CARTINA CONSIGLIATA
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FRATERNALI
EDITORE scala 1:25.000 - Fogli 11 e 14
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
SU ROCCIA - ALPI
COZIE
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SCHEDA
N. 16 |
STORIA
ALPINISTICA
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La
Punta Bernoir (2701 m), nonostante la sua denominazione che
sembrerebbe indicare una elevazione ben individualizzata, è in realtà
il punto più alto di una lunghissima cresta rocciosa (quasi 1,5
chilometri!) che costituisce il fianco nordorientale dell’ampia Fonda
Oserot, ondulata conca carsica tributaria del Vallone di Servagno,
che confluisce nella Valle Stura poco a monte di Pontebernardo.
La lunga bastionata, costituita da una serie di torrioni di roccia
calcarea piuttosto friabile e fasciata alla base da ampi pendii di
minuti detriti, divide la Fonda dal pascolivo Altipiano della
Gardetta, alla testata del lungo Vallone del Preit tributario
dell’alta Val Maira.
I
limiti della cresta in questione sono costituiti dal Passo di Rocca
Brancia (2620 m) a Nordovest e dal Passo Bernoir (2537 m) a Sudest. La
cima, bifida e costituita da due spuntoni rocciosi distanti una ventina
di metri (di cui l’occidentale risulta di poco più elevato), è posta
verso Sudest, a circa 500 metri dal Passo Bernoir: da qui la cresta
prosegue con una serie di spuntoni rocciosi piuttosto arditi separati da
aeree forcelle, cui fanno capo repulsivi canaloni detritici tutt’altro
che rassicuranti vista la grandissima friabilità della roccia. Più
avanti la cresta diventa comoda e detritica e, oltre l’ultima notevole
elevazione della Quota 2691, scende con un uniforme pendio di
ghiaie sull’ampio Passo di Rocca Brancia.
La
Punta Bernoir, nonostante la mole considerevole e il grande impatto
della cresta, è una cima semisconosciuta e quasi mai frequentata: la
stessa “Guida dei Monti d’Italia” (vol. “Monte Viso
– Alpi Cozie Meridionali”) è piuttosto parca di informazioni, e
indica come possibili vie di salita esclusivamente le due creste
principali (Nordovest e Sudest), assegnando ad entrambe lo stesso tempo
(1 ora) e lo stesso grado di difficoltà (PD-). Dopo il nostro
sopralluogo, posso dire che la realtà è ben diversa: se la cresta
Sudest (dal Passo Bernoir) è tutto sommato riconducibile a quanto
indicato da GMI, per la cresta Nordovest le cose cambiano
decisamente! Intanto, la lunghezza della cresta basta già a capire che
il tempo di 1 ora è largamente sottodimensionato, ma poi, una volta che
ci si ritrova a doversi districare fra la selva di torrioni, canali e
forcellette della cresta, si comprende che qui stiamo parlando di
difficoltà decisamente superiori al PD- … Noi, partiti senza corda
pensando di riuscire ad aggirare eventuali piccole difficoltà e con il
progetto di raggiungere il Passo di Rocca Brancia, a circa metà della
discesa siamo stati fermati da un saltino verticale di una decina di
metri che, senza corda, non siamo riusciti a discendere (anche a causa
del terreno detritico e friabilissimo). Di aggirare l’ostacolo neanche
a parlarne (l’ambiente è assai delicato e precario!), per cui non ci
è rimasto altro da fare che ritornare un pezzo indietro e poi, da
un’ampia sella, calarci in un ertissimo e friabile canalone fino alle
ghiaie basali. Probabilmente con uno spezzone di corda (sarebbero
bastati 30 m) saremmo passati, ma ciò non toglie che le difficoltà
complessive di questa via siano nettamente superiori a quelle indicate
da GMI (direi almeno PD+).
Per
quanto riguarda eventuali vie di salita alternative, a nostro parere
sarebbe possibile tracciare un itinerario lungo il versante Nord della
montagna (lato Altipiano della Gardetta) che, sfruttando canalini e
rampe detritiche, salga direttamente in vetta con percorso più breve e
diretto rispetto alle creste, vista anche la modesta altezza di questo
versante rispetto ai prati basali e la comodità del vicino Rifugio
della Gardetta come base di appoggio.
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PUNTO
DI PARTENZA
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Da
Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo
San Dalmazzo, da dove si risale
la Valle Stura.
