Dal parcheggio si
prosegue brevemente lungo la strada: quando questa effettua un tornante
a destra per salire all'abitato, si segue una carrareccia a sinistra che
attraversa il Rio Corborant su un ponte ed entra nello splendido
bosco di conifere. Lasciata a monte della carrareccia una fresca
sorgente, si continua fino a giungere in breve ad un bivio: si trascura
a destra la diramazione che prende a salire con decisione in direzione
del Rifugio
De Alexandris-Foches al Laus (vedi anche itinerario Traversata
dell’Autaret) e si prosegue dritti, in lieve discesa,
sempre nel lussureggiante bosco. Appena superato il
ponte gettato sul rio che scende direttamente dal soprastante
Lago di San Bernolfo, si prende a destra la diramazione per il Vallone
della Sauma (1609 m, h 0,15 dal
parcheggio, paline).
La mulattiera sassosa
s’innalza in diagonale verso nord-est, poi con qualche tornante tra
gli alberi si inserisce nel Vallone della Sauma, che risale sul
versante sinistro idrografico. Guadagnando
quota nell’abetaia, la mulattiera si riduce a sentiero. Più
in alto la pendenza diminuisce, il vallone si allarga e il bosco misto
di larici si dirada un poco. Procedendo su terreno erboso fra radi
alberi, il sentiero si avvicina al Rio della Sauma, poi
sale di fianco ad esso. A quota 1980 m circa si attraversa il
rio, e si prosegue tra erba e massi risalendo l’ampio vallone sul
fianco destro idrografico, mentre il rio si rinserra in un
solco roccioso. Con un ultimo breve strappo si giunge ad un bivio (palina
e scritta su un masso, h 1,15
dal bivio per il Vallone della Sauma).
Lasciato a sinistra il
sentiero che raggiunge in breve l’ormai vicino Passo della Sometta,
si prosegue lungo il sentiero di destra, che si mantiene sul bordo del
solco scavato dal rio fino ad una conca prativa, sovrastata sulla destra
dalle due cime rocciose della Testa del Vallonasso (a sinistra) e
della Testa del Vallonetto (a destra). Seguendo i segnavia __
si effettua un ampio semicerchio, poi si attraversa nuovamente il
rio e, piegando a destra, si
sale in diagonale fra erba e massi. Raggiunta una macchia di
larici si svolta a sinistra, per innalzarsi più direttamente su traccia
ripida ma ben segnalata fra massi, cespugli e radi alberi, fino al bordo
di un ripiano, da cui si origina verso l’alto il selvaggio Vallonetto.
Costeggiando il bordo del ripiano verso destra, sempre seguendo i
segnavia, si raggiunge in pochi minuti la conca che ospita il
piccolo Lago della Sauma (2132 m, h
0,30 dal bivio).
Si tratta di uno
specchio d’acqua privo di immissario ed emissario, situato su un
ripiano di origine morenica, a mezza costa sul versante nord-est della
Testa del Vallonetto. Il toponimo “sauma” deriva
probabilmente dal provenzale saumo “asina, mula”, animali
usati dai montanari (notizie tratte da: A. Parodi, R. Pockaj, A. Costa:
“Tra Marittime e Cozie: escursioni nella valli Stura, Grana, Tinée e
dintorni”)
Senza scendere fino al
lago, dalla sommità del dosso che lo precede si devia a sinistra,
iniziando a rimontare al meglio lungo la massima pendenza il ripido
pendio con arbusti e radi alberi che immette nel soprastante solco del Vallonetto.
Con un tratto faticoso ma breve si giunge alla soglia glaciale vera e
proprio del valloncello, dove la vegetazione praticamente termina: da
qui in poi grandi pietraie, intervallate da brevi lingue di
magra erba, caratterizzeranno la salita. Rimontando al meglio la distesa
di grossi massi, mantenendosi sulla sinistra idrografica, ai piedi dei
salti rocciosi della Testa del Vallonetto, si guadagna quota
faticosamente ma con facilità, fino a portarsi verso il centro del
vallone, seguendo l’evidente
dorso di una antica morena. Dopo un tratto
pianeggiante su grossi massi si giunge ai piedi di una nuova
impennata, che si supera verso sinistra, lungo un
costone con erba e massi dove la salita risulta più agevole.
Alla sommità del costone si procede in saliscendi per
alcune successive conche detritiche (bellissima vista
sull’ardita Testa
del Vallonetto) fino alla testata del valloncello, ormai in
vista della Serriera di Pignal
e della Selletta dei Camosci,
ampia insellatura in alto a sinistra. Appena possibile si devia a
sinistra e, rimontando
al meglio il pendio di detriti e magra erba (EE,
splendide fioriture di rododendri a fine giugno) si guadagna
faticosamente l’ampia
insellatura detritica della Selletta dei Camosci (2500
m. c., h 1,15 dal Lago della
Sauma). Fantastica veduta sull’elegantissimo castello
sommitale della Testa del Vallonetto e, sull’opposto
versante, sul selvaggio
valloncello della Gorgia Laghi, dominato dalla Testa
Rognosa della Guercia. In lontananza svettano la Serra
dell’Argentéra ed il Monte Matto.
