Anello della Val Gargàssa

Home Appennino Ligure Alpi Liguri Alpi Marittime Alpi Cozie Valle d'Aosta Dolomiti Altre zone Su e giù per la Riviera Ligure Mailing List

 

CARTINA CONSIGLIATA

-

CATEGORIA/ZONA:

ESCURSIONISMO - APPENNINO LIGURE

SCHEDA N. 11

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

UN CARATTERISTICO LAGHETTO RISALENDO LA VAL GARGASSA

ANTICO MURO A SECCO NELL’UMIDO BOSCO

LA VAL GARGASSA DAL SENTIERO CHE SALE VERSO LA ROCCA GIANA

IL CARATTERISTICO FORO NATURALE DEL “BARCUN DLA SCIGNÛA”

IL PERCORSO DI DISCESA DAL COLLETTO PANORAMICO VISTO DALL’AGRITURISMO MONTEROSSO

 

PUNTO DI PARTENZA:

Da Masone (uscita della A26 Voltri-Gravellona) si discende la Valle Stura fino a Campo Ligure e, successivamente, a Rossiglione (297 m, 9,5 km da Masone).

Da qui si svolta a sinistra e si inizia a salire verso Tiglieto: dopo circa 3,5 km si prende una stradina a sinistra che scende in breve ad un ampio parcheggio presso il campo il campo sportivo di Rossiglione, in località Gargassina (327 m, tabelle segnaletiche del Parco del Beigua).

 

ITINERARIO:

Si prende il sentiero di sinistra, che costeggia le tribune del campo da calcio (segnavia XX) e che si inoltra in piano nel rado bosco della bassa Val Gargassa. Mantenendosi di fianco al pittoresco rio, il sentiero prosegue con alcuni poco faticosi saliscendi, lasciando due case alte sulla sponda opposta. Il bosco, in breve tempo, passa dal querceto al castagneto e, quindi, ad una bella pineta d’alto fusto.

Con percorso pressoché pianeggiante, si esce su terreno scoperto, ormai presso una prima strettoia della valle: superato un breve tratto protetto da ringhiere in legno, si effettua un traverso su una placchetta rocciosa (catene), quindi si prosegue in ambiente assai selvaggio e caratteristico, fra incombenti pareti di roccia conglomeratica. Si giunge così ad un ripiano roccioso (h 0,30 dalla partenza), proprio in faccia ad una parete stratificata di conglomerato ai cui piedi il rio scorre in una specie di canyon: i numerosi piccoli laghetti dalla limpidezza cristallina emanano caratteristici riflessi verdastri.

Proseguendo lungo il corso del rio, si giunge ad un punto in cui il vallone effettua una curva di quasi 90° verso destra, da dove inizia il tratto forse più spettacolare della Val Gargassa: le pareti di conglomerato nerastro si avvicinano, formando una sorta di forra in cui il torrente scorre comunque mai troppo velocemente, formando una serie di pozze e laghetti smeraldini assai pittoreschi.

Nel tratto più stretto della valle il sentiero, che si mantiene ancora sulla sinistra idrografica, prosegue un po’ in alto rispetto al rio, protetto da una lunga staccionata in legno. Oltrepassata una breve cengia sotto un salto aggettante, si continua in piano fino ai piedi di un curioso torrione nero strapiombante, localmente noto come “U muru du gattu”: sembra che una frana, nei primi anni ’70, abbia in parte modificato la morfologia del torrione, che oggi non assomiglia più così tanto al “muso del gatto” ricordato dal vecchio toponimo.

A questo punto le XX invitano a superare il torrente (guado facilitato da diversi massi affioranti), oltre il quale si sale nel bosco con alcuni erti tornanti. Guadagnate alcune decine di metri di quota, il sentiero traversa in piano nel bosco lungo la destra idrografica del vallone, per poi riportarsi sulle rive del fiume in corrispondenza di un bel ripiano fra gli alberi: nel bosco appaiono numerosi muretti a secco, a testimonianza di come la zona fosse, un tempo, assai sfruttata dall’uomo.

Si guada nuovamente il torrente presso un pittoresco laghetto, si sale quindi con un paio di tornanti fra muraglioni di pietre a secco e si giunge ai margini di un vastissimo prato (in parte ricavato artificialmente) con radi alberi da frutto inselvatichiti, dove un cartello in legno indica lo stacco verso destra del “Sentiero Natura”, che si utilizzerà per il ritorno: sul fondo del ripiano, a sinistra, appaiono le poche case della borgata Vereira (401 m), che si raggiungono in pochi minuti (h 0,35 dal ripiano roccioso).

