CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 – Foglio 07
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI
COZIE
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SCHEDA
N. 10 |
STORIA
ALPINISTICA
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La
Rocca Provenzàle (2402 m) fa parte di un imponente complesso quarzitico che domina il
piccolo abitato di Chiappèra, ultima frazione dell'alta Valle Màira. Dal
fondovalle appare a guisa di arditissimo corno
roccioso, la cui salita
sembra veramente ardua: in realtà la bella via
normale, pur presentando diversi passaggi esposti da affrontare con
la dovuta cautela (specie in discesa), non è particolarmente difficile,
e consente a molti escursionisti/alpinisti di raggiungere la sua aerea
sommità. In
realtà la Rocca costituisce solo l'estrema propaggine meridionale del
piccolo gruppo, di cui la cima più elevata è la cuspide della Rocca
Castello (2452 m). Su queste pareti, ben visibili dal fondovalle e
dall'accesso piuttosto comodo e veloce, sono stati tracciati, a partire
dalla seconda metà del secolo scorso, un altissimo numero di itinerari
di tutte le difficoltà, che hanno l'attrattiva della verticalità,
della continuità e , soprattutto, della roccia molto buono quasi
ovunque. Tra questi itinerari la via "Bonelli" è senz'altro
una delle più conosciute, molto gettonata soprattutto da chi si
approccia per le prime volte a queste montagne: si tratta di un
itinerario elegante, logico e comunque impegnativo, con alcuni passaggi
un po' scomodi ma assai caratteristici. La roccia è quasi ovunque molto
solida, e solo verso l'uscita si presenta un po' erbosa. La prima salita
risale all'estate del 1976 ad opera di Roberto Bonelli e Guido Morello. |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da
Mondovì (uscita della A6
Torino-Savona) si raggiunge Cuneo, proseguendo poi per Caràglio e Dronèro
(622 m, 49 km da Mondovì). Da qui si risale la lunga
Val Màira; giunti ad
Accèglio (1220 m, 36 km da Dronèro), si prosegue sulla strada principale che raggiunge
Ponte Màira (1404 m), Sarètto (1530 m) e Chiappèra (1661
m, 44 km da Dronèro, 93 km da Mondovì),
l'ultimo centro abitato della valle. Lasciato a sinistra il Rifugio
Campeggio Campo Base (1690 m), si continua sulla rotabile
che risale il Vallone del Màurin per due tornanti fino ad un piccolo
spiazzo (cartelli per il Colle di Rui ed il Colle Gregùri), dove si lascia l'auto. |
AVVICINAMENTO
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Si imbocca la
mulattiera segnata GTA, all'inizio un po' malagevole per le copiose acque
superficiali, che risale un primo gradino boscoso per uscire sugli ampi
pendii prativi del Vallone Gregùri. La mole della Rocca
Provenzàle è soggiogante, ma bello è anche il panorama verso le
suggestive Cascate di Stroppia ed il massiccio
Monte Oronaye,
svettante alle nostre spalle.
Risalito un breve solco erboso con ruscello, con ripida salita si
raggiunge un bel ripiano con curiosi mucchio di sassi (h
0,20): si abbandona qui il sentiero principale per prendere una labile traccia verso sinistra
(ometti) che, attraversati due rii, prende a risalire con
erti tornanti il pendio erboso in direzione del piede della cresta Sud
della Rocca Provenzàle: prima di raggiungere l'inizio delle rocce dove
attacca la via normale (vedi anche itinerario Rocca
Provenzàle - Via normale) si traversa a destra per tracce alla base
delle pareti, raggiungendo una ampio solco con erba e massi. Si
sale a destra del solco, su ripido terreno erboso, prendendo come
riferimento l'evidente sistema di diedri che incide la parete della
Rocca, percorsi dalla via "Beppe Musso". Circa un centinaio di metri prima
di raggiungere il piede dei diedri si arriva in corrispondenza di un
bella placca appoggiata, dominata in alto da un caratteristico
alberello: qui attacca la via "Danza Provenzale", attrezzata con spit.
