CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 – Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 16 |
STORIA
ALPINISTICA
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Il
Monte
Gelàs (3143 m) è la seconda cima, per altitudine, delle Alpi
Marittime, inferiore solo all’Argentèra. Si trova sullo
spartiacque principale della catena alpina, fra le valli Gesso, Vésubie
e Gordolàsque. Dalla sua bifida sommità (la Cima Nord, la più
elevata, si trova proprio sul confine, mentre la Cima Sud, 3138 m, è
interamente francese) si può godere di uno dei migliori panorami delle Alpi
Sud-Occidentali: nelle giornate eccezionalmente limpide, lo sguardo
abbraccia in sol colpo i ghiacciai del Rosa e i rilievi corsi.
Il
Gelàs presenta un esteso versante settentrionale, dove si annidano tre piccoli
ghiacciai e numerosi altri glacio-nevai: questa caratteristica, piuttosto
insolita a latitudini così basse, è alla base del toponimo provenzale
"gelàs", cioè "ghiacciato". E sempre a questa
caratteristica, nonostante negli ultimi anni di riscaldamento globale i
ghiacciai si siano ritirati sensibilmente, è riferito il soprannome di
"Monte Bianco delle Marittime" appioppato al Gelàs
dagli alpinisti nizzardi.
Il piccolo pensile
Ghiacciaio della Maura,
annidato in un alto circo sulla parete Nord-Ovest, è oggi declassato a
glacio-nevaio; il Ghiacciaio della Siula (o del Lago Bianco),
il più corposo del settore, è oggi confinato in quello che una volta era
il suo bacino superiore, tra le cime Chafrion e Borello; il Ghiacciaio
Nord-Est del Gelàs (o Ghiacciaio della Maledìa), che è stato
anch’esso declassato a glacio-nevaio, occupa invece la piccola conca fra
la Cima Borello ed il Passo della Maledìa, dove giace il
piccolo Laghetto della Maledìa.
Il
Gelàs è stato per lungo
tempo creduto la cima più elevata del settore: solo il 17 luglio 1864, in
occasione della prima ascensione, partendo da Madone de Fénestre,
ad opera del conte Paolo Ballada di Saint Robert, del cav. Giacomo Ballada
di Saint Robert e dell’avv. Carlo Meynardi, con le guide G.B. Abbà e A.
Audisio, la comitiva si rese conto che esisteva un gruppo di cime a
nord-ovest che erano nettamente più elevate del Gelàs. Cime di
cui non erano sicuri neppure del nome, visto che la carta sarda le
individuava come "Rocca dell’Argentèra", ma a valle non
si era a conoscenza dell’esistenza di montagne con un tal nome: e solo
con un’ipotesi il gruppo identificò queste cime con la montagna
chiamata "la Stella" dai bagnanti delle Terme di
Valdieri!
La via normale italiana al
Monte Gelàs, che ne
percorre l’impervio versante Nord-Ovest, è un itinerario generalmente poco
impegnativo, ma di difficoltà molto variabili a seconda delle condizioni:
ad inizio stagione, con il Canale di Saint Robert ed i tratti
detritici completamente innevati, diventa più impegnativa ma anche più
piacevole ed interessante, mentre a settembre risulta una facile ma
faticosa salita in gran parte per immensi macereti e infinite colate di
detriti. |
AVVICINAMENTO
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Dal rifugio si
segue l’itinerario Al
Lago della Maura fino a raggiungere il bivio (quota 2400 m
circa) per il vicino lago: trascurando la traccia che vi si dirige a
sinistra (indicazione e segni gialli), si prosegue lungo la ben tracciata
mulattiera diretta alla Pera de Fener ed al Passaggio dei
Ghiacciai del Gelàs, per toccare poco più in alto una lapide a
memoria di un alpinista, presso la quale stacca a destra la traccia
diretta alla Forcella Roccati (h 1,30
dal rifugio). |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si abbandona dunque la mulattiera principale per
seguire a destra la diramazione che si inoltra fra
le grandi colate detritiche discendenti dalla Cresta della Maura:
dopo aver traversato in direzione della base del canalino di sfasciumi che
fa capo all’evidente bifida forcella, la mulattiera, a tratti in frana, sale
con ripide serpentine fra grossi massi e detriti fin dove il
canalino si sdoppia: trascurando il ripido canale-camino di destra, si
risale quello di sinistra e, per sfasciumi e grossi blocchi, si tocca lo
stretto intaglio roccioso della Forcella Roccati (2600 m, h
0,30 dal bivio), incisa fra l’omonima punta e la cresta
nord-occidentale del Gelàs.
