Dall'inizio
dell'area pic nic si prende a destra un evidente mulattiera (segnavia X)
che taglia in diagonale ascendente le pendici meridionali del Monte
Castellermo. La mulattiera, a tratti lastricata, sale con ripidi
strappi i pendii erbosi con radi alberi, con vista sempre più ampia sulla
testata della Valle Arroscia e sulle Alpi Liguri. Aggirato
uno speroncino, il sentiero raggiunge, con un ultimo traversone, l'ampio
terrapieno dove sorge l'antica Cappella
di San Calocero (1012 m, h 0,20).
Il panorama è veramente ampio, spaziando da Albenga e la sua piana
alle cime, magari innevate, delle Alpi.
Dietro la cappella si
prosegue per un sentierino che sale per erba e roccette in
direzione della vetta del Castellermo, di cui è già ben
visibile la grande croce sulla cima orientale. La traccia raggiunge
un'ampia sella tra caratteristiche pareti rocciose: dall'altra parte
scivola un canale erboso tutt'altro che invitante ... Proseguendo a
sinistra, si superano le ultime banali roccette che sorreggono la vetta
del Monte Castellermo: a
destra la cima sudoccidentale, con croce
e libro di vetta, a sinistra quella Nord-Est, da cui si gode di
splendido panorama sulle testate delle valli Arroscia e Pennavaira
(1092 m, h 0,20 dalla Cappella di San
Calocero).
Da questa sommità si ha anche una interessantissima veduta
dall'alto sulle complesse e bellissime formazioni rocciose delle Torri
du Barèi, o Torri Ovest del Castellermo, una selva di
pinnacoli arditi e caratteristici che emergono sul versante occidentale
della montagna. Verso Est si impone invece la
selvaggia parete, fratturata in arditi pinnacoli, del Monte Nero,
un tempo frequentata falesia di arrampicata nota come "Giardino di
Monte Nero" ed oggi ormai abbandonata.
Ritorno per la stessa via in h
0,20.
Vale sicuramente la pena, tempo permettendo, la visita al
piccolo anfiteatro erboso ai piedi delle Torri du Barèi:
l'ambiente, selvaggio e solitario, ripagherà sicuramente le fatiche di
questa non proprio banale, anche se breve, digressione!
Accesso al Circo du
Barèi: dall'area pic nic si
rintraccia, oltre gli ultimi tavoli, una appena accennata traccia che
risale il fitto bosco sul versante occidentale del Castellermo.
Mantenendosi pochi metri a sinistra del crinale, la traccia giunge presso
un affioramento roccioso nel bosco, che costeggia in salita sulla sinistra
raggiungendo in breve il piede della cresta Nord-Ovest, presso una radura erbosa.
Il sentierino (qui un po'
più evidente) traversa ora lungamente a sinistra (versante Pennavaira)
il fianco Nord della montagna: oltrepassata una piccola, caratteristica
colata di ghiaie, si giunge ai piedi di un evidente e verticale torrione
roccioso (alcuni spit visibili), dove si trova un grosso ometto. Qui attacca anche l’itinerario alpinistico della Cresta
Nord-Ovest. Proseguendo lungo la
successiva pianeggiante cengia, facile ma un poco esposta, si raggiunge
velocemente un terrazzo erboso da dove si può ammirare la caratteristica
coppia di guglie dette "Gli Amanti".
Tornati
alla base del torrione, si
rimonta il breve canalino (erba e arbusti) a destra del torrione stesso (tracce), fino al colletto cui fa capo, che si apre
ai piedi della cuspide sommitale del torrione roccioso. Si prosegue dritti per roccette,
raggiungendo la base di una bastionata rocciosa: si segue la bastionata
verso sinistra, facendo attenzione al terreno, via via più esposto. Si
giunge così alla base di un breve canalino, sbarrato
a metà da un masso incastrato. Si raggiunge il masso, che si supera
con breve arrampicata (I° grado, vecchia maniglia di ferro a sinistra),
si rimonta poi il breve tratto superiore di canale fino ad uscire ad un nuovo colletto:
ambiente roccioso molto caratteristico. Si segue ora a destra una comoda cengia
sormontata da un tetto giallastro fino ad una spalla erbosa: si sale
al meglio a sinistra, attraverso un boschetto, fino ad uscire sulla cresta
Nord-Ovest, presso una evidente piattaforma rocciosa che domina, a guisa di
balconata, la vallata sottostante (qui si abbandona definitivamente il
sentierino che continua, a destra, lungo la Cresta
Nord-Ovest). Si prosegue a sinistra della cresta,
traversando praticamente in piano lungo una esposta
cengia erbosa intagliata nella parete rocciosa. Più avanti la cengia
diventa terrosa e scende ripida fino ad attraversare una sorta di
canalino: questo tratto richiede un po' di attenzione, in quanto
particolarmente esposto e scivoloso. Oltre il canalino, la cengia
prosegue, aerea ma comoda, aggira uno sperone e supera il colletto erboso
che dà accesso al magico
anfiteatro erboso ai piedi delle Torri du Barèi (h
0,40 dalla Colla d'Onzo): subito a sinistra si eleva la fantastica
Guglia, a destra invece emerge la vertiginosa
Torre, coi caratteristici strapiombi che ne proteggono la
sommità. Più in alto, appartate ma non meno eleganti, il Campanile
Innamorato (o Donna Lucrezia) e la più modesta Torre Ghina.
Tutto intorno pareti verticali striate di cenge erbose, canali e forme
rocciose delle più svariate. Un mondo dolomitico che non ci si aspetta di
trovare a due passi dal mare, ma la nostra Liguria ci riserva anche
di queste sorprese!
N.B.: da questo anfiteatro è
possibile raggiungere la cresta
nordoccidentale del Castellermo, da cui
facilmente in vetta. Il percorso però prevede la risalita di un breve
canalino sbarrato alla base da un masso che forma camino, il cui
superamento risulta non semplice (passo di II°+) e molto pericoloso
per l'impossibilità di assicurarsi ed i mobilissimi detriti subito al di
sopra del salto. Aggirata la base della Torre per evidenti tracce,
si risale il ripido pendio erboso in direzione della bastionata rocciosa,
interrotta da fasce di vegetazione, che sbarra in alto l'anfiteatro. La
bastionata risulta incisa da tre evidenti canali, tutti interrotti da
brevi salti: quello di sinistra più lungo, sinuoso ed estremamente
friabile, quello di destra ripido e difficile, quello centrale più breve
e all'apparenza abbordabile. Esso è però sbarrato alla base da un grosso
masso, che forma un umido antro: il passaggio non risulterebbe
eccessivamente difficile (II°+), ma ci si deve issare su una esile cengia
erbosa scivolosissima e con appigli per le mani scarsi e friabilissimi.
Traversando verso destra, si esce presto dal passaggio nuovamente sul
fondo del canale, ricoperto di mobili detriti che rischiano di franare sui
compagni sottostanti ... Il canale diventa poi erboso e conduce in cresta
senza difficoltà, dove si incontra una traccia che, fra erba e arbusti,
va ad intersecare la via normale a circa 10 minuti dalla cima. Percorso
sconsigliato.