Pochi metri
prima del parcheggio si imbocca una carrareccia (paline e segnavia
) che si inoltra nel bosco con moderata pendenza. All’altezza
del primo tornante si trascura la diramazione di destra che sale ripida
(è l’antica mulattiera diretta al Colletto della Bastìa ed alle
dismesse cave di ardesia dell’Infernetto) e si prosegue a sinistra,
lungo la carrareccia principale, come indicato da una nuova palina.
Superato due volte un piccolo rio, si abbandona l’incompiuta
carrareccia per imboccare, a sinistra, l’antica ampia mulattiera
diretta alle alte borgate del Vallone dell’Infernetto (palina). Con
numerosi tornanti nel
fitto bosco di faggio la mulattiera, sempre ampia e ben
marcata, risale il pendio boscoso, con alcuni
begli scorci sull’abitato di Valdieri e sul massiccio
della rocciosa Rocca Saben. Ad oggi (maggio 2015) il transito lungo la
sezione centrale della mulattiera è parecchio infastidito da numerosi
alberi tagliati, ma si spera che a breve il problema venga risolto. Un
ultimo ripido tratto in trincea consente di raggiungere la sella erbosa
dove si incontra l’ampia carrareccia sterrata proveniente dal fondo
del vallone, e dove sorgono le poche case, in parte ristrutturate, dei Tait
(o Chiot) Barilòt (1037 m, h
0,30, palina), la prima delle borgate dell’Infernetto.
Si prosegue
ora lungo l’ampia e comoda carrareccia, che in costante moderata
salita taglia il versante destro idrografico del selvaggio Vallone
(o meglio Comba) dell’Infernetto: alternando brevi
tratti scoperti ad altri nel fitto lussureggiante bosco di
faggi, la carrareccia prende quota con numerosi tornanti, sfiora una
casa immersa nel bosco e riprende quindi a traversare con pendenza
moderata. Delle vecchie borgate (Tetti Taschèt, Tetti Pucio, Tetti
Bufre, Tetti Serra), toccate un tempo dall’antica mulattiera, oggi
solo in parte sovrapponibile al tracciato della carrareccia, non si
riescono a scorgere tracce: è probabile che la mulattiera si mantenesse
leggermente più a valle dell’attuale carrareccia, e che i ruderi
delle vecchie case siano ormai completamente avvolti dal rigoglioso
bosco. Superata una nuova palina (n. 40/02), poco oltre la carrareccia
termina, trasformandosi in sentiero (1370 m circa, h
0,45 dai Tait Barilòt).
Da questo
punto (facilmente individuabile in quanto su un grosso faggio a sinistra
si trova un nuovo segno
mentre alla base di un’esile pianta a destra si scorge un vecchio
bollo rosso sbiadito) si
deve abbandonare il tracciato segnalato per iniziare a
risalire, verso sinistra, il ripido bosco, senza tracce né riferimenti
di sorta. Dopo un primo breve tratto con bassa vegetazione ad
infastidire il passo, si attraversa una radura erbosa, quindi si rientra
nella faggeta, ora pulita e senza i fastidiosi arbusti. Si prosegue a
salire lungo la linea di massima pendenza, senza riferimenti in quanto
le pareti rocciose sovrastanti risultano nascoste dalla fitta
vegetazione: si incrocia un’evidente larga traccia sentiero, forse ciò
che resta dell’antico sentiero che un tempo, dai Tetti Pucio, saliva
al Passo dei Giorsin diretto a Roaschia. Ignorando comunque il sentiero,
si
prosegue a salire con estrema fatica lungo la linea di
massima pendenza, fra grandi faggi. Si incrociano nuovamente delle
tracce, ora più labili, che si dirigono verso sinistra: in
parte seguendole, in parte salendo ad intuito, si giunge a
sfiorare una lingua di fini detriti, che si lascia a destra. Rimontando
un ultimo ripido costone boscoso, si giunge su
terreno più aperto in vista della poderosa parete sud-ovest
della Rocca Vanciarampi. A destra, l’ampia insellatura del Passo dei
Giorsin, che collega la stessa Rocca Vanciarampi alle Rocce della Rèina,
è sorretta, su questo lato, da
un’alta bastionata rocciosa verticale, a prima vista
insuperabile. Seguendo vaghe tracce verso destra, alla base dei salti
rocciosi, si giunge però in breve all’inizio di un’evidente
cengetta diagonale che, salendo da sinistra verso destra
(traccia evidente), consente si superare il tratto di bastionata
verticale: con un ultimo breve tratto su erba e arbusti, ripido ma
facile, si tocca finalmente l’estremità
settentrionale della lunga sella, là dove si apre il Passo dei Giorsin (1614 m, h
0,45 da dove si abbandona il sentiero segnalato). Come detto
questo valico, ormai dimenticato, era un tempo piuttosto frequentato in
quanto costituiva la via di collegamento più rapida e diretta tra le
borgate del Vallone dell’Infernetto e quelle di Roaschia, che
appaiono sui fianchi del sottostante Vallone Biale. Da tempo
ormai i sentieri sui due versanti sono in disuso e, pur riuscendo ad
individuarne ancora saltuarie tracce, il suo attraversamento risulta
assai scomodo e faticoso. Un altro dei molti esempi di come lo
spopolamento della montagna causi la perdita di un grande patrimonio
sentieristico faticosamente realizzato dai nostri avi.
