CARTINA CONSIGLIATA
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FRATERNALI
scala 1:25.000 – Foglio 15
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CATEGORIA/ZONA
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ESCURSIONISMO
- ALPI MARITTIME
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SCHEDA
N. 28 |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da Mondovì
(uscita della A6 Torino-Savona), si raggiungono
Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle
Gesso.
Superata Valdieri, si svolta a sinistra in direzione di Entracque,
abbandonando la rettilinea prosecuzione per Sant’Anna, e si prosegue
fino al centro abitato.
Da qui
una bella strada
asfaltata molto panoramica conduce, attraverso pittoresche borgate, alla
frazione Trinità (posto tappa GTA). Proseguendo lungo la
carrozzabile, che dopo poco diviene sterrata ma con fondo discreto, si percorre ancora un tratto
nel bosco fino ai Tetti Porcera (1069 m), ultimo centro abitato del
Vallone del Bousset. Poco oltre si supera il torrente sul Ponte
Porcera e si lascia l'auto presso un capace parcheggio. |
ITINERARIO
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Dal parcheggio si
continua lungo la carrareccia di fondovalle, che prende a risalire con
moderata pendenza l'ampio vallone sulla sinistra idrografica. Oltre il
torrente incombono le
impressionanti pareti del Caire Porcera (1818 m), alla cui base
sgorga la
copiosa sorgente del Rai di Trinità. Alternando tratti in
falsopiano a brevi rampe più ripide, la strada raggiunge in breve il Ponte
Suffiet (1185 m, h 0,25), antica
caratteristica costruzione in pietra che supera il Boussèt in
corrispondenza di una piccola gorgia: bella
cascata. Trascurando il ramo di carrareccia che prosegue dritto, si
supera il ponte e si continua la risalita del vallone sulla sua destra
idrografica, fra macchie di faggi e piccole lingue di pietrame. Con salita
un poco più decisa, la carrareccia si porta nel punto in cui il vallone
si suddivide in due rami: quello del Sabbione (più frequentato,
che compie un'ampia curva a sinistra) e quello d'Ischietto, che
procede pressochè rettilineo e che presto sembra sbarrato da una
invalicabile bastionata, incisa da numerose cascate. Si abbandona a questo
punto la carrareccia principale (non ci sono grandi punti di riferimento,
ma siamo poco prima del Gias d'Ischietto, h
0,25 da Ponte Suffièt) per prendere una evidente
diramazione a destra che, in leggera discesa, scende a valicare il
torrente su di un comodo ponticello e conduce nell'ampia conca pascoliva
di fondovalle. Un'ampia mulattiera taglia in diagonale ascendente la
scarpata erbosa a monte del ripiano, e conduce su di un ripiano superiore,
con alcuni grossi massi. Qui la mulattiera tende a perdersi, ma la si
ritrova in fondo a sinistra, mentre rientra nel bellissimo bosco di faggi
e maggiociondoli. Qui inizia purtroppo un tratto alquanto fastidioso, a
causa di una serie di sorgenti interrate che rendono il sentiero viscido e
fangoso, situazione peggiorata dal transito del bestiame. Si procede
comunque fra macchie di faggi e pittoresche radure, addentrandosi sempre
più nel selvaggio ed abbandonato Vallone d'Ischietto. A circa 10
minuti di cammino dal ponte, si incontra una diramazione della mulattiera
verso destra che, con moderata salita, si addentra nel fitto bosco: è
questa la mulattiera che consentiva un tempo, attraverso un lunghissimo ed
ardito percorso, di valicare il Passo del Frassinetto e di scendere
al Pra del Rasur, nel Vallone di Mont Colòmb. Purtroppo di
questa mulattiera rimane ben poco, cosa del resto verificabile provando a
seguirla: già al primo tornante, la via è sbarrata dalla prorompente
vegetazione che ostacola in maniera decisiva il passo degli ardimentosi!
