Anello del Lago della Tina

Home Appennino Ligure Alpi Liguri Alpi Marittime Alpi Cozie Valle d'Aosta Dolomiti Altre zone Su e giù per la Riviera Ligure Mailing List

 

CARTINA CONSIGLIATA

F.I.E. scala 1:25.000 – Foglio SV-1

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - APPENNINO LIGURE

SCHEDA N. 9

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL LAGO DELLA TINA ALL'INIZIO DELLA PRIMAVERA, CON LA CASCATA AL MASSIMO DELLA SUA PORTATA

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Arenzano (uscita della A10 Genova-Ventimiglia) si prende verso destra l'Aurelia per Cogoleto ma, appena la strada inizia a scendere (località Colletta), si imbocca una stradina a destra. Una breve discesa porta ad attraversare la zona industriale all'inizio della Val Lerone, poi seguendo il torrente si supera un'agritur e, superato un ponte, si parcheggia presso un tornante in località Motta, poco prima delle prime case sparse di Campo (100 m circa, 3,5 km da Arenzano, paline segnaletiche).

 

ITINERARIO

Si segue la carrareccia che parte dal tornante, dapprima in leggera salita accanto ad alcune case, poi oltre un ripiano pianeggiante nel bosco. Si attraversa una radura prativa (Cian da Nave), quindi si prosegue nel bosco di fianco al Rio Lerone, fino ad un caratteristico ponte in pietre e legno che lo attraversa a destra. Si supera il ponte e si seguono i segnavia rossi dall'altra parte, mentre risalgono con alcuni tornanti la sponda opposta, fra prati e macchie boscose. Si intercetta il sentiero proveniente dalla frazione Terralba, che va seguito verso sinistra: il comodo sentiero riprende il suo andamento pianeggiante, ora alto sulla sinistra idrografica del torrente. Sull'altro lato della valle le ardite strutture rocciose dell'Erbin rendono il paesaggio quanto mai selvaggio e severo. Proseguendo lungo il sentiero, si assecondano i dentro e fuori di alcuni valloncelli laterali e si raggiunge infine, costeggiando un antico acquedotto, il pittoresco Ponte Negrone (176 m, h 0,40). Il ponte, molto antico, attraversa una profonda gola rocciosa, proprio nel punto in cui si uniscono i corsi dei torrenti Leone (a destra) e Negrone (a sinistra) per formare il Lerone. Anticamente, da qui iniziava il lungo acquedotto che portava l'acqua potabile ad Arenzano (il ponte è costruito su "due piani", con quello inferiore coperto ed originariamente destinato a convogliare le acque, sul modello degli acquedotti romani). Prima di giungere al ponte si incontra un bivio (tabelle): si abbandona il sentiero principale (vedi anche itinerario Sentiero dell'Ingegnere) per seguire la diramazione che, a destra, inizia a salire nel bosco rado. Dopo una breve rampa, il sentiero prosegue per buon tratto in salita leggera, tagliando boschetti e lingue di pietrame. Ogni tanto, fra gli alberi, appare sul fondovalle il Torrente Leòne, che forma una serie di caratteristici azzurri laghetti. Il sentiero inizia quindi a risalire la sponda sinistra idrografica del vallone, con una lunga serie di regolari tornanti sul ripido pendio. Attraversata una pietraia, ci si porta con un più lungo traversone fino alla sommità di un costone boscoso: al di là di questo, si giunge ad una caratteristica macchia di castagni, denominata appunto Area del Castagno (h 0,30 dal Ponte Negrone, cartello).

Abbandonando il sentiero a sinistra e scendendo dritti lungo una traccia, si raggiunge in breve una bella fonte ed un tavolo con panche presso un monumentale castagno centenario, dall’età stimata di due secoli.

