Dalla chiesa si trascura a sinistra
la prosecuzione asfaltata che si va ad innestare nel Vallon de Béns e
si continua costeggiando sulla sinistra il muro di cinta del santuario:
subito si incontra una palina che indica lo stacco di una mulattiera
ancora a sinistra. Si abbandona quindi la rotabile di fondovalle, che
presto diviene sterrata e sale con tortuoso percorso al Col Linaire, per
seguire questa mulattiera (tacche gialle), che prende a risalire, con
lunga serie di ripidi tornanti, il costone sulla destra idrografica del Vallon
de
la Madòne, fra arbusti, cespugli e lingue di detriti.
Più in alto, presso i ruderi di
alcune grange, la mulattiera raggiunge il filo del costone, divisorio
con l’attiguo Vallon de Béns. Rimanendo
di poco sul versante del Vallon de la Madòne, la mulattiera entra nel bosco misto di castagni e conifere, e
continua a risalire il solco, mantenendosi alta sulla destra
idrografica: il percorso risulta piacevole e non troppo faticoso,
alternando qualche breve salita a
lunghi tratti pressoché pianeggianti. Doppiati alcuni
costoni, la
mulattiera svolta decisamente a sinistra, seguendo
l’andamento del sinuoso vallone, che da questo punto prende il nome di
Vallon du Mont Noir: con qualche tratto aereo, sorretto da poderosi
muraglioni a secco, si passa alti sopra la forra rocciosa sul fondo del
vallone, dove rumoreggia la pittoresca Cascade
des Fraches, quindi si prosegue nuovamente in piano in un rigoglioso
bosco.
Si supera un piccolo rio e, dopo un
tratto fangoso, se ne raggiunge un secondo, proveniente dal Vallon des
Fraches (1290 m): lasciata a sinistra una quasi inavvertibile traccia nel bosco, che
sale a raggiungere le sperdute ed abbandonate Granges les Fraches
al centro dell’omonimo vallone, si supera il rio su pietre (a destra
si possono ancora notare i pochi resti dell’antico ponticello in
legno) e si continua sulla bella mulattiera, che riprende a salire con
gran numero di serpentine lungo un costone ricoperto da uno splendido
lariceto. Guadagnata quota, la mulattiera traversa verso destra, in
direzione dell’ormai visibile ampia depressione boscosa del Passo di
Collardènte; aggirato un grande larice abbattuto, che ostruisce il
sentiero e che obbliga ad una breve ma erta deviazione, si lascia a
sinistra ancora una vecchia mulattiera inerbita (nei pressi palina
segnaletica) e, con un ultimo lungo traversone in una fitta e pittoresca
abetaia, si esce sul crinale all’altezza del Passo
di Collardente (1599 m, paline, h
2,00 da Notre Dame des Fontaines): qui si incontra la
rotabile ex-militare che collegava le postazioni di Colla Melosa e di
Cima di Marta con il Passo di Tanarello.
Si segue la rotabile verso sinistra
(nord), tagliando praticamente in piano il versante sud-ovest del Monte
Saccarello, di cui è ben visibile il chiaro cippo sulla vetta. Dopo un
paio di secchi tornanti (possibile ripida scorciatoia nel bosco sulla
destra), quando la
carrareccia si allunga nuovamente in piano fra i larici, la
si abbandona (paline, segnavia AV
dell’Alta Via dei Monti Liguri e
tacche gialle) per seguire a destra una mulattiera erbosa che sale con
pendenza moderata, mantenendosi pressoché parallela alla strada. Quasi
subito però si abbandona anche questa, per seguire i segnavia che
guidano su un sentiero, ancora a destra, che prende a risalire ripido il
pendio fra erba e macchie
di larici.
