grossi blocchi in mezzo al bosco alla base del
Dente delle
Ali. A destra, fra gli alberi, sorge il Bivacco
Sacchi, sempre aperto. Si seguono i segnavia dietro il
bivacco e, traversando alla base di fratturate pareti rocciose, si giunge
all’attacco della ferrata (targa, h 0,45
dal Passo della Roncalla).
Via Ferrata Mazzocchi:
si
segue subito una rampa diagonale ascendente verso sinistra poi, oltre un
gradino, si traversa verso destra (molto esposto, ma grazie anche alla
catena aggiuntiva si passa facilmente). Aggirato uno spigoletto, si risale
un camino di una decina di metri con l’aiuto di una scala a pioli di
fune metallica. Un'altra breve cengia, poi un roccione che si può o
aggirare a sinistra (più facile) o superare direttamente con una serie di
staffe un po’ strapiombanti. Un breve tratto di sentierino conduce alla
base di una placchetta, anche questa superabile grazie all'ausilio di due
staffe e del cavo metallico. Si arriva così su una grande cengia, alla
base della parete superiore: una freccia a sinistra indica una possibile
via di fuga. Si prosegue invece a destra, traversando una placca inclinata
povera di appoggi (in realtà, mezzo metro più sotto ci sarebbe una
comoda cengia!). Si doppia uno speroncino e si entra in un buio camino:
una variante facile risale il fondo del camino fino ad una scala verticale
a destra, mentre una più impegnativa risale direttamente la parete di
sinistra del camino e poi traversa fino alla scala (passaggio esposto e
scomodo nel superamento di un pilastrino aggettante). Raggiunta la scala,
la si sale interamente fino ad un pianerottolo, da dove un nuovo breve
traverso su cengia (ma anche qui la fune corre più in alto, costringendo
a qualche acrobazia!) conduce al pianerottolo da dove inizia l’ultima
lunga scala. Con un passo impegnativo la si afferra (i pioli cominciano a
più di un metro e mezzo di altezza!) e si rimonta la verticale
parete,
uscendo in un canale-diedro piuttosto appoggiato. Lo si risale prima
dritti, poi verso sinistra e, risalito un breve gradino, si attacca
l’ultimo
saltino di tre metri (fune di supporto a sinistra) che consente di uscire
sulla terrazza erbosa sulla cima del
Groppo delle Ali (1689 m, h
1,00 dall’attacco).
Dal
Groppo delle Ali si scende
seguendo l’evidente crinale fino ad un’ampia sella da dove, per ripido
pendio erboso faticoso ma facile, e successivamente per una vecchia pista
da sci, si guadagna la vetta del
Monte Bue (1771 m, h
0,30 dal Groppo delle
Ali): qui sorgono la stazione superiore della rinnovata seggiovia ed il
nuovo Rifugio
Monte Bue, da poco ristrutturato.
Si continua lungo il
crinale, che ora si abbassa ad una nuova accentuata insellatura dove si
trovano altre indicazioni: trascurata la pista che, a destra, scende verso
Prato della Cipolla, si continua nuovamente in salita lungo il
crinale e, per una carrareccia dissestata, si guadagna in breve la
sommità del Monte Maggiorasca (1804 m, h 0,20
dal Monte Bue), la cima più elevata del comprensorio della Val
d’Aveto, sulla quale sorge un ripetitore ed una monumentale
statua della Madonna che domina la vallata e tutto l’Appennino Ligure/Piacentino, con
in bella evidenza i monti Penna (1735 m) ed
Aiona (1701 m).
Dalla cima si ritorna all’accentuata insellatura
sottostante, quindi si scende a sinistra per la ripidissima vecchia pista
da sci che, con qualche svolta, cala fino al vasto e pittoresco ripiano
erboso chiamato Prato della Cipolla (1578 m, h
0,25 dal Monte Maggiorasca). Qui sorgono il Rifugio Prato
della Cipolla e numerosi impianti per gli sport invernali,
che hanno irrimediabilmente compromesso la bellezza del luogo. In alto a
destra domina il paesaggio l’ardito Dente della Cipolla, la cui
vetta è raggiungibile per mezzo di una ferratina molto aerea costituita
principalmente da un lungo ponte tibetano.
Proseguendo lungo la comoda
mulattiera, si oltrepassa il vasto ripiano e si rientra nel bosco. Presso
un’altra radura si lascia a destra un sentiero diretto al Groppo
Rosso, quindi si attraversa un ultimo ripiano e si scende, ormai nel
bosco, con numerosi ripidi tornanti fino alle case di Rocca d’Àveto.
Seguendo una serie di scorciatoie segnalate a destra, si evita di
percorrere per intero la strada asfaltata e si ritorna, lungo la stradetta
in terra battuta seguita all’inizio dell’anello, all’auto (h
0,40 da Prato della Cipolla).