Dal parcheggio si imbocca la
stradina asfaltata (divieto di transito ai non residenti) che sale fra
le poche case della borgata, in gran parte ristrutturate ed abitate
nella bella stagione. Divenuta sterrata, la stradina prosegue verso
ovest con pendenza moderata fino a due grandi antiche case abbandonate,
dove si incontrano alcune paline: si segue la vecchia mulattiera che, a
destra, si
insinua fra le due abitazioni ed inizia poi a risalire il
ripido pendio boscoso retrostante con numerosi tornanti rozzamente
lastricati. Con belle vedute, che via via si ampliano, sul
versante opposto della Val de la Tinée
, la mulattiera sale fra antichi terrazzamenti e boschetti:
sbiaditi segnavia gialli indicano la giusta direzione da seguire in
corrispondenza di alcune diramazioni. Si esce così, più in alto,
nuovamente sulla carrareccia sterrata, in corrispondenza del capace
slargo al suo termine (1438 m, palina, h
0,15 da Douans).
A monte del parcheggio si riprende
la mulattiera, che continua la serie di ripidi tornanti sull’erboso
pendio, di quando in quando punteggiato di piccoli boschetti. Si
superano così i numerosi casolari sparsi, alcuni dei quali
ristrutturati, che costituiscono Douans
Superieur: presso l’ultima
casa (
1720 m
circa) si trascura una più marcata diramazione a sinistra della
mulattiera (si inoltra nel medio Vallon de Bourguet) e si prosegue sul
dosso erboso soprastante. Con un breve tratto in diagonale a destra, tagliando
un boschetto, si sale al poggio dove si incontra un bivio (1880 m, h 0,50
dal termine della carrareccia, paline,
piccolo pilone sacro).
Trascurato il sentiero che, a
sinistra, si inerpica sul ripido pendio diretto al Passo di Barbacana,
si prosegue a destra, lungo la diramazione che si porta, pressoché
pianeggiante, a valicare l’impetuoso
rio del Vallon de
Douans. Sull’altra sponda, oltre un fastidioso tratto in cui
alcune polle sorgive interrate rendono il fondo estremamente fangoso, si
procede in moderata salita fra pascoli e radi larici in lenta diagonale,
fino ad un
piccolo ripiano erboso con antica imposta di caccia.
Proseguendo con lunga
serie di comodi tornanti sul ripido pendio pascolivo, la
mulattiera si porta in una breve valletta in parte detritica, che risale
fino all’ampia insellatura erbosa alla sua testata (h 0,45 dal bivio, paline),
situata poco a monte dell’arrotondata sommità della Tête Gèrpe (
2208 m
). Dall’altra parte si domina dall’alto una
serena conca pascoliva,
in
fondo alla quale occhieggia il minuscolo specchio d’acqua denominato Lagaròt
(
2170 m
), che a fine stagione non è raro trovare completamente asciutto.
Si prosegue lungo l’ampia
mulattiera, che taglia con lungo semicerchio, dapprima pianeggiante e
poi in salita, l’intera
conca erbosa: a pochi minuti dalla palina si innesta, da
sinistra, un ampio sentiero (recentemente tracciato e non ancora
completamente segnalato) proveniente dal lontano Refuge
de Rabuons (“Les
Balcons du Mercantour”). Raggiunto
il filo del costone erboso che delimita ad est la conca del Lagaròt, si
prosegue con salita assai moderata lungo un sistema di comode
balconate erbose, affacciate sul profondo fondovalle della
Tinée: alcuni grossi ometti indicano la direzione da seguire, comunque
sempre evidente grazie alla traccia ben marcata. Raggiunta
una selletta, che si apre al sommo di una valletta con grossi
blocchi, si guadagna quota con alcuni lunghi tornanti sul pendio erboso,
quindi si prosegue a traversare verso oriente fino a doppiare un
ennesimo costone erboso (due grossi ometti), dal quale ci
si affaccia su una profonda conca detritica, sbarrata in alto
da una bastionata rocciosa. Si prosegue, con salita dapprima moderata,
poi più decisa, a
mezza costa, sulla destra idrografica della conca, fino a
portarsi ai piedi della bastionata: con ardito percorso la mulattiera
risale, con alcune svolte, la bastionata, passa nei pressi di un
vecchio palo in ferro (forse residuato bellico) e guadagna il
soprastante pendio di erba e sassi, dominato in alto dall’arrotondata
Cima di Collalunga. Con alcune ampie svolte la mulattiera guadagna quota
fra i detritici pascoli, mentre aumentano gradatamente le tracce delle
opere militari (muretti a secco, fili spinati, postazioni, ecc …).