Volgendo a
sinistra, si segue il filo dell’insellatura fino a raggiungere la
base della cresta meridionale della Rocca Vanciarampi:
risalendo il pendio per erba e roccette, si superano un paio di facili
risalti (attenzione a qualche passo leggermente esposto verso
sinistra) e si giunge sulla
sommità dell’anticima Sud (1690 m circa). Un’ultima breve
cresta di erba e roccette arcuata verso destra consente di
toccare la
vetta vera e propria della Rocca
Vanciarampi (1712 m, h
0,15 dal passo, grosso ometto di pietre). Splendida veduta a
volo d’uccello sulla conca
di Valdieri e sul vallone di Roaschia, su tutto lo
svolgimento del Vallone dell’Infernetto e, oltre, sul Monte Matto, la
Cima del Lausetto, l’Argentèra e la dorsale del Monte Carbonè. Verso
Sud, oltre la lunga insellatura rocciosa del Passo dei Giorsin, appare
la selvaggia ed affilata cresta delle Rocce della Rèina.
Dalla
vetta si ritorna, per l’itinerario di salita, al Passo dei Giorsin (h
0,15).
Si prosegue lungo
la linea dell’insellatura, superando un tratto infastidito
da arbusti e cespugli. Dopo questo breve tratto il bosco si fa meno
fitto, e si incontra anche una labile traccia di sentiero indicata da
una pietra conficcata nel terreno a guisa di ometto di pietra. Con
sinuoso percorso al limite superiore del bosco, mantenendosi in qualche
tratto proprio sul ciglio della bastionata che precipita sul lato
Infernetto, si giunge al piede vero e proprio della cresta nord delle
Rocce della Rèina: alle nostra spalle, fa bella mostra di sé l’arrotondato
testone roccioso della Rocca Vanciarampi. Si entra nel fitto
bosco di faggi, dapprima in moderata salita poi, quando la traccia volge
verso destra, con alcuni ripidi tornanti che consentono di raggiungere
nuovamente il filo di cresta presso alcune lame rocciose. Rimanendo di
poco sul lato Roaschia, si
costeggiano le rocce per poi risalire un erto pendio erboso e
ritornare sul filo della dorsale. Seguendo la cresta, si aggirano ancora
sulla sinistra alcune rocce e si giunge alla base di un
risalto di erba e roccette: risalendo un ripido breve
canalino verso sinistra (pochi passi di I°
grado) si supera il salto, uscendo su un ampio pendio erboso inclinato.
Si rimonta ancora una volta il ripido pendio verso destra, raggiungendo
nuovamente il filo di cresta. Con panoramico percorso per
erba e divertenti roccette (attenzione all’esposizione sul lato
Infernetto!) si raggiunge un’insellatura rocciosa alla base di un
piccolo torrione, da dove si gode di una bella veduta sul sottostante
verdeggiante Passo Prato della Colla, alla testata della Comba
dell’Infernetto. Raggiunta la base del torrione, si
monta verso sinistra su un grosso masso (I°), da dove un’esile cengetta orizzontale consente di traversare
oltre il torrione. Tagliando alcune barre
rocciose (I°), si
va ad afferrare un’ultima
crestina (oppure si risale il ripido canalino erboso alla sua
destra) che conduce sulla comoda
sommità delle Rocce
della Rèina (o Rocce della Scregna, o Manatrai, 1849 m, h
1,00 dal Passo dei Giorsin). Bella veduta sul basso Vallone
del Bousset, con
la dorsale Carbonè-Aièra, sul bacino artificiale della
Piastra e sul retrostante vallone della Rovina con la sua selvaggia
testata, nonché su
Roaschia e la bassa valle Gesso fino alla pianura cuneese.
Verso sud, oltre la rocciosa Punta del Van, appaiono i dirupi rocciosi
del Monte Bussaia.
Dalla cima
si prosegue lungo la cresta, in questo tratto costituita da erba e
scarse roccette, facendo sempre attenzione per l’incombente salto sul
versante Infernetto (destra). Si continua in dolce discesa in
direzione del grande ed evidente traliccio dell’elettrodotto
sulla quota 1836, fino a che uno sperone roccioso isola, insieme alla
cresta principale, un ripido canalino detritico. Si scende per qualche
metro nel canalino (I°+),
facendo molta attenzione alle pietre mobili ed al salto sottostante,
quindi si traversa verso destra (faccia a valle) lungo un’esposta
cornice (II°) fino ad una
selletta detritica. Da qui si scende sempre verso destra, lungo un
facile canalino che termina con un saltino di circa 3 metri: si
discende il saltino, abbastanza appigliato (II°)
e si raggiunge un’ampia cengia erbosa. Qui le tracce risalgono in
breve ad un colletto, oltre il quale si raggiunge il vicino traliccio
dell’elettrodotto posto sulla Quota
1836 (h
0,15 dalla vetta). Qui giunge anche la carrareccia sterrata
di servizio proveniente da Roaschia attraverso i valloni di San Bernardo
e del Van.
