Traversata della Punta Eco 2706 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 11

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO SU ROCCIA - ALPI COZIE

SCHEDA N. 14

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

FOTOPERCORSO DELLA CRESTA SUD-OVEST (DAL PASSO DI ROCCA BRANCIA)

IL MASSICCIO MONTE CASSORSO DAI PRESSI DEL COLLE DEL PREIT

MARMOTTA SUI PASCOLI DELLA GARDETTA

LE PRECIPITI PARETI DELLA ROCCA BRANCIA DAL PUNTO DOVE SI ABBANDONA LA CARRARECCIA PER SALIRE VERSO IL COLLETTO EMANUEL

FOTOPERCORSO DELLA CRESTA NORD-EST (VIA NORMALE)

LA FANTASTICA ROCCA LA MEJA DAI PASCOLI DELLA GARDETTA

 

STORIA ALPINISTICA

La Punta Eco (2706) è una cima poco conosciuta che sorge subito a Sud-Ovest dell’ampio Passo della Gardetta, comodo e frequentato punto di transito fra l’omonimo altipiano pascolivo e l’alto Vallone di Unerzio, sulla destra idrografica della Val Màira.

Nettamente più bassa e dall’aspetto più dimesso rispetto alle vette che dominano il settore (in particolare, la Rocca Brancia a Sud-Ovest ed il Monte Cassorso a Nord-Est), questa piccola cima è stata abbastanza recentemente valorizzata dalla marcatura (1997) di un vecchio percorso ex-militare lungo la lineare cresta Nord-Est, facile ma assai panoramica ed anche piuttosto aerea nel tratto sotto la vetta, dove sono state installate alcune catene nei punti più esposti.

La cresta Sud-Ovest, invece, incombe sulla larga sella del Colletto Emanuel (2605 m) con tre ripidi risalti successivi di roccia rotta e friabile, da affrontare con la dovuta attenzione (nonostante la relativa facilità della scalata) per via dell’esposizione e della precarietà del terreno. Al di là di una discesa su questo lato ad opera di Giorgio Massone il 05/07/2013, non sono a conoscenza di altri percorsi lungo questo itinerario.

Dal belvedere della cima si ammira un bellissimo panorama circolare che va dalle vicine tormentate creste della Rocca Brancia al massiccio dell’Oronaye fino al Monviso, con l’ardito obelisco di Rocca la Meja che domina verso oriente.

Per quanto riguarda il toponimo, Enrico Collo (guida ambientale molto attiva in zona ed uno dei promotori del percorso) riferisce che esso trae origine “dalla possibilità di vivere l'emozione - grazie alla conformazione delle montagne circostanti - di ascoltare non una ma ben quattro eco di ritorno quando arriviamo sulla cima”.  

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Cuneo Ovest (uscita della A33 Cuneo-Asti) si raggiunge Dronero ( 622 m , 20 km da Cuneo) e si risale quindi la lunga Valle Màira. Raggiunte le poche case di Ponte Màrmora ( 944 m , 26 km da Dronero), presso una centrale idroelettrica sul fondo dell'aspro avvallamento, si svolta a sinistra nel basso Vallone di Màrmora. Superate due brevi gallerie paravalanghe si giunge ad un bivio: lasciando la strada principale, che raggiunge le soprastanti vicine borgate di Màrmora, si devia a destra, si supera il rio e si sale al piccolo centro di Canòsio ( 1275 m , 4,5 km da Ponte Màrmora), adagiato su un soleggiato pendio all'imbocco del Vallone del Preit

Proseguendo lungo la rotabile si risale lo stretto vallone, si lascia a destra la diramazione per il Colle San Giovanni ed il Colletto di Canòsio e si giunge in un piccolo ripiano dove sorgono i pochi casolari di Pian Preit ( 1485 m ). Con due tornanti sulla destra la strada guadagna quota e, con un ultimo traversone, raggiunge la piccola e tranquilla borgata di Preit ( 1540 m , 3,5 km da Canòsio), sita su un soleggiato costone alla base dell'ardita parete rocciosa del Bric Balacorda. 

Proseguendo lungo la stretta rotabile, ancora asfaltata, si continua verso la testata del vallone fino al piccolo ripiano dove, oltre un ponticello di legno sulla sinistra, sorgono le Grange Selvest (1661 m). Proseguendo ancora, sempre su stretta rotabile asfaltata, si guadagna quota con una serie di tornanti, si superano le poche case diroccate di Servino (1817 m) e, con altri tornanti ed un traversone finale su scoscesi pendii, si giunge al capace parcheggio poco sotto il Colle del Preit (2050 m circa, 5,5 km da Preit).

N.B.: nei week end estivi e nel mese di agosto il traffico oltre le Grange Selvest è regolamentato (nel 2018 divieto di transito dalle 9 alle 19).

