Dal
crocevia di strade al Passo del Ginestro si imbocca l’ampia carrareccia
sterrata (indicazioni di percorsi in MTB) che si dirige verso Sud,
mantenendosi sul versante della Valle Impero (segnavia ■).
Lasciato subito un ripido sentiero sulla sinistra, la carrareccia prosegue
a mezzacosta, tagliando il versante occidentale del boscoso Monte Arosio (
839 m
), oggi dall’aspetto insignificante, ma un tempo caposaldo difensivo
assai importante, tanto che sulla sua sommità, fra la fitta boscaglia, si
rinvengono ancora i ruderi di un castello medioevale che aveva il compito
di vigilare sui transiti per il vicino Passo di San Giacomo. Con alcuni
saliscendi la carrareccia, lasciata una diramazione ciclabile a destra che
scende verso Chiusanico, si porta in circa
2 km
all’ampia e boscosa insellatura del Passo
di San Giacomo (756 m, h 0,30
dal Passo del Ginestro), sulla displuviale Merula – Impero, un tempo
importante via di transito intervalliva, oggi praticamente abbandonato.
Qui si incontra anche il segnavia TA del “Sentiero
delle Terre Alte”, lungo percorso che collega Andora a Spotorno
lungo i crinali dell’immediato entroterra ligure.
Lasciata
a sinistra la sterrata che scende ripida verso Testico (segnavia TA
e XX), si prosegue lungo la linea
dell’insellatura per una carrareccia che presto si trasforma in largo
sentiero (segnavia TA
e ■):
si raggiunge velocemente un’ampia
spianata erbosa (palina), da dove si gode di bella vista sulla
Val Merula fino al mare e, alle spalle, sulle cime delle Alpi
Liguri. Una breve ma ripida salita in diagonale, fra erba, rocce e rado
bosco, consente di raggiungere una pittoresca insellatura erbosa sulla
displuviale Merula – Impero, che da qui in poi diviene erbosa e molto
panoramica. Con bellissimo percorso fra roccette e morbidissima erba, i
segnavia continuano sul crinale, da cui si ammirano scorci sempre più
ampi sulle valli Merula e Impero e sulla
catena principale delle Alpi Liguri (dal Monte Saccarello al
Marguareis). Con poco faticosi saliscendi si
superano un paio di spalle erbose, dove si possono ammirare
alcune caratteristiche “caselle”
tipiche del luogo, quindi si scavalca (o si aggira a destra poco sotto la
sommità) la più marcata elevazione del Pizzo
Montin (
952 m
, h 0,40
dal Passo di San Giacomo). Appare finalmente, oltre una marcata sella, la
grande piramide erbosa del Pizzo d’Evigno, con la monumentale
croce sulla cima.
Scesi
velocemente all’insellatura erbosa (paline,
altre “caselle”,
possibilità di cavalli e bestiame al pascolo) si continua sul filo del
crinale, che diviene man mano più ripido: con un ultimo tratto, un
po’ faticoso ma piuttosto breve, si raggiunge l’ampia
sommità del Pizzo d’Evigno
(o Monte Torre,
988 m
, h 0,30
dal Pizzo Montin). Sulla
cima sorgono, oltre alla grande croce in traliccio metallico,
anche una più sobria croce in ferro, un altare in pietre a secco, un
segnale trigonometrico e una statua della Madonna rivolta verso il Mar
Ligure. Vecchi documenti medioevali attestano come in questa invidiabile
posizione sorgesse un tempo il castello
di Scortegabecco, postazione avanzata dello schieramento difensivo del
Monte Arosio, castello di cui oggi è scomparsa ogni traccia.
Il
panorama dalla vetta è davvero superbo: oltre a tutta la costa da Imperia
fino a Capo
Noli e, oltre, fino al Genovese, si dominano dall’alto le
numerose brevi vallate che digradano verso il mare (Merula, Impero,
Lerrone fino all’Arroscia). Verso Nord si erge invece tutta la
bastionata delle Alpi Liguri, dal Monte Saccarello al Monte Antoroto: un
po’ più vicine, le cime alla testata delle valli Pennavaira e Arroscia
(Armetta,
Dubasso, Galero), mentre a occidente spuntano gli arditi
profili dei monti Toraggio e Pietravecchia. Nelle giornate terse, non è
raro intravedere, verso meridione, i
profili delle montagne còrse.
Si
scende ora verso Sud-Est, lungo l’ampio crinale, sempre seguendo i
segnavia TA
e ■:
dopo un primo tratto piuttosto ripido, il pendio si addolcisce parecchio
e, con
comodo percorso su splendidi prati, si raggiunge la vasta
insellatura denominata
La Colla
(808 m, h 0,30 dalla cima).
Qui,
in corrispondenza del punto di massima depressione, si abbandonano i
segnavia fin qui seguiti per imboccare a sinistra un’evidente
traccia di sentiero non segnalata che taglia praticamente
pianeggiante il versante orientale del Pizzo d’Evigno, alla testata
della Val Mèrula. Il sentiero, ben marcato ma rovinato a tratti dal
ruscellamento e dal passaggio delle moto da cross, supera subito un
costoncino, quindi scende dolcemente in una grande conca boscosa alle
falde del Pizzo d’Evigno. Con ampio semicerchio il sentiero continua a
scendere gradualmente, poi comincia a traversare lungamente verso Nord la
testata della valle. Con qualche trascurabile saliscendi il sentiero, ora
con percorso un po’ monotono nella fitta boscaglia, si trasforma in
malandata carrareccia: superato un abbeveratoio, con una breve salita
questa si va ad innestare in un’altra carrareccia, che va seguita in
salita verso sinistra. Con un ampio semicerchio alla testata della
valletta del Rio Foscardo la
stradina, dal fondo molto rovinato dalle acque scorrenti e fastidiosamente
fangoso, si immette in una nuova ampia carrareccia proveniente da Testico
e diretta al Passo di San Giacomo, contrassegnata dai segnavia TA e XX.
Seguendola verso sinistra, con un ulteriore breve tratto in ripida salita
si raggiunge nuovamente il Passo di San Giacomo (h
1,00 dalla Colla), dove si ritrova la carrareccia con segnavia ■
seguita all’andata.
Seguendola
verso destra, si ritorna velocemente al Passo del Ginestro (h 0,25 dal Passo di San Giacomo).