Rocca Vanciarampi - Rocce della Rèina

 

Home Appennino Ligure Alpi Liguri Alpi Marittime Alpi Cozie Valle d'Aosta Dolomiti Altre zone Su e giù per la Riviera Ligure Mailing List

 

CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 15

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 77

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

DAL PASSO DEI GIORSIN VERSO L’ALTA VALLE GESSO: EVIDENZIATO IL PROBABILE SITO IN CUI SORGEVANO I TETTI BUFRE, UNA DELLE BORGATE ALTE DELL’INFERNETTO

LA CRESTA NORD DELLE ROCCE DELLA RÈINA, CON IL PERCORSO DI SALITA, DALL’ANTICIMA SUD DELLA ROCCA VANCIARAMPI

SCENDENDO LUNGO LA CRESTA NORD DELLA ROCCA VANCIARAMPI, VERSO LE ROCCE DELLA RÈINA ED IL MONTE BUSSAIA FRA LE NEBBIE

LA CRESTA SUD DELLA ROCCA VANCIARAMPI, CON IL PERCORSO DI SALITA DAL PASSO DEI GIORSIN

LA DORSALE CARBONÈ-AIERA E LA TESTATA DELLA COMBA DELL’INFERNETTO IN PRIMO PIANO DALLA CRESTA NORD DELLE ROCCE DELLA RÈINA

IL PERCORSO IN TRAVERSO DAL PASSO DEL VAN VISTO DAL PASSO PRATO DELLA COLLA

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona), si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso.

Raggiunta Valdieri, all’altezza della piccola piazza si svolta a sinistra, seguendo una stradina in discesa che, superata la caserma dei carabinieri, raggiunge le sponde del Gesso. Attraversato il torrente sul Ponte di San Bastiano, si supera un ulteriore piccolo ponte e, lasciato a destra uno stabilimento ittico, si raggiunge un piazzale sterrato con fontana, dove si parcheggia (760 m ca., 47 km da Mondovì).

 

ITINERARIO

Pochi metri prima del parcheggio si imbocca una carrareccia (paline e segnavia      ) che si inoltra nel bosco con moderata pendenza. All’altezza del primo tornante si trascura la diramazione di destra che sale ripida (è l’antica mulattiera diretta al Colletto della Bastìa ed alle dismesse cave di ardesia dell’Infernetto) e si prosegue a sinistra, lungo la carrareccia principale, come indicato da una nuova palina. Superato due volte un piccolo rio, si abbandona l’incompiuta carrareccia per imboccare, a sinistra, l’antica ampia mulattiera diretta alle alte borgate del Vallone dell’Infernetto (palina). Con numerosi tornanti nel fitto bosco di faggio la mulattiera, sempre ampia e ben marcata, risale il pendio boscoso, con alcuni begli scorci sull’abitato di Valdieri e sul massiccio della rocciosa Rocca Saben. Ad oggi (maggio 2015) il transito lungo la sezione centrale della mulattiera è parecchio infastidito da numerosi alberi tagliati, ma si spera che a breve il problema venga risolto. Un ultimo ripido tratto in trincea consente di raggiungere la sella erbosa dove si incontra l’ampia carrareccia sterrata proveniente dal fondo del vallone, e dove sorgono le poche case, in parte ristrutturate, dei Tait (o Chiot) Barilòt (1037 m, h 0,30, palina), la prima delle borgate dell’Infernetto.

Si prosegue ora lungo l’ampia e comoda carrareccia, che in costante moderata salita taglia il versante destro idrografico del selvaggio Vallone (o meglio Comba) dell’Infernetto: alternando brevi tratti scoperti ad altri nel fitto lussureggiante bosco di faggi, la carrareccia prende quota con numerosi tornanti, sfiora una casa immersa nel bosco e riprende quindi a traversare con pendenza moderata. Delle vecchie borgate (Tetti Taschèt, Tetti Pucio, Tetti Bufre, Tetti Serra), toccate un tempo dall’antica mulattiera, oggi solo in parte sovrapponibile al tracciato della carrareccia, non si riescono a scorgere tracce: è probabile che la mulattiera si mantenesse leggermente più a valle dell’attuale carrareccia, e che i ruderi delle vecchie case siano ormai completamente avvolti dal rigoglioso bosco. Superata una nuova palina (n. 40/02), poco oltre la carrareccia termina, trasformandosi in sentiero (1370 m circa, h 0,45 dai Tait Barilòt).