 

AVVICINAMENTO

Dal parcheggio si prosegue lungo la stradina ancora asfaltata che, rasentata la base di una paretina rocciosa (alcuni spit), con alcuni ampi tornanti sale all’insellatura del Colle del Preit (2075 m), che immette negli immensi pascoli d’altura dell’Altipiano della Gardetta. Qui la strada diviene sterrata, proprio in corrispondenza di un crocevia (paline): trascurata la diramazione che scende brevemente all’Agritur La Meja (poco sotto) e prosegue poi verso il Gias della Margherina, si prende a destra il ramo in salita che prende a salire per gli ampi pendii prativi alla base meridionale della cresta rocciosa del Bric Servino. Superata una sbarra, la carrareccia effettua un paio di svolte, quindi la si abbandona per seguire a destra un evidente sentierino segnalato che rimonta un dosso prativo. Si percorre quindi una pittoresca valletta, dominata da caratteristici spuntoni rocciosi. Oltre un’appena accennata insellatura erbosa si raggiunge una conca dove giace, a destra, un piccolo laghetto prossimo all’interramento: con un ultimo traversone in salita, si ritorna sulla carrareccia all’altezza di un deciso tornante. Proseguendo lungo la stradina, con pendenza assai modesta, si percorre un buon tratto fra bellissimi pascoli di altura, mentre sullo sfondo appaiono la Punta Eco (subito a sinistra dell’ampia sella del Passo della Gardetta) e la cresta irta di spuntoni della Rocca Brancia. Giunti ad un bivio (2305 m), si trascura il ramo di sinistra (diretto ai colli Margherina e Valcavera) e anche quello di destra, per imboccare un sentierino che rimonta il dosso erboso proprio di fronte. Con salita un po’ più decisa, ma sempre comodissima, si aggirano alcuni mammelloni e, con un ultimo traversone fra i prati, si raggiungono gli edifici del Rifugio della Gardetta (2337 m, h 0,50 dal parcheggio).

Ritrovata qui la carrareccia, la si percorre dapprima pressoché in piano, poi con alcuni ampi tornanti nei pascoli (possibili evidenti scorciatoie fra i prati), raggiungendo così l’ampia insellatura erbosa del Passo della Gardetta (2439 m, h 0,20 dal rifugio, paline), aperto tra la Punta Eco ed il complesso Bric Cassin-Monte Cassorso. Qui si incontra il sentiero proveniente da Prato Ciorliero (Vallone di Unerzio, vedi anche itinerario Monte Cassorso).

Dal valico si prosegue a sinistra lungo la carrareccia ex-militare, ora in condizioni nettamente più precarie, che aggira il piede della cresta Nord-Est della Punta Eco (piccola casermetta poco sotto la strada) e si inoltra pressoché in piano nell’impluvio carsico della Fonda Brancia, ampia conca detritica di forma circolare racchiusa fra la Punta Eco e la severa Rocca Brancia. Tagliando alta a mezza costa alla base del versante meridionale della Punta Eco, fra massi e detriti, la carrareccia compie un ampissimo tornante, puntando poi all’intaglio del Passo di Rocca Brancia (visibile a sinistra): quando la carrareccia passa alla base del breve pendio di erba e sassi che fa capo alla larga insellatura del Colletto Emanuel (compreso fra Punta Eco e Rocca Brancia), la si abbandona (2550 m circa, h 0,25 dal passo).

Rimontando al meglio in corto ma ripido pendio, cercando di sfruttare prevalentemente le fasce erbose, si guadagna così senza eccessiva fatica la larghissima sella detritica del Colletto Emanuel (2605 m, h 0,15 dalla carrareccia, i 2652 m di cui è accreditato sulla Carta Fraternali mi sembrano troppi!). Questo si apre tra la Punta Eco (a destra) e la Quota 2769 della Rocca Brancia (a sinistra), separando i due impluvi della Fonda Brancia e della Comba Emanuel inferiore. Su questo versante dai diversi intagli del colletto scendono ripidissimi canaloni detritici o nevosi, dall’aspetto friabile e poco rassicurante. All’estremità sinistra (Sud-Ovest) dell’insellatura, a ridosso della Quota 2769, sorge un bellissimo campanile roccioso assai ardito, visibile fin da Prato Ciorliero. Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Volgendo verso destra, si percorre il filo dell’insellatura, con attenzione per via degli incombenti salti sulla sinistra (lato Comba Emanuel inferiore). Per erba e roccette si giunge ai piedi di un’evidente gendarme, che si aggira a destra per cenge erbose e roccette friabili (). Il successivo spuntone lo si rimonta presso il filo, leggermente a destra, per massi accatastati (). Dall’altra parte, sempre leggermente a destra, si scende per un friabile diedrino di pochi metri (I°+) ed un successivo pendio di roccia sfasciata, che nonostante la brevità richiedono molta attenzione per via del terreno esposto e friabilissimo. Raggiunta una larga sella detritica, si guadagna un nuovo spuntoncino, da dove si scende stavolta leggermente a sinistra (lato Comba Emanuel) per un pendio di sassi e roccette fino alla selletta di quota 2610 circa (h 0,15 dal Colletto Emanuel), al piede della vera e propria cresta Sud-Ovest della Punta Eco.

