Dalla carrozzabile, subito a monte
del ponte, presso
un tabellone in legno si stacca un sentiero sulla destra che
segue lo sconvolto argine del Torrent de Sàlso Moréno. Raggiunto in breve un
vecchio ponte, ormai abbandonato per via dell’evidente
frana che, sull’altro lato del corso d’acqua, ha completamente
sepolto l’antica viabilità, si prosegue lungo un vago sentierino che,
fra erba e arbusti, inizia a risalire gradatamente il versante destro
idrografico del vallone. In questo primo tratto la traccia non è molto
marcata, ma presto si fa più evidente, mentre si inoltra, ora pressoché
pianeggiante, a mezza costa nello stretto vallone: in basso il rio
rumoreggia in una forra rocciosa. Tagliando un dosso erboso, il sentiero
piega leggermente a sinistra e si abbassa brevemente fino a raggiungere il
letto sassoso del torrente,
in
un tratto dove questo è largo e comodo. Seguendo alcuni utili ometti di
pietre, si supera il rio (qualche difficoltà in caso di acqua
abbondante) e, dopo breve tratto su livellati detriti, si ricomincia a
salire, questa volta sulla sinistra idrografica: con un lungo traversone
verso destra ed alcune svolte si guadagna l’inizio di una piccola
valletta con grossi massi che, risalita, consente di toccare un ripiano
erboso. Da qui, con lunga
serie di ben tracciati tornanti la mulattiera (a tratti
lastricata e delimitata da muretti a secco) guadagna quota sull’erboso
pendio, quindi taglia con decisione verso sinistra, nuovamente in
direzione del fondo idrico. Tagliata una bassa barriera rocciosa con un
facile traverso su cengia (comunque attenzione!) si raggiunge un
costoncino petroso dove si trova una
piccola croce in legno verniciata di bianco: il luogo è
denominato Pas de
, anche se non si tratta propriamente di un valico, quanto piuttosto
di una sorta di passaggio obbligato nella risalita del vallone. Con
breve percorso si raggiunge una selletta erbosa con grossi massi che
immette nella vastissima
conca di ondulati pascoli nella parte mediana del vallone.
Con breve arco verso destra si scende a valicare un rio quindi, sfiorata
una grangia diruta, si
procede lungamente in piano sugli aperti prati per tracce ed
ometti (a sinistra, al limite del ripiano, sorge la rinnovata Grange
de Sàlso Moréno,
2079 m
). Una brevissima discesa conduce al margine di una
bella torbiera, costeggiata la quale si raggiunge un marcato
crocevia di sentieri (paline,
h 1,00
dalla partenza): trascurato il ramo che, a sinistra, si dirige al Col
des Fourches (e scende poi alla strada asfaltata del Col de
la Bonètte
) e quello che a destra sale al Colle di Puriàc, si prosegue dritti,
lungo la ben tracciata mulattiera (segnavia bianco-rossi della “G.R. 5 – Grand Tour de l’Ubaye”) che inizia a salire
gradualmente lungo un marcato dosso erboso.
Il sentiero prende
quota con numerosi tornanti fra i pascoli, raggiungendo il
filo di un costone che si affaccia sullo sconvolto
impluvio del Vallon de
la Gipière: immense frane di detriti e terra, insieme
alle grandi colate di pietrame alla base delle alte pareti della Cime du
Mul e del Castel de
la Tour
, spiegano il toponimo “Sàlso Moréno” che indica tutta la zona (salsas=colata
di detriti, moréno=distese di pietrame). Scesi in un valloncello, si
supera il modesto rio che lo incide e, tagliando un pendio in parte
detritico, si sale ad una selletta sull’orlo di una gigantesca dolina:
svoltando a sinistra, si prosegue a salire lungo il pendio prativo,
mentre la vista si apre sempre più sull’ampissimo vallone e sulle
cime che gli fanno corona. Su un terrazzo prativo poco più in basso occhieggiano
i piccoli Lacs d’Agnél
(
2308 m
), poco più che modeste pozze. Risalito il pendio, sul quale in alto
iniziano ad affiorare i primi grossi massi, con alcune ripide svolte, si
rimonta un ultimo costoncino erboso fino a raggiungere la
base delle scure pietraie superiori: con diverse serpentine
ottimamente tracciate nel macereto la mulattiera raggiunge la base di
una fascia di rocce nerastre, che traversa da destra a sinistra
sfruttando alcune comode cenge. Con un ultimo tornante si tocca
l’ampia insellatura detritica del Pas
de
la Cavàle (
2671 m
, h 1,15
dal bivio, paline), che si apre sullo spartiacque interno Tinée-Ubayètte,
fra i valloni di Sàlso Moréno e du Lauzanièr, ed è compreso fra la
modesta Cime du Mul (
2738 m
) e la più ardita Rocca dei Tre Vescovi (
2867 m
). Poco sotto il valico, sul versante Nord, si trovano i
resti di un vecchio ricovero in pietre a secco. Bellissimo
panorama su tutta
la testata dell’ampio circo di Sàlso Moréno e, dalla
parte opposta, sul lungo Vallon du Lauzanièr e sulle cime delle Cozie
Meridionali francesi.
Dal colle si segue per breve tratto
il
ben marcato sentiero che scende verso Larche:
questo traversa alla base della cresta sud-ovest della Rocca dei Tre
Vescovi ed inizia poi a scendere, sempre sulla destra idrografica del Vallon
du Lauzanièr, in direzione del ben
visibile Lac de Derriére la Croix
, adagiato in una conca sul fondo del vallone. Poco prima che
il sentiero inizi a perdere decisamente quota, in corrispondenza di una
ripida pietraia allo sbocco di un piccolo soprastante valloncello, lo si
abbandona.
