Dal
parcheggio (50 m) si procede lungo Via per Balestrino: in pochi metri ci
si immette sulla S.P. 34 diretta a Balestrino. Si prosegue lungo la
Provinciale per qualche centinaio di metri, poi si prende a sinistra Via
Cavour (da qui cominciano i segnavia TA del “Sentiero
delle Terre Alte”). Si scende brevemente, quindi si percorre la via
principale della Borgata Barescione
(72 m), che si snoda stretta
e rettilinea fra due file di antiche e caratteristiche case.
Numerosi vicoletti, ripidi ed in parte coperti, si diramano verso destra,
sfociando sulla poco distante Provinciale. Superata la
piccola piazzetta antistante l’Oratorio di San Rocco, si
prosegue lungo lo stretto “caruggio”:
sotto un’ampia volta si trova una bella fontana-abbeveratoio, dove è
possibile approvvigionarsi d’acqua. Al termine della borgata si prosegue
in leggera salita, quindi si svolta a sinistra seguendo Via Rio della
Fine. Divenuta sterrata, la stradina serpeggia fra campi, vigne ed uliveti
ben tenuti fino in località Pezzin. Di qui si prosegue, sempre lungo la
sterrata (segnavia TA), di
fianco al Rio del Ponte, che scorre in questo tratto in una sorta di gola
rocciosa assai pittoresca. Lasciato a sinistra un antico ponte (cancello)
che conduce ai ruderi del Mulino di
Cantarana, una breve salita consente di raggiungere un bivio (h
0,30): sempre orientati dagli ottimi segnavia, si segue il ramo
di sinistra, che supera a guado il rio e sale poi con pendenza moderata ma
costante nell’ontaneto.
Si
supera una casa di recente ristrutturazione (azienda agricola), quindi si
continua fra terrazze coltivate e uliveti. In alto, dominante, svetta
il severo Castello di Balestrino, circondato dalla dirute case
del borgo abbandonato. La stradetta si restringe a sentiero e si fa più
ripida, tagliando a mezza costa nel fitto bosco: attraversata la Valletta
di Roncolongo, si nota a monte del sentiero una zona disboscata che ha
portato alla luce un antico sito di cava con una vecchia fornace da calce,
oggi completamente allagata. Proseguendo lungo il sentiero, in salita
molto dolce e mai faticosa, si raggiunge la successiva Valletta di Avenè:
il
guado dell’omonimo rio, fra rado bosco, mostra gli evidenti
segni della predilezione dei cinghiali per questo luogo. Oltre il rio un
breve tratto più ripido consente di raggiungere un terrazzo roccioso, da
dove si gode di splendida vista sul
sovrastante Castello di Balestrino e, più in basso, sulle Tane
della Bösa, un grandioso anfratto naturale scavato nella roccia rossastra
sull’altro lato della valle. Proseguendo lungo il tracciato, si lascia a
sinistra un evidente sentiero che sale ripido nel bosco, diretto al
Santuario di Nostra Signora della Riconciliazione e della Pace al Poggio
Grande, quindi con un paio di tornanti si scende ad attraversare il Rio
del Ponte sull’antico e pittoresco Ponte
dell’Utra (184 m, h
0,30 dal bivio presso il guado).
Oltre
il ponte la mulattiera sale ripida con numerosi tornanti nel bosco:
superato un
imponente castagno ormai secco, ci si immette in una stradetta
sterrata fra ben tenute terrazze coltivate ad uliveto. Presso un incrocio
di stradine, si abbandonano i tracciati stradali per proseguire dritti,
lungo il pendio, sul tracciato della vecchia mulattiera (alcuni preziosi
segnavia TA indicano il percorso). Serpeggiando
fra antiche fasce ed uliveti, ci si inserisce in una stradetta
sterrata in corrispondenza di una scalinata in legno che sale nel bosco:
trascurata la scalinata, si segue la stradina verso destra che, aggirato
un dosso, diventa cementata. Salendo con varie svolte nel bosco, si
superano alcune case ed una azienda floricola all’apparenza abbandonata
e ci si immette su una stradina asfaltata che sale in breve al cimitero di
Balestrino (nei pressi sorge la piccola chiesa medioevale di San Giorgio).
Proseguendo lungo la strada asfaltata, si effettuano sei tornanti: si
risale quindi l’ampia scalinata che conduce sul sagrato della Parrocchiale di Sant’Andrea, sovrastante la borgata Poggio di Balestrino (370 m circa, h 0,40 dal Ponte dell’Utra).