Si segue la
sterrata fino al primo tornante, quindi la si abbandona per proseguire
lungo un sentierino che si mantiene sul
panoramico e comodo crinale erboso (bolli rossi): perdendo
quota con percorso ondulato si raggiunge la lunga insellatura erbosa del
Passo del Van, che digrada
con ampi splendidi pascoli sul versante di Roaschia, mentre
verso Entracque precipita con un’alta e severa bastionata rocciosa. Si
percorre la lunga insellatura lungo il filo del crinale, fino al lato
opposto, ormai a ridosso dei pendii sommitali della Punta del Van: qui
si incontra la palina indicante il passo, e qui inizia l’ardito
sentierino che scende verso il Passo di Costabella ed Entracque (1761 m,
h 0,20
dal traliccio).
Ci si cala
dunque a destra, lungo un ripido sentierino dallo scomodo fondo sassoso
che perde quota con
alcuni ampi tornanti in un ampio canale erboso delimitato da
verticali pareti rocciose: con attenzione per via della precarietà e
della ripidezza della traccia, si scende superando una
stretta strozzatura rocciosa, quindi si trascura
un’ingannevole traccia che taglia in piano verso destra e si prosegue
a scendere (traccia poco chiara) lungo un ripidissimo pendio erboso.
Sfiorato un
bellissimo arco naturale, si attraversa a destra una lingua
di pietrame mobile e ci si porta alla base delle imponenti pareti
calcaree. Badando a non perdere di vista per troppo tempo i bolli rossi,
si costeggiano alla base i salti rocciosi, quindi si prosegue a
traversare per boschetti e ripidi pendii erbosi, alti sul profondo
Vallone del Van, che più in basso si inforra nelle famose Gorge della Rèina,
poco sopra Entracque. Proseguendo a traversare, la traccia si fa sempre
meno marcata, richiedendo un supplemento di fatica e concentrazione per
via della ripidezza dei pendii: da ultimo, spariscono anche i segni
rossi, ma ormai la direzione da seguire è abbastanza chiara e,
mantenendosi praticamente in quota, si giunge all’ampia sella erbosa
del Passo
Prato della Colla (1615 m, h 0,35 dal Passo del Van), che si
apre alla testata della Comba dell’Infernetto. In alto a destra, oltre
il ripido pendio erboso del passo, svetta
il grande traliccio dell’elettrodotto raggiunto in
precedenza, al sommo di un’alta bastionata rocciosa.
Da qui il
sentiero segnalato dovrebbe proseguire fino al Passo di Costabella ma,
aldilà di un bollo rosso sul grosso masso situato sul passo, non si
riesce ad individuarne alcuna traccia: dalla cartina, sembra che per
raggiungere il Passo di Costabella ci si debba mantenere sul lato
sinistro della cresta (verso il Vallone del Van), ma di tracce neanche
l’ombra … Così come noi, dall’alto del passo, non siamo riusciti
ad individuare nemmeno la vecchia traccia che raggiunge il Passo Prato
della Colla direttamente dal Vallone dell’Infernetto, che su vari siti
viene descritta come “ben evidente e ben segnalata”: probabilmente
avremmo dovuto cercare lo stacco di questo sentiero più in alto, verso
le rocce superiori, mentre noi l’abbiamo cercato proprio sulla linea
del valico. In ogni caso, dal Passo Prato della Colla è sufficiente
calarsi nel bel bosco di faggi alla testata del Vallone
dell’Infernetto, tendendo leggermente a sinistra: persi 100 m scarsi
di dislivello, si intercetta il largo sentiero (segnavia
) diretto al Passo di Costabella ed Entracque. Seguendolo verso
destra, si guada quasi subito un piccolo rio, quindi con alcuni poco
faticosi saliscendi si raggiunge una palina: qui, su un grosso albero,
è indicata a destra la deviazione (scritta “VAN”) per il Passo
Prato della Colla, che noi non eravamo riusciti ad individuare partendo
dal passo. Continuando lungo l’ampio sentiero, si prosegue nel fitto
bosco di splendidi faggi, in ambiente fresco e rilassante. Rasentata una
paretina calcarea da cui, da due cavità, sgorgano alcune sorgenti, si
prosegue in moderata discesa fino a ritrovare la carrareccia sterrata
nel punto in cui si erano abbandonati i percorsi segnalati alla volta
del Passo dei Giorsin. Seguendo a ritroso il percorso dell’andata, si
ritorna all’auto (h
1,40 dal Passo Prato della Colla).