Io provo sempre una fitta al cuore quando devo constatare, qui come
altrove, che un simile patrimonio sentieristico così faticosamente
conquistato dai nostri nonni è perduto per sempre! Comunque, proseguendo
lungo la mulattiera principale non è che le cose vadano molto meglio: ben
presto, quando già appare alla vista la
grande bastionata rocciosa e, lassù in alto, la maestosa Cascata dell'Ischietto, si incontrano i primi alberi ed arbusti che
infastidiscono e rendono disagevole il cammino. La mulattiera, o quel che
ne resta, si mantiene alta sul fondovalle, che a seconda della stagione
può essere percorso dal tumultuoso rio od essere ricoperto da una spessa
coltre nevosa. Il terreno si fa man mano più solido, e si esce così ai
piedi di un pendio cespuglioso che sale fino alla base della
bastionata. Seguire la mulattiera, qui, diventa alquanto problematico:
essa salirebbe con comodi tornanti il breve pendio, ma quando la traccia
si porta verso destra, a ridosso del bosco, risulta per lunghi tratti
impraticabile stile giungla amazzonica! Meglio seguire alcune tracce fra i
cespugli che risalgono direttamente il pendio, con percorso più ripido ma
certamente più agevole! Al termine dei tornanti la mulattiera taglia in
costa una ripida china (sentiero franato in più punti e ridotto a labile
traccia, sempre infastidito da rami e piante) per portarsi infine sulle
ripide pietraie alla base della bastionata. Guadagnata
quota con un ultimo lungo doppio tornante (muri a secco ancora ben
conservati, imposta di caccia in alto) la mulattiera taglia un'erta lingua
di pietrisco ed un rio che, più a monte, è originato da una
bellissima cascata (attenzione in caso di neve dura, passaggio
delicato) per poi attaccare, con altri due tornanti fra le rocce, la
bastionata. Aggirato un roccione prominente, si passa nei pressi di
una selvaggia gola rocciosa dentro cui precipita un rio, poi si entra in
un'altra gola opprimente, che si percorre per pochi metri per uscirne a
destra, tirando ad indovinare nell'individuare il sentiero, qui in
condizioni veramente disastrose. Con numerosi tornanti fra fastidioso
cespugliame si sale ancora poi, improvvisamente, dietro un costone appare
la spettacolare Cascata dell'Ischietto (1700 m, h
1,20 dal bivio, h 2,10 da Ponte
Porcera): essa è costituita da un triplice salto d'acqua,
particolarmente spettacolare in tarda primavera. Oltre la cascata l'ardito
sentiero proseguiva la sua risalita della selvaggia bastionata e, con
tortuoso percorso, raggiungeva il solitario Gias delle Quarantene
(2060 m) nel Vallone Superiore d'Ischietto: oggi questo percorso è
pressochè impraticabile e, se da un lato ciò consente a quest'angolo di Marittime
di rimanere così selvaggio ed isolato, dall'altro non posso che ribadire
il disappunto per la perdita di un così importante patrimonio culturale
delle nostre Alpi.
Ritorno per la stessa via in h
1,30. |
TEMPO
TOTALE
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h
4,00 circa
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DISLIVELLO
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650
m circa
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DIFFICOLTA’
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EE,
serve un po' di intraprendenza
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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27
giugno
2009
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PERIODO
CONSIGLIATO
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giugno
- luglio
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COMMENTI
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Breve ma interessante percorso, alla
riscoperta di luoghi selvaggi e dimenticati. Al di là della spettacolare
cascata, molto pittoresca, la gita merita soprattutto per la visita a
luoghi un tempo frequentati ma oggi caduti nell'oblio ... A chi cerca
vedute spettacolari, cime famose o semplicemente non si trova a suo agio
su percorsi incerti e faticosi, questo giro è sicuramente da
sconsigliare: per chi invece si sente pronto a compiere una sorta di
"pellegrinaggio" nella montagna che fu, le Cascate dell'Ischietto sono lì che lo aspettano! |
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