Una comoda mulattiera rozzamente
lastricata, segnalata con tacche gialle, sale in diagonale verso destra,
superando numerose grange ristrutturate ed un
antico pilone sacro, fino ad un poggio erboso a quota
1346 m, al limitare della zona interdetta de “La Clapiére” (la gigantesca frana che, da oltre un secolo, incombe a valle del
paese). Con brusca inversione di marcia, la mulattiera prosegue a salire
in diagonale, questa volta verso sinistra, ritornando al di sopra del
centro abitato: il rado bosco di latifoglie e cespugli lascia presto il
posto ad uno splendido lariceto (Bois
de
la Sélasse). Raggiunto un panoramico pulpito, presso alcune
vecchie grange, il lungo traversone termina, ed il sentiero
inizia a risalire il ripido costone boscoso con infinita serie di ripidi
tornanti.
Giunti in località “Croix de Sélasse” (1710 m, h 1,30,
paline), si trascura una diramazione a sinistra per il Vallon
du Ténibre e si prosegue la salita: lasciata una nuova diramazione,
a sinistra, per il Lac Pétrus
(palina), si continua a salire nel lussureggiante
bosco fino ad uscire, molto più in alto, su di un costone
erboso che si affaccia, dall’alto, sul profondissimo Vallon
de Rabuons, di cui appare la selvaggia testata caratterizzata dai
numerosi salti d’acqua del rio e dalla ancora
lontana sagoma del Refuge de Rabuons. Ormai al limite
superiore del lariceto, il sentiero risale il costone erboso con
numerose svolte fino ad intercettare, a quota
2382 m
, il pianeggiante tracciato del “Chemin
de l’Energie” (h
1,20 da Croix de Sélasse, paline).
Non rimane ora che seguire verso
destra il comodo
sentiero che, con sinuoso percorso, taglia l’ampia testata
del Vallon de Rabuons: superato un tratto dirupato, anche grazie ad un
paio di brevi
gallerie in roccia, il sentiero lascia
a destra la ripida traccia del “Canal
de Cascaï” (paline, che si seguirà al ritorno) e raggiunge una
vecchia costruzione in rovina dell’EDF. Un ripido tratto delimitato da
corrimano consente di raggiungere una passerella di legno gettata sul
rio emissario del sovrastante lago (incanalato artificialmente), immediatamente
a monte della serie di spettacolari cascate che questo forma:
nei pressi sorge una nuova costruzione, sempre di proprietà dell’EDF.
Con tortuoso percorso fra
grandi dossi di rocce montonate, il sentiero transita presso
alcune pozze poi, lasciata a sinistra la traccia che si porta sulle
sponde del grandioso Lac de
Rabuons (
2500 m
) e prosegue verso gli alti valichi (paline), si supera un ponticello,
si rimonta verso destra un ultimo dosso e ci si porta sul poggio
roccioso dove sorge il Refuge
de Rabuons (2523 m, h 0,50 dall’incrocio con il
“Chemin de l’Energie”).
Bellissimo panorama sul grande Lac
de Rabuons (il più vasto specchio d’acqua naturale delle
Alpi Marittime, nel 2013 semi-svuotato per gli imponenti lavori di
captazione effettuati dall’EDF) e sulle cime che fanno corona
all’alto circo (Cimes
de Chalànches, Cime dell’Ischiator, Becco Alto d’Ischiator,
Monte
Ténibres). Dalla parte opposta, la vista può spaziare,
oltre il profondo solco del Vallon de Rabuons, sul terrazzo morenico sul
quale sorge la stazione sciistica di Auròn e sulle
cime della destra idrografica della Val de
la Tinée.
Il ritorno, oltre che per la stessa
via percorsa in salita, può avvenire anche per la bella variante del
“Canal de Cascaï”: unico
neo, il punto di arrivo di questo sentiero, che dista quasi
5 km
da Saint Etienne, per cui nel caso sarebbe preferibile essere provvisti
di un secondo mezzo.
Si ritorna comunque con il sentiero
seguito in salita fino al bivio poco oltre la costruzione diruta di
proprietà dell’EDF (la palina è posizionata qualche decina di metri
dopo l’effettivo stacco, a sinistra, del sentiero): si abbandona
dunque il tracciato del “Chemin de l’Energie” e si inizia a
scendere con decisione a sinistra, di fianco all’impetuosa
cascata superiore del rio (Torrent
de Rabuons). Con innumerevoli tornanti la traccia (sbiadite tacche
gialle) dapprima perde quota direttamente, poi si appoggia verso destra,
raggiungendo un nuovo ramo sorgentizio nei pressi di un lungo canalone
detritico. Tagliando nuovamente verso sinistra, con altri tornanti ci si
riporta nei pressi del rio, passando ai piedi di un’altra
minore cascata che scende da una placconata. Raggiunto un
ripiano erboso inclinato, ai piedi della cascata superiore,
si prosegue a scendere di nuovo verso destra, in un ampio canalino fra
massi e radi alberi. Superate alcune piccole pietraie, il sentiero
raggiunge infine i dossi erbosi sul fondo del vallone, a valle
dell’altissima bastionata che sorregge la conca del Lac de Rabuons (bella
veduta sull’impressionante cascata inferiore). Il sentiero,
sempre più incerto e confuso dalle alte erbe (preziosi appaiono in
questi tratti gli sbiaditi segni gialli), continua a perdere quota,
anche se ora in modo molto più graduale, sulla destra idrografica del
vallone: a tratti in cui si
cammina quasi a fianco del torrente se ne alternano altri in
cui ci si mantiene un po’ più alti, fra pascoli e radi boschetti.
