Cima di Piano Cavallo 1856 m

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 16

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO INVERNALE - ALPI LIGURI

SCHEDA N. 29

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE (IN VESTE ESTIVA)

LA CRESTA SOMMITALE DELLA CIMA DI CANTALUPO, CON LA COSTIERA BERTRAND-MISSUN SULLO SFONDO, SCENDENDO DALLA CIMA DI PIANO CAVALLO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Ceva (uscita della A6 Torino-Savona) si risale la Val Tanaro superando Garessio, Ormea, Ponte di Nava e Viozene: oltre un tratto intagliato nella roccia, si lascia a destra la diramazione per Carnino e si prosegue lungo la rotabile principale che, risalendo l'impervia Gola delle Fascette, raggiunge Upega (1297 m, 62 km circa da Ceva, parcheggio prima del ponte sul Torrente Negrone).

 

ITINERARIO

Dal parcheggio all’inizio del paese seguiamo dapprima il nuovo sentiero per la Gola delle Fascette: al bivio all’inizio della gola svoltiamo a destra (palina) e ci addentriamo in un vallonetto boscoso che sale all’ampia insellatura della Colla Bassa: il vallonetto è esposto a nord, per cui conserva la neve anche in condizioni di scarso innevamento. In questo tratto, purtroppo, il cammino è grandemente infastidito dai moltissimi alberi che si sono abbattuti rovinosamente sulla mulattiera, rendendo scomodo e disagevole il transito … Direi ancora un retaggio dell'inverno 2009! Per il fitto bosco raggiungiamo comunque la Colla Bassa (1552 m, h 1,15), finalmente al sole, e qui il paesaggio cambia radicalmente: all’orizzonte biancheggia la cresta Bertrand – Missun – Saccarello, ma qui, sul versante marittimo, la neve lascia spesso il posto agli immensi boschi del Tanarello, che brillano dei mille colori autunnali. All’orizzonte, oltre il blu del mare, compare nitido il profilo della Corsica. 

Ci dirigiamo verso sinistra (Est), tagliando alla base le pendici della Cima di Cantalupo: non ci fidiamo di salire alla cima per il ripidissimo pendio Sud-Ovest in quanto il terreno si rivela troppo insidioso, con un sottile strato di neve marcia che ricopre zolle erbose e rocce rotte. Proseguiamo quindi per un ben marcato sentierino (segni rossi) che taglia pianeggiante le pendici della cresta, alto sul fondovalle Tanarello: tagliati alcuni valloncelli, il sentiero giunge in vista di un più marcato impluvio, in cui scorre un rio. Qui si incontrano anche un paio di rudimentali abbeveratoi: sembrerebbe questo il punto in cui Andrea Parodi (in "Laghi, cascate e altre meraviglie") consiglia di abbandonare il sentiero e di risalire i pendii direttamente, raggiungendo la cresta. Noi però proseguiamo lungo il sentiero: questo dovrebbe salire ad un ricovero e raggiungere poi la selletta di quota 1771 m a Ovest delle Cime delle Armasse. Peccato che dopo un po’ il sentiero si perda (o meglio, noi lo perdiamo!), e non ci sia più verso di ritrovarlo! Alla fine decidiamo di risalire direttamente i ripidi pendii in direzione della cresta sommitale: cosa tutt’altro che facile, perché spesso la vegetazione si fa quasi impenetrabile, fra cespugli e fitti roveti! Più in alto, ormai sulla neve, avvistiamo a destra, oltre una valletta boscosa, il famoso ricovero: ormai non vale più la pena cercare di raggiungerlo, così proseguiamo direttamente verso l’alto. 

Al limitare del bosco incontriamo una marcata traccia, ben visibile anche sotto la neve, che taglia in leggera salita verso sinistra (Ovest): la seguiamo per un po’, fino poco sotto un’ampia insellatura di cresta, da dove si origina una crestina rocciosa che sale fino ad una evidente cima sormontata da un palo. Sui ripidi pendii innevati della cresta sommitale giocano a rincorrersi sei camosci. Abbandoniamo a questo punto la traccia e raggiungiamo in breve la sella, da dove si apre la vista su Mongioie, Bric di Conoia e la conca di Viozene. 

Attacchiamo la crestina, normalmente facile ma ora insidiosa, essendo su terreno misto: con un po’ di attenzione la risaliamo interamente, fino a ritrovarci sulla sommità della Cima di Piano Cavallo (1896 m, h 1,45 dalla Colla Bassa). Questa è molto sottile, e presenta poco più a Ovest, dopo una appena accennata insellatura, una seconda cima di quasi pari altezza. 

Scendiamo dall’altra parte per un ripido pendio di neve e roccette che ci impegna il giusto e, trascurando l’altra cima, scendiamo nuovamente verso il bosco per cercare di ritrovare la traccia precedentemente abbandonata: niente da fare, della traccia non c’è più TRACCIA! Proseguiamo allora a mezza costa, al limite degli alberi … Doppiamo un costone, da dove appare un nuovo vallonetto sormontato da un cimotto. Attraversiamo la testata del vallonetto (dove ri-incontriamo i nostri amici camosci, la nostra unica compagnia di giornata!) e ci portiamo sull’insellatura alla base del cimotto. Risaliamo (ormai con un po’ di fatica) il ripidissimo ma breve pendio finale e superiamo le ultime scure roccette che ci portano in cima. Cima che è molto esigua ed esposta, e dalla quale il crinale prosegue con una ripida crestina rocciosa che scende in direzione di un più ampio dossone che credo di identificare con la Cima di Cantalupo. In questo caso, questa cima potrebbe essere la quota 1906, e lungo questa crestina dovrebbe trovarsi la "profonda fenditura nel calcare" da discendere citata sia da J.C. Campana che da A. Parodi nelle loro guide … 

Viste le condizioni, però (qui c’è più di mezzo metro di neve, farinosa ed inconsistente) e l’ora ormai avanzata, non ce la sentiamo di affrontare l’impegnativa discesa, per cui scegliamo di calarci direttamente per i ripidissimi pendii meridionali della cima. Dapprima per neve e modesti salti rocciosi, poi per erti pendii ricoperti di scivolosa erba, perdiamo parecchia quota, fino a ritrovarci in un vallonetto che ci riporta ad incrociare il sentiero pianeggiante dell’andata, oramai piuttosto prossimi alla Colla Bassa (h 1,15 dalla cima). 

Di qui, per il percorso già fatto, nuovamente a Upega (h 0,50 dalla Colla Bassa).

 

TEMPO TOTALE

h 5,00- 5,30 circa

DISLIVELLO

700 m circa (più vari saliscendi)

DIFFICOLTA’

EE

ULTIMO SOPRALLUOGO

5 dicembre 2009

PERIODO CONSIGLIATO

dall'autunno alla fine della primavera

COMMENTI

La gita è molto carina, varia e panoramica. I luoghi sono molto selvaggi, ed è molto difficile incontrare altre persone. Resta il dubbio su quali siano le cime effettivamente raggiunte: ma forse, una volta tanto, tutto questo non è poi così importante …