Lasciato su un ripiano a sinistra un
primo baraccamento in pietre a secco, la mulattiera perde
leggermente quota, quindi riprende a salire gradualmente e,
in diagonale verso destra, raggiunge l’ampio altipiano, ricco di
tracce militari, che costituisce il Passo di Collalunga: lasciata una
truna tardo-ottocentesca su un poggio a destra, si
scende in breve all’incisione del Passo
di Collalunga (o meglio, Pas de Col Lòngue, visto che si
trova ancora in Francia,
2533 m
, h 1,20 dal Lagaròt, paline). Il
passo rappresenta, per quanto concerne il confine Italia-Francia, una
notevole anomalia, in quanto in corrispondenza di esso la linea di
demarcazione fra i due stati non coincide con lo spartiacque: dalla
Testa dell’Autarèt essa si abbassa verso nord nella conca dei Lacs
de Col Lòngue (ben
visibili dal passo), per ritornare poi sulla displuviale
solamente all’altezza della Cima di Collalunga. Dal valico, bellissimo
il panorama sulle cime che fanno corona al Vallone di Collalunga, sul
lato italiano, in particolare sulla Testa dell’Autarèt e sulla Rocca
di San Bernolfo.
Seguendo a ritroso per brevissimo
tratto il sentiero di salita, ci si porta ora poco dopo la truna
ottocentesca: da qui si stacca, a destra, una traccia di sentiero (rari
ometti) che rimonta una
valletta fra erba e detriti e si porta su un ripiano
detritico, dove sorgono alcuni ruderi. Di qui si rimonta il ripido filo
di cresta, costituito in prevalenza da grossi massi e pietrame fra
muretti a secco e residui
di filo spinato, fin sulla sommità della Quota
2623 (h
0,20 dal passo), dove sorgono i
ruderi di una grossa fortificazione del Vallo Alpino
risalente agli anni ’30 del secolo scorso e fatta saltare in seguito
agli accordi post-bellici del 1947.
Dalla sommità del dosso si scende
dall’altra parte, per una vasta pietraia di grossi blocchi senza
percorso obbligato, fino ad una larga insellatura erbosa, al
piede della cresta spartiacque. Si attacca la cresta, di erba
e mobili detriti, inizialmente senza percorso obbligato, poi seguendo
una vaga traccia ex-militare (ometti) che consente, con numerosi
tornanti fra erba e pietrame, di guadagnare il filo di cresta, dove
questo si presenta ormai poco inclinato. Superata la poco accentuata Quota
2682, si prosegue seguendo
più o meno fedelmente il filo di cresta, generalmente largo
e comodo, aggirando solo un paio di spuntoni rocciosi, per risalire poi
l’ultimo ripido ma breve pendio che conduce sulla panoramica sommità
della Cima di Collalunga (2759 m
, h 0,40 dalla Quota
2623). Sulla vetta, oltre al cippo
di confine e ai ruderi
di un osservatorio, si trovano anche due grandi ripetitori
del Soccorso Alpino Francese. Estesissimo panorama sulle testate dei
valloni di Collalunga, di Seccia e di
San Bernolfo, mentre a meridione si domina tutto l’alto
corso della Tinée, con in primo piano la stazione sciistica di Auròn.
Verso nordovest, sopra le conche glaciali che ospitano i Laghi del Lausfèr,
svetta
la Cima
del Corborant, una delle principali del settore.