Il sentiero traversa
in salita il fianco Ovest del Monte Saccarello poi, raggiunto
un impluvio, inizia a guadagnare quota con una serie di ampie ripide
serpentine sull’erto pendio erboso alla testata del Vallon des Fraches
(in basso, in una radura nel bosco, si avvistano i ruderi delle Granges
les Fraches). Molto più in alto, ormai quasi a ridosso delle roccette
che sorreggono la cresta sommitale, il sentierino effettua un lungo
traverso ascendente verso sinistra, aggira
ancora una barra rocciosa strapiombante (piccola barma) e,
superato un colletto, si porta sui
ripidissimi pendii del versante Nord-Ovest, dove è possibile
incontrare pericolose lingue di neve fino a stagione inoltrata.
N.B.:
in presenza di scivoli di neve dura, è possibile aggirare l’ostacolo
risalendo direttamente il filo del costone incombente sul colletto
che, per erba e roccette (EE),
conduce sulla cresta sommitale, a poca distanza dalla vetta.
Con un paio di tornanti ed un
ultimo traversone, il sentierino esce sullo spartiacque
presso la poco marcata selletta erbosa chiamata Passo
del Saccarello (2145 m, h 1,15 dal Passo di Collardente,
paline), dalla quale si apre la vista sulla testata della Valle Tanaro,
con le principali vette delle Alpi Liguri emergenti dietro la costiera
Monte Bertrand – Cima Missun.
Non rimane ora che seguire
verso destra l’ampia mulattiera che risale lo spartiacque erboso
poco ripido fino ad intercettare la rotabile ex-militare che percorre
tutto il crinale. La si segue in leggera salita per poi abbandonarla
quasi subito e seguire una traccia a destra che, fra dossi erbosi e
cespugli di rododendri, conduce in breve alla vetta del Monte
Saccarello (2200 m, h 0,10 dal Passo del Saccarello).
Sulla vetta si trova un
grande cippo a
memoria di un gruppo di alpini, periti sotto una valanga; sulla spianata
a sud della cima sono invece ancora visibili i resti di bunker e
baraccamenti militari risalenti agli anni ’40 del secolo scorso. Sulla
cresta Est, a circa
500 m
dalla vetta, è stata eretta nel 1901 una
grande statua in bronzo (alta ben
14 metri!) dedicata al Redentore. La
cima domina a Sud, da altissimi appicchi, la testata della ligure Valle
Argentina, dove sono
visibili gli abitati di Verdeggia e Realdo. Nelle giornate più
limpide, oltre il nastro blu del Mar Ligure, è possibile ammirare il
profilo della Corsica. Verso Nord invece meno inclinati pendii erbosi,
intensamente sfruttati dagli impianti sciistici, scendono verso la
testata della Val Tanarello, dove appaiono gli abitati di Piaggia e di Monesi. Oltre la costiera
Bertrand – Missun appare il massiccio del Marguareis, mentre il più modesto contrafforte delle cime di Cantalupo
e di Piano Cavallo non riesce a nascondere le possenti moli del complesso
Saline-Pian Ballaur e la rocciosa sagoma del Mongioie. Verso
ovest, infine, si avvista l’abitato di
La Brìgue
e tutti i valloni che si diramano verso lo spartiacque: sullo sfondo
la Rocca
dell'Abisso e le cime più importanti delle Marittime meridionali.
Ritornati al Passo del Saccarello, si prosegue lungo l’ampia mulattiera
erbosa che taglia, sul meno ripido versante italiano, i pendii
discendenti dalla cresta sommitale. In moderata discesa la mulattiera
aggira una modesta elevazione erbosa e si
porta sull’ampia sella del Passo Basera (2041 m), dove si innesta sulla rotabile ex-militare di costiera. Si attraversa tutta l’insellatura lungo la
rotabile poi, quando questa si abbassa leggermente nuovamente sul lato
italiano, la si abbandona per seguire a sinistra una mulattiera (palina,
tacche gialle) che risale con un traversone il pendio erboso discendente
dal Monte Tanarello. In moderata salita il sentiero transita poco sotto
la vetta del Monte Tanarello (2094 m, raggiungibile con brevissima deviazione fra i prati), poi prosegue
presso lo spartiacque con andamento quasi pianeggiante.