Dal valico si volge ora
a destra, attaccando la poco inclinata cresta
Nord-Est della Serriera di Pignal. Questa è
costituita da grossi massi e fasce erbose, e si risale con
facili passaggi quasi mai obbligati, incontrando difficoltà
assai discontinue di I° e I°+ (difficoltà
complessiva F). Raggiunta una
sorta di spalla poco accentuata, un ultimo breve tratto su
roccette un poco più continue (ma sempre facili) consente di
raggiungere la sommità della Serriera
di Pignal (2662 m, h 0,30
dalla Selletta dei Camosci, piccola croce e libro di vetta). Magnifico
panorama sulle testate dei valloni della Guercia e della Gorgia
Laghi, dominati dalla Testa Rognosa della Guercia e dalla Testa
dell’Autaret. Verso Nord lo
sguardo spazia fino a Rocca la Meja e, se il meteo lo
consente, al Monviso, mentre verso Est, oltre la dorsale Testa
Gias dei Laghi – Monte dell’Aver, biancheggiano i
nevai del Matto e dell’Argentéra. Verso
Ovest, infine, oltre la dorsale Collalunga – Rocca di San Bernolfo,
svetta l’elegante Cima del Corborant e le sue vette satelliti.
Dalla vetta si
segue brevemente la comoda cresta, scendendo ad un’anticima
erbosa immediatamente a Sud: da qui, abbandonando il filo (che diventa
affilato e impegnativo) si
scende facilmente (anche se con attenzione per via
dell’estrema ripidezza) tendendo a sinistra, verso la testata della Gorgia
Laghi. Con erta discesa su pendii erbosi a precipizio si perde quota
(qualche ometto), puntando ad un sottostante piccolo laghetto: quando si
intuisce che il pendio è interrotto da un salto, un provvidenziale
ometto indica la prosecuzione della discesa lungo un
ripido canalino di erba e pietre (attenzione alla friabilità!)
che consente di raggiungere, su terreno meno ripido, le vaste
lingue di pietrame che scendono verso il fondo del
valloncello, presso il laghetto. Senza raggiungerlo, si prosegue ora a
mezza costa, in leggera ma costante salita, seguendo una evidente
traccia segnalata da rari ma evidenti ometti, che rimonta la Gorgia
Laghi sul suo lato sinistro idrografico: con percorso a tratti
faticoso ma facile ed evidente, si
rimonta la testata del valloncello raggiungendo infine, con
qualche tornante finale, l’ampia mulattiera ex-militare proveniente
dal Colle Saboulè e diretta al Passo del Bue, presso i
ruderi di un ricovero (paline).
Con gli ultimi
tornanti si guadagna, verso destra, lo
stretto intaglio del Passo del Bue (2603 m, h
1,00 dalla Serriera di Pignal, paline).
Riguardo al curioso
toponimo, nella “Guida dei Monti d’Italia” (Alpi
Marittime, vol. II) si legge: «Immediatamente a nord del punto
nodale si apre un passaggio sulla costiera, anticamente frequentato dai
contrabbandieri di bestiame, noto appunto come Passo del Bue». Parrebbe
però un passaggio troppo impervio per farvi transitare dei bovini. Più
realistica sembra l’interpretazione data da Michelangelo Bruno: «La
difficoltà di transito, lungo l’esposto ed elevato passaggio, fa
pensare ad un probabile errore di trascrizione Bue per Buc = maschio
della capra». (Alpi sud-occidentali, viaggio tra immagini e nomi di luoghi, pagg.
217-218).
Dal passo si svalica sul
versante Vallone della Guercia lungo un esposto sentierino che traversa
in quota su strette cenge a precipizio (nel primo tratto
catene, EE). Con numerosi tornanti, sempre esposti ancorché
facili, il sentierino ex-militare perde quota per il precipite versante
e conduce ai piedi della bastionata, presso la diruta casermetta a
guardia del valico del Colle della Guercia (2457 m, h
0,30 dal Passo del Bue).
Non rimane ora che
seguire in discesa l’ampia mulattiera che divalla nella
comba terminale del vallone e, con un tratto in leggera
risalita, giunge dall’alto in corrispondenza della soglia glaciale del
vallone. Con alcuni ripidi tornanti il sentiero scende alla piccola
comba detritica all’inizio del vallone superiore, da dove si scende
con percorso tortuoso prima su detriti, poi su un pendio di magra
vegetazione, al Lago
di San Bernolfo e, passando per il Rifugio
de Alexandris-Foches al Laus, si ritorna a San
Bernolfo (h 1,30 dal Colle
della Guercia).