Bellissima vista sulla sottostante Gorgia della Maura, appena
risalita, con l’omonimo piccolo laghetto e, oltre
la costiera Fenestrelle-Ciamberline, sulla Serra dell’Argentèra.
Sull’opposto versante della forcella invece appare l’ampia conca
detritica alla testata della Gorgia delle Vallette, dove giace il Nevaio
Inferiore Nord-Ovest del Gelàs: proprio di fronte, la sponda opposta della
conca è
incisa dall’evidente Canale di Saint Robert, innevato
fino a stagione inoltrata, che fa capo al Colletto di Saint Robert,
fra la Cima di Saint Robert a destra e la cresta Ovest del Gelàs
a sinistra.
Si scende dunque dalla
parte opposta della forcella per una ripida traccia fra gli
sfasciumi (bolli rossi) e si giunge in breve sul fondo della conca
occupata dal nevaio: a monte questa è sbarrata da una verticale bastionata
rocciosa, che sorregge il soprastante Nevaio Superiore Nord-Ovest del Gelàs.
Si attraversa la conca mantenendosi lungo margine inferiore della placca
nevosa che, specie verso fine stagione, fa affiorare il ghiaccio vivo, e
si giunge al conoide di sfasciumi che costituisce la parte inferiore del Canale
di Saint Robert.
Seguendo sempre i bolli rossi, si
inizia la risalita del canale, per detriti e sfasciumi
straordinariamente friabili (attenzione!). Con faticoso percorso si
raggiunge una evidente strozzatura rocciosa: una freccia rossa sulla
destra indica il punto dove abbandonare temporaneamente il canale per
aggirare il breve salto, lungo un sistema di cengette e canalini secondari
agevoli ma sempre molto friabili. Ritornati nell’ampio
canalone, si risale il tratto forse più delicato dell’intero
percorso, per
detriti instabili ed eccezionalmente friabili, fino a
raggiungere il margine di una piccola conca che interrompe la continuità
del canale, prima che questo prosegua in alto in direzione dell’ormai
non molto lontano Colletto di Saint Robert. La conca è sbarrata a
valle da una piccola cordonata morenica, che consente spesso il
mantenimento di una placca nevosa fino a tarda stagione.
Abbandonando il
canale, che
più in alto si restringe nuovamente ed è ostruito da un masso incastrato,
ed ignorando il bolli rossi che proseguono in direzione del Colletto di
Saint Robert, si percorre la piccola cordonata morenica verso sinistra
fino
alla base di uno stretto canalino che incide la sponda destra
orografica del canale principale (2780 m, h 0,30
dalla Forcella Roccati): qui si rinviene un’evidente serie di
ometti, che d’ora in poi daranno la dirittura della salita.
Si attacca
il breve canalino, che si supera per
detriti e facili roccette, fino ad uscire nell’ampia conca
superiore. Oltre un inaspettato campo di cardi selvatici, singolare
"zona verde" in questo mondo di pietre e rocce, si prosegue la
salita seguendo gli utili ed evidenti ometti, fra apparentemente
sterminate distese di detriti. Obliquando
prima a destra e poi a sinistra, si
supera una bastionata e si raggiunge il margine della selvaggia
conca sospesa che racchiude il Nevaio
Superiore Nord-Ovest del Gelàs, che si contorna dall’alto.
Proseguendo la risalita degli immensi campi di detriti, si accosta
lentamente, verso destra, uno sperone secondario della cresta Ovest del Gelàs,
ormai in vista della piramidale Anticima Nord-Ovest che anticipa la vetta.