Ci
si inerpica, in assenza di qualsiasi traccia, lungo la pietraia,
facendo attenzione, per via dell’eccezionale friabilità del terreno,
a non scaricare sassi sul sottostante frequentato sentiero. Con fatica
ma in poco tempo si guadagna una sorta di strozzatura, oltre la quale si
indovina una valletta sospesa: giunti in corrispondenza della
strozzatura, si traversa verso sinistra e, su terreno più solido, si
giunge all’inizio di una piccola valletta sospesa di detriti e magra
erba. Mantenendosi sulla sinistra (destra idrografica) della valletta,
si sale velocemente rasenti alla rocce (evitando di percorrerne il
fondo, ingombro di grossi massi) fino alla bassa fascia rocciosa che ne
sbarra lo sbocco superiore. Seguendo uno dei brevissimi canalini che la
incidono (meglio verso sinistra) la si supera e si raggiunge l’ampia
selletta detritica che fa capo alla valletta (
2750 m
circa, h
0,30 dal Pas de
la Cavàle
), incisa su uno sperone secondario della Rocca dei Tre Vescovi. Dalla
selletta appare, al di là di un valloncello detritico, lo stretto
intaglio del Colle delle Vigne, che si apre fra il Monte
Enciastràia (
2955 m
, a sinistra) e
la Rocca
dei Tre Vescovi (
2867 m
, a destra).
Si scende sull’altro versante per
ripide pietraie (attenzione ai sassi mobili!) fin sul fondo
del valloncello (possibile neve fino a stagione inoltrata): traversando
al meglio, ed evitando di perdere più quota del necessario, ci si porta
quindi per nevai e detriti alla base del ripido pendio-canale che scende
dal colle. Lo
si rimonta faticosamente, preferibilmente mantenendosi a
destra (a ridosso della Rocca dei Tre Vescovi), prestando al solito
attenzione al terreno estremamente friabile, fino alla fascia rocciosa
terminale, che forma due inclinati canalini. Seguendo quello di destra,
meno ripido e gradinato, si guadagna finalmente l’incisione più
occidentale del Colle delle Vigne
(o l’Encrêne,
2759 m
, h 0,25 dalla selletta precedente).
Appare sull’altro versante l’erbosa
ed ampia testata del Vallone di
Puriàc, tributario dell’alta Valle Stura, in
territorio italiano.
Si scende lungo una cengia
diagonale verso sinistra, che taglia alla base delle rocce: questo
tratto, fino al pendio detritico sottostante, è
il più delicato (ancorchè breve) dell’intera escursione,
a
causa del terreno malsicuro e della grande quantità di sassi instabili.
Al termine della cengia, si perde quota lungo il sottostante pendio
detritico, ripido e sempre alquanto friabile: conviene appoggiare
gradualmente a destra, in modo da andare ad intercettare prima possibile
la traccia segnalata che sale alla Rocca
dei Tre Vescovi: raggiunta la traccia, seguendola in salita con
un’altra mezz’ora di marcia è possibile raggiungere la vetta della
rocca
(2867 m),
da cui si gode di splendido panorama a giro d’orizzonte. Seguendo
invece la traccia in discesa (segni rossi) si traversa verso destra fino
a riunirsi con la traccia (segnata in giallo) della via normale al Monte
Enciastràia. Continuando lungo il
comodissimo sentierino, che prosegue lungamente in
piano con scarsi saliscendi, si taglia tutta l’ampia testata del
Vallone di Puriàc (belle
vedute, alle nostre spalle, su Rocca dei Tre Vescovi e Monte
Enciastràia) fino all’ampia depressione erbosa del Colle
di Puriàc (
2506 m
, h 0,40
dal Colle delle Vigne). Bellissimo
panorama sulla testata della Valle Stura e, dalla parte
opposta, sul grande Vallon de Sàlso Moréno.
Dal colle, trascurato il sentiero
che scende verso
la Valle
Stura
(a Grange di Argentèra oppure, oltre
la Bassa
di Colombàrt, a Ferrère), si scende per gli ampi pascoli alla testata
dell’aperto Vallon de Sàlso
Moréno: costeggiato dopo pochi minuti un
pittoresco laghetto, si prosegue per il comodo sentiero che
perde quota con pendenze moderate per vasti pendii erbosi. Superato un
risalto con alcuni lunghi tornanti, il sentiero costeggia una
conca con un’altra modesta pozza, quindi sfiora un
franamento di roccia rossastra. Raggiunto un tratto più ripido,
riprendono i tornanti (sempre però con pendenze modeste) fino a
raggiungere la piana alluvionale sul fondo del vallone. Con un tratto
pianeggiante si attraversa tutto il vasto ripiano mantenendosi sulla
destra (ometti), quindi si attraversa una
zona di grandi dossi erbosi fra cui si insinuano piccole
vallette. Con leggero saliscendi il sentiero raggiunge un ultimo solco
che sbocca nel vastissimo
ondulato ripiano pascolivo dove sorge, spostata verso destra,
la Grange
de Sàlso Moréno (
2079 m
). Scesi all’inizio del ripiano si incontra il bivio con paline già
incontrato in salita: trascurando i sentieri più marcati, si svolta a
sinistra e, lungo il percorso di salita, si ritorna a Le
Pra (h
1,45 dal Colle di Puriàc).