CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 – Foglio 05
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
MARITTIME
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SCHEDA
N. 20
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STORIA
ALPINISTICA
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La
Cima Nord dell'Argentèra (3286 m) è la seconda cima, in ordine di altitudine, delle
Alpi
Marittime, inferiore (e di poco!) solo alla vicina Cima Sud.
Come le altre punte della Serra dell’Argentèra, è in realtà
solo un pronunciamento dell’alta e selvaggia cresta rocciosa che va dal Passo
dei Detriti al Colle del Chiapous. Verso Ovest e verso Est
presenta belle pareti rocciose che dominano rispettivamente l’alto Vallone
dell’Argentèra e il selvaggio Altipiano del Bàus. Le creste,
invece, sono brevi e principalmente costituite da rocce rotte e massi
accatastati.
Fu salita, la prima volta, dal grande alpinista americano W.
A. B. Coolidge, con le guide di Grindelwald Christian ed Ulrich Almer, il 18 agosto 1879 per traversata di cresta dal
Colletto Coolidge,
durante la prima ascensione alla Cima Sud. La prima salita lungo l’itinerario
che diverrà poi via normale, per le cenge ascendenti della parete
Nord-Est, è di N. Maghella, P. Vassallo e E. Zerega, con le guide B.
Piacenza e G. Landra, il 21 luglio 1888.
Dalla cima si gode di panorama
eccezionale su tutto l’arco delle Marittime, sul Monviso e
fino al Monte Rosa; dalla parte opposta, dietro il corno roccioso
della Cima Sud, nelle giornate terse si può vedere il porto di Nizza.
Nonostante l’importanza, sia panoramica che geografica (è pur sempre la
seconda cima del massiccio), la Cima Nord è molto meno frequentata
rispetto alla vicina Cima Sud: questo soprattutto a causa dell’accesso,
nettamente più lungo e faticoso, anche se sensibilmente più facile e
meno esposto. Il risultato di tutto ciò è che, mentre sulla Cima Sud
sono garantiti chiasso e sovraffollamento, sulla Cima Nord si può
godere ancora del fascino delle alte vette, della solitudine alpina e dell’atmosfera
un po’ magica e "misteriosa" che deriva dal trovarsi in un
luogo così lontano da qualsiasi punto d’appoggio
"civilizzato". Insomma, forse la "vera" vetta dell’Argentèra
è qui …
Riguardo al toponimo, la cima era in passato nota come "Punta
dell’Argentèra Nord", poi agli inizi del ‘900, su proposta
del conte de Cessole, venne intitolata al suo illustre conterraneo
Giuseppe Garibaldi (su delibera del C.A.I. e del C.A.F.): le abitudini degli
alpinisti, però, sono molto conservatrici, e tale toponimo non è mai
riuscito ad entrare nell’uso comune. Ancora oggi la cima è
semplicemente la "Cima Nord dell’Argentèra".
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AVVICINAMENTO
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Dal poggio su cui
sorge il rifugio si ritorna sulla
mulattiera di accesso, che prende a risalire con lunghi e
regolari tornanti le
grandi pietraie alla testata del Vallone di Lourousa.
Superato un tratto più ripido, mantenendosi costantemente a ridosso del
fianco Nord-Ovest della Cima del Chiapous, con un ultimo lungo
traversone in falsopiano la mulattiera si porta alla larga insellatura del
Colle del Chiapous (2526 m, h 0,45
dal rifugio), sullo spartiacque Lourousa – Rovina. Bellissimo
panorama sul Gruppo del Gelàs e, alle nostre spalle,
sul Monte Matto.
Si
prosegue, ora sul versante Rovina, in piano per una
decina di minuti poi, poco prima che la mulattiera inizi a scendere
decisamente verso il Lago del Chiotàs, si segue un sentierino a
destra che
sale in diagonale sulle grandi pietraie che sorreggono la
bastionata rocciosa dell’Altipiano del Bàus (freccia rossa su un
masso). La traccia raggiunge l’inizio di una
comoda cengia erbosa ascendente e, con percorso un po’
esposto ma facile, va a raggiungere il colletto
erboso denominato Passaggio del Porco (h
0,30 dal Colle del Chiapous) che immette sull’altipiano.
Dopo una
brevissima discesa, la traccia (ometti e segni rossi) taglia
lungamente in piano
i monotoni ma caratteristici pendii erbosi e detritici in
direzione del Bivacco del
Bàus
(vedi anche itinerario Cima Paganini dal
Vallone della Rovina): trascurati gli ometti e i segni, si inizia
invece a
risalire gradatamente il pendio, tendendo leggermente a
sinistra e aggirando
alla base una specie di grande sperone roccioso. Ogni tanto si
incontra un ometto, ma il percorso non è obbligato. Raggiunta
una placconata dove scorre l’acqua, si sale dritti con più
decisione, fino a raggiungere una vasta pietraia ai piedi delle pareti
dell’Argentèra.
Tagliando
verso destra, per rocce e residui nevosi, si giunge all’ampio
circo racchiuso fra Cima Nord, Gelàs di Lourousa e Monte
Stella. Qui si
incontra una labile traccia che, con faticosa
salita nella ripida e franosa pietraia, consente di toccare la
base delle rocce, in corrispondenza dell’origine di due evidenti cenge
parallele ascendenti da destra a sinistra (h 1,15
dal Passaggio del Porco). Attacco. |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Seguendo preferibilmente la
cengia superiore, più sicura, si sale per facili
roccette (I°) fino ad una specie di intaglio (ometto), da
dove si devia decisamente a destra e si raggiunge la parte
superiore della parete, costituita in prevalenza da massi e sfasciumi. Da
qui, seguendo le tracce e i segni rossi, si sale con facilità (qualche
roccetta, I°) fino alla
solitaria croce di vetta sulla Cima Nord dell’Argentèra
(3286 m, h 1,00 dall'attacco). Panorama veramente eccezionale su
Catena dell’Oriòl, Gruppo
del Gelàs, zona di Nasta, Catena delle Guide con il Corno
Stella, il Matto e via via tutte le Alpi Marittime e Cozie
fino al Monviso e oltre. Vicina, svetta la di poco più elevata Cima
Sud dell’Argentèra: la traversata tra le due
vette è possibile, ma più impegnativa (vedi itinerario Traversata
dell’Argentèra). Dalla parte opposta le altre cime della Serra
dell’Argentèra (Gelàs
di Lourousa
e Monte Stella) completano la cresta più
elevata delle Marittime.
Discesa: si effettua per la stessa via, ponendo attenzione ai
brevissimi tratti leggermente esposti, in h 2,45
(fino al Rifugio Morelli-Buzzi). |
TEMPO
TOTALE
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h
6,15 circa (esclusi avvicinamento e discesa dal rifugio)
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DISLIVELLO
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950
m circa (escluso l'avvicinamento al rifugio)
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DIFFICOLTA’
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F
(salita facile e relativamente non esposta, qualche passo di I°)
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MATERIALE
UTILE
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casco
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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1°
luglio
2007
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio - metà
settembre
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COMMENTI
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Bella e facile salita, varia e molto
panoramica. Un po’ faticosa la risalita dei pendii detritici dell’Altipiano
del Bàus, ma l’ambiente di vetta, solitario e spettacolare, ripagano
ampiamente del disagio. Attenzione in caso di nebbia, specie sulle
placconate dell’Altipiano. Consigliatissima!
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