Da questo punto (facilmente individuabile in quanto su un grosso faggio a sinistra si trova un nuovo segno      mentre alla base di un’esile pianta a destra si scorge un vecchio bollo rosso sbiadito) si deve abbandonare il tracciato segnalato per iniziare a risalire, verso sinistra, il ripido bosco, senza tracce né riferimenti di sorta. Dopo un primo breve tratto con bassa vegetazione ad infastidire il passo, si attraversa una radura erbosa, quindi si rientra nella faggeta, ora pulita e senza i fastidiosi arbusti. Si prosegue a salire lungo la linea di massima pendenza, senza riferimenti in quanto le pareti rocciose sovrastanti risultano nascoste dalla fitta vegetazione: si incrocia un’evidente larga traccia sentiero, forse ciò che resta dell’antico sentiero che un tempo, dai Tetti Pucio, saliva al Passo dei Giorsin diretto a Roaschia. Ignorando comunque il sentiero, si prosegue a salire con estrema fatica lungo la linea di massima pendenza, fra grandi faggi. Si incrociano nuovamente delle tracce, ora più labili, che si dirigono verso sinistra: in parte seguendole, in parte salendo ad intuito, si giunge a sfiorare una lingua di fini detriti, che si lascia a destra. Rimontando un ultimo ripido costone boscoso, si giunge su terreno più aperto in vista della poderosa parete sud-ovest della Rocca Vanciarampi. A destra, l’ampia insellatura del Passo dei Giorsin, che collega la stessa Rocca Vanciarampi alle Rocce della Rèina, è sorretta, su questo lato, da un’alta bastionata rocciosa verticale, a prima vista insuperabile. Seguendo vaghe tracce verso destra, alla base dei salti rocciosi, si giunge però in breve all’inizio di un’evidente cengetta diagonale che, salendo da sinistra verso destra (traccia evidente), consente si superare il tratto di bastionata verticale: con un ultimo breve tratto su erba e arbusti, ripido ma facile, si tocca finalmente l’estremità settentrionale della lunga sella, là dove si apre il Passo dei Giorsin (1614 m, h 0,45 da dove si abbandona il sentiero segnalato). Come detto questo valico, ormai dimenticato, era un tempo piuttosto frequentato in quanto costituiva la via di collegamento più rapida e diretta tra le borgate del Vallone dell’Infernetto e quelle di Roaschia, che appaiono sui fianchi del sottostante Vallone Biale. Da tempo ormai i sentieri sui due versanti sono in disuso e, pur riuscendo ad individuarne ancora saltuarie tracce, il suo attraversamento risulta assai scomodo e faticoso. Un altro dei molti esempi di come lo spopolamento della montagna causi la perdita di un grande patrimonio sentieristico faticosamente realizzato dai nostri avi.

Volgendo a sinistra, si segue il filo dell’insellatura fino a raggiungere la base della cresta meridionale della Rocca Vanciarampi: risalendo il pendio per erba e roccette, si superano un paio di facili risalti (attenzione a qualche passo leggermente esposto verso sinistra) e si giunge sulla sommità dell’anticima Sud (1690 m circa). Un’ultima breve cresta di erba e roccette arcuata verso destra consente di toccare la vetta vera e propria della Rocca Vanciarampi (1712 m, h 0,15 dal passo, grosso ometto di pietre). Splendida veduta a volo d’uccello sulla conca di Valdieri e sul vallone di Roaschia, su tutto lo svolgimento del Vallone dell’Infernetto e, oltre, sul Monte Matto, la Cima del Lausetto, l’Argentèra e la dorsale del Monte Carbonè. Verso Sud, oltre la lunga insellatura rocciosa del Passo dei Giorsin, appare la selvaggia ed affilata cresta delle Rocce della Rèina.    

Dalla vetta si ritorna, per l’itinerario di salita, al Passo dei Giorsin (h 0,15).

