Punta Roma 3070 m - Via "Perotti"

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CARTINA CONSIGLIATA

A.S.F. scala 1:25.000 – Foglio 08

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 7

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO

IL RIFUGIO VITALE GIACOLÈTTI AL COLLE DI LOSÀS

TRAMONTO DAL RIFUGIO GIACOLÈTTI SUL MONVISO E LA PARETE NORD-EST DI PUNTA ROMA

STAMBECCO NEI PRESSI DEL RIFUGIO GIACOLÈTTI

TRAMONTO TEMPESTOSO SUL VERSANTE NORD DEL MONVISO

 

STORIA ALPINISTICA

La Punta Roma (3070 m) è una bella cima rocciosa sullo spartiacque alpino principale, tra la Valle Po e la Vallée du Guil. È situata proprio di fronte al versante settentrionale del Monviso, risultando uno dei migliori punti panoramici sul questo gigante delle Alpi Occidentali. 

Due lunghe creste rocciose, quasi orizzontali ma fratturate in numerosi gendarmi, la separano a sud e a nord rispettivamente dalla Punta Gastàldi e dalla Punta Udine. Un’altra breve cresta, a Est, fa si che si possano individuare tre pareti: la Sud-Est, ampia ed inframmezzata da cenge e canalini erbosi, è la meno severa, ed è quella dove si svolge la via normale; la Ovest, che precipita con un salto roccioso verticale di circa 350 m sull’alta Vallée du Guil; la Nord-Est, stretta ed ombrosa, solcata da profondi canali detritici e nevosi, che domina la piccola comba rocciosa di fronte al Rifugio Giacolètti. 

Proprio lungo questa parete il 12 agosto 1933 i coniugi Natalia ed Alessandro Caligaris, con la guida Claudio Perotti, salirono attraverso un itinerario interessante e non troppo difficile: durante la salita, fondamentale fu l’intuizione di Perotti di attaccare e superare l’omonima placca (in realtà meno impegnativa di quello che sembri a prima vista), divenuta il passaggio chiave dell’ascensione. A testimonianza dell’importanza attribuita al ruolo della grande guida, la via oggi è nota come "Via Perotti". Si tratta comunque di un itinerario poco ripetuto, in ambiente severo e in qualche tratto aereo, di orientamento un po’ complicato all’inizio e su roccia non sempre buona, specie nella prima parte. Inoltre, è consigliabile salire la via nella prima parte della stagione (comunque entro il mese di luglio), in modo da trovare il canale d’attacco ancora ben innevato: in assenza di neve, la risalita del solco risulta molto faticosa e pericolosa per la grande quantità di detriti e pietre mobili. 

La prima ascensione nota della Punta Roma è di U. Valbusa, con la solita guida C. Perotti, il 29/08/1905 per l’itinerario lungo la parete sud-est che in seguito diverrà la via normale.

 

PUNTO DI PARTENZA

Rifugio Giacolètti (2741 m), raggiungibile dal Pian del Re (Valle Po) in h 2,00 circa. 

Per i particolari sull'accesso, vedi itinerario Al Colle di Losàs.

 

AVVICINAMENTO

Dal rifugio ci sono due possibilità per raggiungere l’evidente canale innevato d’attacco:

a - si passa presso l’inceneritore del rifugio e si continua a traversare più o meno alla medesima altezza, alla base delle grandi lingue di detriti discendenti dalla cresta rocciosa fra Punta Udine e Punta Roma (alcune vaghe tracce sono visibili già dal rifugio). Tagliando alcuni canali (possibili scivoli nevosi), si superano tratti costituiti da grandi massi accatastati alternati ad altri di detrito più fine, fino a scendere all’ampio campo di neve alla base del canale (2650 m circa, h 0,20);

b - oppure si scende sul fondo della conca detritica sotto il Colle di Losàs per grandi massi e si traversa in direzione del campo nevoso alla base del canale, già ben visibile dal rifugio, che si raggiunge poi con una breve risalita fra i detriti (h 0,20 anche in questo secondo caso, approccio più consigliato).

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si attacca in ripido scivolo di neve, cercando di mantenersi preferibilmente sulla sinistra (destra orografica), lato meno esposto alle scariche di pietre: all’inizio la pendenza è intorno ai 45°, poi quando il canale si restringe sensibilmente si raggiungono i 50°. Si deve trascurare una corta diramazione a destra, che termina contro una parete rocciosa solcata da un verticale diedro-camino, e proseguire a sinistra per il canale sempre più angusto finche questo non si esaurisce alla base di un salto roccioso (circa 150 m dall’attacco). Superata un’eventuale piccola crepaccia (di solito, più facilmente per le roccette di sinistra), si traversa con attenzione (friabile!) tutto a destra: qui parte un marcato canale-camino di erba e rocce che sale fino ad una intuibile superiore conca sospesa. Da questo punto è consigliabile legarsi e procedere a tiri, anche in relazione alla estrema friabilità del terreno.