Molto più in basso si raggiunge un poggio alberato, dove sorge una
antica grangia abbandonata ancora in discrete condizioni (h
1,20 dal rifugio, paline).
Con un paio di ampi tornanti in
discesa verso sinistra si scende al sottostante pascolo (in questo
tratto la traccia nell’erba risulta particolarmente incerta):
trascurata quindi una labile traccia che continua a scendere sulla
destra idrografica (diretta alle Granges
Galléan, probabilmente), si scende ancora brevemente a sinistra
fino ad una passerella gettata sull’impetuoso torrente. La passerella
è recente e solida, ma in caso di acqua abbondante (come all’epoca
del mio sopralluogo, luglio 2013) può capitare che il letto del rio si
allarghi, costringendo a superare un primo tratto a guado; inoltre, la
violenza della corrente potrebbe addirittura portare le acque al di
sopra della passerella, rendendo alquanto viscido e precario il
passaggio. Con attenzione, comunque, si supera il ponticello:
dall’altra parte si percorre ancora una più rustica passerella in
salita verso destra, che consente di raggiungere uno speroncino
roccioso. Qui si continua pianeggiando nel bosco, che man mano diventa
sempre più fitto, seguendo il vecchio tracciato di un antico e piccolo
canale di captazione delle acque: in questo tratto la traccia di
sentiero risulta assai incerta, spesso completamente coperta dalle alte
erbe e dalle ortiche (segni gialli). Dopo un discreto tratto a contatto
del canale i segni gialli portano a discendere un breve tratto rovinato
dalle acque superficiali, quindi conducono, a mezzacosta sul pendio
boscoso sempre più ripido, all’imbocco di una stretta cengia
intagliata in una bancata rocciosa immersa sempre nella boscaglia. La
traccia di sentiero, sempre pressoché pianeggiante, percorre la cengia,
in qualche punto con l’ausilio di rustici ponticelli di legno, di cui
va comunque sempre controllata l’affidabilità: con percorso assai
caratteristico il sentiero segue lungamente questo sistema di cengette,
con brevi passi esposti ma sempre elementari. Ad un certo punto una
serie di tre ponticelli consecutivi risulta in parte franata: si scende
allora in verticale per una decina di metri con l’ausilio di una nuova
scala metallica, quindi si risale ripidamente per una traccia fino a
riafferrare la cengetta oltre il franamento. Poco oltre una serie di
passerelle in discesa, disposte a tornanti, fanno perdere alcuni metri
di quota, quindi si supera anche una brevissima placchetta munita di
catene. Aggirato un costone, sempre nel bosco, si raggiunge un pulpito,
da dove il sentiero inizia a scendere con decisione verso destra. Con
gran numero di ripidi tornanti il sentiero perde quota nel bosco, che a
tratti si dirada in assolate radure prative: diverse tracce si diramano
dal sentiero principale, e non sempre è facile capire la direzione da
seguire. La cosa migliore è seguire sempre il ramo che scende in
maniera più diretta verso valle, anche se presto si perdono di vista
gli sbiaditi bolli gialli (probabilmente a causa di una mia scelta
errata). Superato un gruppo di grange dirute (ma si possono anche non
incontrare, sentiero particolarmente infastidito da rami e alberi
caduti), si prosegue a scendere ripidamente, raggiungendo un grande chalèt
ristrutturato all’ombra di un grande albero (piloncino sacro nei
pressi). Da qui si origina un’ampia mulattiera che devia a destra ed
inizia a scendere, sempre molto ripidamente, nel bosco: anche qui si
dipartono dalla mulattiera numerose diramazioni, tendenzialmente da non
considerare. Con ertissimi tornanti la mulattiera perde quota nel bosco,
quindi traversa con decisione verso destra portandosi, molto più in
basso, a sfiorare il letto del Torrent de Rabuons. Rimanendo comunque
sulla sinistra idrografica la mulattiera scende ancora brevemente ad
alcune case ristrutturate, dove si immette su una carrareccia: la
carrareccia, con diversi tornanti ormai non troppo ripidi, scende
ad intercettare la strada di fondovalle sulla sinistra
idrografica della TInée, poco più a valle del deposito dei mezzi
spartineve (1080 m
circa, h
1,15 dall’antica grangia abbandonata).
Seguendo la strada asfaltata verso
sinistra (a destra, oltre il deposito mezzi, la strada è interrotta per
l’incombere della frana denominata “La Clapiére”) si raggiunge dopo un centinaio di metri la
palina dello stacco “ufficiale” del sentiero del “Canal
de Cascaï” (probabilmente abbandonato ad uno dei numerosi bivi
incontrati), quindi proseguendo lungo la strada si raggiunge la
“D2205” della Val de
la Tinée
all’altezza del ponte sulla Tinée, circa
3,5 km
a valle di Saint Etienne. Se percorso a piedi, il tragitto tra lo sbocco
del sentiero e il parcheggio a monte di Saint Etienne (5 km
circa in totale) richiede ancora circa h
1,15 di fastidioso cammino.