La borgata, costituita da alcune diroccate abitazioni e da un nuovo rifugio di proprietà del Parco del Beigua, nacque in funzione delle attività estrattive (quarzite) volte alla fabbricazione del vetro (da cui il nome): queste attività furono fiorenti, in questa zona, fino al XV° Secolo, dopo di che iniziò un lento declino a favore dei centri di fondovalle, più adatti ad una produzione su larga scala. Volendo proseguire oltre la borgata, si può seguire ancora il marcato sentiero che, superato un bellissimo tratto di bosco a lasciata, oltre un ponte a sinistra, una diramazione (segnavia ϴ) diretta a Rossiglione, supera anch’essa il rio a sinistra e risale la parte superiore della valle fino ad un ripiano roccioso dove, poco sotto, sgorga una caratteristica sorgente sulfurea (h 0,20 da Verèira).

Tornati al piccolo villaggio, si ritorna per breve tratto sui propri passi, fino al bivio segnalato del “Sentiero Natura”: si procede seguendo i segnavia di quest’ultimo (●●●), che invitano a costeggiare il vasto ripiano erboso fino ad alcuni ruderi di costruzioni. Discesi lungo alcune belle scalette in pietra a guadare un piccolo rio, si prende a risalire con decisione il versante sinistro idrografico della valle, in un tratto di fitto bosco. Superato un colletto con un grosso roccione, si prosegue a mezza costa, in salita meno accentuata: da questo tratto si gode, ogni tanto, di splendide vedute sulla lunga cresta rocciosa che si origina, in basso, dal “muru du gattu” e che in alto presenta il curioso fenomeno denominato “u barcun dla scignûa” (“il balcone della signora”), un foro roccioso pochi metri sotto la cresta, molto caratteristico.

Attraversato il roccioso alveo di un rio spesso asciutto, si continua a traversare, ora nuovamente in salita ripida, il brullo e detritico ghiaione che fascia la base dei picchi conglomeratici sommitali della Rocca Giana (565 m). Seguendo alcuni ometti e i numerosi segnavia, si inizia a risalire ripidamente il lungo ghiaione fino al piede delle rocce soprastanti, dove si traversa a destra nuovamente in piano. Aggirato uno spigolo ai piedi delle gialle paretine lichenate che danno il nome alla montagna, un traverso per una esposta ma breve cengia (catene) consente infine di raggiungere un panoramico colletto (h 0,30 da Verèira), da dove appaiono i verdi altipiani punteggiati di cascine che costituiscono il crinale occidentale dalla bassa e media Val Gargassa.

Da questo colletto vale la pena seguire il breve sentierino che, seguendo il filo di cresta, raggiunge in pochi minuti la sommità della Quota 512 m, da dove si ha un’ampia veduta d’insieme di tutta la zona, e in particolare sulle verticali paretine sommitali della vicina Rocca Giana.

Dal colletto si scende sull’opposto versante con alcuni tornanti, quindi si prosegue in lunga diagonale da destra a sinistra, scendendo con decisione, fino al letto roccioso di un rio. Risalite alcune roccette e oltrepassato un altro piccolo rivolo, si prosegue in decisa salita lungo un sentiero che, gradualmente, diviene disastrata carrareccia, costeggiando una recinzione in rete metallica. Ritornata pianeggiante, la carrareccia, con fondo migliore, giunge ad un primo bivio: trascurato il ramo di sinistra (segnavia diretto al Monte Calvo), si prosegue dritti, lungo quest’ultimo segnavia, attraverso un cancello e si giunge, dopo pochi minuti, ad un nuovo incrocio, presso l’ingresso dell’Agriturismo Monterosso.

Trascurata ancora una volta la carrareccia di sinistra, si prosegue ancora dritti, lasciando poco dopo a destra l’ingresso della Cascina Camilla.

Si supera un ulteriore artigianale cancello e, per un sentiero nel fitto bosco, si scende con numerosi ripidi tornanti (bella tracciatura con muretti a secco) nuovamente al parcheggio presso il campo sportivo di Rossiglione, dove si ritrova la macchina (h 0,45 dal colletto).

 

TEMPO TOTALE

h 2,30 circa (h 3,00 circa se si raggiunge la sorgente sulfurea)

DISLIVELLO

300 m circa (400 m circa se si raggiunge la sorgente sulfurea)

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

18 novembre 2012

PERIODO CONSIGLIATO

ottobre-novembre e marzo-aprile

COMMENTI

Bel giro ad anello, non lungo e assai poco faticoso grazie all’ottima tracciatura ed ai dislivelli assai contenuti. Grazie alle particolarità geologiche, si tratta di un percorso assai conosciuto e frequentato, alla scoperta di un ambiente fra i più particolari e caratteristici del Parco del Beigua.

I brevi tratti esposti, comunque attrezzati, non creano problemi di sorta. Evitare i periodi caldi e quelli troppo freddi: in particolare in presenza di neve, che renderebbe il percorso sensibilmente più impegnativo.