Grotte di Bossea

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CARTINA CONSIGLIATA

I.G.C. scala 1:50.000 – Foglio 8

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI LIGURI

SCHEDA N. 74

 

FOTO NOTEVOLI

PERCORSO DI ACCESSO STRADALE

SEZIONE TRESVERSALE DELLE GROTTE

MICROORGANISMI DAI RIFLESSI DORATI SULLE ROCCE DELLE GROTTE DI BOSSEA

IL BELVEDERE SULLA CASCATA ERNESTINA, AL TERMINE DEL PERCORSO TURISTICO

 

INTRODUZIONE

La Val Corsaglia costituisce uno dei più vasti bacini idrografici delle Alpi Liguri: l’alta valle, infatti, si dirama in un ventaglio di valloni che raggiungono lo spartiacque con l’attigua Val Tanaro per un tratto lungo svariati chilometri. Nonostante ciò, la valle è poco frequentata, in quanto gli itinerari escursionistici sono tutti lunghi e con importanti dislivelli e le infrastrutture turistiche sono poco sviluppate. Tra queste, sicuramente degne di nota sono le Grotte di Bossea, situate a 836 m poco a monte dell’omonima borgata, nel comune di Frabosa Soprana: esse costituiscono il settore terminale di un grande sistema carsico che si sviluppa nello spartiacque Maudagna-Corsaglia, fra la conca di Prato Nevoso ed il torrente Corsaglia.

Le Grotte di Bossea sono state le prime grotte aperte al pubblico in Italia. Esplorate nel 1850 da un gruppo di valligiani guidati da Domenico Mora, vennero aperte al pubblico il 2 agosto 1874 ad opera del senatore Giovanni Garelli di Mondovì.

Quello stesso anno, la spedizione del prof. Don Bruno di Mondovì superò la cascata, raggiungendo il canyon del torrente nella parte superiore della grotta.

Negli anni 1948/49 le spedizioni Loser, Muratore e Cappello completarono la conoscenza dei rami principali della grotta, con l’esplorazione delle estese gallerie fossili sovrastanti il torrente Mora ed il Lago Loser, ed effettuarono un rilevamento topografico aggiornato di tutta la cavità.

Nei decenni seguenti le esplorazioni del Gruppo Grotte Milano, del gruppo Speleologico Piemontese, e soprattutto, del Gruppo Speleologico Alpi Marittime, hanno scoperto circa 1 km di nuove gallerie ubicate su diversi livelli. Nello stesso periodo sono stati esplorati, ad opera degli spelo-sub del G.S.A.M e dello CSARI di Bruxelles, circa 250 metri del grandioso sifone terminale, raggiungendovi i 54 metri di profondità.

La caratteristica fondamentale delle grotte, che le fa spiccare rispetto alla maggior parte delle cavità turistiche oggi visitabili in Italia, è la grande ricchezza delle acque scorrenti, che le rende una realtà ipogea ancora fortemente attiva: in pratica, grazie al torrente sotterraneo che le percorre, le grotte sono ancora oggi in continua evoluzione.

Le grotte sono convenzionalmente suddivise in una zona inferiore (quella turistica), caratterizzata da dimensioni imponenti degli ambienti, ed in una superiore (prettamente speloelogica), costituita essenzialmente da un complesso di strette gallerie sviluppate su diversi piani sovrapposti. Le due zone sono separate dall’imponente cascata del Lago Ernestina, punto di arrivo dell’itinerario guidato di visita.

Nelle grotte non sono stati ritrovati resti umani, ma scavi condotti per alcuni decenni a partire dal 1865 hanno portato alla luce numerosi resti di Ursus Spelæus, grande plantigrado estinto, vissuto durante il periodo dell’Era Quaternaria ed ivi presente all’incirca fra gli 80.000 ed i 12.000 anni fa. Con parte del materiale ritrovato è stato ricostruito uno scheletro completo, che è oggi esposto in una teca nella “Sala dell’Orso”.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Niella Tanaro (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiunge San Michele Mondovì. Attraversato il paese, si raggiunge una rotonda sulla SS28, dove si prosegue dritti in direzione di Torre Mondovì. Oltre il paese, subito dopo la cartiera, si abbandona la rotabile principale per Montaldo Mondovì e San Giacomo di Roburent per seguire a destra la SP360: questa, con lungo percorso in un ambiente selvaggio e poco urbanizzato, raggiunge Corsagliola, dove si riunisce alle provinciali provenienti da Montaldo Mondovì e da Monastero Vasco. Trascurata la diramazione diretta a Frabosa Soprana, si prosegue sul fondovalle attraversando il piccolo borgo di Corsaglia e giungendo finalmente a Bossea (836 m, 25 km da Niella Tanaro).

All’ingresso della borgata, sulla destra, si trova l’edificio del Centro Visite delle Grotte di Bossea, con un discreto parcheggio.

 

ITINERARIO

All’interno dell’edificio, sulla sinistra, si trova un grande salone con la biglietteria delle grotte (tariffe e orari: https://www.grottadibossea.com), quindi si prosegue lungo una scalinata che conduce ad un percorso coperto in salita che traversa sotto la parete rocciosa e raggiunge il piccolo ingresso delle grotte, sbarrato da un cancello in ferro.