Dai ruderi dell’osservatorio una
labile traccia scende fra i detriti verso nordovest e, con
ripida discesa su massi e pietrame, raggiunge l’ampia
insellatura (
2670 m
circa) che separa
la Cima
di Collalunga dalla più modesta Testa Cimon. Sempre seguendo gli
ometti, si percorre la sella e si
prosegue poi tagliando, pressoché in quota, il versante
meridionale della Testa Cimon (
2692 m
) poche decine di metri sotto la cima, costituita da grossi blocchi
accatastati. Proseguendo lungo la cresta, che sul lato italiano
precipita con verticali dirupi mentre su quello francese digrada più
dolcemente, si effettua un ampio semicerchio verso sinistra e, con
un’ultima breve risalita, si
raggiunge una selletta rocciosa (grosso ometto) pochi metri a
nord della sommità della Serra de Raspaillòn. Si svolta a questo punto
a destra per discendere (con estrema attenzione) un
ripido canalino di friabilissimi detriti (ometti):
appoggiandosi prima a destra, poi a sinistra, e poi nuovamente a destra,
la traccia si porta su
una sorta di bancata detritica inclinata che, percorsa verso
destra, conduce in breve alla stretta breccia del Passo di Barbacana (
2587 m
, h 0,50
dalla Cima di Collalunga, paline),
situato alla testata dei valloni de Douans e di San Bernolfo. Bella
veduta, verso nord, sulla vasta
conca detritica alla testata della Valle di Barbacàna e sul
complesso Guglia-Rocca di San Bernolfo.
Dal valico, trascurata la
prosecuzione della cresta spartiacque (vedi anche itinerario Cima
Sud di Malaterra), si scende nella
piccola comba detritica alla testata del Vallon
de Douans. Inizialmente non c’è una traccia evidente,
solo alcuni ometti: bisogna mantenersi
sulla sinistra idrografica, con breve semicerchio, e portarsi
sulla soglia inferiore della conca, al sommo di un’alta bastionata
rocciosa. Passati sulla destra idrografica, gli ometti indicano di
risalire un
basso gradino roccioso di un paio di metri, oltre il quale un
brevissimo diedrino erboso consente di scendere al sommo di
un ripido pendio detritico che scivola in una sottostante, maggiore
conca, ricolma di grossi massi. Si prosegue per labili tracce a
mezza costa sul lato destro della conca: a tratti gli ometti
invitano a perdere leggermente quota, per poi riprendere il traverso
pressoché pianeggiante. Rimanendo un po’ più alti rispetto alla
soglia inferiore di questa seconda conca, le tracce portano a destra,
con breve discesa, fino ad un
ripiano di erba e grossi massi, posto alla confluenza dei due
rami superiori del vallone. Si taglia ancora verso destra, con leggera
discesa diagonale, il
sommo della bastionata erbosa che sorregge il ripiano poi, al
limite di una piccola pietraia, si inizia a scendere decisamente lungo
un pendio di erba e detriti (in questo tratto gli ometti sono disposti
poco chiaramente). Raggiunto il
sottostante ripiano pascolivo, attraversato dal limpido
torrente, lo si attraversa in direzione di un grosso ometto di pietre:
da qui inizia un evidente sentiero che scende in diagonale verso
sinistra e va
ad intercettare, in breve, il nuovo sentiero (“Les
Balcons du Mercantour”, h
0,50 dal passo) proveniente dal Refuge
de Rabuons, che taglia pressoché in quota tutto il
Vallon de Douans e raggiunge il colletto a monte del Lagaròt (sul
sentiero diretto al Passo di Collalunga).
Si segue per pochi metri il largo
sentiero verso destra, fino ad incontrare nuovamente gli ometti (da qui
in poi finalmente evidenti) che indicano verso sinistra il proseguimento
della traccia per Douans. Si scende lungo il ripido pendio di erba e
detriti in
una verde valletta pascoliva, mantenendosi sempre a poca
distanza dal rio: al termine della valletta la pendenza aumenta, ed il
sentierino si porta su
un costone erboso a destra, che discende poi con una serie di
ripide serpentine fra erba e radi larici. Raggiunto, più in basso, un
ampio ripiano pascolivo sede di una
recente “bergerie”, si prosegue la discesa nel bosco, qui
più fitto, con altri tornanti fino al poggio erboso dove sorge il
piccolo pilone sacro e dove si incontra il bivio con il
sentiero diretto al Passo di Collalunga utilizzato per la salita (h
0,30 dall’incrocio col nuovo sentiero, paline).
Da qui, seguendo l’itinerario di
salita, si scende a Douans (
1301 m
, h 0,50 dal poggio con pilone sacro).