Proseguendo lungo il sentiero a sinistra, si sale ancora ripidamente con due tornanti, fino ad incrociare un ampio sentiero pianeggiante proveniente dal Passo du Gua. Si abbandona la traccia che prosegue in salita verso il Ricovero Fate e Präo Lisêu per seguire questo comodo sentiero verso sinistra (tabelle), mentre taglia pianeggiante uno splendido bosco di faggi. Raggiunto un colletto boscoso, si trascura una diramazione poco evidente che prosegue dritta per seguire il ramo più marcato (freccia rossa) che discende a sinistra un breve tratto ripido. Si prosegue poi nuovamente in piano, tagliando le testate di due successivi impervi vallonetti (punti panoramici). Sempre in piano, ci si porta infine sul fondo del vallone principale del Torrente Leone, raggiungendo il letto del rio presso il Passu du Figü (Passo del Fico, h 0,40 dall’Area del Castagno): evidentemente, non si tratta di un vero e proprio valico, ma semplicemente di un punto di attraversamento obbligato dell’impervio vallone. A questo punto, prima di attraversare il rio, si abbandona il sentiero principale per seguire una marcata traccia a destra che risale il corso del torrente: raggiunta una prima pozza, si prosegue per alcune lisce rocce lungo una evidente traccia. Facilitati in alcuni punti da scalini cementati, si supera un ulteriore bel laghetto e, aggirato un masso per una brevissima cengia, si risale l’ultima lastronata fino sulle sponde del caratteristico e altamente scenografico Lagu da Tin’a (Lago della Tina, 350 m circa, h 0,05 dal Passu du Figü).

Si tratta di una grossa "marmitta dei giganti" modellata dall’acqua, del diametro di 5 m circa e della profondità di 5-6 m, alimentata da una bella cascata che scende sullo sfondo, da una gola rocciosa. Sulla sinistra un’umida parete aggettante è caratterizzata da un continuo stillicidio, fatto questo che contribuisce a rendere ancor più selvaggio e pittoresco il quadro d’insieme. Le sponde del lago non sono percorribili e non è possibile proseguire oltre, essendo lo specchio d’acqua rinserrato fra verticali pareti di roccia.

Ritornati dunque al Passu du Figü, si supera il rio e si continua lungo il sentiero sulla sponda opposta (segnavia  C2). Questo inizia a risalire il fianco destro idrografico del vallone con ripide e regolari serpentine, in un bel bosco di pini. Si raggiunge così, più in alto, lo stacco del sentiero C5 (Percorso Natura o “Sentiero dei Boy Scout”) che si collega con il “Sentiero dell’Ingegnere" e la diretta al Monte Argentea). Abbandonato il C2 (che si dirige a destra verso l'Agueta e la lontana frazione Terralba di Arenzàno), si continua lungo il C5 verso sinistra, ancora in salita, fino ad un costone dove si trova un bivio (freccia in legno).

Seguendo il ripido sentiero a destra, si sale in una cinquantina di metri ad una panchina in legno presso il ristrutturato Ricovero"Sambuco" (Sambügu), da dove si gode di buon panorama verso il basso vallone fino al mare.

Proseguendo lungo il sentiero, ora pianeggiante, si continua nel bosco poi, raggiunto un colletto con grossi massi, si scende con un paio di tornanti fino al Rio dei Guadi, dove una bella cascatella tipo "Staubach" scende fra salti rocciosi incombenti. Dall’altra parte pochi metri di corda fissa (facilissimo) fanno guadagnare nuovamente il bosco, dove si prosegue in blanda salita fino ad un nuovo guado (Rio du Môu): si taglia il rio per una cengia rocciosa pianeggiante alla base della bella placca solcata da una cascata (attenzione al salto sottostante!), quindi si continua nuovamente in piano nel bosco e si raggiunge finalmente il "Sentiero dell’Ingegnere" presso un marcato tornante. Abbandonata la prosecuzione del segnavia C5 (diretto a Gua dell'Ômu), si segue questo sentiero (segnavia I) verso sinistra, in ripida discesa e, con numerose svolte, si percorre una stretta valletta ai piedi degli imponenti appicchi rocciosi della Costa di Guadi. Più in basso si attraversa il torrente che scende dalla severa gola del "Cû du Mundu" quindi, dopo un bellissimo tratto di mulattiera, si raggiunge il torrente principale presso una zona rocciosa dove si formano belle pozze. Attraversato il corso d’acqua, si prosegue sull’altra sponda praticamente in piano o in moderata discesa, si doppia un colletto alla base della costa rocciosa e si scende in breve nuovamente al Ponte Negrone (h 1,20 dal Passu du Figü). Attraversato il ponte, si segue il sentiero dell’andata e si ritorna alla macchina (h 0,35 dal ponte).

 

TEMPO TOTALE

h 4,00 circa

DISLIVELLO

400 m circa

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

22 aprile 2013

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla primavera

COMMENTI

Bel percorso molto pittoresco ad una curiosità naturale insolita ma molto bella. È infatti inusuale incontrare laghi in queste zone della Liguria, e anche per questo la gita rappresenta un’imperdibile "chicca" da non lasciarsi scappare!