Si prosegue lungo la linea dell’insellatura, superando un tratto infastidito da arbusti e cespugli. Dopo questo breve tratto il bosco si fa meno fitto, e si incontra anche una labile traccia di sentiero indicata da una pietra conficcata nel terreno a guisa di ometto di pietra. Con sinuoso percorso al limite superiore del bosco, mantenendosi in qualche tratto proprio sul ciglio della bastionata che precipita sul lato Infernetto, si giunge al piede vero e proprio della cresta nord delle Rocce della Rèina: alle nostra spalle, fa bella mostra di sé l’arrotondato testone roccioso della Rocca Vanciarampi. Si entra nel fitto bosco di faggi, dapprima in moderata salita poi, quando la traccia volge verso destra, con alcuni ripidi tornanti che consentono di raggiungere nuovamente il filo di cresta presso alcune lame rocciose. Rimanendo di poco sul lato Roaschia, si costeggiano le rocce per poi risalire un erto pendio erboso e ritornare sul filo della dorsale. Seguendo la cresta, si aggirano ancora sulla sinistra alcune rocce e si giunge alla base di un risalto di erba e roccette: risalendo un ripido breve canalino verso sinistra (pochi passi di grado) si supera il salto, uscendo su un ampio pendio erboso inclinato. Si rimonta ancora una volta il ripido pendio verso destra, raggiungendo nuovamente il filo di cresta. Con panoramico percorso per erba e divertenti roccette (attenzione all’esposizione sul lato Infernetto!) si raggiunge un’insellatura rocciosa alla base di un piccolo torrione, da dove si gode di una bella veduta sul sottostante verdeggiante Passo Prato della Colla, alla testata della Comba dell’Infernetto. Raggiunta la base del torrione, si monta verso sinistra su un grosso masso (), da dove un’esile cengetta orizzontale consente di traversare oltre il torrione. Tagliando alcune barre rocciose (), si va ad afferrare un’ultima crestina (oppure si risale il ripido canalino erboso alla sua destra) che conduce sulla comoda sommità delle Rocce della Rèina (o Rocce della Scregna, o Manatrai, 1849 m, h 1,00 dal Passo dei Giorsin). Bella veduta sul basso Vallone del Bousset, con la dorsale Carbonè-Aièra, sul bacino artificiale della Piastra e sul retrostante vallone della Rovina con la sua selvaggia testata, nonché su Roaschia e la bassa valle Gesso fino alla pianura cuneese. Verso sud, oltre la rocciosa Punta del Van, appaiono i dirupi rocciosi del Monte Bussaia.

Dalla cima si prosegue lungo la cresta, in questo tratto costituita da erba e scarse roccette, facendo sempre attenzione per l’incombente salto sul versante Infernetto (destra). Si continua in dolce discesa in direzione del grande ed evidente traliccio dell’elettrodotto sulla quota 1836, fino a che uno sperone roccioso isola, insieme alla cresta principale, un ripido canalino detritico. Si scende per qualche metro nel canalino (I°+), facendo molta attenzione alle pietre mobili ed al salto sottostante, quindi si traversa verso destra (faccia a valle) lungo un’esposta cornice (II°) fino ad una selletta detritica. Da qui si scende sempre verso destra, lungo un facile canalino che termina con un saltino di circa 3 metri: si discende il saltino, abbastanza appigliato (II°) e si raggiunge un’ampia cengia erbosa. Qui le tracce risalgono in breve ad un colletto, oltre il quale si raggiunge il vicino traliccio dell’elettrodotto posto sulla Quota 1836 (h 0,15 dalla vetta). Qui giunge anche la carrareccia sterrata di servizio proveniente da Roaschia attraverso i valloni di San Bernardo e del Van.

Si segue la sterrata fino al primo tornante, quindi la si abbandona per proseguire lungo un sentierino che si mantiene sul panoramico e comodo crinale erboso (bolli rossi): perdendo quota con percorso ondulato si raggiunge la lunga insellatura erbosa del Passo del Van, che digrada con ampi splendidi pascoli sul versante di Roaschia, mentre verso Entracque precipita con un’alta e severa bastionata rocciosa. Si percorre la lunga insellatura lungo il filo del crinale, fino al lato opposto, ormai a ridosso dei pendii sommitali della Punta del Van: qui si incontra la palina indicante il passo, e qui inizia l’ardito sentierino che scende verso il Passo di Costabella ed Entracque (1761 m, h 0,20 dal traliccio).