Tagliando
con diagonale ascendente la base dello sperone, per placche e
cenge (qualche passo di I° grado) sempre seguendo gli ometti si
giunge nei pressi del filo dello sperone, che si raggiunge rimontando
facili roccette interrotte da gradini rocciosi (I°, I°+). Usciti
sul filo dello sperone in corrispondenza del punto in cui questo si salda
alla cresta Ovest, la
vista si apre spettacolare sull’opposto versante (Vallée
de la Vésubie) dove occhieggiano i pittoreschi Lacs Mort,
Blanc e Balour e dove appare, nel fondovalle, il Santuario
della Madone de Fénestre con i fabbricati dell’omonimo rifugio. La Cima
di Saint Robert
è già considerevolmente sotto di noi!
Non rimane ora che seguire il
filo del lungo e comodo crestone, per detriti e facili roccette: in
corrispondenza dell’inizio di un repulsivo canalone detritico, racchiuso
fra la parte superiore della cresta Ovest e l’Anticima Nord-Ovest, la
cresta inizia ad aumentare di pendenza. Raggiunto un primo comodo
terrazzino, si deve superare una
breve placca di roccia chiara (meglio sulla sinistra, dove la
roccia è più articolata, II°), quindi si prosegue per roccette
sempre di un certo impegno (I°+, II°) fino ad
un nuovo comodo ripiano, alla base della liscia placconata finale: a
sinistra, sulla sponda opposta del canale, si notano una lapide ed una
sosta di calata attrezzata. Si attacca la
placca soprastante, appoggiata ma liscia, per
l’evidente fessura a sinistra e, senza eccessive difficoltà
(II°) se ne raggiunge la sommità (30 m circa), in corrispondenza
di un
aereo colletto che si affaccia sul versante Nord della cima
principale, di
cui appare in alto la croce.
Tagliando il ripidissimo versante
per una aerea cengia (ometti) si raggiunge l’erto pendio di sfasciumi
che, in breve, consente di raggiungere la spaziosa sommità della Cima
Nord del Monte Gelàs (3143 m, h 1,45
dal Canale di Saint Robèrt, h 4,15
totali), dove sorgono una croce
di ferro (libro di vetta) e, verso nord, una
artistica statua lignea della Madonna. Panorama circolare
veramente mozzafiato: verso sud, oltre un profondo intaglio, sorge la
vicina cima meridionale, di quota di poco inferiore, mentre ad est appare
l’ampia conca alla
testata della Vallée de la Gordolàsque, sede del grande Lac Long. Oltre il lago dominano le imponenti vette della Cima
della Maledìa e del Monte Clapiér, ai cui piedi appaiono i
piccoli omonimi laghi, mentre sullo sfondo si riconoscono agevolmente il Mont
Bégo ed il bifido Mont Chemineyés, sullo spartiacque con la Valmàsque.
Dalla parte opposta, verso Sud-Ovest, il lungo Vallon de la Madone
isola il massiccio Mont Ponsét ed il Mont Néiglier, con i
fabbricati di Madone de Fénestre sul fondo del solco. Più a
destra, oltre la turrita Cima di Saint Robèrt, la massiccia Cime
de l’Agnelliére, poi tutto il complesso del Cougourde e,
alle sue spalle, la
ciclopica Serra dell’Argentèra, con l’Asta, l’Oriol
e le via via più modeste elevazioni fino alle colline piemontesi. Più
lontano svetta il Monviso e, oltre la pianura, il Cervino ed
i ghiacciai del Rosa. Ancora verso Sud, nelle giornate
particolarmente limpide, appaiono il Golfo di Antibes e la costa di Nizza e, all’orizzonte, i profili dei monti
corsi.
Discesa:
per la stessa via in h
2,45. |
TEMPO
TOTALE
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h
7,00 circa (esclusi l'accesso e la discesa dal rifugio)
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DISLIVELLO
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1400
m circa (escluso l'accesso al rifugio)
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DIFFICOLTA’
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F+
(alcuni passi di II°)
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MATERIALE
UTILE
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casco
obbligatorio, ramponi e piccozza a seconda delle condizioni
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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13
settembre
2011
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio
- settembre
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COMMENTI
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Salita lunga e faticosa ad uno dei
punti panoramici più spettacolari delle Alpi Marittime. Le difficoltà
sono molto variabili, in funzione delle condizioni: con neve la salita è
più impegnativa, ma anche più varia e meno faticosa. Nell’ultimo
tratto, lungo la cresta, si incontra qualche isolato passo di II° grado
che richiede comunque attenzione. Consigliata.
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