Monte Ray 2318 m - Via normale

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 15

CATEGORIA/ZONA:

ESCURSIONISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 58

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

IL VALLONE DEL BOUSSET ED IL MONTE AIÈRA DAI PRESSI DELLA DIGA DELLA PIASTRA

IL MASSICCIO DEL GELÀS DALLA STRADA DEL MONTE RAY

I TORNANTI DELLA STRADA DEL RAY CHE RISALGONO LA SOLATIA COSTA COMUNE 

DALLA STRADA DEL RAY VERSO IL VALLONE DELLA ROVINA 

L’ULTIMO TRATTO DI CRESTA, DALLA QUOTA 2244, VISTO DALLA CIMA DEL RAY

DAL MONTE RAY VERSO IL MATTO ED IL VALLONE DELLA MERIS

DAL MONTE RAY: TELEOBIETTIVO VERSO LA CONCA DEL BRÒCAN

FOTOPERCORSO (DAI PRESSI DELLA SOMMITÀ DEL MONTE AIÈRA)

 

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona), si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso. Superata Valdieri, si svolta a sinistra in direzione di Entracque, abbandonando la rettilinea prosecuzione per Sant’Anna, e si prosegue per circa 1 km. Si segue ora sulla destra una diramazione (“Rotabile del Genio”, ind. per San Giacomo) che sale con alcuni tornanti nel bosco, supera il Centro Visite del Parco Alpi Marittime e si porta presso la sommità della grande Diga della Piastra, che sovrasta Entracque. 

Poco prima di giungere alla sommità della diga, si stacca sulla destra un’ampia diramazione asfaltata, subito interrotta da una sbarra (930 m circa, ampio parcheggio).

 

ITINERARIO

Si segue la strada, sempre asfaltata, che in moderata salita taglia i ripidissimi pendii iniziali del Monte Ray, tra fittissima boscaglia. Dopo qualche tornante, si trascura una breve diramazione sulla sinistra e si prosegue sul ramo principale, che va tagliare, per la prima volta, lo stretto e ripido Vallone del Cugno ed il successivo più accentuato solco del Vallone Salto del Ray: verso l’alto risulta evidente la forra rocciosa che dà il nome al vallone. Un primo amplissimo tornante fa guadagnare più decisamente quota: prima di intersecare nuovamente i valloni, si incontra a monte della strada una piccola costruzione ristrutturata, forse tutto ciò che rimane degli antichi Tetti Cherrù (1217 m, h 1,00). 

Altri due tornanti fra i ripidissimi prati (belle vedute su Entracque e la sua conca) consentono di guadagnare (all’altezza di una meravigliosa faggeta) il costone Nord Est, detto Costa Comune, all’altezza del sito dove sorgevano i Tetti l’Aia (1365 m): anche di questa borgata non rimane alcuna traccia. Anticamente una ripida mulattiera saliva direttamente dai sottostanti Tetti Cherrù, mulattiera oggi completamente scomparsa. 

A questo punto la strada traversa lungamente tutto il versante Est del Ray, tagliando per l’ultima volta i Valloni Salto del Ray (questa volta proprio allo sbocco inferiore della forra, bella cascata) e del Cugno. Subito dopo, trascurata una diramazione che scende a sinistra, si entra in una zona boscosa. Presto riprendono i tornanti nella splendida faggeta, oramai sul costone divisorio fra i valloni del Cugno e Femmina Morta: usciti definitivamente dal bosco, ci si ritrova sui ripidi pendii erbosi e detritici del Vallone Femmina Morta. Con lungo traverso, si passa vicino ad un terrapieno in cemento, si sorpassa l’ingresso di una prima galleria con tettoia presso un ultimo tornante, e si giunge alla vasta bastionata artificiale antistante il grande ripetitore e l’ingresso della Galleria Finestra (1840 m, h 2,30, tabellone esplicativo a cura dell’ENEL). Veduta mozzafiato sui ghiacciai del Gelàs. 

Si abbandona qui la strada, che scende ancora brevemente fino all’ingresso di un’altra galleria, per imboccare un sentierino che si snoda sul tracciato di una vecchia carrareccia sterrata ormai abbandonata ed invasa da arbusti e pietrame. La sterrata raggiunge l’ingresso di un’ennesima galleria, per poi risalire con un paio di tornanti il pendio al di sotto della rocciosa paretina che sbarra la testata del Vallone Femmina Morta: le frane e l’abbandono  rendono, in questo tratto, la marcia particolarmente fastidiosa. All’altezza dell’ultimo tornante, presso un ombroso anfratto, si trova un ometto. La carrareccia termina poco più in alto, in una piazzola antistante l’ingresso della Galleria Camera Valvole

A questo punto, si rimonta il pendio a destra della galleria e si tagliano poi verso destra (labili tracce) i ripidi prati alla testata del Vallone del Cugno. Si giunge così su di un colletto erboso, dove si trovano un altro ometto ed i ruderi di una antica imposta di caccia. Seguendo il filo del costone erboso che inizia dal colletto, per erba ed arbusti, si raggiungono facilmente, ma con fatica, i prati superiori (sullo spartiacque fra i valloni Femmina Morta e del Fiaus), sui quali svetta la paretina rocciosa della Quota 2244. Tagliando brevemente alla base della paretina verso sinistra, si rimonta un corto ma ripidissimo canalino erboso, fino alla sommità della Quota 2244 (ometto). 

Non resta, a questo punto, che seguire la facile cresta erbosa, con isolate roccette, che porta sul punto nodale prossimo al Colletto del Ray (2314 m, h 1,30 dalla fine della strada asfaltata, ometto): si apre di qui la fantastica vista sul Vallone del Lausetto e sul Monte Matto, nonché sulla elegante cresta rocciosa che sale alla Cima del Lausetto. 

Con pochi passi verso destra, per facili rocce, si tocca l’ometto di pietre sulla vetta più alta del Monte Ray (2318 m). Panorama spettacolare a giro d’orizzonte! Verso Nord-Ovest si domina il solco del profondo Vallone del Lausetto, nella cui comba terminale occhieggia l’omonimo solitario laghetto. Verso Est il breve corso del Gesso sfocia nella vasta pianura cuneese. 

Consigliabile il percorso di cresta che, oltre un più marcato colletto, termina sulla più bassa Cima Nord Est, da cui si domina dall’alto tutta la media Valle Gesso e la pianura cuneese. 

Ritorno per la stessa via in h 2,45.

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa

DISLIVELLO

1400 m circa

DIFFICOLTA’

E (EE l’ultimo tratto per labili tracce)

ULTIMO SOPRALLUOGO

16 ottobre 2005

PERIODO CONSIGLIATO

maggio-giugno e settembre-ottobre

COMMENTI

Itinerario inusuale ad un punto panoramico poco conosciuto ma veramente di prim’ordine, specie sui fronteggianti ghiacciai del Gruppo del Gelàs. La prima parte del percorso si svolge su una comoda strada asfaltata chiusa al traffico, mentre in seguito si procede per labili tracce in ambiente selvaggio ed abbandonato: un contrasto difficilmente riscontrabile in un solo itinerario! Sicuramente consigliato in una fresca e limpida giornata primaverile od autunnale.