Si superano Demonte (
780 m
, capoluogo della valle), Aisone e Vinadio e si prosegue per l’alta
valle. Oltre l’ampio tornante di Pontebernardo (1312 m), la
strada supera in galleria la stretta ed opprimente Gola delle
Barricate, quindi ritorna sulla sinistra idrografica dello Stura
entrando in comune di Argentera. Un cartello sulla destra indica
la stretta stradina che sale in breve alla minuscola frazione Serre
di Servagno (1495 m, 32 km da
Demonte, 85 km da Mondovì, scarsissime possibilità di parcheggio).
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AVVICINAMENTO
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Dalla
prima casa si
segue a sinistra una stradina in salita (palina): giunti a
monte delle abitazioni, si segue a destra una mulattiera pianeggiante
delimitata da una rete metallica che conduce sul ciglio della profonda
gola in cui scorre il Rio di Servagno. Qui si incrocia
l’ampia mulattiera proveniente dalla Gola delle Barricate (segnavia __ della GTA),
che va seguita verso sinistra, mentre inizia a risalire il pendio
boscoso con numerosa serie di ripidi tornanti, con bella vista, alle
nostre spalle, sulle
rocce del Becco Rosso, emergente su vasti boschi di
conifere. Aggirando
a destra un’altura rocciosa, si raggiunge il panoramico
ripiano dove sorgono le case, ormai completamente diroccate, del villaggio
di Servagno (1737 m, h 0,30 da Serre di Servagno). Un tempo Servagno era un borgo
abbastanza importante, circostanza evidenziata dal cospicuo
numero di costruzioni presenti, alcune anche di
notevole altezza: questo in quanto aveva a disposizione ampi
e soleggiati pascoli, ed era toccato da una frequentata via mulattiera
che collegava l'alta Valle Stura con la Val Maira. Il toponimo Servagno
deriverebbe dai "silvani" (servan), folletti burloni della
montagna.
Con
alcune svolte fra le case in rovina, il sentiero si inoltra nel
selvaggio Vallone di Servagno, rimanendo altissimo sulla destra
idrografica: lasciato a destra un vecchio bunker militare mimetizzato in
uno spuntone roccioso, si
tagliano con salita moderata ma costante numerosi costoni erbosi,
giungendo così sul margine di un ripiano erboso che ospita un nuovo
gias (1940 m ca., h 0,45 da
Servagno). Qui stacca a destra una poco avvertibile diramazione diretta
al Colle della Montagnetta.
Senza
toccare il ripiano del gias, si sale quindi a sinistra fra dossi erbosi
nel vallone, che si
apre in una serie di ripiani pascolivi. A quota 2100 si
lascia ancora a destra la vecchia mulattiera diretta al Colle
di Servagno e subito dopo si raggiunge un'ampia conca prativa con abbeveratoio
in metallo, sovrastata dagli arditi torrioni calcarei
chiamati I Costiglioni (2560 m), in realtà appendici occidentali
del Monte Servagno. La mulattiera prosegue al centro del vallone,
rimontando con
una serie di ampi tornanti un ripido pendio erboso e
giungendo su un vasto ripiano ondulato. Lasciando a destra una conca che
a inizio stagione ospita un lago temporaneo, con tortuoso percorso si
oltrepassano i ruderi del Gias
dell'Oserot (2304 m), si lascia a sinistra una traccia
per la soprastante Bassa di Terra Rossa e poco dopo, per
dossi erbosi, si raggiunge una seconda conca, sovrastata a
nord-est dalla lunghissima e turrita muraglia della Punta Bernoir
(2701 m), fasciata alla base da grandi pendii ghiaiosi. Sul
fondo della conca si trova il Lago Oserot
(2307 m, h 1,00 dal bivio
per il Colle della Montagnetta). Bella veduta sulle
principali cime della zona, il detritico Monte Oserot e
l’ardita e rocciosa Rocca Brancia. Il lago, dalla
caratteristica forma a “8”, è un tipico bacino carsico,
privo di immissari ed emissari: per questo, verso il termine della
stagione può presentarsi in secca, anche se è molto raro che si
prosciughi totalmente.
Abbandonato
il sentiero della GTA,
che rimonta l’ampia e detritica Fonda Oserot fino ai Passo
di Rocca Brancia, si scende in breve sulla sponda meridionale del
lago: qui si individua una traccia che, contornato
lo specchio d’acqua, prosegue verso Est fra dossi erbosi,
in ambiente aperto e panoramico. Raggiunto con dolce salita un poco
accentuato colletto fra il pendio ed un piccolo dosso, la traccia si
biforca: seguendo il ramo di sinistra, che sale con più decisione, si
guadagna l’ampia
comba di erba e detriti alla base del ripido pendio ghiaioso
che fa capo all’ampio Passo Bernoir, già ben individuabile dal lago.
