Si segue la strada, sempre asfaltata, che in
moderata salita taglia i ripidissimi pendii iniziali del Monte Ray, tra
fittissima boscaglia. Dopo qualche tornante, si trascura una breve
diramazione sulla sinistra e si prosegue sul ramo principale, che va
tagliare, per la prima volta, lo stretto e ripido Vallone del Cugno ed
il successivo più accentuato solco del Vallone
Salto del Ray: verso l’alto risulta evidente la forra
rocciosa che dà il nome al vallone. Un primo amplissimo tornante fa
guadagnare più decisamente quota: prima di intersecare nuovamente i
valloni, si incontra a monte della strada una piccola costruzione
ristrutturata, forse tutto ciò che rimane degli antichi Tetti Cherrù (1217 m, h 1,00).
Altri due tornanti fra i
ripidissimi prati (belle vedute su Entracque e la sua conca) consentono
di guadagnare (all’altezza di una meravigliosa faggeta) il
costone Nord Est, detto Costa
Comune, all’altezza del sito dove sorgevano i Tetti l’Aia (1365 m): anche di questa borgata non rimane alcuna traccia. Anticamente una
ripida mulattiera saliva direttamente dai sottostanti Tetti Cherrù,
mulattiera oggi completamente scomparsa.
A questo punto la strada
traversa lungamente tutto il versante Est del Ray, tagliando per
l’ultima volta i Valloni Salto del Ray (questa
volta proprio allo sbocco inferiore della forra, bella cascata)
e del Cugno. Subito dopo, trascurata una diramazione che scende a
sinistra, si entra
in una zona boscosa. Presto riprendono i tornanti nella
splendida faggeta, oramai sul costone divisorio fra i valloni del Cugno
e Femmina Morta: usciti definitivamente dal bosco, ci si ritrova sui
ripidi pendii erbosi e detritici del Vallone Femmina Morta. Con lungo
traverso, si passa vicino ad un terrapieno in cemento, si sorpassa
l’ingresso di una prima galleria con tettoia presso un ultimo
tornante, e si giunge alla vasta bastionata artificiale antistante il
grande ripetitore e l’ingresso della Galleria Finestra (1840 m, h 2,30,
tabellone esplicativo a cura dell’ENEL). Veduta mozzafiato sui
ghiacciai del Gelàs.
Si abbandona qui la strada, che scende ancora
brevemente fino all’ingresso di un’altra galleria, per imboccare un
sentierino che si snoda sul tracciato di una vecchia carrareccia
sterrata ormai abbandonata ed invasa da arbusti e pietrame. La sterrata
raggiunge l’ingresso di un’ennesima galleria, per poi risalire con
un paio di tornanti il
pendio al di sotto della rocciosa paretina che sbarra la
testata del Vallone Femmina Morta: le frane e l’abbandono
rendono, in questo tratto, la marcia particolarmente fastidiosa.
All’altezza dell’ultimo tornante, presso un ombroso anfratto, si
trova un ometto. La carrareccia termina poco più in alto, in una
piazzola antistante l’ingresso della Galleria
Camera Valvole.
A questo punto, si rimonta il pendio a destra della
galleria e si tagliano poi verso destra (labili tracce) i ripidi prati
alla testata del Vallone del Cugno. Si giunge così su di un
colletto erboso, dove si trovano un altro ometto ed i ruderi
di una antica imposta di caccia. Seguendo il
filo del costone erboso che inizia dal colletto, per erba ed
arbusti, si raggiungono facilmente, ma con fatica, i prati superiori
(sullo spartiacque fra i valloni Femmina Morta e del Fiaus), sui quali
svetta la
paretina rocciosa della Quota 2244. Tagliando brevemente alla
base della paretina verso sinistra, si rimonta un corto ma ripidissimo
canalino erboso, fino alla sommità della Quota
2244 (ometto).
Non resta, a questo punto, che seguire la
facile cresta erbosa, con isolate roccette, che porta sul
punto nodale prossimo al Colletto del Ray (2314 m, h 1,30
dalla fine della strada asfaltata, ometto): si apre di qui la fantastica
vista sul Vallone del Lausetto e sul Monte Matto, nonché sulla elegante
cresta rocciosa che sale alla Cima del Lausetto.
Con pochi passi verso
destra, per facili rocce, si tocca
l’ometto di pietre sulla vetta più alta del Monte
Ray (2318 m). Panorama
spettacolare a giro d’orizzonte! Verso Nord-Ovest si domina
il solco del profondo Vallone del Lausetto, nella cui comba terminale occhieggia
l’omonimo solitario laghetto. Verso Est il
breve corso del Gesso sfocia nella vasta pianura cuneese.
Consigliabile il percorso di cresta che, oltre un più marcato colletto,
termina sulla più bassa Cima Nord Est, da cui si domina dall’alto
tutta la media Valle Gesso e la pianura cuneese.
Ritorno per la stessa via in h 2,45.