Lasciata
l’auto, si prende la sterrata (questa volta un poco più accidentata)
che sale verso la vicina Casera Stabili (1049 m). Poco oltre, nei
pressi di una presa d’acqua, si raggiunge l’edificio diroccato di Casera
Scalèt Bassa (1169 m); la carrareccia si trasforma in mulattiera
inerbita fino a che, oltrepassato uno spiazzo con un altare, occorre
piegare seccamente verso destra. Non vi sono segnali evidenti, solo una
freccia bianco/rossa su un albero e un segno a vernice su un manufatto in
sassi, e conviene non farsi trarre in inganno dall’invitante traccione
dal fondo inghiaiato che prosegue dritto lungo la valle (e che io ignoro
dove vada!).
La
mulattiera diviene sentiero e prosegue nel bosco con pendenza sempre più
sostenuta per risalire la valle (Venal di Montanès) sul suo fianco
destro; a poco a poco la vegetazione si dirada e, usciti dal bosco, ci si
affaccia su una meravigliosa conca verdeggiante nel pressi dei pochi
ruderi ancora visibili della Casera Scalèt Alta (1763 m).
Davanti
a noi bene evidente la Cima
Secca e,
sulla destra, apparentemente più piccolo, il Col Nudo;
l’ambiente è suggestivo, e verdissimi prati si alternano a placconate
rocciose incredibilmente bianche e lavorate dalle acque in
maniera davvero sorprendente.
Poco oltre si incontrano anche altre tabelle
segnaletiche; a sinistra per la Forcella della Lastra, mentre per
il Passo di Valbona occorre proseguire dritto (circa h
1,30).
Da
qui in poi, nonostante ci si trovi sul percorso di un'Alta Via, le tracce
sul terreno diventano meno marcate e i segnavia alle volte tendono a
latitare; piegando però leggermente a destra e seguendo la bella
bastionata rocciosa in questo punto davvero incombente non si rischia di
sbagliare.
Il
sentiero continua a risalire la valle mantenendosi sempre accosto alle
rocce; l’ambiente è bello, selvaggio e solitario e al verde dei prati
fanno da contrasto le colate di ghiaie che scendono dalle cime che
chiudono la valle e i curiosi anfratti e canali che si aprono sulla
bastionata rocciosa che incombe proprio sopra il sentiero.
Continuando
nella salita ci si affaccia alla piccola
conca della
Busa di Valars (2000 m circa,
h
1,00 da Casera Scalèt Alta),
proprio sotto la punta più alta (Col di Piero) con cui terminano
le rocce seguite fino ad ora; tra questa e il vicino ed incombente Monte
Teverone fa capolino il Lago di Santa Croce.
Proseguendo
dritti (tabelle), si passa sotto le
placconate della Cima della Pala di Castello e, in breve, si è sul
piccolo ma panoramico Passo di Valbona
(2190 m, h 0,30 dalla Busa
di Valars).
Ci
si trova proprio sotto la cima del Col Nudo (che però ancora non
si vede!) mentre spicca a destra il Teverone
e alle spalle la bella
vallata percorsa fino ad ora.
Dal
passo, tabelle indicano la direzione da mantenere. Per zolle d’erba e
rocce artisticamente erose dall’acqua si risale il pendio
della Cima Lastèi (2430 m) mantenendosi sempre verso il suo ciglio
meridionale; il terreno non è difficile e, anche se alle volte le tracce
scompaiono, sbiaditi segni rossi e qualche ometto rassicurano sul fatto di
essere sulla via giusta. In poco meno di un’ora, sempre su terreno
abbastanza ripido, si giunge sulla Cima
Lastèi; più che una cima, è un crinale erboso
meravigliosamente affacciato da un lato sulle Dolomiti
d'Oltre Piave e sulla pianura retrostante e dall’altro sulle
cime che fanno da
corona all’altopiano dell’Alpago.
Da
qui la cima del Col Nudo è davvero vicina, e appare come un tozzo
accumulo di ghiaie; ci si avvicina percorrendo il filo di cresta
in leggera discesa, dapprima per erbe e poi per roccette mentre il crinale
diventa sempre più stretto. Per superare un intaglio, ci si cala per un
paio di metri sul versante opposto, per poi tornare sulla crestina
che diventa sempre più aerea fino a che questa non
va a morire contro il fianco del Col Nudo. Lo si risale per
ghiaie e facilissime roccette e in pochi minuti si è sulla cima del Col
Nudo (2471 m);
rimasugli di una croce e resti del libro di vetta ma un panorama davvero
incredibile sia sulle vicinissime Dolomiti d'Oltre Piave, sia
sui lontani ma ugualmente maestosi Pelmo, Civetta e Marmolada.
Per
la discesa, nonostante sulla cartina non appaiano sentieri marcati, si può seguire il crinale
del Col Nudo fino alla nuovamente panoramicissima Anticima
Nord (2450 m) lungo tracce ben marcate e con un percorso
sicuramente meno esposto di quello fatto fino ad ora. Calandosi poi per
divertenti ghiaie e sempre lungo una traccia ottimamente marcata, ci si
porta nei pressi della Forcella Bassa del Col Nudo: si prosegue
quindi sotto le rocce
stratificate e coreograficamente erose dall’acqua della Cima
Secca fino ad intercettare una traccia segnata (Alta Via delle
Dolomiti n° 7) che
torna verso la Busa di Valars.
Da qui occorrerebbe mantenersi sulla
traccia (marcatissima ma non segnata) che perde quota mantenendosi sul
versante della valle opposto rispetto a quello seguito in salita fino ad
intercettare un ulteriore sentiero diretto ai ruderi di Casera Scalèt
Alta: per il percorso seguito all’andata, quindi, nuovamente a Casera
Stabili e alla macchina.
In
alternativa, facendosi tentare dai meravigliosi prati e dalla stupenda
conca verdeggiante, si può tagliare liberamente, mantenendo come punto di
riferimento la ben evidente bastionata rocciosa alla base della quale era
il sentiero per il Passo di Valbona, per arrivare comunque alla Casera Scalèt Bassa
(complessivamente, in discesa circa h
2,30).
Una
ulteriore alternativa, riservata però ai possessori di buone gambe e di
una sconfinata voglia di camminare, è rappresentata dalla possibilità di
rientrare alla Casera Scalèt Alta passando per la Forcella della
Lastra, lungo un percorso che si sviluppa interamente per creste.