Subito a destra sale la via "Bonelli" (h 0,25
dal bivio). Attacco. |
DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si possono contare 8
tiri di corda:
1
– Si risale la placca, all'inizio abbattuta (II°+) poi
più verticale (III°) fino a raggiungere la base della
paretina che sorregge il terrazzino su cui si trova l'alberello. Si
aggira la paretina verso destra e si raggiunge la
base di un piccolo diedrino verticale con massi incastrati, che si
risale con attenzione (III°+, eventualmente friend) fino al
comodo ripiano (sosta su albero, nessun chiodo, 25 metri);
2
– Si attacca la placchetta sovrastante, andando ad afferrare una
poco accentuata e sfuggente cengetta (passo di IV°
all'inizio, poi III°, chiodo) che consente di traversare verso
destra al di sopra di uno strapiombo, fino a raggiungere la fessura che
funge da direttrice della via (sosta poco più a destra da non
considerare). Si prosegue verticalmente lungo la fessura (all'inizio III°+,
poi un passo di IV°-, 2 chiodi) fino a raggiungere un'esiguo
terrazzino di sosta (sosta su chiodo, spit e cordone, 3 chiodi, 30
metri);
3
– Si prosegue lungo l'evidente fessura, con un
passo più impegnativo all'inizio (IV°-), poi per un tratto
più facile (III° e III°+), salendo
in direzione di uno stretto camino che incide la fascia di tetti
sovrastante (2 chiodi). Giunti alla base della fascia di strapiombi, si
lascia a sinistra la sosta di "Danza Provenzale" (spit e cordone,
eventualmente utile per rinviare) e si
traversa leggermente a destra (blocco incastrato, delicato, IV°-)
fino alla base del camino (chiodo). Si supera il passaggio all'esterno
del camino, con un passo leggermente strapiombante (IV° esposto)
e ci si ristabilisce su blocchi. Con pochi passi verso sinistra si
raggiunge il comodo terrazzo di sosta (sosta su chiodo, spit e cordone,
3 chiodi, 35 m);
4
– Si risale la larga e profonda fessura sovrastante lungo
il suo bordo sinistro (II°+, chiodo), che tende verso
sinistra. Si prosegue con difficoltà via via crescenti (III° e III°+)
traversando molto espostamente in piena parete (chiodo sopra la
fessura): raggiunto
uno spuntone, si entra letteralmente dentro alla spaccatura e, con
progressione assai scomoda e faticosa (III°, eventualmente
senza zaino) si esce su un aereo pianerottolo, da dove si raggiunge in
pochi passi un comodo ripiano di sosta presso un alberello (sosta su
chiodo, spit e cordone, 2 chiodi, 20 metri);
5
–
Si
attacca l'evidente rampa di erba e roccette che
sale in diagonale verso destra: con passaggi non difficili (II°/II°+)
ma scarsamente proteggibili si raggiunge un alberello, da dove si sale
per un tratto più ripidamente (passo di III°). Proseguendo per
la rampa, qui nuovamente più appoggiata, si raggiunge una sosta con
chiodo, spit e cordone (1 chiodo durante il tiro, 45 metri);
6
- Si prosegue brevemente fino
alla sommità della rampa, dove tracce di sentiero risalgono un
praticello pendente fino alla base di uno sperone (alberello con
cordone): sulla roccia sovrastante si trovano 2 chiodi di sosta (facile,
nessun chiodo lungo il tiro, 20 metri);
7
- Si
sale a sinistra dello sperone, continuando grosso modo verticalmente
lungo un pendio a placche non difficile ma esposto e poco proteggibile (II°+
con qualche passo di III°, nessun chiodo) fino ad un ripiano
erboso ormai prossimo alla cresta sommitale (sosta difficile da
attrezzare su spuntoni, nessun chiodo, 50 metri).
8
- Con un ultima breve e facile lunghezza si esce presso un comodo
praticello, dove si incontrano gli ometti della via normale a circa h
0,30 dalla vetta (I°, 15 metri, h
3,00-4,00 dall'attacco).
Discesa: si segue
a ritroso la via normale (ometti, segni rossi), facendo attenzione a
causa della presenza di tratti delicati ed esposti (passi di II°
in discesa) fino a giungere al piede della cresta Sud (h
0,30 dall'uscita della via). Da qui, seguendo a ritroso il
percorso dell'avvicinamento, in h 0,20
nuovamente al parcheggio. |
TEMPO
TOTALE
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h 4,30 – 5,30 (di cui h 3,00-4,00 di arrampicata)
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DISLIVELLO
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400 m
circa (250
m circa lo sviluppo della via)
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DIFFICOLTA’
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AD+ (III° e III°+ con alcuni passi di IV°)
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MATERIALE
UTILE
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2 mezze corde da 55 o 60 m
, casco, 7-8 rinvii, cordini vari, alcuni friend medi
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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12 giugno 2012
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PERIODO
CONSIGLIATO
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giugno
- ottobre
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COMMENTI
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Via
classica, una delle più facili del settore ma assolutamente da non
sottovalutare: l'esposizione e la chiodatura (assai essenziale,
prevedere alcuni friend medi per integrare i pochi chiodi presenti) ne
fanno comunque un itinerario impegnativo ed appagante. Qualche passo un
po' scomodo nel corso del 4° tiro (strisciare nel camino non è il
massimo, anche se il passaggio è comunque molto suggestivo) e lunghi
tratti erbosi negli ultimi tre tiri non riescono ad intaccare il fascino
di questa bella scalata. Consigliata!
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