Itinerario in grotta (visita con guida qualificata): si entra dunque in un lungo e sinuoso cunicolo, in cui sono state installate recentemente numerose statue e manufatti artistici di autori diversi. Questo primo tratto del percorso, in parte scavato artificialmente per permettere un agevole passaggio ai fruitori della grotta ma comunque sempre piuttosto angusto, è denominato “Inferno”: risulta interessante osservare come nell’immediato intorno delle fonti luminose presenti si sviluppino verdi macchie di vegetazione, in netto contrasto con le rocce circostanti. Al termine del lungo percorso in lieve salita, si esce improvvisamente su un terrazzino, in un grande ambiente ricolmo di ciclopici massi (“Sala delle Frane”): qui quello che impressiona, oltre alle dimensioni della volta che iniziano ad essere notevoli, è l’improvviso rombo generato dalle acque scorrenti, che si intravvedono in basso, mentre sono inghiottite dal terreno e che più in basso “riemergeranno” presso il letto del Torrente Corsaglia.

Dal terrazzino si svolta a sinistra, dove una scalinata scavata nella roccia consente di salire agevolmente fra i massi fino alla “Sala del Baldacchino”: qui si inizia veramente a capire la grandiosità dell’ambiente! La sala è altissima, molto ampia e decorata con una miriade di concrezioni sia stalattitiche che stalagmitiche: guardando in alto, alle nostre spalle, si possono facilmente notare i resti del grandioso arco naturale che un tempo adornava la sala (da cui il nome), e che l’opera ipogea dell’acqua fece crollare in antichità. Il rumoreggiare dell’acqua è sempre presente, anche se attutito in quanto in questo tratto il corso d’acqua scorre su un livello più basso, e non è più direttamente visibile.

Continuando a salire, per tratti scalinati alternati ad altri meno ripidi, ci si porta nella grande “Sala del Tempio” (detta anche “Sala dell’Orso”): la caratteristica principale di questo vastissimo ambiente è la presenza di diverse teche che contengono resti di Ursus Spelæus ritrovati durante gli scavi del 1956 da Don Francesco Filippi, tra cui uno scheletro completo ricostruito con resti di vari esemplari. In questo spazio vengono a volte organizzati anche concerti e conferenze.

Inizia ora il tratto più faticoso dell’escursione: una lunghissima serie di scale intagliate nella roccia (più di 700 gradini per quasi 100 m di dislivello!) che consentono di rimontare un ripido pendio ingombro di materiale derivante da gigantesche frane della volta verificatesi in epoche preistoriche: questo tratto del percorso è denominato “Calvario.

 

Salendo, sulla sinistra si incontrano le installazioni del laboratorio carsologico sotterraneo gestito dalla Stazione Scientifica di Bossea (CAI di Cuneo) e dal Dipartimento Geo-risorse e Territorio del Politecnico di Torino, con la collaborazione del dipartimento di Cuneo dell’ARPA del Piemonte e della Sezione Radiazioni dell’ARPA Valle d’Aosta. Il laboratorio è attualmente articolato nelle sezioni Idrogeologica Carsica e Meteorologica ipogea: vi ha luogo in particolare lo studio delle circolazioni idriche nelle rocce carbonatiche, dell’organizzazione e dell’evoluzione degli acquiferi carsici, dei processi speleo genetici e litogenetici, dei costituenti atmosferici, del microclima e del bilancio energetico dell’ambiente sotterraneo.

(Notizie tratte da www.grottadibossea.com)

 

Si giunge così all’ultima grande sala della zona inferiore della grotta, la “Sala Garelli”: questa è caratterizzata, oltre che dalla consueta vastità dell’ambiente (100 x 60 x 45 m, la più vasta della grotta), da una immensa stalagmite che troneggia isolata in alto a sinistra, detta Torre Quintino Sella. Ai suoi piedi si può notare un’altra formazione rocciosa simile per forma e dimensioni, ma che giace coricata su un fianco: grazie anche alle ottime spiegazioni del personale addetto, è abbastanza agevole individuarne l’originale posizione, ed immaginare gli immensi crolli che ne hanno determinato l’attuale collocazione.

Continuando il percorso, ora meno ripido, si percorre sul fondo la grande sala, individuando anche l’antico percorso del corso d’acqua, che oggi scorre in una galleria inferiore. Raggiunto il fondo della sala, si ritrova il corso d’acqua, che qui si allarga in un placido laghetto (Lago Ernestina). Un ultimo tratto di tortuoso percorso in ripida salita consente di rimontare una costola rocciosa (in alcuni tratti passi intagliati nella roccia, attenzione anche per via della scivolosità!) e di accedere dall’alto allo stretto canyon nel quale, dall’alto, precipita la spettacolare Cascata Ernestina nel sottostante lago (ben visibile dall’alto). Dal belvedere sulla cascata il percorso turistico termina, e la prosecuzione è consentita solo agli speleologi autorizzati.

Il ritorno avviene per la stessa via, in parte seguendo alcune nuove varianti sulla destra idrografica che rendono il percorso meno monotono.

 

(le notizie sul percorso speleologico e alcune foto sono tratte dal sito www.grottadibossea.com)

 

TEMPO TOTALE

h 2,00 circa 

DISLIVELLO

115 m circa (850 m circa di sviluppo per la sola parte turistica)

DIFFICOLTA’

E (necessario non soffrire di claustrofobia)

ULTIMO SOPRALLUOGO

20 luglio 2024

PERIODO CONSIGLIATO

tutto l’anno (compatibilmente con l’orario di apertura delle grotte)

COMMENTI

Itinerario interessantissimo, alla scoperta della prima grotta attrezzata per la visita turistica in Italia. La visita delle grotte è facile anche se un po’ faticosa (il percorso è guidato e interamente illuminato e segnalato, ma ci sono più di 700 gradini da salire!), ma richiede comunque di non soffrire di claustrofobia e abbigliamento adatto (all’interno la temperatura è costante a 9 °C con umidità prossima al 100%).