NOTA: volendo evitare questo primo tratto di cresta, è possibile raggiungere direttamente questa selletta dal pendio che sale al Colletto Emanuel, deviando appena possibile a destra e risalendo un più stretto e ripido canalino di erba e detriti fino alla selletta (più faticoso e friabile dell’accesso al Colletto Emanuel, personalmente lo sconsiglio).

Dalla selletta si attacca la cresta: essa è costituita da tre risalti successivi, dei quali il primo è il più impegnativo: le difficoltà non sono tanto ascrivibili ai singolo passaggi, in realtà mai oltre il II°+, quanto piuttosto alla eccezionale friabilità della roccia, che richiede continua concentrazione e grande attenzione ad ogni movimento.

Il primo risalto, comunque, va seguito pressoché sul filo, con passi esposti e delicati (II°/II°+): con un ultimo passaggio (II°+) a destra della cresta (lato Fonda Brancia) si giunge su un tratto quasi pianeggiante costituito da massi in bilico che adduce alla base del secondo salto.

Il secondo risalto va attaccato nuovamente sul filo, friabilissimo ed esposto (II°): saliti per 5/6 metri, alla base di un torrione verticale, si traversa a destra per 2 metri, su cengetta espostissima e friabile (II°+), andando a raggiungere un lungo canale-camino formato da grossi blocchi, che si risale più facilmente ma con grande attenzione per via delle pietre mobili (I°+/II°). Si esce così su una sorta di spalla detritica, alla base del terzo ed ultimo salto, che si raggiunge superando proprio sul filo un dosso roccioso.

Il terzo risalto, sul filo estremamente verticale, si supera a destra, nuovamente per un canale-camino di massi e detriti, con passi sempre esposti ma un poco più semplici (I°+).

Raggiunta la sommità del risalto, appare finalmente la vetta poco distante: con un’ultima salita per un pendio di erba e rocce rotte () si guadagna velocemente la sommità della Punta Eco (2706 m, h 0,40 dalla selletta 2610 m circa, grosso ometto, targa e libro di vetta). Bellissimo panorama sulla testata del Vallone di Unerzio, con l’Oronaye in primo piano, sui vastissimi altipiani della Gardetta e della Margherina, dominati dall’elegantissima Rocca la Meja, sul massiccio Bric Cassin – Monte Cassorso, al di là del Passo della Gardetta, e sulla selvaggia e fratturata muraglia rocciosa della Rocca Brancia, proprio di fronte e così vicina che pare di poterla toccare.

 

Discesa: dall’aerea sommità si continua verso Nord-Est, lungo una traccia segnalata in rosso che scende per il ripidissimo pendio di detriti e zolle erbose che costituisce la cresta nord-orientale della montagna. Un tratto terroso di cresta orizzontale conduce ad uno speroncino con catena, che consente di scendere in sicurezza un risalto roccioso. Si scende quindi a sinistra, lungo un breve diedrino attrezzato con catena, dalla base del quale si traversa orizzontalmente a destra (I°) e si percorre un’esile crestina di terra e rocce, facile ma che richiede attenzione per via di una certa esposizione. Si giunge così su una spalla detritica che strapiomba sul lato della Fonda Brancia, ormai al termine delle difficoltà. Continuando pressoché fedelmente sul filo di cresta, sempre seguendo le tracce e gli abbondanti segnavia, si scende su terreno prima detritico e poi erboso ad una sottostante spalla. Ormai per terreno prevalentemente erboso, fra roccioni e canalini, si scende deviando gradualmente a sinistra, fino agli ampi dossi prativi che precedono il Passo della Gardetta (h 0,30 dalla cima).

Di qui, lungo il percorso seguito in salita, nuovamente al parcheggio del Colle del Preit (h 1,00).

 

TEMPO TOTALE

h 4,15 circa (di cui h 1,00 circa di arrampicata)

DISLIVELLO

700 m circa (100 m circa il dislivello dell’arrampicata)

DIFFICOLTA’

PD+ (passi esposti di II°/II°+, terreno friabilissimo!)

MATERIALE UTILE

casco obbligatorio! Corda da 30 m, cordini, 3/4 rinvii sono facoltativi, e possono addirittura aumentare i pericoli dell’ascensione, rendendo più probabile il distacco di sassi e massi

ULTIMO SOPRALLUOGO

12 agosto 2018

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre

COMMENTI

Traversata molto bella per ambienti e panorami, comoda e poco faticosa, specie sfruttando questo approccio dal Colle del Preit. Il tratto si arrampicata lungo la Cresta Sud-Ovest non è certo attraente, e non mi sento di consigliarla: la roccia è quanto di più frantumato e friabile si possa incontrare, ed i pericoli oggettivi sono indubbiamente assai più alti che altrove … Nonostante ciò, l’itinerario mantiene un certo fascino, sia per la sua logicità, sia per l’ambiente selvaggio e assai poco conosciuto. SOLO PER AMANTI DEL GENERE! Per chi volesse salire la Punta Eco senza patemi, consiglio senz’altro la via normale per la Cresta Nord-Est in salita e discesa: sentiero segnalato, attrezzato nei pochi passi scabrosi, e vista superba sulle cime circostanti!