Si
prende il sentiero di sinistra, che costeggia le tribune del campo da
calcio (segnavia XX)
e che si inoltra in piano nel rado bosco della bassa Val Gargassa. Mantenendosi di fianco al pittoresco rio, il sentiero
prosegue con alcuni poco faticosi saliscendi, lasciando due case alte
sulla sponda opposta. Il bosco, in breve tempo, passa dal querceto al
castagneto e, quindi, ad una bella pineta d’alto fusto.
Con
percorso pressoché pianeggiante, si
esce su terreno scoperto, ormai presso una prima strettoia della
valle: superato un breve tratto protetto da ringhiere in legno, si
effettua un
traverso su una placchetta rocciosa (catene), quindi si prosegue in
ambiente assai selvaggio e caratteristico, fra incombenti pareti di
roccia conglomeratica. Si giunge così ad un ripiano roccioso (h
0,30 dalla partenza), proprio in faccia ad una
parete stratificata di conglomerato ai cui piedi il rio scorre in
una specie di canyon: i numerosi piccoli
laghetti dalla limpidezza cristallina emanano caratteristici riflessi
verdastri.
Proseguendo
lungo il corso del rio, si giunge ad un punto in cui il
vallone effettua una curva di quasi 90° verso destra, da dove
inizia il tratto forse più spettacolare della Val Gargassa: le pareti
di conglomerato nerastro si avvicinano, formando una sorta di forra in
cui il torrente scorre comunque mai troppo velocemente, formando una
serie di pozze e laghetti smeraldini assai pittoreschi.
Nel
tratto più stretto della valle il sentiero, che si mantiene ancora
sulla sinistra idrografica, prosegue un po’ in alto rispetto al rio, protetto
da una lunga staccionata in legno. Oltrepassata una
breve cengia sotto un salto aggettante, si continua in piano fino ai
piedi di un curioso torrione
nero strapiombante, localmente noto come “U muru du gattu”: sembra che una frana, nei primi anni ’70,
abbia in parte modificato la morfologia del torrione, che oggi non
assomiglia più così tanto al “muso del gatto” ricordato dal
vecchio toponimo.
A
questo punto le XX
invitano a superare il torrente (guado facilitato da diversi massi
affioranti), oltre il quale si sale nel bosco con alcuni erti tornanti.
Guadagnate alcune decine di metri di quota, il sentiero traversa in
piano nel bosco lungo la destra idrografica del vallone, per poi
riportarsi sulle rive del fiume in corrispondenza di un bel ripiano fra
gli alberi: nel bosco appaiono numerosi muretti a secco, a testimonianza
di come la zona fosse, un tempo, assai sfruttata dall’uomo.
Si
guada nuovamente il torrente presso un pittoresco laghetto, si sale
quindi con un paio di tornanti fra muraglioni di pietre a secco e si
giunge ai margini di un vastissimo prato (in parte ricavato
artificialmente) con radi alberi da frutto inselvatichiti, dove un
cartello in legno indica lo stacco verso destra del “Sentiero
Natura”, che si utilizzerà per il ritorno: sul fondo del ripiano, a
sinistra, appaiono le poche case della borgata Vereira
(401 m), che
si raggiungono in pochi minuti (h
0,35 dal ripiano roccioso).
La
borgata, costituita da alcune diroccate abitazioni e da un
nuovo rifugio di proprietà del Parco del Beigua, nacque in funzione
delle attività estrattive (quarzite) volte alla fabbricazione del vetro
(da cui il nome): queste attività furono fiorenti, in questa zona, fino
al XV° Secolo, dopo di che iniziò un lento declino a favore dei centri
di fondovalle, più adatti ad una produzione su larga scala. Volendo
proseguire oltre la borgata, si può seguire ancora il marcato sentiero
che, superato un bellissimo tratto di bosco a lasciata, oltre un ponte a
sinistra, una diramazione (segnavia ϴ) diretta a Rossiglione, supera
anch’essa il rio a sinistra e risale la parte superiore della valle
fino ad un ripiano roccioso dove, poco sotto, sgorga una caratteristica sorgente sulfurea (h
0,20 da Verèira).
Tornati
al piccolo villaggio, si ritorna per breve tratto sui propri passi, fino
al bivio segnalato del “Sentiero Natura”: si procede seguendo i segnavia di quest’ultimo
(●●●),
che invitano a costeggiare il vasto ripiano erboso fino ad alcuni ruderi
di costruzioni. Discesi lungo alcune belle scalette in pietra a guadare
un piccolo rio, si prende a risalire con decisione il versante sinistro
idrografico della valle, in un tratto di fitto bosco. Superato un
colletto con un grosso roccione, si prosegue a mezza costa, in salita
meno accentuata: da questo tratto si gode, ogni tanto, di splendide
vedute sulla lunga cresta rocciosa che si origina, in basso, dal “muru
du gattu” e che in alto presenta il curioso fenomeno denominato “u
barcun dla scignûa” (“il balcone della signora”), un
foro roccioso pochi metri sotto la cresta, molto caratteristico.
Attraversato
il roccioso alveo di un rio spesso asciutto, si continua a traversare,
ora nuovamente in salita ripida, il brullo e detritico ghiaione che
fascia la base dei picchi conglomeratici sommitali della Rocca
Giana (565 m). Seguendo alcuni ometti e i numerosi segnavia, si inizia a risalire
ripidamente il lungo ghiaione fino
al piede delle rocce soprastanti, dove si traversa a destra
nuovamente in piano. Aggirato
uno spigolo ai piedi delle gialle paretine lichenate che danno il
nome alla montagna, un
traverso per una esposta ma breve cengia (catene) consente infine di
raggiungere un panoramico colletto (h
0,30 da Verèira), da dove appaiono i
verdi altipiani punteggiati di cascine che costituiscono il crinale
occidentale dalla bassa e media Val Gargassa.
Da
questo colletto vale la pena seguire il breve sentierino che, seguendo
il filo di cresta, raggiunge in pochi minuti la sommità della Quota
512 m, da dove si ha un’ampia veduta d’insieme di tutta la zona, e in
particolare sulle verticali paretine sommitali della vicina Rocca Giana.
Dal
colletto si scende sull’opposto versante con alcuni tornanti, quindi
si prosegue in lunga diagonale da destra a sinistra, scendendo con
decisione, fino al letto roccioso di un rio. Risalite alcune roccette e
oltrepassato un altro piccolo rivolo, si prosegue in decisa salita lungo
un sentiero che, gradualmente, diviene disastrata carrareccia,
costeggiando una recinzione in rete metallica. Ritornata pianeggiante,
la carrareccia, con fondo migliore, giunge ad un primo bivio: trascurato
il ramo di sinistra (segnavia ●
diretto al Monte Calvo), si prosegue dritti, lungo
quest’ultimo segnavia, attraverso un cancello e si giunge, dopo pochi
minuti, ad un nuovo incrocio, presso l’ingresso dell’Agriturismo
Monterosso.
Trascurata
ancora una volta la carrareccia di sinistra, si prosegue ancora dritti, lasciando poco dopo a destra
l’ingresso della Cascina
Camilla.
Si
supera un ulteriore artigianale cancello e, per un sentiero nel fitto
bosco, si scende con numerosi ripidi tornanti (bella
tracciatura con muretti a secco) nuovamente al parcheggio presso il
campo sportivo di Rossiglione, dove si ritrova la macchina (h 0,45 dal colletto).