Sull’altro
lato della strada si imbocca una sterrata (sbarra), cominciando a
camminare in moderata salita fino ad un bivio sulla sinistra (indicazioni
per Forcella Valgrande). Sempre per buona mulattiera si scende un
poco fino ad uscire dal bosco sui bei prati di
Forcella Losco
(1775
m), dove si trovano i ruderi in pietra di un diruto edificio e da dove
svetta in bell’evidenza il Monte
Brentoni.
Si prosegue oltre e, nel punto in cui la traccia si
inoltra nuovamente nel rado bosco, ci si lascia sulla destra il bivio per
la Forcella di Valgrande. Si prosegue ora tra bellissimi alberi,
imponenti e secolari, e camminando su buon sentiero si traversa in costa
fino ad uscire definitivamente sui verdissimi
prati sottostanti il Monte Brentoni, la Cresta
Castellati e il Pupera di Valgrande.
Non vi sono tabelle segnaletiche e lungo il percorso si incontra
solo qualche sbiadito segnavia, ma la traccia presente è una sola e
sempre ben marcata per cui non vi è il rischio di smarrire la strada. Su
terreno mai troppo ripido e con panorami aperti sia sulla vallata
di Domegge di Cadore, sia sulle cime
dell’opposto versante con in primo piano il Monte Crìdola, si
prosegue avvicinandosi all’amplissimo
canalone sottostante la Forcella Brentoni. Quando la
traccia in costa si esaurisce contro il fianco della montagna, si comincia
a salire a zigzag sui prati che costituiscono la parte terminale del
canalone di cui sopra.
Attenzione:
sulle carte è segnata la prosecuzione verso il
Bivacco Spagnolli
(n° 328)
ma in realtà del sentiero non vi è traccia!
Il
sentiero prosegue con regolari zigzag e qualche ardito
taglio, supera una prima fascia di facilissime roccette e,
superato a sinistra un sentiero “chiuso” e dalla destinazione ignota,
riprende cogli zigzag fino a quota 2200 m circa, dove i prati terminano e
l’ambiente si fa roccioso.
In
corrispondenza di un grande
masso a forma di incudine con un vistoso ometto sulla destra,
occorre deviare dalla traccia “ufficiale” per imboccare una rampa
rocciosa non troppo inclinata. Seguendo gli ometti e le tracce di
passaggio, si risale la rampa/cengia
per roccette abbastanza
facili fino a raggiungere il punto in cui la rampa stessa si
esaurisce. Ci si trova ora in cresta,
su un magnifico
balcone panoramico verso la pianura e le montagne della Carnia
con in primo piano il Gruppo delle Terze. Sempre seguendo gli
ometti, mentre tratti su roccette si alternato ad altri più facili per
traccia, si risale la
cresta con passaggi mai troppo difficili o esposti (I° grado?)
fino a giungere
in vista della piccola
croce in legno posta sulla panoramicissima cima del Monte Brentoni
(2547 m,
h
2,30 libro
di vetta).
Questa in realtà è l’anticima Ovest, mentre la cima
principale, più alta di solo un metro e caratterizzata da un
grosso ometto di sassi, pare si possa raggiungere calando alla sottostante
forcelletta e proseguendo per cresta (passaggi di
II°).
Per il ritorno, si percorre a ritroso un breve tratto di cresta
fino a raggiungere, sulla destra, un canale contrassegnato da tracce di
passaggio e da sbiaditi segni rossi. Si scende con pendenza non eccessiva
per un primo tratto ghiaioso fino a che il terreno non cambia e ci si
trova sulla roccia. Con prudenza e attenzione ma senza eccessive difficoltà
si scende per un diedro
su terreno abbastanza appoggiato e mai esposto fino a mettere i piedi sul
più sicuro terreno della Forcella Brentoni (h
0,30 dalla vetta). Il tratto
pare sia di II°, ma se sono riuscita a scenderlo io, notoriamente fifona
e dotata di un personalissimo stile “di chiappa”, direi che le
difficoltà possano essere decisamente ridimensionate; in ogni caso, sul
posto si trovano 3 chiodi per eventuali calate in doppia.
Dalla
forcella ci si cala per ghiaie e per facili roccette lungo l’ampio
canalone abbandonato all’andata fino a riguadagnare la più sicura e
riposante traccia sui prati all’altezza del masso
a forma di incudine. Di qui in poco più di un ora, di nuovo alla
macchina per il medesimo percorso.