Si segue la sterrata pianeggiante, che aggira un
dosso erboso e, dopo poche decine di metri, si
perde in un ampio pascolo presso una pozza. Si va a destra,
in direzione di un
pendio ricoperto di larici: qui si trova un sentiero
abbastanza marcato, che risale in diagonale il pendio verso sinistra e,
doppiato un costone, conduce sulle sponde di un
bellissimo laghetto (Lago di Comba Mourrè) in
una conca erbosa fra radi larici (2074 m, h 0,15).
Aggirato a sinistra il lago, si scende su grossi
blocchi, per poche decine di metri, sul fondo di una valletta erbosa
percorsa da un ruscello, che alimenta un altro piccolo laghetto poco più
a valle (spesso asciutto a fine stagione). Si risale dall’altra parte
per detriti e massi accatastati fino alla
base di un evidente e ripido canalone detritico, che incide
uno sperone secondario della Maladecia.
Si attacca il canalone, dapprima sull’erboso
conoide, poi per
ripidi e faticosi detriti (saltuarie e discontinue tracce)
fino al più ripido tratto erboso terminale che consente di guadagnare
la sommità del costolone erboso, che
si affaccia sul selvaggio avvallamento detritico posto sul
versante occidentale della Punta Maladecia (2400 m circa, h
0,40 dal laghetto).
Tagliando con attenzione per erba e mobili detriti,
si scende leggermente sull’altro versante in direzione di un pino
isolato su un nuovo vicino costone: si va così ad intercettare una
marcata traccia che, passando sul colletto a monte del pino, traversa
in lieve salita le immense pietraie alla base delle
placconate del versante occidentale della Maladecia, fino a portarsi
presso lo
sbocco inferiore dell’evidente canale sud-ovest.
Da qui, seguendo una serie di evidenti ometti di
pietre, si
risale l’ampio canale per franosi detriti e qualche banale
roccetta: un ciclopico masso al centro del solco si aggira a sinistra,
alla base di alcuni
arditi pinnacoli, incontrando poi una serie di segnavia blu
provenienti da una cengia che si immette, da destra, nel canale. Si
prosegue sulla sinistra (destra orografica) del canale, dove alla base
delle rocce si può sfruttare una
comoda bancata erbosa (traccia). Lasciati i segnavia blu, che
si dirigono a sinistra in uno stretto colatoio (possibile variante,
comunque di poco più impegnativa), si ritorna verso il centro del solco
e, per
l’ultimo incassato canalino di friabili detriti
(attenzione!) si sbuca su di uno
stretto intaglio roccioso (2700 m
circa, h
1,00 dal costolone erboso) che si affaccia sul selvaggio
Vallone Maladecia (Est), tributario del Vallone di Sant’Anna, nel
quale confluisce presso l’ex-rifugio del Baraccone (1533 m). Bellissimo panorama sull’opposto versante del vallone, dove oltre
le cime della Punta Ciarnièr e della Testa Cairilliera fanno capolino i
massicci del Matto e dell’Argentera. Dall’altra parte, si
domina la conca erbosa dove sorge il Santuario di Sant’Anna
e, oltre
la Cima
del Lausfér e
la Testa Comba
Grossa, le più alte elevazioni della Vallée de
la Tinée.
Dal
colletto appare
evidente l’ultimo tratto della salita: si traversa a
sinistra, all’inizio
per banali roccette e poi per ripidi ma elementari pendii
erbosi, fino
ad una più marcata traccia che, con alcune ripide svolte
lungo un pendio di zolle erbose, consente di toccare velocemente
la
panoramicissima sommità della Punta
Maladecia (2745 m, h 0,10
dal colletto), dove sorge una croce di ferro (libro di vetta nei pressi)
che domina dall’alto il
selvaggio Vallone Maladecia. Superbo panorama che va dalla
media Valle Stura al Monviso, alla pianura cuneese, alle più
alte vette delle Alpi Marittime, con il Monte
Matto e l’Argentèra su tutte. Verso Sud di individua la
tozza sagoma della Testa del Malinvern, mentre a ovest si domina
tutta la testata del Vallone di Sant’Anna e, oltre, si
notano le
cime del Corborant, dell’Ischiator e del Ténibres.
La discesa si effettua per la stessa via fino al
colletto con il pino isolato (h
1,00 circa dalla cima): da qui, si
può proseguire lungo la marcata traccia che raggiunge il
filo del costolone erboso in un punto più basso rispetto a quello
toccato in salita, presso
un grosso ometto di pietre.
A
questo punto, oltre che risalire brevemente e ridiscendere per il canale
di salita, è possibile un ritorno alternativo: si prosegue in discesa,
lungo il filo del costolone, per una cinquantina di metri, fino al sommo
di un ripidissimo canale erboso parallelo a quello di salita. Scendendo
lungo il ripidissimo solco (attenzione in caso di terreno
viscido!) si perde velocemente quota: in basso, si
supera una brevissima strozzatura verso destra e, scendendo i
sottostanti facili pendii erbosi, si ritorna sulle
vaste pietraie sottostanti il canale di salita.
Da qui si
scende nella valletta erbosa con ruscello, da dove una breve risalita
per grossi blocchi riconduce al Laghetto
di
Comba Mourrè (2074 m).
Da qui, in breve, nuovamente al parcheggio (h
0,45 dal pino isolato).