Si possono
contare 14
tiri di corda:
1 -
Si attacca la fessura, superando all'inizio un gradino di circa 2 metri
(II°+): si prosegue poi in diagonale, seguendo una serie di esili cornici
(II°), fino ad un pianerottolo
erboso. All'estremità sinistra del
pianerottolo si scala un diedro verticale, all'inizio un po' erboso, poi
un po' più ostico (III°): superato un breve strapiombo, si esce a destra
(delicato) su di una stretta cengia erbosa dove si sosta (2 chiodi e
cordone, 45 m);
2 -
Si rientra nel diedro con un passo a sinistra, e si sale ancora qualche
metro (II°+), fino ad incontrare una cengia a sinistra (chiodo): si
traversa allora a sinistra lungo la cengia (II°), poi si sale lungo una
rampa rocciosa (II°) fino ad un terrazzino alla base di una liscia placca
(2 chiodi, 30 m);
3 -
Si può scalare direttamente la placca (IV°-, difficile da proteggere),
oppure doppiare lo spigoletto a sinistra e scalare il diedro sovrastante (III°+), per poi ritornare a destra, al di sopra della placca (2 chiodi e
cordone). Di qui si trascura il sovrastante caminetto con blocco
incastrato e si traversa ancora a sinistra, lungo una cornice e poi una
rampa erbosa (II°) che porta alla base di una paretina di circa 5 metri. Si
scala la paretina nella sua parte destra (III°+, roccia friabile) e si esce
su di una comoda terrazza erbosa alla base di ripide placche (2 chiodi di
sosta, 40 m);
4 -
Si attacca direttamente la placca sopra la sosta, piuttosto verticale ed
impegnativa (III°+). Raggiunto dopo circa 10 m un chiodo, si traversa a
sinistra per 5-6 metri lungo una liscia placca (III°, delicato) fino ad un
terrazzino con chiodi, per poi scalare direttamente la sovrastante placca
biancastra, leggermente strapiombante ma ben ammanigliata (IV°-), fino
all'imbocco di un canale diagonale verso destra (chiodi, 35 m);
4bis
- Si tratta di una variante da noi effettuata durante la nostra
ripetizione: dal chiodo, invece di traversare a sinistra, si prosegue
dritti lungo una placca bianca strapiombante (IV°+), poi si prosegue lungo
una ripida rampa rocciosa a sinistra (IV°, esposto) fino a doppiare lo
spigolo e ad immettersi nel canale diagonale verso destra;
5-6
- Si risale il canale, dapprima per detriti, poi per placchette erbose via
via più verticali (II°/II°+), fino a portarsi alla base delle grandi
placche che costituiscono la parte mediana della parete, in corrispondenza di una
paretina verticale verso sinistra (80 m, soste non facili da approntare);
7
- Si attacca la paretina sulla destra e se ne esce a sinistra (III°),
ritrovandosi all'inizio di un canale rampa obliquo verso sinistra. Si sale
lungo il canale, per erba e rocce, fino ad un chiodo di sosta (35 m);
8-9
- Si scala un breve caminetto (II°+), poi si prosegue lungo la rampa
rocciosa in obliquo a sinistra, su terreno delicato perchè friabile e
scivoloso, fino ad un grosso ometto posto su di un esposto terrazzino (70
m, sosta da approntare);
10
- Si sale un breve gradino, poi si traversa verso destra lungo un'esile
cengia molto esposta (III°+, 2 chiodi lungo il tragitto): superato un breve
spancio, la cengia si fa via via più ampia e le rocce più appigliate (II°+).
Si scala poi un breve muretto
(III°-) fino ad uscire in un piccolo
circo roccioso alla base di un canalino che sale in cresta (2 chiodi di
sosta più un altro chiodo poco più in alto a destra, 50 m);
11
- Si sale lungo il
canale, di rocce ripide ma ben appigliate (II°) e si
esce ad una forcellina sulla cresta sommitale, da dove appare il
Lago
Lungo (20 m, sosta su spuntoni);
12
- Si attacca il torrione a destra, per una placca inclinata e fessurata (II°): raggiuntane la sommità, si scende dall'altra parte per circa 5
metri (II°) fino alla successiva forcella (20 m);
13
- Il gendarme successivo si evita verso sinistra (versante Lago Lungo)
scendendo per una cengia fino ad un caminetto, che si risale facilmente (II°) fino a ritrovare la cresta al di là del torrione (25 m);
14
- Proseguendo lungo l'aerea cresta, si scavalcano ancora due modesti
gendarmi e si risalgono le ultime ripide rocce (I°+) che conducono sulla
Cima della Maledìa (2 croci + libro di vetta).
N.B.: gli ultimi 3 tiri di corda, vista la facilità del
percorso, possono essere anche effettuati in conserva.
Discesa: dalla vetta ci si dirige verso Nord, lungo un pendio
detritico molto friabile (massima attenzione!). Mantenendosi a destra, si
perde quota velocemente, fino ad imboccare un canalino detritico (I°+)
che, con
percorso arcuato, deposita sulle vaste pietraie alla base del versante
Nord-Ovest, dove giacciono i resti del piccolo Ghiacciaio della
Maledìa:
nel canalino bisogna prestare molta attenzione alle pietre mobili, in
quanto tutto il versante presenta un'eccezionale friabilità! Traversando
per detriti, si raggiunge velocemente il vicino Colletto Muraiòn (2930 m,
h 0,20
dalla vetta). Se le condizioni lo consentono, o se si ha l'adeguata
attrezzatura (piccozza e ramponi) conviene sicuramente scendere lungo il
Canalino della Maledìa fino alle pietraie sovrastanti il Ghiacciaio di
Pagarì. Solo a titolo informativo, viene qui proposta un'alternativa di
discesa che evita il canale, ma che presenta elevati rischi oggettivi
legati alla friabilità ed alla scarsa proteggibilità del terreno su cui
si svolge. Dal Colletto Muraiòn si risale dall'altra parte lungo la cresta
del Caire Muraiòn finchè non appare evidente una possibilità di discesa
sulla destra, per un pendio di erba e pietre mobili. Si scende lungo il
pendio, con estrema cautela vista la friabilità e l'esposizione, fino a
raggiungere lo spigolo dello Sperone Sud-Ovest dell'anticima del Caire
Muraiòn.
Si segue in discesa lo spigolo, con percorso molto esposto e pericoloso
(passi di II°/II°+) finchè questo non precipita decisamente verso il fondo
del Canalino della Maledìa: si scende allora verso destra, lungo un
sistema di placche sempre più ripide ed esposte sul canale (qualche passo
di III°) fino ad un terrazzino con chiodo: con una doppia di
20 m si
arriva sul fondo del canale, dove ormai generalmente questo risulta sgombro di neve.
Scendendo per detriti e roccette, si ritorna sulle pietraie alla base
della parete della Maledìa, e di qui nuovamente al rifugio (h 1,00 -
1,30
dalla vetta, a seconda del percorso seguito).