La
chiesa, di evidente foggia moderna, risale agli anni 1956-1960, periodo in
cui il vecchio borgo di Balestrino, addossato alle falde del castello dei
Del Carretto, venne definitivamente abbandonato dagli abitanti a causa dei
cedimenti statici degli edifici, ivi compresa la vecchia chiesa
parrocchiale. Al suo interno sono conservate diverse opere d’arte
provenienti dalla vecchia parrocchiale, come l’altare maggiore, il
pulpito marmoreo e alcune preziose tele.
Dal
sagrato della chiesa si scende in poche decine di metri a raggiungere la
Strada Provinciale 34, che va seguita verso destra in moderata discesa: da
questo tratto di possono osservare numerosi pittoreschi
scorci sulla massiccia struttura del castello dei Del Carretto e delle
dirute case del borgo ai suoi piedi. Si raggiunge in breve
Piazza della Vittoria (h
0,10 dalla chiesa), su cui si affaccia il tardosettecentesco
Oratorio di San Rocco e, oltre la Provinciale, il ristrutturato complesso
delle Stalle del Marchese, oggi adibito a complesso polifunzionale.
Volendo, è possibile seguire brevemente a destra Via al Castello fino
all’ingresso dell’edificio (privato e quindi non visitabile): di qui
si ha una ampia veduta dall’alto del vecchio borgo, ormai completamente
diruto e pericolante e per questo di accesso interdetto.
La
storia del graduale abbandono dell’abitato inizia intorno al 1850,
quando una serie di sismi sconvolgono la zona, minando la stabilità di
alcuni edifici. A seguito di questo movimenti tellurici, negli anni a
seguire si moltiplicano i fenomeni franosi interessanti i terreni su cui
poggia il paese, provocando ulteriori cedimenti e la comparsa di
allarmanti crepe in quasi tutti gli edifici. Il corpo d’opera anteriore
della Parrocchiale di Sant’Andrea viene già “accorciato” in quegli
anni, per evidenti problemi statici, ma la situazione peggiora sempre più
finchè negli anni ’50 del Novecento il Comune decide di ricostruire il
borgo ex-novo in zona più sicura. Le antiche case vengono abbandonate, e
in parte spogliate dei materiali riutilizzabili nelle nuove costruzioni. A
partire dal 2013, con ordinanza comunale, l’accesso al vecchio borgo è
interdetto a chiunque per il rischio di crolli. A partire dal 2015 è
partito un progetto di restauro e riqualificazione dell’antico borgo che
dovrebbe permetterne nuovamente la fruibilità turistica.
Ritornati
in Piazza della Vittoria, si attraversa la Provinciale e, seguendo i
segnavia TA, si
imbocca Via Carpe: questa sale a zig-zag di fianco ai lavatoi pubblici,
fra case private. Superate le ultime abitazioni in località Canà (un
ponte che supera il rio verso destra va trascurato), si prosegue di fianco
al Rio di Carpe. Con ripida la salita e numerose svolte la mulattiera
guadagna quota nel bosco misto, quindi traversa con decisione a destra: il
terreno, e di conseguenza la vegetazione, mutano improvvisamente,
ritornando evidente la natura calcarea della matrice geologica. Il bosco
lascia quindi spazio ai cespugli e alla magra erba, e gli affioramenti
rocciosi si fanno evidenti in corrispondenza dell’antica cava delle
Ligge, una
bassa fascia rocciosa utilizzata per l’estrazione del
minerale di calcio. Il sentiero sale ripido fra i minuti detriti di cava,
quindi effettua un ampio zig-zag fra i dossi erbosi del Praë e, rientrato
in un boschetto, si immette su una carrareccia che sale in breve alla depressione
boscosa del Bocchino del
Praë (440 m, h
0,20 dal Castello di Balestrino), sullo spartiacque con la Val
Varatella. Qui si incontra il percorso denominato “Circuito
di Balestrino”, proveniente dal Santuario di Nostra Signora della
Riconciliazione e della Pace al Poggio Grande e diretto a Carpe, in Val
Varatella.