Ci si cala dunque a destra, lungo un ripido sentierino dallo scomodo fondo sassoso che perde quota con alcuni ampi tornanti in un ampio canale erboso delimitato da verticali pareti rocciose: con attenzione per via della precarietà e della ripidezza della traccia, si scende superando una stretta strozzatura rocciosa, quindi si trascura un’ingannevole traccia che taglia in piano verso destra e si prosegue a scendere (traccia poco chiara) lungo un ripidissimo pendio erboso. Sfiorato un bellissimo arco naturale, si attraversa a destra una lingua di pietrame mobile e ci si porta alla base delle imponenti pareti calcaree. Badando a non perdere di vista per troppo tempo i bolli rossi, si costeggiano alla base i salti rocciosi, quindi si prosegue a traversare per boschetti e ripidi pendii erbosi, alti sul profondo Vallone del Van, che più in basso si inforra nelle famose Gorge della Rèina, poco sopra Entracque. Proseguendo a traversare, la traccia si fa sempre meno marcata, richiedendo un supplemento di fatica e concentrazione per via della ripidezza dei pendii: da ultimo, spariscono anche i segni rossi, ma ormai la direzione da seguire è abbastanza chiara e, mantenendosi praticamente in quota, si giunge all’ampia sella erbosa del Passo Prato della Colla (1615 m, h 0,35 dal Passo del Van), che si apre alla testata della Comba dell’Infernetto. In alto a destra, oltre il ripido pendio erboso del passo, svetta il grande traliccio dell’elettrodotto raggiunto in precedenza, al sommo di un’alta bastionata rocciosa.

Da qui il sentiero segnalato dovrebbe proseguire fino al Passo di Costabella ma, aldilà di un bollo rosso sul grosso masso situato sul passo, non si riesce ad individuarne alcuna traccia: dalla cartina, sembra che per raggiungere il Passo di Costabella ci si debba mantenere sul lato sinistro della cresta (verso il Vallone del Van), ma di tracce neanche l’ombra … Così come noi, dall’alto del passo, non siamo riusciti ad individuare nemmeno la vecchia traccia che raggiunge il Passo Prato della Colla direttamente dal Vallone dell’Infernetto, che su vari siti viene descritta come “ben evidente e ben segnalata”: probabilmente avremmo dovuto cercare lo stacco di questo sentiero più in alto, verso le rocce superiori, mentre noi l’abbiamo cercato proprio sulla linea del valico. In ogni caso, dal Passo Prato della Colla è sufficiente calarsi nel bel bosco di faggi alla testata del Vallone dell’Infernetto, tendendo leggermente a sinistra: persi 100 m scarsi di dislivello, si intercetta il largo sentiero (segnavia     ) diretto al Passo di Costabella ed Entracque. Seguendolo verso destra, si guada quasi subito un piccolo rio, quindi con alcuni poco faticosi saliscendi si raggiunge una palina: qui, su un grosso albero, è indicata a destra la deviazione (scritta “VAN”) per il Passo Prato della Colla, che noi non eravamo riusciti ad individuare partendo dal passo. Continuando lungo l’ampio sentiero, si prosegue nel fitto bosco di splendidi faggi, in ambiente fresco e rilassante. Rasentata una paretina calcarea da cui, da due cavità, sgorgano alcune sorgenti, si prosegue in moderata discesa fino a ritrovare la carrareccia sterrata nel punto in cui si erano abbandonati i percorsi segnalati alla volta del Passo dei Giorsin. Seguendo a ritroso il percorso dell’andata, si ritorna all’auto (h 1,40 dal Passo Prato della Colla).

 

 

TEMPO TOTALE

h 6,30 circa

DISLIVELLO

1250 m circa

DIFFICOLTA’

EE allenati (lunghi tratti fuori sentiero e con scarsi punti di riferimento, creste rocciose con qualche passo esposto di I° e II° grado, orientamento precario tra il Passo del Van ed il Passo Prato della Colla)

ULTIMO SOPRALLUOGO

17 maggio 2015

PERIODO CONSIGLIATO

maggio e ottobre

COMMENTI

Lungo giro ad anello in luoghi pressochè dimenticati. Al di là del ben marcato e segnalato sentiero che sale al Passo di Costabella, gli altri sentieri intorno al Vallone dell’Infernetto sono o totalmente scomparsi, o segnati in maniera assai precaria. Un itinerario quindi con un interesse anche storico, oltre che panoramico, alla riscoperta degli antichi passaggi un tempo frequentati dagli abitanti di queste zone remote e selvagge. Molto caratteristici i passi dei Giorsin e del Van, dove bastionate rocciose all’apparenza insuperabili vengono risalite sfruttando gli unici nascosti punti deboli. Belle vedute sulle più alte cime delle Alpi Marittime. Consigliato agli amatori del genere, non a tutti!