Per tracce ora più incerte, ma con orientamento evidente, ci si porta
ai piedi del pendio, laddove si individua già da lontano una traccia più
marcata che rimonta le ghiaie. Il primo tratto di sentierino, qui con
evidenti segnavia _,
è
veramente ripidissima e richiede un po’ di fatica, ma per
fortuna il tratto è breve: infatti più avanti la traccia (di chiara
origine militare) spiana, per traversare
con decisione il pendio verso sinistra, quindi con un ampio
tornante ritorna
verso destra e si porta alla base delle roccette che
difendono l’insellatura, raggiungendo in breve un ben mimetizzato
bunker, appartenente all’Opera 309 del Vallo Alpino. Sulla
destra del bunker si rimonta direttamente una breve rampa
rocciosa (catena di sicurezza), uscendo in pochi metri sul Passo
Bernoir (2536 m, h
0,45 dal Lago Oserot), aperto fra la Cima Bernoir (a
Nordovest) e la lunga cresta del Monte Servagno (a Sudest).
Appare, sull’opposto versante, oltre le opere militari poco sotto il
valico, il verde Altipiano
della Gardetta, dominato dal massiccio Monte Cassorso.
Attacco.
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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All’estremità
sinistra del valico (Nordovest), si procede sul
filo di cresta orizzontale, per roccette facili ma friabili (I°)
fino ad una vicina selletta: si scende pochi metri a sinistra (lato
Fonda Oserot) e si percorre una
cengia detritica un poco esposta ma facile (F) che
consente di aggirare un tratto roccioso ed affilato della cresta. Al
termine della cengia si rimonta una
rampa-canale di roccia rossastra (I°+, friabile) che
consente di uscire alla sella alla base del grosso torrione roccioso
rossastro già ben visibile dal Passo Bernoir. Scavalcata la sella, si
aggira la base del torrione a destra (lato Gardetta, ometti)
per detriti e rocce rotte, proseguendo poi alla base delle rocce della
cresta lungo una
serie di cenge erbose in salita (ometti, tracce di animali).
Appena possibile si ritorna in cresta, dove il terreno è un po’ (ma
solo un po’!) più solido, proseguendo per
tratti facili alternati a qualche
passo un po’ più impegnativo (II°/II°+). Un
tratto più ostico può essere superato a destra per una cengia
detritica (ometti, più agevole, I°+) oppure a sinistra, lungo
precarie cenge e un
canalino, con passi più delicati ed esposti (attenzione in
particolare ad un breve tratto di discesa, II°+). Ritornati
nuovamente in cresta, si procede per
terreno roccioso e detritico (attenzione sempre alla
friabilità!), mentre la vista si apre anche sull’ardita
Rocca la Meja. Ritrovati gli ometti, si prosegue per
un breve canalino detritico parallelo alla cresta (F,
sassi mobili!), giungendo su un’anticima
con ometto, ormai in vista del torrione finale. Sempre lungo
la cresta, si
aggira la base del rosso torrione mantenendosi leggermente
sul versante Oserot ed andando ad imboccare un corto ma ripido canalino
detritico che consente di raggiungere un’ultima forcellina di cresta: per
un nuovo, brevissimo ma ripido canalino (I°+) si
raggiunge quindi la cima Sudest della Punta Bernoir (2699
m, ometto). Bellissima veduta sulla cerchia di cime circostanti, dal Monte
Cassorso a Rocca la Meja fino al
lontano Monte Servagno. Vicina appare
la poco più elevata cima Nordovest, dietro la quale fanno
capolino il Monte Oserot e la Rocca Brancia. Traversando
sul filo di cresta, con
un passo esposto e poi una breve spaccata (II°+) si
guadagnano rocce più facili che, velocemente, consentono di toccare
agevolmente la cima Nordovest della Punta Bernoir (2701 m,
ometto, h 1,10 dal Passo Bernoir).
Il panorama è il medesimo di quello dall’altra
cima, con però una più ampia visuale sull’Altipiano
della Gardetta, con l’omonimo rifugio ben visibile.
Verso Sud si
domina l’ampia Fonda Oserot, in cui occhieggia il
caratteristico lago omonimo.