Trascurato
questo tracciato, si prosegue lungo i segnavia TA
che risalgono a destra un breve pendio fin sull’erboso spartiacque. Si
segue il crinale, scendendo in breve ad intercettare una
stradina tagliafuoco: la si segue sempre lungo il crinale, fra pini e
tratti erbosi, fino a quando i segnavia indicano di abbandonarla per
seguire un sentierino che si inerpica a sinistra, proprio sul filo del
boscoso crinale. Salendo tra erba, roccette e radi alberi si giunge sulla
sommità dell’altura, denominata Crocetta
del Praë (564 m, h
0,15 dal Bocchino del Praë, croce
metallica e targa in marmo con riferimento alla “Croce du
Burgu”). Bel panorama dall’alto sul
castello e sul borgo di Balestrino, sui monti sull’altro
versante della valle (Poggio Grande, Monte Acuto) e su Borghetto
Santo Spirito e il mare. Dalla parte opposta, oltre minori
elevazioni boscose, svetta
il massiccio Monte Galéro, mentre più vicina domina la
Rocca Barbèna.
Si
scende sull’altro versante per un sentierino nella pineta fin nei pressi
di una sella, dove si sfiora la stradina tagliafuoco abbandonata in
precedenza: senza raggiungerla, si devia ancora a sinistra rimontando lo
spartiacque erboso, da dove si apre gradatamente la vista anche sulla zona
di San Pietro ai Monti. Scendendo
lungo un tratto erboso, ci si immette nuovamente sulla
stradina, che si percorre per un tratto in moderato saliscendi. Subito a
valle della stradina si aprono alcune fosse
rettangolari rinforzate da muretti a secco: alcuni fanno
risalire questi manufatti all’esercito austro-piemontese, qui
acquartierato durante la Battaglia di Loano (autunno 1795), di certo essi
sono all’origine del toponimo del luogo (Ciàn de Cabanne). Con una
brevissima risalita si giunge sulla alberata sommità del Poggio
Balestrino (564 m, h
0,15 dalla Crocetta del Praë), elevazione poco
individualizzata che chiude la cresta del versante sinistro idrografico
della Valle di Balestrino.
Poco
oltre si abbandona nuovamente la stradina per seguire un sentiero a
sinistra (segnavia) che aggira un cocuzzolo e scende
poi per un ripido pendio erboso ai Prati di Gröa, ampio
tavolato pascolivo sorretto da basse paretine rocciose: qui si
incrocia nuovamente la stradetta. Lasciata a sinistra, poco sotto la
carrareccia, un’antica
casella, si prosegue dritti verso Est fino ad un più piccolo
ripiano erboso (zona di lancio dei parapendii). Proseguendo verso oriente,
si inizia a scendere aggirando sulla sinistra le modeste falesie che
sorreggono il ripiano di Gröa: il sentiero, in questo tratto ripido e
ghiaioso, perde quota velocemente nel rado bosco, poi traversa con
decisione verso destra, sfiorando diverse modeste strutture rocciose.
Raggiunta una zona priva di vegetazione arborea, nei pressi di un piccolo
spuntone roccioso, il tracciato svolta con decisione verso sinistra e
scende nuovamente nel bosco. Fiancheggiato da un basso muretto di pietre a
secco, si
risale leggermente, poi si continua in piano alla base di una
piccola bastionata rocciosa fin nei pressi del Riparo
di Merona (h
0,30 dal Poggio Balestrino), un ampio anfratto sotto uno
strapiombante muro quarzitico. Sulle sue pareti sono state tracciate
alcune brevi vie di arrampicata.
Dal riparo il sentiero scende ripido nel bosco,
sfiorando la sommità della dismessa Cava Martinetto (cartelli di
pericolo, attenzione a non avvicinarsi al ciglio del salto!): deviando con
decisione a destra, si continua a scendere, dapprima nel bosco, poi in una
curiosa piccola gola rocciosa. Al termine della gola, quando la mulattiera
si allunga pianeggiante a destra, si scende a sinistra lungo una traccia
terrosa che, con alcune svolte, confluisce in Via Poggio, in parte
asfaltata. Si segue questa via che scende con moderate pendenze fra
uliveti ben curati. Una breve risalita porta quasi ad
incrociare la Provinciale per Balestrino: poco prima di raggiungerla si
devia a sinistra, seguendo una stradina in ripida discesa che attraversa
prima begli uliveti e poi una zona via via più urbanizzata. Raggiunto un
bivio, si può proseguire dritti in discesa fin nel centro storico di
Toirano oppure seguire la diramazione pianeggiante di destra che, con
ampio giro fra nuove villette, scende poi ad intercettare la Provinciale
in corrispondenza della borgata Barescione. In un modo o nell’altro,
nuovamente al parcheggio (h
0,30 dal Riparo di Merona).