1 – Si risale il canale-camino, all’inizio con un passo delicato su un saltino verticale (III° friabile!), poi più facilmente, per una serie di brevi risalti inframmezzati da tratti di erba e terra (II°, II°+). Più in alto, quando è possibile, è consigliabile uscirne a sinistra e seguire l’appena accennata crestina che delimita il canale-camino sulla sua destra orografica: con percorso sempre assai delicato per la precarietà del terreno (II°), si esce in un piccolo e ripido anfiteatro erboso, delimitato a sinistra da lisce placconate e in alto da grandi strapiombi (50 m, sosta laboriosa su alcune rocce fessurate);

2 Si attacca a destra la "Placca Perotti", passaggio chiave della via: non c’è infatti un altro punto debole che consenta di uscire dall’anfiteatro erboso. Si supera la placca lungo una cornice che prima taglia verso destra (II°+), poi riporta a sinistra (II°) fino alla base di un muretto articolato ma friabile (rocce miste ad erba), che si supera direttamente con attenzione (III° delicato). Si prosegue poi per le rocce superiori, un po’ più facili (II° e II°+) fino ad una selletta che si affaccia su un ampio canalone detritico (45 m, sosta su un grosso spuntone fessurato sulla selletta);

3 – Si segue la crestina che si origina dalla selletta, trascurando il friabile canalone: per facili rocce si traversa leggermente a destra, quindi si scala un breve diedrino gradinato sulla sinistra (II°+) che riporta sul filo. Continuando per facili risalti gradinati (II°), ora finalmente su roccia più solida, si sosta presso un terrazzino posto all’inizio di un’ampia placconata inclinata (50 m);

4-5-6 – Si risalgono le placche mantenendosi sempre di poco a destra del filo della crestina secondaria, che separa due evidenti canaloni detritici. Le difficoltà si mantengono sempre su limiti contenuti (II° con qualche passo isolato di II°+), mentre l’arrampicata risulta piacevole e panoramica (150 m).

7 – Per un ultimo tratto su placche più lisce, ma tagliate da comode cornici diagonali (II°) ci si porta gradatamente verso sinistra, fino a raggiungere la base del muro finale che sorregge il castello roccioso della vetta. Qui, nel punto in cui le placche si raddrizzano con decisione, si percorrono alcune cengette (II°) che conducono alla base di un marcato diedro verticale in corrispondenza del filo della Cresta Est (50 m, chiodo di sosta con cordone bianco circa 7-8 metri a destra del filo di cresta);

8 – Si traversa a sinistra per un’esile cornice (II°) fino ad entrare nel diedro: con un passaggio atletico (III°+) ma ben ammanigliato, lo si scala e si raggiunge la cresta, costituita da lisce placche quasi verticali, ormai al cospetto dell’imponente parete Nord del Monviso. Si prosegue espostamente lungo la cresta (II°+, delicato) per una serie di cornici fino ad un grosso spuntone, dove si sosta (30 m);

9 – Si continua lungo le placche della cresta, si aggira un breve risalto per una serie di aeree cengette a destra del filo (II°+) e si raggiunge l’ultima selletta rocciosa sotto la cima. Si scala la breve paretina fratturata che incombe direttamente sulla selletta (III°) e si esce sul piccolo ballatoio di vetta della Punta Roma (40 m, statua della Madonna e libro di vetta, h 4,00 – 5,00 dall’attacco). Magnifico panorama verso il Monviso e le sue cime satelliti, e sull’alta Vallée du Guil.

 

Discesa: dalla cima si segue per breve tratto la cresta Sud fino alla forcellina fra le due sommità di Punta Roma (sull’altra cima, un po’ più ardua da raggiungere, sorgono alcuni grossi ometti). Dalla forcella si scende a sinistra (bolli rossi) per terreno delicato e precario (massi instabili) lungo una serie di cenge al sommo di alcuni dirupi, quindi si prosegue la discesa con tortuoso percorso fra erba, roccette e saltini un po’ esposti (passi di II°). Molto più in basso le tracce segnalate (frecce, bolli rossi ed ometti) tagliano con decisione verso sinistra: si discende un canalino erboso con alcuni tornanti quindi, ritraversando a destra, si raggiunge un poggio al sommo di un ripido canalino roccioso nerastro, attrezzato con una corda fissa. Si discende l’impegnativo e friabile canalino (II°) fino ad ampi pendii erbosi ed al sentiero diretto ai passi Giacolètti e del Colonnello (h 0,30 dalla cima, paline).

Seguendo il sentiero verso sinistra, si discendono con numerose svolte i pendii prativi alla base del versante sud-est di Punta Roma e, aggirandone il piede verso sinistra, si raggiunge l’ampia conca cosparsa di grandi massi dove transita il sentiero di accesso al Rifugio Giacolètti (2560 m, h 0,20 dalle paline). 

Di qui è possibile ritornare al Rifugio Giacolètti (h 0,30 circa in salita) oppure scendere direttamente al Pian del Re per l’itinerario di accesso al rifugio, passando dal pittoresco Lago Superiore (h 1,00).

 

TEMPO TOTALE

h 0,20 l’avvicinamento; h 4,00-5,00 la via; h 1,20 la discesa al Rifugio Giacoletti, h 2,00 circa la discesa al Pian del Re

DISLIVELLO

300 m circa (400 m circa di sviluppo più circa 150 m di canale nevoso)

DIFFICOLTA’

PD+ (canale nevoso fino a 50° e passi su roccia fino al III°+)

MATERIALE UTILE

una o due mezze corde da 50 m, nut e friend, cordoni, 4/5 rinvii, casco, ramponi e piccozza nel canale

ULTIMO SOPRALLUOGO

16 luglio 2011

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - luglio

COMMENTI

Salita tecnicamente non troppo difficile, ma impegnativa e delicata per via del terreno che, specie nella prima parte della via, risulta assai friabile e precario. Molto importanti sono le condizioni del canale di accesso: senza neve, la salita risulta certamente più faticosa e, soprattutto, pericolosa per le scariche di pietre. A questo proposito, è consigliabile attaccare presto (non dopo le 7), pernottando al Rifugio Giacolètti, che consente un approccio molto comodo. Le soste non sempre sono facili da attrezzare, in quanto spesso fessure e spuntoni sono costituite di pietre mobili, in equilibrio precario. Ambiente panoramico e spettacolare. Poco ripetuta. Consigliata.