Discesa:
è consigliabile scendere per la via di salita, ponendo la dovuta
attenzione alla friabilità della roccia ed ai sassi mobili (specie in
discesa!). In alternativa, è possibile proseguire
per la lunghissima cresta Nordovest, irta di spuntoni
rocciosi nella prima parte, poi detritica, che termina addirittura al
lontano Passo di Rocca Brancia. Noi abbiamo seguito
quest’ultima opzione, ma visto il terreno così infido e i passi
tutt’altro che banali, tutto sommato mi sento di sconsigliarlo a meno
di essere veri e propri “amatori” di questo genere di percorsi. Per
sommi capi, comunque, ecco una breve descrizione della nostra discesa:
proseguendo
lungo la cresta, si superano un paio di dossi detritici per elementari
roccette, quindi si scende più decisamente per un
tratto di cresta che si fa via via più ripido ed affilato.
Quando non è più possibile proseguire sul filo, ci si cala a sinistra
(versante Oserot) in
uno stretto canalino di roccia friabile (II°). Perso
qualche decina di metri di quota, non appena il terreno lo consente si
traversa alla base delle rocce su ripidi pendii detritici (F+,
attenzione!), risalendo
brevemente alla successiva insellatura rocciosa. Un nuovo tratto
roccioso consente di guadagnare in breve un nuovo spuntone,
da dove la discesa è nuovamente da affrontare con attenzione per via di
qualche
passo un po’ esposto (II°/II°+). Si raggiunge così
un’ampia sella detritica (2620 m ca., h
0,45 dalla cima), da dove verso Sud (Fonda Oserot) scivola un
ripido canalone ghiaioso, bipartito più in basso da una
costola rocciosa.
Noi
abbiamo provato a proseguire in cresta ma, dopo aver aggirato un nuovo
torrione per una cengia sulla destra, ci siamo ritrovati alla sommità
di un salto precario e friabile di una decina di metri che non siamo
riusciti a risolvere (eravamo privi di corda): peccato, perché il
successivo tratto di cresta sembrava nettamente più facile
…
A
questo punto abbiamo deciso di ritornare sui nostri passi fino alla
sella detritica, da dove ci siamo calati nel canalone ghiaioso: i primi
20/30 metri sono veramente impegnativi (PD-) per via del terreno
eccezionalmente ripido e friabile poi, una volta raggiunta la costola
che bipartisce il canale, le difficoltà scemano un po’. Mantenendosi
nel ramo a destra della costola (faccia a valle), più
ampio e comodo, si scende sfruttando la cedevolezza delle
ghiaie e, fra
spettacolari pinnacoli rocciosi, si giunge ai dossi erbosi
alla base della cresta (h 0,20
dalla sella).
Tagliando
per i prati tendendo leggermente a destra, si va ad intercettare il
sentiero GTA
proveniente dal Passo di Rocca Brancia (segnavia __).
Seguendolo in comoda discesa, si ripassa poco a monte del Lago Oserot
e, nuovamente sul percorso dell’andata, si ritorna a Serre di
Servagno (h
1,45 dalla base del ghiaione). |
TEMPO
TOTALE
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h 7,00 circa (h 2,15 di traversata alpinistica)
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DISLIVELLO
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1300 m circa (250 m circa il tratto alpinistico)
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DIFFICOLTA’
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PD+ (PD- seguendo fedelmente gli ometti lungo la
cresta Sudest, più impegnativa la discesa lungo la cresta Nordovest;
roccia molto rotta e friabile)
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MATERIALE
UTILE
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casco (obbligatorio), eventualmente
30 m
di corda e qualche cordone |
ULTIMO
SOPRALLUOGO
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5
settembre 2021
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PERIODO
CONSIGLIATO
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luglio
- ottobre
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COMMENTI
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Traversata
panoramica in ambiente molto aperto, la salita (e soprattutto la
discesa) vanno comunque affrontate con attenzione per via di una certa
esposizione e della qualità della roccia, assai scadente. Lungo la
cresta Sudest si incontrano diversi ometti che indicano il percorso più
agevole (ma si passa più o meno anche sul filo), mentre sulla
contrapposta cresta Nordovest non si trovano indicazioni né tracce di
passaggio, se non degli animali. La traversata integrale fino al Passo
di Rocca Brancia appare lunghissima e non sempre agevole (noi ad un
certo punto abbiamo dovuto ritirarci): se qualcuno la completasse,
potrebbe gentilmente informarmi?
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