Superato il tracciato di un elettrodotto, si scende dolcemente per vasti
prati fino ad incrociare nuovamente la rotabile ex-militare presso i
baraccamenti diruti posti sul Passo
del Tanarello (2045 m, h 0,45
dal Monte Saccarello, numerose paline).
Si scende ad Ovest, ritornando nuovamente in territorio francese,
seguendo la rotabile ex-militare che, con due ampi tornanti
(scorciatoie) perde quota, per poi allungarsi verso sinistra, in
direzione del Passo di Collardente. Presso un paletto senza alcuna
indicazione, la si abbandona e si segue a destra una mulattiera che
taglia in discesa i ripidissimi pendii erbosi alla testata del Vallon
de Cravirola. La mulattiera
è già ben visibile dal Passo del Tanarello: questa si
stacca dalla rotabile mentre traversa praticamente pianeggiante verso
sinistra, e dopo una lunga diagonale entra nel lariceto con una serie di
strette serpentine. L’assenza di evidenti indicazioni rende un po’
incerta l’individuazione dello stacco della mulattiera in caso di
scarsa visibilità: comunque, in questo primo tratto la mulattiera,
segnalata con tacche gialle, risulta ancora in buone condizioni, e si
segue senza difficoltà. Con alcuni tornanti poi entra
nel bosco di larici, e via via il cammino comincia ad essere
infastidito dalla vegetazione, che a tratti invade il tracciato
rendendolo incerto.
Con infinita serie di tornanti la mulattiera perde quota sulla sinistra
idrografica dell’incassato vallone: man mano che si scende, il
procedere diventa sempre più faticoso, in quanto una gran quantità di
alberi caduti ed alcuni discreti smottamenti hanno reso per diversi
tratti quasi impraticabile la sede dell’antica mulattiera. Con un
po’ di pazienza comunque si ritrova sempre il tracciato, cercando
anche di non perdere di vista per troppo tempo i segni gialli.
Avvicinato una prima volta, senza raggiungerlo, il fondo del vallone, la
mulattiera traversa ancora per un tratto, per poi perdere ancora quota
con una nuova serie di tornanti: si giunge così nuovamente sul fondo
del solco, a valle di una bastionata rocciosa da dove scende una
filiforme cascatella. A questo punto si attraversa il rio (piccole
pozze) e si passa sulla destra idrografica: da qui in poi il tracciato
migliora decisamente, e non c’è più pericolo di perdersi.
Si prosegue quasi in piano tagliando un assolato pendio, poi si supera un
tratto fangoso (sorgenti interrate), quindi si scende lungo un costone
alberato con alcuni tornanti. Si prosegue ancora in discesa sul fianco
del vallone, si passa poco sotto alcune grange adagiate su un pendio a
solatio e, dopo un lungo tratto ancora in traverso tagliando alcuni
impluvi, si scende decisamente ai margini del bosco, presso un ampio
pendio prativo terrazzato.
Si raggiungono così le
poche case della borgata Cravirola, fra le quali sorprende un po’ vedere un’insegna
che indica “camping”: in realtà, all’apparenza tutto
sembra abbandonato e in rovina. Più in basso si incontrano altre case
isolate, alcune dirute, altre ristrutturate: lasciata a destra una
diramazione (paline) per la Bergerie
du Coro e Morignòle, si prosegue a scendere e, guadato un rio e lasciata
ancora una carrareccia inerbita sulla destra, si raggiungono le poche
case di Béns (1084 m, h 1,35
dal Passo del Tanarello).
A valle dell’abitato si incontra la rotabile asfaltata che percorre la
parte bassa del vallone: seguendola, in circa
3 km
si ritorna al piazzale di fronte a Notre Dame des Fontaines (h
0,40).