Si
prosegue a piedi lungo l’ampia rotabile sterrata, chiusa al traffico,
che sale lungo la sinistra idrografica del vallone: sullo sfondo,
troneggia grandiosamente la massiccia mole della Testa
del Màlinvern. Con
piacevole marcia nel lariceto si giunge ad un ponte in cemento, gettato
sulle acque del rio che scende dal soprastante Lago Martèl: subito dopo
il ponte, una palina indica lo stacco, sulla destra, del sentiero per il
lago (1568 m, h
0,15).
Abbandonata
la carrareccia, si prende dunque l’evidente sentiero che inizia subito
ad inerpicarsi deciso nel ripido bosco. Con numerose svolte, il sentiero
sale dapprima in una fitta abetaia, quindi in un magnifico lariceto d’alto
fusto. Gradatamente, fra le fronde, compaiono le selvagge cime sul
versante opposto del Vallone di Rio Freddo: la Rocca Pertusà, la Testa
delle Novelle, la Rocca di Pan Perdù, fino alla Rocca la Pàur e alle
Cime di Valrossa. Risalito un valloncello con massi e arbusti, il
sentiero (segnalato con rare tacche gialle e qualche segnavia
bianco-rosso) rimonta
un costone, quindi con nuove
svolte raggiunge una conca di erba e massi, sede di un piccolo gias.
Portatosi a sinistra, il tracciato rimonta una breve scarpata erbosa con
qualche placchetta, quindi con un
ultimo traversone raggiunge
il margine di una nuova, splendida conca
erbosa con radi larici,
percorsa da un minuscolo ruscello. Scesi alla conca, la si attraversa
fra prati e dossi erbosi, quindi un’ultima brevissima
salita in diagonale verso
sinistra conduce alla
soglia della meravigliosa conca
dove giace, fra radi larici e splendidi prati, il
bellissimo Lago Martèl
(2166 m, h
1,30 dal bivio, paline).
Abbandonato
temporaneamente il tracciato segnalato, si prosegue verso sinistra, su
un sentierino lungo la sponda orientale del lago, per ondulati dossi
erbosi fra i larici: dopo una brevissima salita, varie tracce deviano a
sinistra e conducono sul ciglio di un risalto, da dove appare la
sottostante conca dell’appartato e bellissimo Lago
Nero (2123 m, h
0,10 dal Lago Martèl).
Questo lago è leggermente più ampio del Lago Martèl, e si trova
incastonato in una conca circolare immersa nell’abetaia: dal riflesso
delle scure chiome degli alberi nelle sue acque deriva probabilmente il
suo nome. Scendere sulle sue sponde è possibile, ma un po’ laborioso
(bisogna spostarsi verso sinistra e poi calarsi per un ripido pendio
erboso): nel caso, calcolare circa h
0,30 tra andata e ritorno.
Ritornati
al Lago Martèl e alle paline sulla sua sponda, si prosegue
costeggiandone la riva settentrionale fino ad una pietraia di grossi
blocchi: da qui i segnavia (piuttosto labili, in verità) deviano per
poche decine di metri verso destra, quindi rimontano un ripido pendio
erboso ed una successiva erta pietraia (ometti tra i massi). Al sommo
della pietraia, quasi alla base di una modesta fascia rocciosa, la
traccia devia con decisione a sinistra (bolli gialli e ometti), aggira
un costone e si riporta sul ripido pendio a monte del Lago Martèl. Dopo
un breve traverso, si riprende a salire con decisione per erba, massi e
detriti, quindi si risale una nuova pietraia, da cui si esce ancora a
sinistra. Una traccia, ora piuttosto evidente, effettua alcuni tornanti
sul pendio erboso, quindi raggiunge una fantastica, insospettabile fascia
erbosa pianeggiante che
taglia orizzontalmente la montagna. Percorrendo verso Sud questa serie
di terrazze, quasi una
balconata naturale sui sottostanti laghi e sulla zona di Rocca la Pàur
e del Màlinvern, si taglia
tutta la testata della conca e si raggiunge un’aereo forcellino
intagliato fra rocciosi spuntoni, da dove ci si affaccia sull’attiguo Vallone
dell’Avèr e sulla
conca del Lago Sottano dell’Avèr,
ben visibile fra i pascoli (h
0,45 dal Lago Martèl).
Poco
prima di raggiungere il forcellino, alcuni ometti indicano il punto in
cui deviare a destra: risalendo il comodo pendio di erba e radi larici,
nei pressi della displuviale dell’ampio costone, si continua a salire
per una
serie di terrazze erbose e
rocce montonate. Un ultimo corridoio fra le placche levigate consente di
raggiungere un’ampia insellatura erbosa (2393 m) nuovamente affacciata
sul Vallone dell’Avèr, dove appare il ripiano in cui giace il Lago
Soprano dell’Avèr. Scendendo brevemente dalla parte opposta, lungo
una verde valletta in cui scorre un rivolo, ci si appoggia a destra e,
per ampie bancate erbose ed un’ultima brevissima risalita, si
raggiungono le sponde del pittoresco Lago
Soprano dell’Avèr
(2342 m, h
0,40 dal forcellino,
paline). Dal lago appare la selvaggia testata del Vallone dell’Avèr,
con il roccioso Monte dell’Avèr e le grandi pietraie della Testa Gias
dei Laghi che fiancheggiano il detritico Colle
dell’Avèr, da dove è
possibile scollinare nel Vallone d’Orgiàls (Colle della Lombarda).
Dal
lago si segue in discesa il comodo sentiero che, dopo un breve
traversone verso sinistra (bella vista sulla
conca del sottostante lago sottano),
cala con una serie di erti tornanti alla conca pascoliva dove giace il Lago
Sottano dell’Avèr
(2127 m, h
0,20 dal lago soprano,
paline).
Trascurata
l’ampia mulattiera che, verso destra, aggira il lago diretta al Colle
dei Morti, si prosegue in piano lungo la sua sponda settentrionale: al
termine del lago il vallone si rinserra, ed il sentiero, un po’
rovinato ma sempre evidente, scende deciso di fianco al rio emissario,
ora in
un bosco rado. In un tratto
in cui le acque del ruscello scompaiono sotto terra si passa sulla
destra idrografica, quindi con un tratto di mulattiera caratterizzata da
imponenti muri a secco si entra definitivamente nel bosco. Con numerose
strettissime serpentine il sentiero perde quota velocemente nell’ombrosa
abetaia, quindi si riporta nei pressi del rio, che qui scorre fra
muschio e pietroni, in
ambiente molto pittoresco. Continuando a scendere si raggiunge in poco
tempo la strada sterrata di fondovalle, in cui si innesta presso alcune
paline (1647 m, h
0,40 dal lago sottano).
Non
rimane ora che seguire in dolce discesa la comoda carrareccia che
riporta al parcheggio in h
0,25.